[Redditolavoro] Ancora sulla “riforma” del mercato del lavoro. Che sta succedendo?

matilde matilde at inventati.org
Fri Jan 6 15:45:12 CET 2012


l'ho divorato, sperando trovare la soluzione prospettata,e ho trovato qualcosa nell'articolo indicato su modello danese http://www.senzasoste.it/speciali/danimarca-e-flexicurity-quello-che-ichino-a-altro-non-ci-raccontano  
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in Danimarca non esiste la Cassa Integrazione, che in Italia tutti i manuali di economia definiscono un sostegno all’impresa.
In Danimarca le imprese decotte chiudono e i lavoratori ricevono il 95% del salario fino a 4 anni.
Il “segreto” del miracolo danese non sono i licenziamenti, in linea con quelli italiani con l’articolo 18, ma il fatto che le imprese decotte chiudono, e che i loro lavoratori non lottano per tenerle aperte.

In Danimarca i sussidi pubblici diretti all’impresa privata sono quasi zero. Il settore pubblico fornisce alle imprese infrastrutture, istruzione dei lavoratori, ricerca, ma non finanziamenti diretti. Come conseguenza le imprese danesi che sopravvivono hanno livelli di valore aggiunto estremamente elevati. E in linea di principio possono permettersi salari elevati, anche grazie al fatto che la manodopera danese è estremamente qualificata. Ovviamente non sono regali. La sindacalizzazione in Danimarca supera l’85%, e i sindacati danesi, molto morbidi politicamente, sono molto combattivi a livello di salario e di condizioni di lavoro.
Ovviamente le imprese che non hanno più un margine di esistenza devono chiudere e licenziare. Questo è molto meno traumatico in Danimarca, dove i lavoratori hanno garantiti fino a 4 anni di disoccupazione al 95%. Mediamente i lavoratori trovano un nuovo impiego entro 3 mesi. Il nuovo impiego non può avere né un reddito né una qualifica inferiore al precedente, né comportare uno spostamento superiore ai 20 km. Questo evita una corsa al ribasso salariale. Esiste l’obbligo per i primi sei mesi di frequentare corsi di formazione, ovviamente gratuiti.
Il sistema può piacere o no. Comunque il principio è di salvaguardare il reddito e la professionalità del lavoratore anziché il posto di lavoro e  l’impresa.
Esistono due tipi di indennità di disoccupazione. Una è coperta dalla fiscalità generale e prevede come scritto, per chi è licenziato, una copertura del 95% in caso di reddito basso, minore con redditi alti, fino a 4 anni.
Ne esiste un’altra molto importante ma volontaria. Con un pagamento volontario, dipendente dai contratti, ma tra i 12 e i 20 euro mensili, si può estendere la copertura di disoccupazione anche all’autolicenziamento volontario del lavoratore. Questo ha grossi effetti sul tenere i salari danesi su livelli alti. E’ facile per un lavoratore danese abbandonare un datore di lavoro con bassi salari a favore di uno con salari più alti. Effetti sono anche il fatto paradossale e difficile da capire per i lavoratori non danesi che in linea di massima i lavoratori danesi non si oppongono all’outsourcing e alla delocalizzazione. Ma questo meriterebbe un’analisi molto più approfondita.


Il potere in genere è debole in Danimarca. Ma la prosperità danese è ai massimi mondiali. Forse il mito itaiano della necessità dei poteri forti non è affatto ovvia neanche in un contesto capitalista e liberale.


----- Original Message ----- 
  From: Clash City Workers 
  To: redditolavoro a lists.ecn.org 
  Sent: Friday, January 06, 2012 3:03 PM
  Subject: [Redditolavoro] Ancora sulla “riforma” del mercato del lavoro. Che sta succedendo?


  Ancora sulla “riforma” del mercato del lavoro. Che sta succedendo?


  di Clash City Workers

  Come collettivo che cerca di fare inchiesta e controinformazione sul mondo del lavoro - ma anche connessione fra le varie vertenze dei lavoratori, perché si isoli l'elemento politico che ci accomuna e si si diffonda coscienza di classe, senza la quale non si vince – stiamo seguendo il dibattito di queste settimane per “riformare” il mercato del lavoro. Stiamo preparando un documento più completo sul tema, nel frattempo però vi segnaliamo una serie di articoli dove i vari aspetti del problema sono ben analizzati, perché dobbiamo da subito renderci conto della portata di quest'attacco e della gravità della situazione. 

  Infatti, mentre le varie manovre finanziarie toccano soprattutto le tasche dei lavoratori, con peggioramento delle condizioni di vita, del potere di acquisto (si pensi solo al costo dei carburanti, all’aumento della pressione fiscale e delle bollette, alla ripresa dell'inflazione mentre i salari sono bloccati da anni etc), questa “riforma” del mercato del lavoro, se portata in fondo, segna uno scarto decisivo rispetto al passato anche recente. Uno scarto che non ha più solo a che fare con una dimensione “economica” di impoverimento crescente, ma investe tutti gli aspetti della vita, delle relazioni sociali, di ciò che è possibile o impossibile fare e persino pensare. 

  Se si toccano le forme contrattuali, se si favoriscono i “licenziamenti”, si abolisce l'articolo 18, si smantellano i sindacati, si toccano gli ammortizzatori sociali, si allunga l'età lavorativa, cambia tutto il sistema di relazioni industriali, tutto il sistema di diritti, tutta la percezione che il lavoratore ha di sé e degli altri - sia dei suoi compagni che dei suoi padroni. Si prospetta così un sistema “neocorporativo”, in cui allo scontro - per quanto celato, per quanto mediato - fra capitale e lavoro, si mette una pesante sordina. Imponendo modalità di controllo feroci e contemporaneamente un consenso di massa coagulato intorno alla sua ideologia (la produttività, la carriera, il “siamo tutti sulla stessa barca”), il capitale riesce ormai a rendere il lavoro compatibile al massimo. Di questa nuova fase, Marchionne con il suo Piano, con le sue “uscite”, con il lancio della Panda a Pomigliano, ci ha fornito una prima, durissima e scintillante, raffigurazione. [continua]


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