[Redditolavoro] Fw: fiat sata vittoria dei tre licenziati..reintegrati !
CobasSindacatodiClasse
cobasta at libero.it
Thu Feb 23 21:08:50 CET 2012
un saluto forte ad antonio, marco e giovanni
la resistenza operaia infligge un colpo al fascismo fiat
slai cobas per il sindacato di classe
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Melfi, accolto ricorso reintegrati lavoratori stabilimento Fiat
Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di
reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei
quali delegati proprio della Fiom) licenziamenti nell'estate del 2010 con
l'accusa
di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno.
La sentenza della Corte d'Appello ha «effetto immediato». Lo ha spiegato uno
degli avvocati del sindacato, Lina Grosso, annunciando che «già domani
invieremo richiesta per l'adempimento all'azienda», affinchè i tre operai
«tornino immediatamente al loro posto di lavoro».
Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò
antisindacale il comportamento dell'azienda e ordinò il loro reintegro. Il
14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il
ricorso della Fiat e i tre operai - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e
Marco Pignatelli - furono licenziati. Oggi, subito dopo la sentenza, il
legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto "conferma
l'antisindacalità del comportamento della Fiat".
«Vogliamo solo tornare a lavorare». Così i tre operai della Fiat di Melfi
licenziati hanno accolto la decisione della Corte d'Appello di Potenza che
obbliga l'azienda al reintegro. Barozzino, Lamorte e Pignatelli hanno
assistito alla lettura della sentenza e subito dopo si sono commossi: fuori
dall'aula, sono stati accolti da un applauso dei loro colleghi. «Vogliamo
solo tornare a lavorare», hanno detto i tre, fra una telefonata e l'altra a
parenti e amici. "Non abbiamo mai voluto le prime pagine dei giornali e,
sinceramente, ne avremmo fatto a meno. ora vogliamo solo ritornare alla
normalità, al nostro posto di lavoro, ad essere gli uomini comuni che
eravamo un anno e mezzo fa": lo ha detto Giovanni Barozzino, uno dei tre
operai.
Barozzino, che ha anche scritto un libro sulla vicenda, ha parlato assieme
ad Antonio Lamorte e Marco Pignatelli: sono i tre operai licenziati nel
2010. "Non ci siamo mai pentiti per quello che è successo", ha aggiunto
Pignatelli: "però - ha continuato - non abbiamo mai smesso di avere fiducia
nella magistratura". "Per me - ha concluso Lamorte - è stato un ritorno alla
dittatura, perchè sono stato licenziato mentre esercitavo il mio diritto di
sciopero".
LA NOTA DELLA FIOM - "Visto l'uso strumentale e la denigrazione a mezzo
stampa avanzata in questi mesi verso i tre lavoratori iscritti e delegati
della Fiom, valuteremo insieme a loro se richiedere i danni morali» alla
Fiat. Lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil in una nota dove si
esprime «soddisfazione» per la sentenza della Corte di Appello di Potenza
che ha condannato la casa automobilistica per comportamento antisindacale
ordinando il reintegro di tre operai.
Il licenziamento dei tre lavoratori di Melfi del luglio 2010 è stato,
ricorda Landini, «il primo gravissimo attacco al diritto di sciopero, alla
dignità e alle libertà di chi lavora condotto nell'ambito del nuovo modello
Marchionne»
La sentenza di Potenza soddisfa la Fiom «soprattutto - sottolinea Landini -
alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i
nostri delegati che si stanno verificando in tutti gli stabilimenti del
Gruppo».
«A Melfi è stata fatta giustizia: non c'erano sabotatori, non esisteva una
fabbrica ingovernabile, crolla il teorema Fiat che è stato utilizzato per
imporre a tutti i dipendenti un contratto alternativo a quello nazionale».
Così Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, commenta la decisione
della Corte d'Appello di Potenza che obbliga l'azienda al reintegro dei tre
operai.
«In molti - aggiunge - dovrebbero riflettere e trarne le conseguenze. Credo
che bisognerà verificare gli eventuali danni morali per i lavoratori che
hanno subito questa ingiustizia».
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