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Mon Sep 19 20:20:25 CEST 2011


Sit-in alla stazione di Termini Imerese delle tute blu che chiedono garanzie 
per il futuro. A fine anno l'industria torinese lascerà lo stabilimento 
sicilianoGli operai della Fiat e dell'indotto hanno bloccato questa mattina 
per un'ora la stazione ferroviaria di Termini Imerese. La decisione di 
fermare i treni era stata presa al termine di un'assemblea, che si è svolta 
davanti ai cancelli della fabbrica dove si assembla la Lancia Ypsilon. La 
Fiat a fine anno lascerà lo stabilimento siciliano. Gli operai chiedono 
anche un incontro urgente con i sindaci della provincia di Palermo.

"Questa vertenza, giorno dopo giorno, diventa sempre più difficile - dice il 
segretario provinciale della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone - 
Chiediamo un incontro per questo pomeriggio stesso nella sede del Comune di 
Termini Imerese con i sindaci del comprensorio".

E intanto cresce l'attesa per la riunione di domani in programma a Palazzo 
d'Orleans con il presidente della Regione Raffaele Lombardo e i sindacati. 
Gli operai chiedono garanzie sui livelli occupazionali per tutti i 2.200 
metalmeccanici dell'area industriale termitana. Domani la protesta si 
sposterà nel capoluogo siciliano; i sindacati organizzeranno un sit-in a 
piazza Indipendenza davanti alla sede della Presidenza, dove le tute blu 
arriveranno con 8 pullman da Termini Imerese. È slittato, intanto, 
l'incontro al ministero delle Attività produttive che era in programma il 27 
settembre. Dura, Mariella Maggio, segretario regionale della Cgil: "È un 
fatto grave che conferma che sull'argomento non ci sono al momento idee 
chiare e nulla di concreto".



Solidarietà agli operai in lotta per il lavoro.

A Termini Imerese come all'Iribus gli operai da giorni hanno risposto con la 
lotta alla chiusura della loro fabbrica che li butta in mezzo alla strada in 
città e zone del sud, dove dilaga la disoccupazione. Fabbriche sacrificate 
al dio profitto, al dio mercato, incarnate dall'uomo nero della Fiat, 
Marchionne, il cui stipendio è già 400 volte più di quello dell'operaio 
quando lavora e che ora diventa 1000 volte del reddito assistito nella 
penosa trafila, cassintegrazione, mobilità, disoccupazione.
Operai, parte di un esercito che ha mantenuto in piedi in tutti questi anni 
queste fabbriche, che hanno retto insieme ai loro compagni di classe la 
cosiddetta economia nazionale, che oggi dovrebbero essere rigettati a 
presunte nuove fabbriche senza presente e futuro, o a "rifiuti umani" come 
vengono chiamati coloro che comunque per vivere rientrano nel ciclo della 
grande malavita ben presente in queste zone.
Ma chi l'ha detto? Dove sta scritto? Il mercato, la legge... E' il vostro 
mercato, sono le vostre leggi!
Noi siamo solidali con chi sta lottando, ma lo saremmo di più e pensiamo che 
tutti gli operai e le masse popolari di questo paese lo sarebbero di più, se 
queste lotte assumessero fino in fondo il carattere di rivolta operaia, 
senza freni e senza limiti che non siano quelli dell'esercizio della forza 
collettiva, come gli operai hanno saputo spesso fare in Italia - ma si pensi 
anche alla Francia - a fronte di problemi di licenziamenti.
Anche tra gli operai bisogna affermare con forza che i risultati concreti 
che permettono di continuare a lavorare sono il sottoprodotto di una lotta 
che punti più in alto, che punti alla radice e alla causa e non all'effetto.
Per una lotta simile i sindacati attuali non sono armi sufficienti. E qui 
c'è il problema del nuovo sindacato di classe, che non nasca dalla luna o da 
sigle nuove calate dall'alto, ma appunto dalla ribellione di massa degli 
operai allo stato di cose esistente, per un movimento reale che lo abolisca.

proletari comunisti 



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