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<h1 class="titolo_pagina_newsletter">CAMUSSO ASCOLTI GLI OPERAI FINCANTIERI, NON NAPOLITANO </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(11 Gennaio 2012) </p>
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<p class="testo_newsletter">
<br>Lo sciopero ad oltranza promosso dai lavoratori della Fincantieri di Genova parla all'intera classe operaia italiana.
<br>In primo luogo per il suo obiettivo: la ripartizione del lavoro su
tutti i cantieri. Di fronte alla crisi capitalista, solo la
rivendicazione di una ripartizione generale del lavoro fra tutti i
lavoratori può unire la classe lavoratrice a difesa dell'occupazione.
<br>In secondo luogo per il carattere continuativo della lotta. Solo uno
sciopero generale prolungato dell'intero mondo del lavoro, su una
piattaforma di mobilitazione indipendente, può piegare la resistenza
delle controparti e strappare risultati.
<br>
<br><b>Susanna Camusso ascolti gli operai di Genova, non gli appelli di Napolitano.
</b><br>
<br>E' necessario dare continuità alla ribellione degli operai di Genova
ed estendere il loro esempio. Stanno togliendo tutto ai lavoratori
italiani – lavoro, salario, pensione, diritti sindacali- programmando la
loro disfatta. E' l'ora di una risposta proporzionale all'aggressione
subita. Se la CGIL e la stessa FIOM non si assumeranno la responsabilità
di promuoverla, dovrà aprirsi un varco dal basso attraverso la
propagazione di lotte esemplari.
<br>
<br>Il PCL, presente oggi in tutte le lotte Fincantieri ( Genova,
Palermo, Castellamare, Marghera ,Ancona..) lavorerà sino in fondo in
questa direzione. </p>
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<p class="firma_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI <br></b></p><p class="firma_newsletter"><b><a href="http://www.pclavoratori.it">http://www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br>
</b></p><div style="color:rgb(204,0,0)" class="colbox">
<h1 class="titolo_pagina_newsletter">Lettera aperta a Giorgio Cremaschi e a Pierpaolo Leonardi sulla crisi dell’Alcoa di Portovesme </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(11 Gennaio 2012) </p>
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<p class="testo_newsletter"><span style="color:rgb(0,0,0)">Lettera aperta a Giorgio Cremaschi e a Pierpaolo Leonardi sulla crisi dell’Alcoa di Portovesme
</span><br style="color:rgb(0,0,0)">
<br style="color:rgb(0,0,0)"><span style="color:rgb(0,0,0)">Occuppare la fabbrica, cacciare i dirigenti e porla sotto il controllo operaio
</span><br style="color:rgb(0,0,0)"><span style="color:rgb(0,0,0)">La multinazionale statunitense Alcoa ha deciso di chiudere la
fabbrica di Portovesme (sud Sardegna). La fabbrica occupa circa 800
lavoratori. A questo attacco padronale sono sottoposti anche i
lavoratori spagnoli delle fabbriche di La Coruna e di Aviles (Stato
spagnolo) e i lavoratori statunitensi di una fonderia in Tennessee e di
due linee produttive a Rockdale in Texas. L’Alcoa nonè nuova a piani di
ristrutturazione del genere, nel gennaio del 2009 la direzione della
multinazionale, a Pittsburg, varò un piano di licenziamenti per 15.000
lavoratori, pari, allora, al 14, 5% del totala della forza lavoro. Anche
allora nel mirino c’erano i lavoratori di Portovesme. Furono le lotte
dei lavoratori a bloccare la chiusura della fabbrica. Un accordo con
l’UE che riduceva le tariffe energetiche sino alla fine del 2012. Molte
cose sono cambiate da allora. Allora si pensava che la crisi del debito
pubblico in Grecia fosse un caso particolare, tale da non coinvolgere
tutta l’Unione Europea. Oggi le masse lavoratrici, italiane sotto i
colpi del governo Monti e del direttorio di Bruxelles, hanno appreso che
la crisi del debito pubblico riguarda il centro dell’Unione e che
l’aristocrazia finanziaria europea presenta il conto alla classe
lavoratrice dell’UE, che significa una regressione storica di un secolo e
la riduzione del lavoro in servitù. L’unico intervento pubblico dello
stato borghese è quello per mantenere a galla banchieri e padroni, che
nella crisi si arrichiscono. Nel caso dell’Alcoa non ci troviamo di fronte
ad aziende, come ha sostenuto Camusso “che vanno in crisi per la
sbornia della finanza, dell'acquisizione della ricchezza a breve.
Indifferentemente da quel che succede al lavoro”. La crisi dell’Alcoa è
quella tipica delle crisi di sovraproduzione. Camusso dice che bisogna
“salvare il prodotto”. Ma a Camusso, data l’assenza non solo di una
concezione teorica classista, ma, soprattutto dell’odio di classe, basta
qualche frase ad effetto di Napolitano, di Monti e di Marcegaglia per
rimetterla in riga. Nel Sulcis-Iglesiente era venuta qualche anno fa per
riportare i lavoratori alla disciplina della burocrazia. Non dobbiamo
permettere che si ripetano le stesse cose.
</span><br style="color:rgb(0,0,0)"><span style="color:rgb(0,0,0)">Perciò le forze classiste del movimento operaio, quali la Rete
28aprile e l’Unione Sindacale di base, devono intervenire unitariamente a
sostenere l’occupazione della fabbrica di Portovesme ed il controllo
operaio. In Sardegna la classe operaia non è isolata dal resto della
popolazione. Un anno fa operai dell’Alcoa e dell’Euroallumina
manifestarono a Cagliari insieme ai pastori. I lavoratori sardi sono
capaci di passare tra le fiamme dell’inferno se ci vedono la condizione
della vittoria. Allora compagno Leonardi e compagno Cremaschi è il
momento di sostenere insieme l’occupazione della fabbrica ed il
controllo operaio per far vincere i lavoratori di Portovesme e per far
diventare questa lotta il detonatore per l’esplosione di una rivolta di
tutto il popolo sardo contro l’oppressione capitalista.
</span><br style="color:rgb(0,0,0)">
<br><b>Coordinamento sardo del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale </b></p>
</div></div>
<h2 class="titolo_menu_media_newsletter"><br></h2>