[Redditolavoro] il vertice europeo e noi

procomta ro.red at libero.it
Tue Jul 3 08:00:51 CEST 2012


dal blog quotidiano di proletaricomunisti
http://proletaricomunisti.blogspot.com


Il Vertice europeo tenutosi a fine giugno, salutato come una vittoria di 
Italia e Spagna sostenuti dalla Francia e come una sconfitta parziale della 
Merkel, non può ancora essere considerato un passaggio concreto e importante 
dei governi europei per fronteggiare in condizioni di maggiore unità la 
crisi finanziaria che li attraversa. Esso va visto da diversi lati.

Il rapporto tra i diversi paesi europei; il rapporto all'interno dei paesi 
europei; il quadro generale del rapporto tra governi, proletari e masse 
popolari in Europa.

Il rapporto tra i diversi paesi europei.

E' chiaro che con la caduta di Sarkozy si è temporaneamente indebolito 
l'asse franco-tedesco che finora era stato un punto di forza soprattutto per 
il governo tedesco che tramite questo asse aveva imposto la sua politica. Il 
cosiddetto "Merkozy" non è riconvertibile a breve in un "Merkhollande". 
Questo ha incoraggiato nel Vertice l'azione dei governi italiano e spagnolo 
nel pretendere un maggiore e meno oneroso sostegno come contropartita alle 
politiche di rigore che essi stanno sviluppando. In questo senso, 
effettivamente, i governi spagnolo e italiano hanno ottenuto un risultato 
sulla carta che è concentrato nei punti del 'meccanismo salva spread' e nel 
'Fondo salva Stati', vale a dire un intervento vicino all'automatismo 
nell'utilizzo e l'accesso a questo Fondo per fronteggiare la speculazione e 
ricapitalizzare il sostegno al sistema bancario ogni volta che esso fosse in 
grave difficoltà. Se questo però sarà effettivamente attuato sarà da vedere, 
perchè nell'accordo le parole "in modo flessibili ed efficace" si prestano 
ad interpretazioni in cui il bastone di comando è ancora essenzialmente 
nelle mani della Germania.

Il Vertice ha prodotto anche un'apertura verso gli Eurobond nella forma 
definita di projetbond che dovrebbero servire a finanziare lavori 
infrastrutturali, sostanzialmente un piano di crescita fondato quasi 
esclusivamente su questa voce. Su questo ha pesato il parziale cambiamento 
di politica del governo Hollande, più vicino all'impostazione Eurobond 
rispetto al governo Sarkozy. In questo senso la Merkel ha dovuto fare dei 
passi indietro rispetto ad affermazioni rigide delle settimane scorse. 
Questo si è riflesso subito sul piano interno in Germania nei movimenti 
interni al parlamento. Alcuni deputati della maggioranza Merkel si sono 
dissociati, rimpiazzati da parlamentari dell'opposizione Spd che sostengono 
la politica approvata dalla Merkel al Vertice. Queste modifiche nei rapporti 
tra governi è troppo presto per vedere se riflettono dei cambiamenti 
politici reali.

Il rapporto all'interno dei paesi europei.

All'interno di questi paesi i governo italiano, spagnolo e il nuovo francese 
hanno segnato un punto a favore nel compattamento delle loro maggioranze 
parlamentari e anche del loro legame di sistema interno, padroni, banche, 
ecc., mentre abbiamo già detto che il governo tedesco attraversa ora una 
fase di minore compattamento interno.

L'Europa nel suo insieme trae un vantaggio da questo passaggio nella contesa 
generale internazionale perchè dà un segno di maggiore unità interna . Se 
questo costituisca un segnale verso una maggiore integrazione e unità come 
blocco è ancora troppo presto per valutarlo.

Il quadro generale del rapporto tra governi, proletari e masse popolari in 
Europa.

Sotto questo punto di vista il Vertice ha segnato una vittoria della 
borghesia e un fatto molto negativo per i proletari e le masse popolari.

Come considerazione generale vale quella da noi sostenuta da sempre: nella 
crisi la borghesia scarica sui proletari e le masse popolari gli effetti di 
essa per salvaguardare sistema e profitti e i proletari sono vittime 
sacrificali sull'altare della salvaguardia e ripresa dei profitti. Ogni 
passo che va in questa direzione indebolisce i proletari e rafforza la 
borghesia. I proletari non hanno alcun interesse all'uscita della crisi da 
parte della borghesia, bensì al suo approfondimento perchè l'unica uscita 
dalla crisi che sia a vantaggio dei proletari è quella che comporta il 
rovesciamento della borghesia e l'uscita dal capitalismo.

Il Vertice conferma in pieno questa visione. I governi italiano e spagnolo 
hanno potuto contare sulla forza che gli è venuta dall'essere riusciti a 
realizzare all'interno quelle cosiddette "riforme" che attaccano a fondo i 
proletari e le masse popolari.

In Spagna l'unica controtendenza che è emersa nella realtà attuale è la 
grande lotta dei minatoti delle Asturie, che fronteggiano con una forte 
resistenza Stato, padroni e governo in un quadro di scontro sociale dal 
quale sono spariti gli "indignados" e le cosiddette forze di opposizione di 
sinistra - non va considerata parte di queste, il partito socialista dell'ex 
Zapatero che ha passato facilmente la mano al nuovo governo perchè ne 
condivide la politica e gli interessi dei fondo.

In Italia la situazione è ancora peggio che in Spagna. Monti è risultato il 
vincitore morale e pratico di questo Vertice e il suo peso è dovuto 
dall'essere riuscito a far passare manovre economiche antioperaie e 
antipopolari, la strategica riforma delle pensioni e la ancora più 
strategica riforma del lavoro e attacco all'art. 18. Monti diventa un 
gigante in Europa grazie al blocco sociale che lo sostiene di padroni, 
partiti parlamentari e sindacati confederali e grazie alla mancanza di 
resistenza e rivolta sociale da parte degli operai e delle masse popolari. 
La vittoria di Monti e dell'Italia al Vertice è la certificazione attuale 
della sconfitta dell'Italia proletaria che paga, essa sì, con lacrime e 
sangue il costo della crisi, opponendo ad essa una troppo debole resistenza.

Il passaggio di governo da Berlusconi a Monti è stato salutare per la 
borghesia e ha ricollocato l'attuale governo dei padroni al Tavolo dei 
grandi d'Europa con ruolo attivo, mentre è stato tutto il contrario per i 
proletari e le masse popolari. Al decadimento umano, politico e morale di 
Berlusconi e del suo governo che hanno manifestato il massimo momento di 
debolezza per la borghesia nel suo insieme, ha fatto posto un governo forte 
con le mani libere che ha tradotto in pratica finora il moderno fascismo 
come dittatura dei tecnici e ha fatto passare senza colpo ferire un'azione 
del governo che colpisce al cuore la condizione operaia e proletaria, le 
conquiste realizzate negli anni, e di cui l'art. 18 ne è giustamente un 
simbolo.

Ogni rafforzamento del governo nella crisi cammina solo sull'indebolimento 
del proletariato e nella sua mancanza di resistenza sociale e politica.

Il Vertice di Bruxelles incoraggia le borghesie europee ad andare avanti per 
le loro strade, comunque si chiamino i loro governi e comunque sia la 
maggioranza che li sostiene. Sono tutti sostanzialmente governi di unità 
nazionale cioè 'comitati d'affari' e apparati repressivi di Stato.

Il governo Monti incoraggiato dal Vertice prepara per i prossimi giorni una 
nuova devastante manovra che dietro la formula inglese dello "spending 
 revew" cela i feroci tagli alla greca anche se noi non siamo nelle 
condizioni della Grecia.

Il nuovo attacco alla sanità, al Pubblico Impiego non sono attacchi 
settoriali ma un ulteriore anello della trasformazione reazionaria dello 
Stato e del rapporto Stato-spesa sociale, condizione di vita dei proletari e 
delle masse.

Se pure pezzi di questa denuncia vengono sviluppati da parte del movimento 
sindacale e parte della sinistra di opposizione, è il quadro d'insieme della 
situazione che viene negato, oscurato, annacquato, e di conseguenza, al di 
là delle parole, non combattuto realmente.

La riforma delle pensioni non doveva passare, la riforma del lavoro e 
l'attacco all'art. 18 non dovevano passare, la nuova riforma spending revew 
che si annuncia non deve passare; così come in fabbrica non doveva passare 
il piano Marchionne e il dilagare del fascismo padronale, né doveva passare 
l'utilizzo sistematico dello Stato di polizia, delle denunce, gli arresti, 
le multe, le persecuzioni che colpiscono quotidianamente chi si oppone, dai 
No Tav ai disoccupati di Taranto, dagli operai immigrati di Basiano ai 
movimenti sul territorio, per finire agli studenti, agli antifascisti.

Ma tutto questo è finora passato. Governo, padroni e Stato non hanno pagato 
alcun serio prezzo politico. Per questo la situazione, invece che 
migliorare, peggiora.

I livelli di coscienza degli operai e delle masse popolari non sono certo 
cresciuti.

Alcune lotte, lamenti, rabbia, indignazione, astensionismo elettorale 
testimoniano che un potenziale di lotte e ribellione certo esiste così come 
esiste una disponibilità dei proletari e delle masse a rispondere con la 
lotta, e anche con più della lotta, all'attacco frontale di cui sono 
vittime, ma pesa la mancanza di strumenti anche elementari per una risposta 
generale.

La mancanza di questi strumenti non dipende principalmente da condizioni 
oggettive, ma da condizioni soggettive e dalle forme organizzative che 
tuttora esistono nelle fila del proletariato e delle masse popolari: 
sindacati saldamente dalla parte del padrone, Cisl, Uil, e sindacati 
saldamente a difesa dello Stato e dell'interesse generale dei padroni, anche 
quando hanno contraddizioni con il governo o con singole scelte dei padroni.

Il ruolo della Cgil della Camusso nella marcia devastante dello scaricamento 
della crisi sui proletari è dannoso quanto e più dei sindacati apertamente 
dei padroni, perchè esso è volto ad una concertazione dall'esterno che fa da 
collante decisivo per far passare l'azione di padroni e governo.

Il ruolo ambiguo della Fiom di Landini, con un piede dentro e un piede 
fuori, resta un anello debole della resistenza operaia e della ripresa della 
lotta generale necessaria.

L'incomprensione delle forze dell'opposizione sindacale più radicale e dei 
movimenti della natura e delle forme con cui condurre questo scontro non 
contribuisce a costruire, nonostante gli sforzi, il punto forte della 
controffensiva. Non si comprende né si vuole comprendere che per misurarci 
con padroni, governo, Stato bisogna vincere la lotta tra le due linee e la 
"guerra civile" nella classe operaia, nei movimenti di massa contro le 
posizioni e le aggregazioni opportuniste e riformiste di cui sono parte i 
vari trasformismi della sinistra ex parlamentare, i Casarini, Bernocchi, 
ecc.

Non è e non deve essere l'unità la bandiera della lotta attuale, ma la lotta 
per un'unità basata sulla chiarezza della battaglia da fare e della partita 
in gioco. Serve l'unità dei comunisti ma per un partito autenticamente 
rivoluzionario in teoria e prassi, serve l'unità per un sindacato di classe 
e di massa ma andando oltre le forme attuali del sindacalismodi base e della 
anaomalia FIOM, serve l'unità per un fronte unito proletario e popolare che 
metta la lotta e il combattimento al centro della sua azione.

Se dovessimo guardare all'esito del Vertice europeo, sul piano oggettivo non 
potremmo che essere fortemente ottimisti, le soluzioni economiche di questo 
Vertice non hanno futuro. Come qualcun giustamente segnala, sono soluzioni 
già avanzate negli Stati Uniti in condizioni che là possono naturalmente 
funzionare meglio ma che non stanno contenendo la crisi e ne preparano un 
nuovo sviluppo, sotto certi versi drammatico per l'economia mondiale. 
L'Europa segue la strada degli USA in condizioni nettamente peggiori e 
quindi le "storiche" misure approvate nell'ultimo Vertice si riveleranno 
anche a breve tutte "chiacchiere e distintivo". Ma chiaramente questo 
ottimismo ci serve solo per affermare che ci sono tuttora, e in futuro 
possono crescere, le condizioni perchè i proletari e le masse popolari 
rispondano adeguatamente. Ogni segnale in questa direzione, qualunque sia il 
paese da cui provenga, deve essere visto come incitamento e indicazione - 
vedi l'attuale grande sciopero dei minatori Asturiani, ma anche lo sciopero 
degli studenti del Quebec, così come le centinaia di focolai presenti in 
tutti i paesi compreso il nostro.

Il governo Monti marciando lungo la sua strada semina vento e può 
raccogliere tempesta e ogni passo della sua marcia può essere sempre la 
'scintilla che incendia la prateria'.

Proletari comunisti- PCm Italia

3 luglio 2012



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