[Redditolavoro] DECRETO LIBERALIZZAZIONI

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Sun Jan 22 22:14:59 CET 2012


UNA TRUFFA PER I LAVORATORI E LA POVERA GENTE.
UN VANTAGGIO  PER BANCHE, INDUSTRIALI, COSTRUTTORI, ASSICURAZIONI,
PETROLIERI

(22 Gennaio 2012)

documento

Il governo vara le “liberalizzazioni” e tutta la stampa borghese confeziona
uno spot propagandistico trionfale: “tutelati i consumatori”,”provvedimenti
per la crescita”, “ colpite le corporazioni ”.. Il tentativo è quello di
vendere all'opinione pubblica, ed in particolare al lavoro dipendente,
l'immagine di un governo che compensa i sacrifici imposti sulle pensioni,
sulle prima casa, sull'IRPEF, con un colpo ai privilegi dei “ricchi”.

La verità non è “diversa”: è opposta.
Le misure del governo colpiscono duramente solo i settori popolari della
piccola proprietà e dei servizi ( tassisti, edicolanti, gestori non
proprietari delle pompe di benzina). A tutto vantaggio di banche,
assicurazioni, industriali, costruttori, petrolieri: che ingrassano
ulteriormente le proprie posizioni sociali e di potere.
Basta leggere il decreto.

*
UN DECRETO PER LE BANCHE *

Le banche escono rafforzate. Incassano l'obbligo di apertura dei conti
correnti “base” di milioni di pensionati poveri ( già varato dal decreto
salva Italia) senza alcuna gratuità del servizio: il governo prevede
unicamente un possibile “tetto” alle commissioni. Risultato? Un guadagno
netto per i banchieri sulla pelle di tanta povera gente. Non solo. Le
banche ottengono assieme alle imprese il libero ingresso dei capitali
privati nel “finanziamento, realizzazione,gestione” delle infrastrutture (
project financing). Cosa significa? Che avranno la possibilità di
partecipare agli utili di gestione per rifarsi, con gli interessi, delle
spese di finanziamento. Come? Per esempio spingendo per elevare i prezzi
del servizio ( altro che protezione dei consumatori!).
Ancora. Le banche possono entrare nel nuovo business dei servizi pubblici
locali e delle ferrovie. I servizi pubblici locali dovranno essere messi a
gara a partire dai 200000 euro di contratto ( non più 900000). Chi possiede
oggi i capitali adeguati  per mangiarsi la torta? Le banche innanzitutto
che si rifaranno sui prezzi. Le ferrovie a loro volta diventano libero
mercato non solo sull'alta velocità, ma sugli stessi treni pendolari che
dovranno essere messi a gara: è facile immaginare che essendo meno
“appetibili” per i profitti saranno comprati a prezzi stracciati, e quindi
richiederanno costi del lavoro altrettanto stracciati. Soluzione:
consentire ai privati acquirenti di calpestare il contratto nazionale
ferrovieri. Domanda: chi sono i primi soggetti titolati ad entrare nel
nuovo mercato? I capitalisti e i banchieri. Che con Banca Intesa
partecipano già a pieno titolo all'impresa di Montezemolo e Della Valle in
fatto di treni di lusso. Chi è il ministro che ha varato il decreto? L'ex
amministratore delegato di Banca Intesa. I conti tornano.
Nel frattempo le banche continueranno a gestire il binomio ricattatorio
mutuo/polizza ( il “dovere” di esibire altre possibili polizze è ridicolo).
Mentre i lavoratori bancari si ritrovano un contratto che allunga l'orario
di lavoro, abbatte i salari dei nuovi assunti, accresce i poteri delle
banche nella gestione dei rapporti di lavoro. Ecco la “liberalizzazione”:
la massima libertà ..dei banchieri contro lavoratori e clienti.

*PETROLIERI: LA LIBERALIZZAZIONE DELLA TRIVELLA *

I petrolieri plaudono al decreto. Hanno ragione. La propaganda li
annunciava come vittime designate dell'operazione. Ne escono rafforzati. La
vendita annunciata delle azioni detenute nella rete di trasporto del gas(
Snam) era già stata proposta dalla stessa Eni e può essere un buon affare
per la compagnia ( v. intervista di Scaroni al Corriere del 22/1). Per il
resto, tutto come prima, e meglio di prima per i petrolieri. I petrolieri
ottengono la libertà di trivellare nelle stesse “aree protette” ( articolo
17 del decreto). E sapete la ragione? Il fatto che le famose agenzie di
rating nel valutare la solvibilità di un paese verso le banche, e quindi le
sue potenzialità di sviluppo economico, misurano il suo grado di
autosufficienza in  tema di idrocarburi. Più alto è il numero delle
trivelle ( e lo scempio di ambiente e salute), più i banchieri apprezzano!
Il resto del decreto in tema di benzinai, si pone sullo stesso solco. Solo
i proprietari degli impianti di distribuzione del carburante potranno
scegliere la compagnia da cui servirsi. Ma sono 500 su 25000. Per gli altri
24500 le cose peggiorano: i petrolieri potranno fissare le condizioni
contrattuali che vogliono con ogni singolo benzinaio, senza nessuna tutela,
nessuna contrattazione collettiva. Ecco la “liberalizzazione”: la massima
“libertà”.. dei petrolieri. Contro i gestori non proprietari, più servi di
prima delle compagnie, e contro i consumatori: che continueranno a pagare
un costo enorme per un litro di benzina.
  *
MENO TASSE AI COSTRUTTORI *

I costruttori non sono da meno. Il decreto riduce la tassa dell' IMU sui
cosiddetti immobili di “magazzino”, cioè sugli immobili invenduti. Siccome
i tempi delle compravendite di case sono più lunghi in tempi di crisi, si
tratta di un bel regalo. Cui si aggiunge la parallela riduzione dell'IVA, e
l'abolizione della tassa prevista dal 1949 che imponeva ai costruttori di
accantonare il 2/% di un opera pubblica per il suo abbellimento ( opere
d'arte, giardini, e simili). La qualità della vita può attendere, assieme
all'estetica di un quartiere. Sommando a tutto questo il libero ingresso
nella partita del project financing, in particolare nella costruzione delle
nuove carceri, si tratta di un bottino rilevante. In compenso continueranno
a crepare senza cura migliaia di lavoratori supersfruttati che affollano i
cantieri edili, privi di tutela e di riconoscibilità. La “liberalizzazione”
riguarda la libertà.. dei loro padroni, non la loro.

*LE ASSICURAZIONI.. RASSICURATE*

Le Assicurazioni partecipano all'affare. Ed è buffo. Per anni si è
blaterato sulla necessità di porre un freno all'arroganza delle
assicurazioni, al caro auto, all'”onnipotenza” del settore. Persino la
stampa borghese liberale ha chiacchierato spesso al riguardo. Risultato? Il
decreto rassicura.. le Assicurazioni. Dà ad esse la possibilità di riparare
direttamente il guasto legato all'incidente con proprie officine
convenzionate. Chi non si fidasse dell'assicurazione, chi temesse una
riparazione al ribasso per qualità dei pezzi ( ed è indubbio che un
officina legata alla assicurazione lavorerebbe al massimo ribasso), ha la
possibilità di chiedere il contante: ma alla condizione di rinunciare al
30% di ciò che gli è dovuto. In altri termini: per difendere l'
assicurazione dal rischio frode da parte del cliente, si espone il cliente
alla probabile frode dell'assicurazione.  Quanto al vantaggio per i
consumatori,solo un cretino può pensare che tutto questo comporti un
abbassamento delle tariffe delle assicurazioni. Lo stesso vale per la
trovata dell'esibizione da parte dell'agente  assicurativo di tre diverse
polizze di altre compagnie. Siccome l'agente è dipendente della propria
compagnia ( “monomandatario”) è del tutto evidente che non farà propaganda
 per la concorrenza, a meno di non voler perdere il posto. Persino Sole 24
Ore, grande sponsorizzatore delle liberalizzazioni, non ce l'ha fatta a
vendere quest'ultima patacca(v. Sole 24 Ore 21/1). Si conferma dunque la
regola generale: l'unica libertà che si tutela è quella del capitale.

*LA “GIUSTIZIA” DEGLI INDUSTRIALI *

Gli industriali sono, assieme ai banchieri, i sostenitori più entusiasti
del decreto. Lo credo. Alla vigilia dell'annunciato incasso sulla maggiore
libertà di licenziamento, assaporano le delizie delle liberalizzazioni.
Dopo aver ottenuto dal governo la riduzione dell'IRAP ( a danno della
sanità pubblica), la riduzione dell'IRES per gli investimenti di
capitalizzazione, 6 miliardi di incentivi ACE, 20 miliardi per il fondo di
garanzia dei crediti alle PMI, Confindustria ottiene oggi altre regalie.
Innanzitutto l'apertura del mercato delle infrastrutture e dei servizi
pubblici locali. E poi l'incasso annunciato di 60/80 miliardi di rimborsi
da parte delle pubbliche amministrazioni: 5 miliardi sono subito stanziati
come acconto, gli altri si pensa di darli, eventualmente ( e su richiesta
delle imprese), attraverso BOT e BTP. Le imprese venderebbero a loro volta
questi titoli, capitalizzando il ricavato. Lo stesso ministro Passera che
ha bastonato lavoratori e pensionati per ragioni di “debito pubblico”, oggi
dichiara che il mastodontico rimborso pubblico agli industriali non
insidierà il debito italiano. E' la riprova che il debito è solo questione
di classe e non di numeri. Ma c'è dell'altro. Confindustria ottiene la sua
“riforma della Giustizia”: una magistratura speciale e rapida chiamata a
dirimere in tempi record le controversie societarie. I comuni cittadini che
attendono da anni, e forse invano, la soddisfazione delle proprie ragioni
nelle aule di giustizia, non solo dovranno ancora aspettare, ma dovranno
mettersi in coda agli industriali, cui lo Stato borghese da la precedenza.
Gli industriali sono più uguali degli altri. Per loro si trovano a tambur
battente quelle risorse, strutture, uomini, che non si trovano per la
“Giustizia” ordinaria. Perchè? Perchè- si osserva- i “mercati” finanziari
giudicano le opportunità di investimento in un paese anche in base ai tempi
di risoluzione delle controversie giudiziarie in cui le imprese possono
incappare. Insomma: è il mercato che fa il tribunale. Non poteva esserci
illustrazione  simbolica più semplice della natura di classe della
“Giustizia” in regime capitalista.


*IL MONDO DEL LAVORO PRENDA LA TESTA DELLA DISPERAZIONE SOCIALE *

E' necessario denunciare e contrastare questa truffa.
Tutti i partiti borghesi la sostengono, a partire dal PD.
Di Pietro apre nuovamente al governo ( dopo il voto di fiducia iniziale)
dichiarando che.. ha finalmente copiato il suo programma.
Le sinistre balbettano. Con Vendola unicamente interessato ( assieme a Di
Pietro) a non farsi scaricare dal PD. E la burocrazia CGIL unicamente
interessata a non essere scaricata da Confindustria. E' penoso e
irresponsabile.

Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)- sin dall'inizio all'opposizione
del governo e del PD che lo sostiene- pone tanto più oggi la necessità di
una mobilitazione generale del mondo del lavoro contro il governo degli
industriali e dei banchieri. Non è possibile continuare a subire
passivamente l'onda d'urto della politica dominante e della sua propaganda.
E non è possibile limitare la protesta a qualche ora di sciopero o a
qualche manifestazione ordinaria. La crisi sociale va precipitando, e si
annunciano due anni di nuova recessione. La distruzione del contratto
nazionale di lavoro è in atto, e non solo tra i metalmeccanici. La FIOM
viene sbattuta fuori dalle fabbriche, come non accadeva dagli anni 30.
Vasti settori di piccola borghesia impoverita e allo sbando, subiscono i
colpi congiunti della crisi capitalista e del governo del capitale: e
accumulano un senso di disperazione. Se a tutto questo non corrisponderà
una opposizione di massa, unitaria , radicale, continuativa, da parte del
mondo del lavoro, capace di unificare attorno a sè la disperazione sociale
delle più grandi masse popolari, questa disperazione cercherà prima o poi
nuovi riferimenti e canali contro i lavoratori italiani. Questo è il
rischio.

E' dunque l'ora della svolta. Il PCL si batterà in questa direzione, con
tutte le proprie forze, e in ogni sede.

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*

*http://www.pclavoratori.it  -  info a pclavoratori.it*

*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*

*http://sites.google.com/site/pclbologna - pcl.bologna a virgilio.it
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