[Redditolavoro] strage eureco
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Wed Jul 18 11:31:54 CEST 2012
-Il giudice rifiuta comitati e associazioni come parte civile e monetizza le
vite dei lavoratori
LA STORIA: Il 4 novembre 2010 a Paderno Dugnano (Milano) presso lo
stabilimento di lavorazione di rifiuti infiammabili denominato Eureco, da un
container di rifiuti speciali pericolosi (setacci molecolari) si è
sprigionata una nube di gas che, venuta a contatto con le parti
surriscaldate di un muletto a motore, ha provocato una prima fiammata che si
è poi diffusa fino al predetto container e che subito dopo si estendeva ad
altri materiali infiammabili (solventi e vernici) di cui gli operai stavano
effettuando il travaso. Le fiamme hanno avvolto sei uomini cagionando loro
gravissime ustioni e provocando a Meshi Ferit, che tentava di soccorrere i
colleghi, ustioni alle mani e a Shuli Lulzim, che tentava anch'egli di
soccorrere i colleghi, un disturbo psichiatrico post traumatico da stress
dal quale è derivata una incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni
per 78 giorni. In conseguenza delle fiamme morivano Sergio Scapolan,
Salvatore Catalano, Harun Zeqiri, Leonard Shehu. Erjon Nezha riportò ustioni
di secondo grado profondo, estese al 50% del corpo dalla quali è derivato
pericolo di vita e incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per
235 giorni. Kasem Xhani ha riportato ustioni di secondo e terzo grado estese
al 40% del corpo dalla quali è derivato pericolo di vita e incapacità di
attendere alle ordinarie occupazioni per 253 giorni.
Processo Eureco
Autore: Stefano Tibiletti
Fonte: Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori
Eureco
LE ACCUSE a carico dei titolari Giovanni Merlino e della figlia Elena
Merlino sono: omicidio colposo plurimo, incendio colposo, imprudenza,
negligenza, imperizia, inosservanza delle norme in materia di sicurezza sul
lavoro e di sicurezza nella gestione speciale di rifiuti pericolosi. IL
PROCESSO è iniziato lo scorso 9 luglio. Oltre ai familiari delle vittime ed
ai lavoratori sopravvissuti hanno presentato richiesta di costituzioni di
parte civile anche il "Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e
dei lavoratori Eureco", A.I.E.A. (Esposti amianto), Medicina Democratica, il
Comune di Paderno Dugnano e i sindacati. Fuori dal tribunale un presidio a
cui hanno partecipato i cittadini di Paderno Dugnano, i rappresentanti di
Rete Nazionale per la Sicurezza sui posti di lavoro di Milano oltre alle
associazioni sopracitate.
Oggi (16 luglio) si è tenuta l'udienza per la comunicazione di accoglimento
delle parti civili. Il GUP di Milano dott.ssa Bertoja ha decretato di
ammettere come parte civile soltanto i familiari delle vittime e i
lavoratori Eureco e soltanto per due capi d'accusa: omicidio colposo e
incendio colposo. Non sono stati ammessi per gli altri capi d'accusa che
vanno dalla frode fiscale all'inosservanza degli obblighi sulla sicurezza,
dall'illecita gestione di rifiuti alla falsificazione dei documenti nel
trasporto dei rifiuti, dalla mancanza di fornitura di dispositivi di
protezione individuale all'omissione di informazioni adeguate inerenti agli
agenti cancerogeni o mutageni presenti (cromo esavalente, idrochinone,
cloroformio, tricloroetilene, percloro etilene, amianto). IL GIUDICE ha
spiegato la sua scelta sostenendo che troppe parti civili creano
competizione per il risarcimento, fanno lievitare la somma e possono portare
ad un nulla di fatto poiché il datore di lavoro potrebbe non disporre di una
somma sufficiente. Inoltre il giudice Bertoja ha aggiunto che auspica un
accordo tra le parti prima del 28 settembre, data della prossima udienza.
La sensazione è che si stia puntando ad un rito abbreviato. In poco tempo
avremmo una condanna per Merlino ed un risarcimento per le vittime. Il rito
abbreviato consentirebbe uno sconto di un terzo della pena per Merlino che
però è recidivo. Nel 2005 ha patteggiato un anno e quattro mesi per i reati
di omicidio colposo, incendio colposo e violazione delle norme relative alla
sicurezza sui luoghi di lavoro. Nell'incidente, avvenuto in uno
stabilimento - la CR in provincia di Pavia - di cui era titolare, morì
Vincenzo Gargiulo e rimase ferito Claudio Rodella. Questi sono i dati e i
fatti di questa terribile vicenda e solo su questi si è basato il giudice.
Possiamo raccontare i fatti anche in un altro modo.
Possiamo parlare di quattro lavoratori morti in nome del profitto, lasciati
colpevolmente soli da un datore di lavoro senza scrupoli che faceva
miscelare e triturare - ben consapevole delle conseguenze - svariate
tipologie di sostanze ed al tempo stesso non forniva nessuna informazione ai
propri dipendenti lasciandoli all'oscuro dei pericoli che stavano correndo.
Lavoratori che più di una volta, dopo aver spento incendi minori, si sono
sentiti dire che se non condividevano le scelte dell'azienda potevano
andarsene. Un giudice non dovrebbe indirizzare tanto nettamente il cammino
del processo, dovrebbe rimanere sopra le parti. Non dovrebbe pensare solo a
monetizzare la vita dei lavoratori ed accelerare il processo. Così facendo
spinge i lavoratori e i familiari delle vittime, che vertono in condizioni
economiche assai difficili, ad accettare un risarcimento subito anziché
aspettare un lungo processo. Dalla decisione del giudice si evince che gli
imprenditori possono operare nell'illegalità fino a causare la morte dei
lavoratori: quello che conta è che l'assicurazione risarcisca i danni.
Sia fatta giustizia.
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Eureco, la rabbia delle associazioni escluse dal processo: «Vogliamo
giustizia non soldi»
Il Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori, l'Aiea
e Medicina Democratica accolgono con amarezza il rifiuto del gup di
ammetterli come parti civili
«Vogliamo giustizia non monetizzazione». E' un grido di protesta quello con
cui il Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori
Eureco, l'Aiea (Associazione italiana esposti amianto) di Paderno Dugnano e
Medicina Democratica Nord Milano accolgono la decisione del gup di Milano
Antonella Bertoja di ammettere soltanto i familiari delle vittime, il comune
di Paderno, la Cgil e l'Inail come parti civili nel processo a carico di
Giovanni Merlino, titolare dell'azienda dove il 4 novembre 2010 morirono
quattro operai.
"Pur rispettando il provvedimento emesso dal giudice, - scrivono in un
comunicato gli esclusi - esprimiamo tutta la nostra amarezza e disappunto
per una pronuncia che non ha considerato la documentazione versata in atti e
le numerose decisioni assunte nel tempo dall'autorità giudiziaria di
ammissione della costituzione di parte civile in procedimenti penali
assolutamente analoghi a quello in esame".
Le associazioni, inoltre, criticano aspramente l'invito rivolto dal giudice
alle parti in causa di trovare un accordo monetario in occasione della
prossima udienza fissata per il 28 settembre: "Di fronte a questo desolante
scenario - si legge nel comunicato - vogliamo riaffermare con forza che la
vita e la salute dei lavoratori non possono e non devono essere monetizzate".
Per le associazioni, oltre a essere una grande delusione, la decisione del
gup rappresenta anche "una cattiva lezione" per tutti gli imprenditori che
"da premesse come queste si sentiranno liberi di violare le norme di
sicurezza sul posto di lavoro".
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