[Redditolavoro] solidarietà antifascista con i compagni di teramo

procomta ro.red at libero.it
Tue Sep 20 13:29:58 CEST 2011


Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un uso sempre più massiccio e, per 
molti versi nuovo per quanto riguarda i movimenti antagonisti, di una forma 
repressiva da usare contro compagni e compagne: l'associazione a delinquere.

Già l'anno scorso d'altronde vi era stata una tale operazione a Torino e a 
febbraio di quest'anno i giornali di regime a Genova scrivevano d'ipotesi di 
associazione a delinquere contro i compagni. Ma l'interesse e lo scopo degli 
inquirenti è stato chiarito in un incontro che si è avuto qualche giorno 
prima di un'altra vasta campagna repressiva contro anarchici ed anarchiche a 
Bologna. Tempo un mese ed il copione si ripete, stavolta a Firenze. Anche 
qui perquisizioni, arresti e restrizioni, con l'accusa di associazione a 
delinquere.

A Teramo questo copione coinvolge gli antifascisti che si battono 
quotidianamente per non dar spazio ai rigurgiti fascisti che un po' ovunque 
stanno rialzando la testa.
Nella città abruzzese non vi sono arresti, nè restrizioni, si mantiene però 
la struttura dell'associazione a delinquere. Tale reato viene considerato un 
"delitto contro l'ordine pubblico" ed i suoi tratti caratteristici sono: "la 
stabilità dell'accordo, ossia l'esistenza di un vincolo associativo 
destinato a perdurare nel tempo" e "l'esistenza di un programma di 
delinquenza volto alla commissione di una pluralità indeterminata di 
delitti".

Un altro requisito dell'associazione per delinquere è che l'associazione sia 
dotata di una struttura, anche minima. Questo ultimo elemento è ben 
illustrato in un articolo di un giornale teramano in cui, gli antifascisti 
vengono elencati uno ad uno, con tanto di ruolo. Ma fatto ancor più grave è 
che per la giurisprudenza italiana, "il solo fatto di partecipare 
all'associazione" è punibile, anche quindi se non si sono commessi reati 
specifici.
L'associazione a delinquere quindi, rapportata ai movimenti sociali, reprime 
per il semplice fatto di pensarla diversamente, ancor prima di agire 
diversamente. Reprime cioè sulla base di idee, di affinità che possono unire 
degli individui come, nel caso teramano, l'antifascismo. Con dei semplici 
avvenimenti quindi chi reprime può imbastire un procedimento che va a 
colpire un'intera area di dissenso. E qui sta la gravità di tale strumento 
repressivo.

Tornando al caso teramano, nell'associazione a delinquere vengono indagati 
anche i fascisti locali, e in tal modo la procura teramana tenta di 
equiparare l'azione dei fascisti a quella degli antifascisti, nonché tenta 
di far passare nell'ombra fatti gravissimi equiparandoli ad una semplice 
rissa.

Anche stavolta, come in passato gli antifascisti e le antifasciste teramane 
dichiarano che continueranno a rivendicare la loro militanza antifascista.





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