[Redditolavoro] CINQUE MISURE STRAORDINARIE CONTRO LA CATASTROFE
Partito Comunista dei Lavoratori
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Thu Nov 10 09:35:36 CET 2011
CINQUE MISURE STRAORDINARIE CONTRO LA CATASTROFE.
SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.
Documento nazionale PCLavoratori
(10 Novembre 2011)
IMPORTANTE PROPOSTA DI PERCORSO
La crisi del capitalismo italiano é al centro della tempesta economica
europea e mondiale.
Le banche italiane sono colpite dalla crisi di credibilità dei titoli di
stato tricolori in cui hanno investito a mani basse. L'azione di
strozzinaggio degli interessi sul debito si è rivoltata contro gli
strozzini.
La U.E. si trova di fronte al dissesto finanziario dell'Italia, senza
disporre di risorse adeguate per un eventuale “soccorso”. Mentre la
gigantesca ricapitalizzazione delle banche continentali si trasforma
inevitabilmente in un nuovo appesantimento dei debiti pubblici.
L'unico punto fermo del caos finanziario europeo e mondiale è il programma
comune dei governi di ogni colore: salvare i banchieri e i capitalisti
facendo pagare la loro crisi ai lavoratori.
Questo attacco si aggrava in particolare in Italia, anello debole della
catena capitalistica internazionale, sotto la frusta della BCE. Il
precipitare della crisi finanziaria- sullo sfondo della crisi politica di
Berlusconi- determina un nuovo salto drammatico dell'attacco alle
condizioni sociali delle masse. Il progetto Europlus prescrive, di per sé,
la riduzione ogni anno di 45 miliardi di debito pubblico italiano, al netto
del pagamento degli interessi: ciò che segnerebbe una autentica regressione
storica della già miserabile condizione di milioni di lavoratori, giovani,
pensionati. E oggi i “commissari” europei chiedono una stretta ulteriore
della morsa per conto delle banche.
La rivolta sociale contro tutto questo è la condizione necessaria per
salvarsi. Ma la rivolta deve impugnare un programma d'azione alternativo
contro la crisi che recida finalmente la sua radice: la dittatura del
capitale finanziario sulla vita della società.
CINQUE MISURE RADICALI PER AFFRONTARE LA “CATASTROFE"
"C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi” strillano
all'unisono tutti i giornali borghesi e i banchieri che li finanziano,
mentre invocano la spoliazione dei salariati. “ C'è bisogno di un programma
d'emergenza contro la crisi”, diciamo noi: ma un programma che colpisca il
potere delle banche e dei capitalisti, liberando milioni di lavoratori dal
loro giogo. Un programma tanto radicale quanto è radicale il programma
della BCE.
1) Si rifiuti il pagamento del debito pubblico alle banche strozzine. Il
debito non è stato prodotto dai lavoratori, ma dalla rapina delle banche
contro i lavoratori. Non si vede perchè debbano essere i lavoratori a
pagarlo. Per di più.. ai banchieri. I 90 miliardi di interessi che lo
Stato paga ogni anno alle banche- grandi acquirenti dei titoli di Stato-
vanno semplicemente cancellati. E cosi' i 70 miliardi versati annualmente
dagli enti locali. I piccoli risparmiatori saranno integralmente tutelati.
Non i banchieri usurai. La loro rapina deve finire. E le risorse così
liberate debbono andare al lavoro, alla sanità, alla scuola..
2) Le banche e le assicurazioni vanno nazionalizzate, senza indennizzo per
i grandi azionisti, e sotto controllo dei lavoratori, creando un'unica
banca pubblica. Non è solo una misura imposta dall'annullamento del debito
pubblico verso le banche. E' una misura indispensabile per abbattere i
mutui che gravano sulle famiglie. Per portare alla luce la scandalosa
evasione fiscale del grande capitale, di cui le banche sono canale e
strumento. Per colpire i santuari della grande criminalità. Per acquisire
la leva decisiva per una riorganizzazione radicale dell'economia e della
società in funzione dei bisogni collettivi, e non del profitto di pochi.
Senza la nazionalizzazione delle banche, vero verminaio della società
borghese, ogni rivendicazione dell'“alternativa” si riduce ad una frase
vuota.
3) Va istituito il controllo operaio sulla produzione a partire
dall'abolizione del segreto commerciale e dall'apertura dei libri contabili
delle aziende. Il segreto commerciale tanto difeso dai custodi della
proprietà non vale più da molto tempo nel rapporto tra i grandi
capitalisti, che hanno ben pochi segreti tra loro. Vale invece come
paravento dei capitalisti nei confronti dei lavoratori e della società, cui
debbono nascondere frodi, truffe, raggiri di ogni tipo. Inclusi i costi
della pubblica corruzione. Non basta che i conti siano accessibili di tanto
in tanto a qualche compiacente istituto borghese di “vigilanza” o alla
Agenzia delle Entrate. E' necessario che siano i lavoratori e le loro
organizzazioni a mettere il naso nei “segreti” delle proprie aziende. Per
quale ragione dev'essere considerato “naturale” che i capitalisti e i loro
governi facciano i raggi x agli stipendi, ai risparmi, alla vita dei
lavoratori, e invece uno “scandalo” se i lavoratori vogliono controllare i
capitalisti , i loro conti, le loro ruberie?
4) Vanno nazionalizzati i grandi gruppi capitalistici dell'industria, senza
indennizzo e sotto controllo operaio, a partire dalle aziende che
licenziano o colpiscono i diritti sindacali. Quindi a partire dalla Fiat.
E' una misura indotta dalla nazionalizzazione delle banche, dato lo stretto
intreccio fra capitale industriale e capitale bancario. Ma è soprattutto un
provvedimento indispensabile per bloccare i licenziamenti, riorganizzare la
produzione, ripartire il lavoro fra tutti, avviare una riconversione
dell'economia a fini ecologici e sociali, secondo un piano democraticamente
definito. E sarebbe oltretutto un provvedimento di risparmio straordinario
per l'intera società: perchè annullerebbe la montagna di 40 miliardi annui
di trasferimenti pubblici a quelle stesse imprese private che distruggono
posti di lavoro. E che dunque sono già state “comprate” dai lavoratori, in
quanto principali contribuenti. A proposito di “lotta agli sprechi”.
5) Va varato un grande piano di opere sociali di pubblica utilità che dia
lavoro e risani le condizione di larga parte della società italiana. E'
assurdo registrare da un lato la disoccupazione del 30% dei giovani e il
licenziamento dei lavoratori, e dall'altro la straordinaria penuria (e
distruzione) di beni e servizi sociali. Il lavoro che c'è va ripartito fra
tutti in modo che nessuno ne sia privato, con la riduzione generale
dell'orario a parità di paga. Ma non basta. E' necessario un grande piano
di nuovo lavoro. La nazionalizzazione delle banche e della grande
industria, la fine della dipendenza dal debito, possono liberare un piano
di investimenti pubblici, sotto controllo sociale, in fatto di risanamento
ambientale, energie alternative, riparazione della rete idrica, sviluppo
della rete ferroviaria, messa in sicurezza dell'edilizia scolastica e
residenziale, estensione della rete ospedaliera e di assistenza agli
anziani..: investimenti capaci di utilizzare a pieno le capacità lavorative
e le professionalità di milioni di disoccupati, di dare lavoro ai
migranti,di cambiare volto all'ambiente di vita. Impedendo oltretutto
crimini sociali come quelli compiuti nei nubifragi di Genova e Liguria.
SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.
Nessuna di queste misure è derogabile, ai fini di una vera svolta. Senza
queste misure non solo non vi è alcuna possibile via d'uscita dalla crisi,
ma la crisi continuerà ad abbattersi con intensità sempre maggiore sulle
condizioni dei lavoratori e del popolo. Al tempo stesso nessuna di queste
misure è compatibile col capitalismo. Nessuna di queste misure è
realizzabile da parte dei governi borghesi, tutti legati a doppio filo agli
interessi dell'industria e delle banche. Solo un governo dei lavoratori,
basato sulla loro organizzazione e la loro forza, può realizzarle. E solo
una sollevazione operaia e popolare può imporre un governo dei lavoratori.
La crisi politica del berlusconismo, dentro il precipitare della crisi
capitalista, è un occasione preziosa per il movimento operaio: ma alla sola
condizione di imporre la propria agenda per la soluzione della crisi
politica e sociale. Senza questa azione indipendente, senza un autonomo
programma, tutto è destinato a risolversi contro i lavoratori. Come prima e
peggio di prima. O per mano di un governo Monti, o per mano di un
resuscitato centrosinistra. Prima delle elezioni, o dopo le elezioni.
Il momento di agire è ora. Il PCL fa appello a tutte le sinistre politiche,
sindacali, di movimento, a tutte le organizzazioni popolari e di massa, per
un fronte unico d'azione attorno a questo programma di svolta. E' ora di
porre fine una volta per tutte a compromissioni senza futuro col PD ,coi
partiti borghesi, con la Confindustria. E' l'ora di assumersi una
responsabilità indipendente. All'altezza della straordinarietà del momento.
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI *
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*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*
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