[Redditolavoro] Fw: Articolo toccante del Corriere della Sera sulle morti per infortuni sul lavoro

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Wed Sep 14 11:30:32 CEST 2011




Articolo toccante del Corriere della Sera sulle morti per infortuni sul
lavoro


Dal Corriere della Sera del 13 settembreLE STORIE E LE STATISTICHEQuei tre
morti quotidiani per il lavoroCasi in crescita, nonostante gli appelli. Il
pm Guariniello: le leggi ci sono, inapplicate Le cifre Contando le sei
vittime di ieri per lo scoppio nella fabbrica Pirotecnica Arpinate, nel 2011
sono già 452 i caduti sul lavoro Le cause Centinaia di casi di morti
bianche, dagli operai che puliscono i silos ai taglialegna fino ai contadini
che guidano i trattori

MILANO - Giorgio, Nicola, Fabio, Aurelian, e neppure una breve in cronaca.
Ci devono essere altri modi per iniziare un articolo sulla strage
dimenticata, ma certe volte la via più banale risulta essere anche la più
efficace. Prime ore del pomeriggio, 9 settembre, un giorno come tanti.
Giorgio Bonatto, 56 anni, marito, padre e nonno, sale a dieci metri di
altezza per ripulire un silos. Fabio Roso, stagionale del servizio
forestale, si addentra in un bosco con la sua squadra per tagliare alcuni
alberi. Nicola Moratti detto «Sazza» scende dal muletto per controllare che
le botti di vino siano in sicurezza. La fine è nota, anche oggi la media
italiana di tre morti quotidiane sul lavoro è stata rispettata. Potremmo
andare avanti per pagine intere, fino a comporre un martirologio che non
risparmia neppure il Natale. Contando le sei vittime della Pirotecnica
Arpinate, nel 2011 siamo a 452 caduti sul lavoro. Certo, si tratta ancora di
dati empirici forniti dagli osservatori indipendenti sugli infortuni
mortali, il bollettino finale spetta sempre all' Inail, che a ogni luglio
stila il suo rapporto sull' anno precedente, al netto delle «avvenute
transazioni» tra famiglia e azienda e delle denunce omesse. Prendiamo un'
altra giornata italiana appena trascorsa, prendiamo il 7 settembre. Ad
Avezzano muore Aurelian Lucian Moldovan, operaio di 40 anni. Lavorava in un
cantiere che ristrutturava un' abitazione privata, vicino all' impalcatura
c' erano dei fili dell' alta tensione. Come da formula abituale, «la
dinamica dell' incidente è ancora al vaglio degli inquirenti, le cause del
decesso sono ancora da chiarire». Anche nel caso di un cadavere senza nome
ritrovato nello stesso giorno sul ciglio di una strada al confine tra
Basilicata e Puglia, «cittadino di apparente origine nordafricana», trovato
stranamente senza documenti di identità in tasca, senza un telefono, senza
neppure i vestiti, ci sarebbe da chiarire, anche se le modalità del
ritrovamento e tracce di cemento sul petto lasciano supporre che si
trattasse di un lavoratore abusivo di qualche cantiere, forse altrettanto
abusivo. Ogni morte bianca è a suo modo esemplare, ognuna di esse lascia un
messaggio chiaro. Bonatto e Roso erano entrambi veneti, di una regione che
si sta confermando in cima alla classifica degli infortuni sul lavoro.
Moratti lavorava vicino a Brescia, in una provincia che è un' anomalia, nel
2010 ha avuto il più alto numero di vittime e quest' anno sembra avviata
alla riconferma. Moldovan faceva il muratore come tanti suoi connazionali, e
i cittadini romeni rappresentano il 40 per cento degli stranieri morti sui
luoghi di lavoro, che a loro volta sono l' 11,3% del totale e rappresentano
un bacino di lavoro sommerso e in nero che spesso, in vita come in morte,
non figura su alcuna statistica ufficiale. La morte bianca non dimentica
nessuno e non lascia tracce, nella memoria e nei gesti degli uomini. Dopo il
disastro della Thyssen, in Piemonte il calo delle morti sul lavoro era stato
costante per i due anni seguenti. Nel 2011 i morti a Torino sono giù undici,
29 nell' intera regione, uno in più dell' intero 2010: dacci oggi la nostra
Thyssen quotidiana. Raffaele Guariniello, pubblico ministero di quella
vicenda, è considerato uno spauracchio degli imprenditori italiani. «Le
nostre leggi sono ormai in linea con le direttive europee, il vero problema
è la loro applicazione. Il fatto che le piccole imprese rappresentino il
tessuto connettivo di questo Paese non essere un alibi per nessuno. Se un'
azienda a conduzione familiare taglia i costi sull' infortunistica per
contenere i costi e massimizzare il guadagno, chi ha organizzato quella
catena di lavoro, chi è il committente? L' unica possibile chiave di volta
per limitare i danni ci obbliga a puntare su chi detiene i poteri
decisionali. Altrimenti, andiamo avanti così, con questi numeri». Ce ne sono
alcuni che spiegano bene il nostro ritardo. Il 2001 fu l' anno nero della
Germania, che ebbe 601 morti sul lavoro. In Italia furono 1.286. E se nel
2009 l' incidenza tedesca degli infortuni sul lavoro era dell' 1,9 per cento
ogni centomila occupati, la nostra raggiungeva il 2,5%. Ma nel luglio di
quest' anno le manifestazioni di giubilo per l' annuale rapporto Istat
furono così esagerate da far pensare a un esempio di cattiva coscienza da
parte della nostra politica. Nel 2010 il numero dei morti sul lavoro era
rimasto per la prima volta al di sotto della soglia psicologica delle mille
unità. Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil, non si era unito al
sospiro di sollievo collettivo. «Essendo calata in modo sensibile l'
occupazione, è fisiologico che siano diminuiti anche gli infortuni. I
progressi su prevenzione e sicurezza andrebbero misurati in una fase di
crescita occupazionale». O magari letti in controluce, tenendo accanto i
dati dei controlli a campione effettuati nel periodo marzo-ottobre 2010 dal
ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Su 19.000 accertamenti
ispettivi condotti su aziende edili e agricole del Sud, il 61 e il 45 per
cento risultava «irregolare e inadempiente». I controlli diminuiscono, il
lavoro sommerso aumenta. E in mezzo c' è quella lista infinita di nomi. Da
una poesia di Carlo Soricelli, metalmeccanico in pensione, titolare di uno
di quei documentatissimi Osservatori indipendenti sulle morte bianche: «Il
silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica e tutte le fabbriche d'
Italia/Anche il nostro bravo Presidente urla instancabile le morti sul
lavoro/ma anche le sue sono urla impotenti/Addio Compagni di fatica, di
sogni e d' ideali/Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace». Marco
Imarisio RIPRODUZIONE RISERVATA **** +13,8% L' incremento rispetto al 12
settembre 2010 per l' Osservatorio indipendente di Bologna 141 Agricoltura
Sono le morti registrate nel settore agricoltura: il 31,1% di tutti i
decessi sui luoghi di lavoro 121 Edilizia Sono le vittime da gennaio a ieri
nel settore dell' edilizia: il 27,2% del totale



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