[Redditolavoro] LA RISPOSTA DEL 1° OTTOBRE A ROMA. VERSO IL 15 OTTOBRE

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Fri Sep 30 23:15:04 CEST 2011


 IL DOCUMENTO DELLA BCE E LA RISPOSTA DEL 1° OTTOBRE A ROMA

(29 Settembre 2011)



Il documento della BCE, pubblicato dal Corriere, è il Vangelo della politica
bipartisan in Italia e in Europa: taglio di stipendi, servizi, prestazioni
sociali, diritti, per garantire i portafogli delle banche. La occupazione di
cinque ministeri in Grecia da parte dei lavoratori contro le ricette della
BCE è una reazione esemplare per i lavoratori italiani. Sabato mattina a
Roma, presso il teatro Ambra Jovinelli, una grande assemblea di movimenti e
soggetti politici- tra cui il PCL - solidarizzerà coi lavoratori greci e
lancerà la campagna nazionale per l'abolizione del debito pubblico verso le
banche e per la loro nazionalizzazione, quale unica alternativa reale al
programma unico dei banchieri.

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*

*http://www.pclavoratori.it  -  info a pclavoratori.it
*


15 OTTOBRE: RIVENDICARE IL DIRITTO A MANIFESTARE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE

(26 Settembre 2011)

nota nazionale di Marco Ferrando

Per il 15 Ottobre si annuncia, com'è noto, una grande manifestazione di
massa a Roma, nel quadro della giornata di mobilitazione europea promossa
dagli indignati spagnoli contro le politiche dominanti. E' una scadenza di
grande importanza, come dimostra l'ampio spettro di soggetti coinvolti e
l'attenzione che sta richiamando ovunque. Tutti i soggetti di fatto
promotori della manifestazione, incluso il PCL, sono dunque impegnati a
garantire il massimo successo di partecipazione popolare all'iniziativa e il
suo massimo impatto politico.

Al tempo stesso, nel pieno rispetto del coordinamento unitario promotore che
si è costituito, riterrei sbagliata ogni rinuncia pregiudiziale a
rivendicare il diritto della manifestazione a dirigersi verso i palazzi del
potere: Palazzo Chigi e Montecitorio. Una proposta già avanzata dal PCL in
sede di coordinamento, che voglio qui riprendere e argomentare.

IN TUTTA EUROPA SI MANIFESTA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE

In tutta Europa- tanto più in questa fase- le grandi manifestazioni di massa
si dirigono verso le sedi del Governo e del Parlamento. Così ad Atene in
piazza Syntagma, così a Madrid, così a Londra.. Ed è naturale: perchè “il
popolo” manifesta contro “il potere”. Perchè questa scelta esalta la
contrapposizione politica diretta alle rappresentanze degli industriali e
dei banchieri, ai loro luoghi istituzionali, ai loro partiti ( di governo e
di “opposizione”). Chiedo: perchè in Italia dovrebbe essere diversamente? E
soprattutto: perchè dovremmo noi rassegnarci a questa “diversità”? Proprio
la giornata europea di mobilitazione contro i governi non dovrebbe
costituire il momento ideale per rivendicare anche in Italia il diritto
riconosciuto e praticato nel resto d'Europa? Continuare a subire una lesione
della stessa democrazia borghese, nel momento stesso in cui rivendichiamo
“una democrazia reale” e alternativa sarebbe – mi pare- una contraddizione
singolare.

IN ITALIA GOVERNO E PARLAMENTO SCUDO DELLA PEGGIORE REAZIONE

Per di più in Italia abbiamo di fronte il governo più reazionario d'Europa (
se si fa eccezione per l'Ungheria), il Parlamento più corrotto e
addomesticato della UE, tra i più alti livelli di condivisione bipartisan
delle scelte di fondo della BCE e dell'Unione, sotto la benedizione
congiunta di Bankitalia e della Presidenza della Repubblica. Perchè dunque
proprio in Italia si dovrebbe rinunciare a manifestare sotto i palazzi del
potere?

E' una rinuncia tanto più incomprensibile in questo momento politico. La
frattura tra potere politico-istituzionale e senso comune popolare non è mai
stata così profonda. Il governo Berlusconi è in caduta libera di consensi.
Il suo blocco sociale è in disfacimento. Il Parlamento è un simulacro di
complicità e di impotenza, come rivelano i salvataggi spudorati dei più
corrotti faccendieri di regime( Milanese). Manifestare oggi sotto Palazzo
Chigi e Montecitorio avrebbe dunque un significato politico e simbolico
maggiore che in tante altre situazioni ordinarie. Non sarebbe un gesto
“ideologico” e minoritario, ma un atto di profonda sintonia col più vasto
sentimento popolare ( che non va abbandonato al populismo qualunquista o
reazionario). Perchè allora non rivendicare apertamente questo diritto?

I POTERI FORTI VOGLIONO UN RICAMBIO POLITICO “ORDINATO”. PER QUESTO
DIFENDONO LA SACRALITA' DELLE ISTITUZIONI

L'argomento ( apparentemente “di sinistra”) secondo cui la manifestazione
del 15 non è “contro Berlusconi” ma contro tutte le politiche dominanti in
Europa; che “non siamo ansiosi di rovesciare Berlusconi per favorire un
governo Montezemolo( o simili)”; che DUNQUE è secondario e “provinciale”
dirigersi su Palazzo Chigi e Parlamento, mischia confusamente giuste
premesse e conclusioni sbagliate.

Il rovesciamento di massa del “proprio” governo è oggi come ieri-in ogni
Paese- non solo il più grande contributo alla propagazione internazionale
della ribellione sociale, ma anche un bastone tra le ruote di ogni progetto
di alternanza borghese. I poteri forti che stanno lavorando a rimpiazzare
Berlusconi con un più diretto governo dei banchieri hanno bisogno di un
quadro di pace sociale e di ordine pubblico. Di ritessere la concertazione
con la Cgil ( ben ricambiati). Di disporre di una scacchiera sgombra da ogni
irruzione di massa. Il loro terrore è che la crisi del berlusconismo e della
seconda Repubblica possa trascinare con sé ripresa di conflitto e
“disordine” di piazza.. Da qui il cantico della “solidarietà nazionale”
attorno alle “Istituzioni”, propagato da tutta la stampa borghese e recitato
solennemente da Napolitano. Da qui anche.. la difesa della “sacralità” del
Parlamento, di Piazza Montecitorio, di Piazza Colonna, di tutti i luoghi
istituzionali. Sino alle grida isteriche e bipartisan di fronte alla più
piccola e innocua manifestazione di protesta davanti al Palazzo come è
recentemente avvenuto.

UNA MANIFESTAZIONE STRAORDINARIA PER LA RIVOLTA SOCIALE

Per queste stesse ragioni una grande manifestazione di massa davanti a
Governo e Parlamento, non è solo un diritto democratico, ma un atto politico
che collide con tutta la logica dell'alternanza e dei poteri forti. Perchè è
un atto che allude -fosse pure simbolicamente- alla prospettiva della
rivolta sociale: l'unico fattore capace di rovesciare Berlusconi dal
versante delle ragioni dei lavoratori e non dei banchieri, di spostare i
reali rapporti di forza, di aprire la via ad un'alternativa vera.
Il punto vero è se vogliamo PROVARE a investire la manifestazione del 15
Ottobre in una prospettiva di reale ribellione di massa, nel cuore della
crisi italiana ed europea, oppure se la concepiamo PREGIUDIZIALMENTE come
una ordinaria manifestazione di propaganda: naturalmente importante,
naturalmente di massa,
ma destinata di fatto a lasciare le cose come stanno, al pari di tutte le
tradizionali manifestazioni d'autunno. Questo è il bivio.

LIBERARSI DA UNA PREGIUDIZIALE RINUNCIATARIA

L'obiezione secondo cui non ha senso chiedere di dirigersi su Palazzo Chigi
perchè “tanto non ce lo concedono”, ” rischiamo di aizzare estremismi e
avventurismi” “non ci sono i rapporti di forza” ecc., riflette una
psicologia politica rinunciataria. Se gli oppressi dovessero rivendicare
solo ciò che “viene loro concesso” la storia umana avrebbe fatto pochi passi
in avanti. Rivendicare l'”impossibile” è da sempre la condizione decisiva
per ottenere “possibili” conquiste: così è stato per il diritto di sciopero,
così è stato per il diritto di votare e manifestare. I rapporti di forza si
modificano con la lotta politica e di massa, a partire dalla rivendicazione
di ciò che è giusto. Non con la rinuncia a rivendicare ciò che è giusto nel
nome “dei rapporti di forza”. E ciò è tanto più vero, concretamente, qui e
ora: di fronte a un governo reazionario,profondamente indebolito,
attraversato da una furiosa guerra per bande, sempre più odiato o detestato
dalla maggioranza dei lavoratori e del popolo. Rivendicare pubblicamente il
diritto a manifestare sotto i palazzi del potere, fare del prevedibile
rifiuto del governo un caso di scandalo pubblico, potrebbe essere di per sé
un volano di preparazione della manifestazione di massa contro un governo
che “rifiuta ciò che si concede nel resto d'Europa”. Peraltro proprio il
rifiuto pregiudiziale a rivendicare pubblicamente questo diritto,a premere
per la sua affermazione, a preparare organizzativamente e unitariamente la
gestione di piazza di questa rivendicazione, rischia questo sì di lasciare
spazio a iniziative avventuriste “fai da te”, magari in ordine sparso,
estranee ad una logica di massa, a scapito dell'impatto politico del 15
ottobre.

PREGIUDIZI COSTITUZIONALI E SPIRITO DI ROUTINE

In realtà le resistenze di alcuni settori a rivendicare un diritto
democratico così elementare mi pare abbia un sottofondo politico, che
sovrappone due elementi diversi.

Su un versante, agisce la lunga tradizione, tipicamente italiana, della
mitologia costituzionale, che ha attraversato l'intero dopoguerra, e che ha
seminato una cultura reverenziale verso le “istituzioni” dello Stato,
maggiore che in altri Paesi ( per cui ad esempio la Presidenza della
Repubblica è largamente venerata nella stessa ”sinistra radicale” anche
quando sorregge l'odiato Berlusconi e chiede misure più severe i
lavoratori).

Su un altro versante, anche in ambiti di “estrema sinistra”, opera uno
spirito di routine, che fa della contestazione del potere uno spazio di
propria caratterizzazione più che un investimento nella prospettiva di
rivoluzione: per cui spesso il problema centrale di una manifestazione, al
di là delle parole d'ordine formali, non è il suo investimento nell'azione
di massa e nel suo sviluppo, ma solo la conquista di uno spazio d'immagine a
livello mediatico e di una buona critica di opinione della stampa
“democratica”. Utile magari in qualche caso per negoziare a futura memoria
un accordo col centrosinistra, in altri casi a strappare solo lo scampolo di
una benevola intervista. Ma sempre in un ottica segnata dall'interesse
autoconservativo di un piccolo o grande “ceto politico”, non dall'interesse
generale di una prospettiva di emancipazione e liberazione.

Questo retroterra culturale, sempre distorto, rischia di diventare tanto più
conservatore nei momenti straordinari della vita politica e sociale : quando
non si tratta di vivere di routine, ma di assumersi le proprie
responsabilità di fronte a snodi politici di fondo. La crisi della seconda
Repubblica e la “catastrofe” italiana, dentro la più grande crisi
dell'Europa capitalista, è esattamente uno di questi momenti.

IN CONCLUSIONE

Parteciperemo dunque col massimo impegno alla manifestazione del 15 Ottobre,
nel rispetto del suo spirito unitario e delle scelte che il coordinamento
promotore - di cui siamo parte- farà. Ma senza rinunciare al nostro punto di
vista. Senza rinunciare a proporre la massima combinazione di unità e
radicalità. Senza rinunciare a lavorare perchè ogni manifestazione di questo
autunno sia investita nella prospettiva di una sollevazione di massa per una
svolta vera. Fuori e contro ogni forma di conservatorismo, e di ogni logica
rinunciataria.
 * MARCO FERRANDO *
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