[Redditolavoro] sullo sciopero dei sindacati di base del 22
procomta
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Sun Jun 24 11:53:48 CEST 2012
dal blog di oggi di proletaricomunisti
http://proletaricomunisti.blogspot.com
Le organizzazioni sindacali di base, con l'assenza in questa occasione
dell'adesione, promozione dello Slai cobas e l'aggiunta invece della Cub,
hanno promosso il 22 giugno uno sciopero generale e due manifestazioni, a
Roma e a Milano, contro la riforma del lavoro in via di approvazione alla
Camera e più in generale contro l'attacco del governo Monti ai lavoratori.
Si è trattato di una scelta necessaria e dovuta per dare un segnale e fare
appello ai lavoratori a rispondere a questi attacchi.
Questo è importante se si tiene conto che proprio in questi ultimi giorni la
Cgil della Camusso ha definitivamente abbandonato l'idea di uno sciopero
generale contro la riforma del mercato del lavoro e l'attacco all'art. 18. I
sindacati confederali, Cgil compresa, sono un puntello del governo, il nesso
indissolubile tra PD e direzione attuale della Cgil, a livello nazionale e
locale, fa di questa organizzazione il punto forte del governo e il punto
debole dei lavoratori. E questo è all'origine della sostanziale mancata
opposizione sindacale nazionale dei lavoratori alla politica del governo.
La Fiom nel suo vertice e nella maggioranza delle sue componenti interne e
della base ha una posizione diversa dal vertice della Cgil e dal PD e,
quindi, in questi mesi ha prodotto in diverse parti d'Italia alcuni scioperi
combattivi e con buona partecipazione degli operai. Ma anche qui il legame
indissolubile tra direzione Cgil e Fiom, nonostante le divergenze, crea una
sorta di catena di S. Antonio che lungi dal permettere lo spostamento sul
terreno della lotta della Cgil, rende tutto molto più confuso, ambiguo e
questo si riflette nelle lotte degli operai e dei lavoratori.
E' giusto quindi sottrarsi a questa catena con lo sciopero, le
manifestazioni, l'appello alla lotta,
Ma questa strada era stata già percorsa il 27 gennaio scorso, non si può
fare a mesi di distanza sostanzialmente la stessa cosa senza crescere in
peso, forza, e senza mutarne forme di lotte e impatto.
In questo senso la mancata adesione nostra a questo sciopero, abbastanza
marginale nell'influenza che può avere nell'insieme dell'area, ha però lo
stesso significato di dare un segnale, fare un appello per un cambiamento
della strada del sindacalismo di base e di classe.
Lo sciopero è riuscito realmente solo nei trasporti e nelle due grandi città
delle manifestazioni, molto bene! Ma non si può vivere sugli scioperi nei
trasporti. Le manifestazioni di Roma e Milano hanno visto la partecipazione
di migliaia di lavoratori, al di sotto però dei numeri dichiarati.
Positivo è stato che a Milano abbiano potuto prendere la parola avanguardie
di lotta, come gli operai immigrati di Basiano, fatti segno della violenza
poliziesca e padronale - ma su questo c'era già stata una manifestazione a
Milano che avrebbe richiesto ben altra partecipazione del sindacalismo di
base e di classe.
Nell'esprimere questo giudizio sappiamo bene dell'abitudine degli attuali
dirigenti dei sindacati di base di fare dichiarazioni autosoddisfacenti in
pubblico e sulla stampa, a cui far seguire commenti liquidatori verso la
mancata partecipazione dei lavoratori nei giorni successivi, dove segue un
tran tran sindacale in attesa di un prossimo "sciopero e manifestazione"
nazionale.
Il rimedio dei dirigenti del sindacalismo di base a questa situazione spesso
è peggiore del male. La questione sta invece nei termini che noi affermiamo.
Dopo il 27 gennaio bisognava dare vita ad una mobilitazione prolungata,
nazionale e locale che puntasse sempre all'assedio dei Palazzi, delle sedi
confindustriali e delle sedi del sindacalismo confederale, che sviluppasse
contrasto, tensione, polarizzazione, e si offrisse come punto di riferimento
reale di uno scontro generale intorno a cui si accumulasse forza e crescita
del sindacalismo di base come unico referente nazionale reale.
Questo non si è fatto, né si è voluto fare, per linee e concezioni
tradizionali del sindacalismo di base, che se permettono una tenuta di
questa realtà ne ipotecano la crescita reale e il salto di qualità. Questo
trova le sue radici anche nel livello di analisi della situazione, che in
realtà è approssimativo e in alcuni casi sbagliato - vedi il peso che viene
dato alla 'speculazione'. Ma sono le forme con cui ci si organizza e si
vuole combattere la battaglia generale che oggi non sono all'altezza delle
necessità. Il sistema per categoria è una questione secondaria, serve la
rete delle fabbriche, al di là delle sigle sindacali, e coinvolgente pezzi
della Fiom che esercitano lotte, serve il coordinamento dei precari e delle
realtà dei disoccupati che si battono per il lavoro e il salario garantito,
serve l'unità nella lotta contro la repressione all'insegna "se toccano uno
toccano tutti", parola d'ordine e pratica che invece sembrano una eresia nel
costume, nel metodo, nel lavoro quotidiano di queste organizzazioni
sindacali; così la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro è
un'arma che non viene impugnata dal sindacalismo di base e di classe.
La costruzione di uno sciopero generale senza questa visione, questi
strumenti è impossibile. Il cambiamento di ritmo, il salto di qualità nella
lotta senza cambiamento delle forme di lotta e delle forme di organizzazione
è una pura illusione. Il sindacalismo di base e di classe nella sua dinamica
nazionale così è al di sotto e più arretrato delle lotte, dei focolai di
lotte che si sviluppano nel paese e che spesso vedono impegnati lavoratori
iscritti e attivi negli stessi sindacati di base.
Infine, al di là delle promesse e degli annunci non si assumono come
caratteristiche dello sciopero generale il blocco, gli assedi, dove mettere
a frutto le lezioni in positivo, sottraendole ad iniziative episodiche, di
numerose fasi delle battaglie sindacali e politiche degli ultimi periodi.
L'unità del sindacalismo di base e di classe è un'assoluta necessità ma
obiettivamente essa è il frutto di una lotta sui temi che l'esperienza pone.
Guardando alle scadenze dell'autunno è necessario decisamente avanzare su
questa strada.
Proletari comunisti
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