<h1 style="color:rgb(153,0,0)" class="titolo_pagina_newsletter">UNA TRUFFA PER I LAVORATORI E LA POVERA GENTE.
<br>UN VANTAGGIO PER BANCHE, INDUSTRIALI, COSTRUTTORI, ASSICURAZIONI, PETROLIERI </h1>
<div class="colbox">
<p class="data_notizia_newsletter">(22 Gennaio 2012) </p>
</div>
<div class="colbox">
<p class="testo_newsletter">documento<br>
<br>Il governo vara le “liberalizzazioni” e tutta la stampa borghese
confeziona uno spot propagandistico trionfale: “tutelati i
consumatori”,”provvedimenti per la crescita”, “ colpite le corporazioni
”.. Il tentativo è quello di vendere all'opinione pubblica, ed in
particolare al lavoro dipendente, l'immagine di un governo che compensa i
sacrifici imposti sulle pensioni, sulle prima casa, sull'IRPEF, con un
colpo ai privilegi dei “ricchi”.
<br>
<br>La verità non è “diversa”: è opposta.
<br>Le misure del governo colpiscono duramente solo i settori popolari
della piccola proprietà e dei servizi ( tassisti, edicolanti, gestori
non proprietari delle pompe di benzina). A tutto vantaggio di banche,
assicurazioni, industriali, costruttori, petrolieri: che ingrassano
ulteriormente le proprie posizioni sociali e di potere.
<br>Basta leggere il decreto.
<br>
<br><b>
<br>UN DECRETO PER LE BANCHE
</b><br>
<br>Le banche escono rafforzate. Incassano l'obbligo di apertura dei
conti correnti “base” di milioni di pensionati poveri ( già varato dal
decreto salva Italia) senza alcuna gratuità del servizio: il governo
prevede unicamente un possibile “tetto” alle commissioni. Risultato? Un
guadagno netto per i banchieri sulla pelle di tanta povera gente. Non
solo. Le banche ottengono assieme alle imprese il libero ingresso dei
capitali privati nel “finanziamento, realizzazione,gestione” delle
infrastrutture ( project financing). Cosa significa? Che avranno la
possibilità di partecipare agli utili di gestione per rifarsi, con gli
interessi, delle spese di finanziamento. Come? Per esempio spingendo per
elevare i prezzi del servizio ( altro che protezione dei consumatori!).
<br>Ancora. Le banche possono entrare nel nuovo business dei servizi
pubblici locali e delle ferrovie. I servizi pubblici locali dovranno
essere messi a gara a partire dai 200000 euro di contratto ( non più
900000). Chi possiede oggi i capitali adeguati per mangiarsi la torta?
Le banche innanzitutto che si rifaranno sui prezzi. Le ferrovie a loro
volta diventano libero mercato non solo sull'alta velocità, ma sugli
stessi treni pendolari che dovranno essere messi a gara: è facile
immaginare che essendo meno “appetibili” per i profitti saranno comprati
a prezzi stracciati, e quindi richiederanno costi del lavoro
altrettanto stracciati. Soluzione: consentire ai privati acquirenti di
calpestare il contratto nazionale ferrovieri. Domanda: chi sono i primi
soggetti titolati ad entrare nel nuovo mercato? I capitalisti e i
banchieri. Che con Banca Intesa partecipano già a pieno titolo
all'impresa di Montezemolo e Della Valle in fatto di treni di lusso. Chi
è il ministro che ha varato il decreto? L'ex amministratore delegato di
Banca Intesa. I conti tornano.
<br>Nel frattempo le banche continueranno a gestire il binomio
ricattatorio mutuo/polizza ( il “dovere” di esibire altre possibili
polizze è ridicolo). Mentre i lavoratori bancari si ritrovano un
contratto che allunga l'orario di lavoro, abbatte i salari dei nuovi
assunti, accresce i poteri delle banche nella gestione dei rapporti di
lavoro. Ecco la “liberalizzazione”: la massima libertà ..dei banchieri
contro lavoratori e clienti.
<br>
<br><b>PETROLIERI: LA LIBERALIZZAZIONE DELLA TRIVELLA
</b><br>
<br>I petrolieri plaudono al decreto. Hanno ragione. La propaganda li
annunciava come vittime designate dell'operazione. Ne escono rafforzati.
La vendita annunciata delle azioni detenute nella rete di trasporto del
gas( Snam) era già stata proposta dalla stessa Eni e può essere un buon
affare per la compagnia ( v. intervista di Scaroni al Corriere del
22/1). Per il resto, tutto come prima, e meglio di prima per i
petrolieri. I petrolieri ottengono la libertà di trivellare nelle stesse
“aree protette” ( articolo 17 del decreto). E sapete la ragione? Il
fatto che le famose agenzie di rating nel valutare la solvibilità di un
paese verso le banche, e quindi le sue potenzialità di sviluppo
economico, misurano il suo grado di autosufficienza in tema di
idrocarburi. Più alto è il numero delle trivelle ( e lo scempio di
ambiente e salute), più i banchieri apprezzano! Il resto del decreto in
tema di benzinai, si pone sullo stesso solco. Solo i proprietari degli
impianti di distribuzione del carburante potranno scegliere la compagnia
da cui servirsi. Ma sono 500 su 25000. Per gli altri 24500 le cose
peggiorano: i petrolieri potranno fissare le condizioni contrattuali che
vogliono con ogni singolo benzinaio, senza nessuna tutela, nessuna
contrattazione collettiva. Ecco la “liberalizzazione”: la massima
“libertà”.. dei petrolieri. Contro i gestori non proprietari, più servi
di prima delle compagnie, e contro i consumatori: che continueranno a
pagare un costo enorme per un litro di benzina.
<br>
<b><br>MENO TASSE AI COSTRUTTORI
</b><br>
<br>I costruttori non sono da meno. Il decreto riduce la tassa dell' IMU
sui cosiddetti immobili di “magazzino”, cioè sugli immobili invenduti.
Siccome i tempi delle compravendite di case sono più lunghi in tempi di
crisi, si tratta di un bel regalo. Cui si aggiunge la parallela
riduzione dell'IVA, e l'abolizione della tassa prevista dal 1949 che
imponeva ai costruttori di accantonare il 2/% di un opera pubblica per
il suo abbellimento ( opere d'arte, giardini, e simili). La qualità
della vita può attendere, assieme all'estetica di un quartiere. Sommando
a tutto questo il libero ingresso nella partita del project financing,
in particolare nella costruzione delle nuove carceri, si tratta di un
bottino rilevante. In compenso continueranno a crepare senza cura
migliaia di lavoratori supersfruttati che affollano i cantieri edili,
privi di tutela e di riconoscibilità. La “liberalizzazione” riguarda la
libertà.. dei loro padroni, non la loro.
<br>
<br><b>LE ASSICURAZIONI.. RASSICURATE</b>
<br>
<br>Le Assicurazioni partecipano all'affare. Ed è buffo. Per anni si è
blaterato sulla necessità di porre un freno all'arroganza delle
assicurazioni, al caro auto, all'”onnipotenza” del settore. Persino la
stampa borghese liberale ha chiacchierato spesso al riguardo. Risultato?
Il decreto rassicura.. le Assicurazioni. Dà ad esse la possibilità di
riparare direttamente il guasto legato all'incidente con proprie
officine convenzionate. Chi non si fidasse dell'assicurazione, chi
temesse una riparazione al ribasso per qualità dei pezzi ( ed è indubbio
che un officina legata alla assicurazione lavorerebbe al massimo
ribasso), ha la possibilità di chiedere il contante: ma alla condizione
di rinunciare al 30% di ciò che gli è dovuto. In altri termini: per
difendere l' assicurazione dal rischio frode da parte del cliente, si
espone il cliente alla probabile frode dell'assicurazione. Quanto al
vantaggio per i consumatori,solo un cretino può pensare che tutto questo
comporti un abbassamento delle tariffe delle assicurazioni. Lo stesso
vale per la trovata dell'esibizione da parte dell'agente assicurativo
di tre diverse polizze di altre compagnie. Siccome l'agente è dipendente
della propria compagnia ( “monomandatario”) è del tutto evidente che
non farà propaganda per la concorrenza, a meno di non voler perdere il
posto. Persino Sole 24 Ore, grande sponsorizzatore delle
liberalizzazioni, non ce l'ha fatta a vendere quest'ultima patacca(v.
Sole 24 Ore 21/1). Si conferma dunque la regola generale: l'unica
libertà che si tutela è quella del capitale.
<br>
<br><b>LA “GIUSTIZIA” DEGLI INDUSTRIALI
</b><br>
<br>Gli industriali sono, assieme ai banchieri, i sostenitori più
entusiasti del decreto. Lo credo. Alla vigilia dell'annunciato incasso
sulla maggiore libertà di licenziamento, assaporano le delizie delle
liberalizzazioni. Dopo aver ottenuto dal governo la riduzione dell'IRAP (
a danno della sanità pubblica), la riduzione dell'IRES per gli
investimenti di capitalizzazione, 6 miliardi di incentivi ACE, 20
miliardi per il fondo di garanzia dei crediti alle PMI, Confindustria
ottiene oggi altre regalie. Innanzitutto l'apertura del mercato delle
infrastrutture e dei servizi pubblici locali. E poi l'incasso annunciato
di 60/80 miliardi di rimborsi da parte delle pubbliche amministrazioni:
5 miliardi sono subito stanziati come acconto, gli altri si pensa di
darli, eventualmente ( e su richiesta delle imprese), attraverso BOT e
BTP. Le imprese venderebbero a loro volta questi titoli, capitalizzando
il ricavato. Lo stesso ministro Passera che ha bastonato lavoratori e
pensionati per ragioni di “debito pubblico”, oggi dichiara che il
mastodontico rimborso pubblico agli industriali non insidierà il debito
italiano. E' la riprova che il debito è solo questione di classe e non
di numeri. Ma c'è dell'altro. Confindustria ottiene la sua “riforma
della Giustizia”: una magistratura speciale e rapida chiamata a dirimere
in tempi record le controversie societarie. I comuni cittadini che
attendono da anni, e forse invano, la soddisfazione delle proprie
ragioni nelle aule di giustizia, non solo dovranno ancora aspettare, ma
dovranno mettersi in coda agli industriali, cui lo Stato borghese da la
precedenza. Gli industriali sono più uguali degli altri. Per loro si
trovano a tambur battente quelle risorse, strutture, uomini, che non si
trovano per la “Giustizia” ordinaria. Perchè? Perchè- si osserva- i
“mercati” finanziari giudicano le opportunità di investimento in un
paese anche in base ai tempi di risoluzione delle controversie
giudiziarie in cui le imprese possono incappare. Insomma: è il mercato
che fa il tribunale. Non poteva esserci illustrazione simbolica più
semplice della natura di classe della “Giustizia” in regime capitalista.
<br>
<br>
<br><b>IL MONDO DEL LAVORO PRENDA LA TESTA DELLA DISPERAZIONE SOCIALE
</b><br>
<br>E' necessario denunciare e contrastare questa truffa.
<br>Tutti i partiti borghesi la sostengono, a partire dal PD.
<br>Di Pietro apre nuovamente al governo ( dopo il voto di fiducia
iniziale) dichiarando che.. ha finalmente copiato il suo programma.
<br>Le sinistre balbettano. Con Vendola unicamente interessato ( assieme
a Di Pietro) a non farsi scaricare dal PD. E la burocrazia CGIL
unicamente interessata a non essere scaricata da Confindustria. E'
penoso e irresponsabile.
<br>
<br>Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)- sin dall'inizio
all'opposizione del governo e del PD che lo sostiene- pone tanto più
oggi la necessità di una mobilitazione generale del mondo del lavoro
contro il governo degli industriali e dei banchieri. Non è possibile
continuare a subire passivamente l'onda d'urto della politica dominante e
della sua propaganda. E non è possibile limitare la protesta a qualche
ora di sciopero o a qualche manifestazione ordinaria. La crisi sociale
va precipitando, e si annunciano due anni di nuova recessione. La
distruzione del contratto nazionale di lavoro è in atto, e non solo tra i
metalmeccanici. La FIOM viene sbattuta fuori dalle fabbriche, come non
accadeva dagli anni 30. Vasti settori di piccola borghesia impoverita e
allo sbando, subiscono i colpi congiunti della crisi capitalista e del
governo del capitale: e accumulano un senso di disperazione. Se a tutto
questo non corrisponderà una opposizione di massa, unitaria , radicale,
continuativa, da parte del mondo del lavoro, capace di unificare attorno
a sè la disperazione sociale delle più grandi masse popolari, questa
disperazione cercherà prima o poi nuovi riferimenti e canali contro i
lavoratori italiani. Questo è il rischio.
<br>
<br>E' dunque l'ora della svolta. Il PCL si batterà in questa direzione, con tutte le proprie forze, e in ogni sede. </p>
</div>
<div class="colbox">
</div>
<div style="color:rgb(255,0,0)" class="colbox">
<p class="firma_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI <br></b></p><p class="firma_newsletter"><b><a href="http://www.pclavoratori.it">http://www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></b></p>
<p class="firma_newsletter"><b>SEZ. PROV. DI BOLOGNA</b></p><p class="firma_newsletter"><b><a href="http://sites.google.com/site/pclbologna">http://sites.google.com/site/pclbologna</a> - <a href="mailto:pcl.bologna@virgilio.it">pcl.bologna@virgilio.it</a><br>
</b></p>
</div>
<div class="colboxmoduli">
<h2 class="titolo_menu_media_newsletter"><br></h2></div>