[Redditolavoro] alla fiat sata dallafiom alla fim
CobasSindacatodiClasse
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Tue Feb 7 12:17:08 CET 2012
per arrestare la deriva a destra
serve lo slai cobas per il sindacato di classe e il circolo operaio di
proletari comunisti
che l'inchiesta della magistratura,i due piedi in due staffe della
fiom,l'opportunismo di altre avanguardie operaie hanno finora impedito
ma il tempo si avvicina
prossimo articolo e iniziativa nazionale in preparazione
slai cobas per il sindacato di classe
circolo proletari comunisti taranto
notizie
Fiom Sata, il grande esodoDopo le tre ex rsu altri 200 lavoratori
lasciano la sigla della Cgil per confluire nella Fim Cisl. De Nicola :
«Nessuna disdetta». Genovesi: «I lavoratori non sono più liberi di
iscriversi»
MELFI - Dal sindacato più ostile alla linea Marchionne, dal no all'accordo
di Pomigliano, al nuovo metodo di organizzazione del lavoro denominato Ergo
Uas, e alla firma del contratto aziendale sostitutivo di quello nazionale,
al sindacato degli accordi e delle intese. Quando non ci sente più
rappresentati dalla sigla di riferimento il salto ci può stare e pace. Ma
quando il passaggio ha i numeri di quelli del grande esodo che c'è stato
alla Sata di Melfi, la questione diventa di una certa rilevanza: ben 200
lavoratori nella grande fabbrica di San Nicola hanno abbandonato il
sindacato di Landini per confluire nella Fim Cisl. Il tutto era cominciato,
solo qualche giorno fa, con una lettera di tre ex rsu della Fiom che
annunciava la rottura. «Non condividiamo più la linea del "no" a priori»,
avevano scritto per motivare la propria scelta. Solo che i tre delegati si
sono tirati dietro 200 lavoratori. La Fim di Antonio Zenga catanta vittoria.
«Si tratta di un importante e inequivocabile segnale politico - commenta a
caldo il segretario - E di scelta che premia il senso di responsabilità e la
coerenza che la Fim ha dimostrato in questi difficili mesi per salvaguardare
il futuro della Fiat in Italia e della Sata di Melfi e mettere in condizioni
il Lingotto di realizzare il nuovo piano industriale senza cedere nulla sul
piano dei diritti acquisiti». Per il leader lucano della Cisl le motivazioni
sono chiare: la posizione sugli accordi di Pomigliano e Mirafiori non hanno
pagato. Anche perché la Sata di Melfi non sarebbe l'unico campo di sconfitta
della Fiom. Segnali analoghi arrivano anche dall'Ilva di Taranto. In casa
Fiom, sempre più lontana e isolata, si riflette. Qualche giorno fa il
segretario lucano, Emanuele De Nicola, commentando la contestazione delle
tre ex rsu, aveva parlato di normali dinamiche sindacali. Ma certo, ora le
cose cambiano. Perché i numeri non possono essere sottovalutati. E allora
passa all'attacco, innanzi tutto, une verifica dei numeri: «A noi non
risulta nessuna disdetta». Ma, nel frattempo, le accuse all'azienda e alle
altre sigle sindacali sono gravi: «La Fiat, con la complicità delle altre
organizzazioni sindacali nel nuovo accordo, ha previsto l'esclusione della
Fiom sia dalle Rsu che dal tesseramento, iniziativa sulla quale si stanno
definendo le azioni legali a tutela della democrazia nei luoghi di lavoro
contro l'attività antisindacale».
Per la Sata - aggiunge De Nicola -non è stato annunciato alcun piano
industriale. Anzi, da gennaio sta aumentando la cassa integrazione.
Il neo segretario della Cgil di Basilicata, Alessandro Genovesi ribadisce:
«In primo luogo, dovremo verificare la consistenza e i numeri. E' chiaro che
alcuni delegati hanno fatto una scelta con chiare implicazioni politiche.
Certo è che fa più notizia quando chi passa dalla Fiom ad altri sindacati, e
non il contrario». «C'è poi da considerare anche che dal primo gennaio sono
decadute le rus Fiom della Sata come conseguenza della mancata firma del
contratto collettivo aziendale». Insomma, un discorso di convenienza? «No,
non dico questo - precisa il segretario. Ma certo scatta anche un meccanismo
individuale di tutela».
Eppure la linea perseguita dalla Fiom fino a questo momento non sembra aver
premiato. «Non credo proprio che sia così. Ma certo oggi la questione non è
più confrontarsi sull'Ergo Uas e o i 17 turni. Il vero problema è solo uno:
Fiat non ha ancora fatto capire quali siano in termini pratici quali
investimenti preveda il progetto Fabbrica Italia. Il Governo Monti, per la
prima volta, ne ha chiesto conto all'Ad. Ma Fiat snobba le legittime
chieste. E mentre accade questo, si permette che nel più grande gruppo
industriale italiano un lavoratore non abbia più la libertà di iscriversi al
suo sindacato. In questo quadro è chiaro che è necessario rivedere il metodo
della rappresentanza all'interno delle fabbriche, perché la deriva potrebbe
essere molto pericolosa. Sono questi i temi su cui tutti sono chiamati a
confrontarsi. Certo Fiat sembra veramente poco interessata all'ascolto».
Quel che è certo è che l'11 febbraio la Cgil sarà insieme alla Fiom nello
sciopero proclamato per il prossimo 11 febbraio.
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