<div style="color: rgb(204, 0, 0);" class="colbox">
<h1 class="titolo_pagina_newsletter">IL DOCUMENTO DELLA BCE E LA RISPOSTA DEL 1° OTTOBRE A ROMA </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(29 Settembre 2011) </p>
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<p class="testo_newsletter">
<br>
<br>Il documento della BCE, pubblicato dal Corriere, è il Vangelo della
politica bipartisan in Italia e in Europa: taglio di stipendi, servizi,
prestazioni sociali, diritti, per garantire i portafogli delle banche.
La occupazione di cinque ministeri in Grecia da parte dei lavoratori
contro le ricette della BCE è una reazione esemplare per i lavoratori
italiani. Sabato mattina a Roma, presso il teatro Ambra Jovinelli, una
grande assemblea di movimenti e soggetti politici- tra cui il PCL -
solidarizzerà coi lavoratori greci e lancerà la campagna nazionale per
l'abolizione del debito pubblico verso le banche e per la loro
nazionalizzazione, quale unica alternativa reale al programma unico dei
banchieri. </p>
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<div style="color: rgb(255, 0, 0);" class="colbox">
<p class="firma_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI <br></b></p><p class="firma_newsletter"><b><a href="http://www.pclavoratori.it">http://www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br>
</b></p><p class="firma_newsletter"><br></p><div style="color: rgb(204, 0, 0);" class="colbox">
<h1 class="titolo_pagina_newsletter">15 OTTOBRE: RIVENDICARE IL DIRITTO A MANIFESTARE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(26 Settembre 2011) </p>
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<p class="info_o_sintesi_newsletter">nota nazionale di Marco Ferrando </p>
</div><span style="color: rgb(0, 0, 0);">
</span><div style="color: rgb(0, 0, 0);" class="colbox">
<p class="testo_newsletter">Per il 15 Ottobre si annuncia, com'è noto,
una grande manifestazione di massa a Roma, nel quadro della giornata di
mobilitazione europea promossa dagli indignati spagnoli contro le
politiche dominanti. E' una scadenza di grande importanza, come dimostra
l'ampio spettro di soggetti coinvolti e l'attenzione che sta
richiamando ovunque. Tutti i soggetti di fatto promotori della
manifestazione, incluso il PCL, sono dunque impegnati a garantire il
massimo successo di partecipazione popolare all'iniziativa e il suo
massimo impatto politico.
<br>
<br>Al tempo stesso, nel pieno rispetto del coordinamento unitario
promotore che si è costituito, riterrei sbagliata ogni rinuncia
pregiudiziale a rivendicare il diritto della manifestazione a dirigersi
verso i palazzi del potere: Palazzo Chigi e Montecitorio. Una proposta
già avanzata dal PCL in sede di coordinamento, che voglio qui riprendere
e argomentare.
<br>
<br>IN TUTTA EUROPA SI MANIFESTA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE
<br>
<br>In tutta Europa- tanto più in questa fase- le grandi manifestazioni
di massa si dirigono verso le sedi del Governo e del Parlamento. Così
ad Atene in piazza Syntagma, così a Madrid, così a Londra.. Ed è
naturale: perchè “il popolo” manifesta contro “il potere”. Perchè questa
scelta esalta la contrapposizione politica diretta alle rappresentanze
degli industriali e dei banchieri, ai loro luoghi istituzionali, ai loro
partiti ( di governo e di “opposizione”). Chiedo: perchè in Italia
dovrebbe essere diversamente? E soprattutto: perchè dovremmo noi
rassegnarci a questa “diversità”? Proprio la giornata europea di
mobilitazione contro i governi non dovrebbe costituire il momento ideale
per rivendicare anche in Italia il diritto riconosciuto e praticato nel
resto d'Europa? Continuare a subire una lesione della stessa democrazia
borghese, nel momento stesso in cui rivendichiamo “una democrazia
reale” e alternativa sarebbe – mi pare- una contraddizione singolare.
<br>
<br>IN ITALIA GOVERNO E PARLAMENTO SCUDO DELLA PEGGIORE REAZIONE
<br>
<br>Per di più in Italia abbiamo di fronte il governo più reazionario
d'Europa ( se si fa eccezione per l'Ungheria), il Parlamento più
corrotto e addomesticato della UE, tra i più alti livelli di
condivisione bipartisan delle scelte di fondo della BCE e dell'Unione,
sotto la benedizione congiunta di Bankitalia e della Presidenza della
Repubblica. Perchè dunque proprio in Italia si dovrebbe rinunciare a
manifestare sotto i palazzi del potere?
<br>
<br>E' una rinuncia tanto più incomprensibile in questo momento
politico. La frattura tra potere politico-istituzionale e senso comune
popolare non è mai stata così profonda. Il governo Berlusconi è in
caduta libera di consensi. Il suo blocco sociale è in disfacimento. Il
Parlamento è un simulacro di complicità e di impotenza, come rivelano i
salvataggi spudorati dei più corrotti faccendieri di regime( Milanese).
Manifestare oggi sotto Palazzo Chigi e Montecitorio avrebbe dunque un
significato politico e simbolico maggiore che in tante altre situazioni
ordinarie. Non sarebbe un gesto “ideologico” e minoritario, ma un atto
di profonda sintonia col più vasto sentimento popolare ( che non va
abbandonato al populismo qualunquista o reazionario). Perchè allora non
rivendicare apertamente questo diritto?
<br>
<br>I POTERI FORTI VOGLIONO UN RICAMBIO POLITICO “ORDINATO”. PER QUESTO DIFENDONO LA SACRALITA' DELLE ISTITUZIONI
<br>
<br>L'argomento ( apparentemente “di sinistra”) secondo cui la
manifestazione del 15 non è “contro Berlusconi” ma contro tutte le
politiche dominanti in Europa; che “non siamo ansiosi di rovesciare
Berlusconi per favorire un governo Montezemolo( o simili)”; che DUNQUE è
secondario e “provinciale” dirigersi su Palazzo Chigi e Parlamento,
mischia confusamente giuste premesse e conclusioni sbagliate.
<br>
<br>Il rovesciamento di massa del “proprio” governo è oggi come ieri-in
ogni Paese- non solo il più grande contributo alla propagazione
internazionale della ribellione sociale, ma anche un bastone tra le
ruote di ogni progetto di alternanza borghese. I poteri forti che stanno
lavorando a rimpiazzare Berlusconi con un più diretto governo dei
banchieri hanno bisogno di un quadro di pace sociale e di ordine
pubblico. Di ritessere la concertazione con la Cgil ( ben ricambiati).
Di disporre di una scacchiera sgombra da ogni irruzione di massa. Il
loro terrore è che la crisi del berlusconismo e della seconda Repubblica
possa trascinare con sé ripresa di conflitto e “disordine” di piazza..
Da qui il cantico della “solidarietà nazionale” attorno alle
“Istituzioni”, propagato da tutta la stampa borghese e recitato
solennemente da Napolitano. Da qui anche.. la difesa della “sacralità”
del Parlamento, di Piazza Montecitorio, di Piazza Colonna, di tutti i
luoghi istituzionali. Sino alle grida isteriche e bipartisan di fronte
alla più piccola e innocua manifestazione di protesta davanti al Palazzo
come è recentemente avvenuto.
<br>
<br>UNA MANIFESTAZIONE STRAORDINARIA PER LA RIVOLTA SOCIALE
<br>
<br>Per queste stesse ragioni una grande manifestazione di massa davanti
a Governo e Parlamento, non è solo un diritto democratico, ma un atto
politico che collide con tutta la logica dell'alternanza e dei poteri
forti. Perchè è un atto che allude -fosse pure simbolicamente- alla
prospettiva della rivolta sociale: l'unico fattore capace di rovesciare
Berlusconi dal versante delle ragioni dei lavoratori e non dei
banchieri, di spostare i reali rapporti di forza, di aprire la via ad
un'alternativa vera.
<br>Il punto vero è se vogliamo PROVARE a investire la manifestazione
del 15 Ottobre in una prospettiva di reale ribellione di massa, nel
cuore della crisi italiana ed europea, oppure se la concepiamo
PREGIUDIZIALMENTE come una ordinaria manifestazione di propaganda:
naturalmente importante, naturalmente di massa,
<br>ma destinata di fatto a lasciare le cose come stanno, al pari di
tutte le tradizionali manifestazioni d'autunno. Questo è il bivio.
<br>
<br>LIBERARSI DA UNA PREGIUDIZIALE RINUNCIATARIA
<br>
<br>L'obiezione secondo cui non ha senso chiedere di dirigersi su
Palazzo Chigi perchè “tanto non ce lo concedono”, ” rischiamo di aizzare
estremismi e avventurismi” “non ci sono i rapporti di forza” ecc.,
riflette una psicologia politica rinunciataria. Se gli oppressi
dovessero rivendicare solo ciò che “viene loro concesso” la storia umana
avrebbe fatto pochi passi in avanti. Rivendicare l'”impossibile” è da
sempre la condizione decisiva per ottenere “possibili” conquiste: così è
stato per il diritto di sciopero, così è stato per il diritto di votare
e manifestare. I rapporti di forza si modificano con la lotta politica e
di massa, a partire dalla rivendicazione di ciò che è giusto. Non con
la rinuncia a rivendicare ciò che è giusto nel nome “dei rapporti di
forza”. E ciò è tanto più vero, concretamente, qui e ora: di fronte a un
governo reazionario,profondamente indebolito, attraversato da una
furiosa guerra per bande, sempre più odiato o detestato dalla
maggioranza dei lavoratori e del popolo. Rivendicare pubblicamente il
diritto a manifestare sotto i palazzi del potere, fare del prevedibile
rifiuto del governo un caso di scandalo pubblico, potrebbe essere di per
sé un volano di preparazione della manifestazione di massa contro un
governo che “rifiuta ciò che si concede nel resto d'Europa”. Peraltro
proprio il rifiuto pregiudiziale a rivendicare pubblicamente questo
diritto,a premere per la sua affermazione, a preparare
organizzativamente e unitariamente la gestione di piazza di questa
rivendicazione, rischia questo sì di lasciare spazio a iniziative
avventuriste “fai da te”, magari in ordine sparso, estranee ad una
logica di massa, a scapito dell'impatto politico del 15 ottobre.
<br>
<br>PREGIUDIZI COSTITUZIONALI E SPIRITO DI ROUTINE
<br>
<br>In realtà le resistenze di alcuni settori a rivendicare un diritto
democratico così elementare mi pare abbia un sottofondo politico, che
sovrappone due elementi diversi.
<br>
<br>Su un versante, agisce la lunga tradizione, tipicamente italiana,
della mitologia costituzionale, che ha attraversato l'intero
dopoguerra, e che ha seminato una cultura reverenziale verso le
“istituzioni” dello Stato, maggiore che in altri Paesi ( per cui ad
esempio la Presidenza della Repubblica è largamente venerata nella
stessa ”sinistra radicale” anche quando sorregge l'odiato Berlusconi e
chiede misure più severe i lavoratori).
<br>
<br>Su un altro versante, anche in ambiti di “estrema sinistra”, opera
uno spirito di routine, che fa della contestazione del potere uno spazio
di propria caratterizzazione più che un investimento nella prospettiva
di rivoluzione: per cui spesso il problema centrale di una
manifestazione, al di là delle parole d'ordine formali, non è il suo
investimento nell'azione di massa e nel suo sviluppo, ma solo la
conquista di uno spazio d'immagine a livello mediatico e di una buona
critica di opinione della stampa “democratica”. Utile magari in qualche
caso per negoziare a futura memoria un accordo col centrosinistra, in
altri casi a strappare solo lo scampolo di una benevola intervista. Ma
sempre in un ottica segnata dall'interesse autoconservativo di un
piccolo o grande “ceto politico”, non dall'interesse generale di una
prospettiva di emancipazione e liberazione.
<br>
<br>Questo retroterra culturale, sempre distorto, rischia di diventare
tanto più conservatore nei momenti straordinari della vita politica e
sociale : quando non si tratta di vivere di routine, ma di assumersi le
proprie responsabilità di fronte a snodi politici di fondo. La crisi
della seconda Repubblica e la “catastrofe” italiana, dentro la più
grande crisi dell'Europa capitalista, è esattamente uno di questi
momenti.
<br>
<br>IN CONCLUSIONE
<br>
<br>Parteciperemo dunque col massimo impegno alla manifestazione del 15
Ottobre, nel rispetto del suo spirito unitario e delle scelte che il
coordinamento promotore - di cui siamo parte- farà. Ma senza rinunciare
al nostro punto di vista. Senza rinunciare a proporre la massima
combinazione di unità e radicalità. Senza rinunciare a lavorare perchè
ogni manifestazione di questo autunno sia investita nella prospettiva di
una sollevazione di massa per una svolta vera. Fuori e contro ogni
forma di conservatorismo, e di ogni logica rinunciataria. </p>
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<b><span style="color: rgb(0, 0, 0);">
MARCO FERRANDO
</span></b><br>
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