[Redditolavoro] LOTTE OPERAIE
Partito Comunista dei Lavoratori
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Thu Jan 12 15:02:41 CET 2012
CAMUSSO ASCOLTI GLI OPERAI FINCANTIERI, NON NAPOLITANO
(11 Gennaio 2012)
Lo sciopero ad oltranza promosso dai lavoratori della Fincantieri di Genova
parla all'intera classe operaia italiana.
In primo luogo per il suo obiettivo: la ripartizione del lavoro su tutti i
cantieri. Di fronte alla crisi capitalista, solo la rivendicazione di una
ripartizione generale del lavoro fra tutti i lavoratori può unire la classe
lavoratrice a difesa dell'occupazione.
In secondo luogo per il carattere continuativo della lotta. Solo uno
sciopero generale prolungato dell'intero mondo del lavoro, su una
piattaforma di mobilitazione indipendente, può piegare la resistenza delle
controparti e strappare risultati.
*Susanna Camusso ascolti gli operai di Genova, non gli appelli di
Napolitano. *
E' necessario dare continuità alla ribellione degli operai di Genova ed
estendere il loro esempio. Stanno togliendo tutto ai lavoratori italiani –
lavoro, salario, pensione, diritti sindacali- programmando la loro
disfatta. E' l'ora di una risposta proporzionale all'aggressione subita. Se
la CGIL e la stessa FIOM non si assumeranno la responsabilità di
promuoverla, dovrà aprirsi un varco dal basso attraverso la propagazione di
lotte esemplari.
Il PCL, presente oggi in tutte le lotte Fincantieri ( Genova, Palermo,
Castellamare, Marghera ,Ancona..) lavorerà sino in fondo in questa
direzione.
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*
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*
Lettera aperta a Giorgio Cremaschi e a Pierpaolo Leonardi sulla crisi
dell’Alcoa di Portovesme
(11 Gennaio 2012)
Lettera aperta a Giorgio Cremaschi e a Pierpaolo Leonardi sulla crisi
dell’Alcoa di Portovesme
Occuppare la fabbrica, cacciare i dirigenti e porla sotto il controllo
operaio
La multinazionale statunitense Alcoa ha deciso di chiudere la fabbrica di
Portovesme (sud Sardegna). La fabbrica occupa circa 800 lavoratori. A
questo attacco padronale sono sottoposti anche i lavoratori spagnoli delle
fabbriche di La Coruna e di Aviles (Stato spagnolo) e i lavoratori
statunitensi di una fonderia in Tennessee e di due linee produttive a
Rockdale in Texas. L’Alcoa nonè nuova a piani di ristrutturazione del
genere, nel gennaio del 2009 la direzione della multinazionale, a
Pittsburg, varò un piano di licenziamenti per 15.000 lavoratori, pari,
allora, al 14, 5% del totala della forza lavoro. Anche allora nel mirino
c’erano i lavoratori di Portovesme. Furono le lotte dei lavoratori a
bloccare la chiusura della fabbrica. Un accordo con l’UE che riduceva le
tariffe energetiche sino alla fine del 2012. Molte cose sono cambiate da
allora. Allora si pensava che la crisi del debito pubblico in Grecia fosse
un caso particolare, tale da non coinvolgere tutta l’Unione Europea. Oggi
le masse lavoratrici, italiane sotto i colpi del governo Monti e del
direttorio di Bruxelles, hanno appreso che la crisi del debito pubblico
riguarda il centro dell’Unione e che l’aristocrazia finanziaria europea
presenta il conto alla classe lavoratrice dell’UE, che significa una
regressione storica di un secolo e la riduzione del lavoro in servitù.
L’unico intervento pubblico dello stato borghese è quello per mantenere a
galla banchieri e padroni, che nella crisi si arrichiscono. Nel caso
dell’Alcoa non ci troviamo di fronte ad aziende, come ha sostenuto Camusso
“che vanno in crisi per la sbornia della finanza, dell'acquisizione della
ricchezza a breve. Indifferentemente da quel che succede al lavoro”. La
crisi dell’Alcoa è quella tipica delle crisi di sovraproduzione. Camusso
dice che bisogna “salvare il prodotto”. Ma a Camusso, data l’assenza non
solo di una concezione teorica classista, ma, soprattutto dell’odio di
classe, basta qualche frase ad effetto di Napolitano, di Monti e di
Marcegaglia per rimetterla in riga. Nel Sulcis-Iglesiente era venuta
qualche anno fa per riportare i lavoratori alla disciplina della
burocrazia. Non dobbiamo permettere che si ripetano le stesse cose.
Perciò le forze classiste del movimento operaio, quali la Rete 28aprile e
l’Unione Sindacale di base, devono intervenire unitariamente a sostenere
l’occupazione della fabbrica di Portovesme ed il controllo operaio. In
Sardegna la classe operaia non è isolata dal resto della popolazione. Un
anno fa operai dell’Alcoa e dell’Euroallumina manifestarono a Cagliari
insieme ai pastori. I lavoratori sardi sono capaci di passare tra le fiamme
dell’inferno se ci vedono la condizione della vittoria. Allora compagno
Leonardi e compagno Cremaschi è il momento di sostenere insieme
l’occupazione della fabbrica ed il controllo operaio per far vincere i
lavoratori di Portovesme e per far diventare questa lotta il detonatore per
l’esplosione di una rivolta di tutto il popolo sardo contro l’oppressione
capitalista.
*Coordinamento sardo del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV
Internazionale *
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