<div style="color: rgb(204, 0, 0);" class="colbox">
<h1 class="titolo_pagina_newsletter">CINQUE MISURE STRAORDINARIE CONTRO LA CATASTROFE.
<br>SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE. </h1>
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<h1 class="sottotitolo_pagina_newsletter">Documento nazionale PCLavoratori </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(10 Novembre 2011) </p>
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<p class="info_o_sintesi_newsletter">IMPORTANTE PROPOSTA DI PERCORSO </p>
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<p class="testo_newsletter">La crisi del capitalismo italiano é al centro della tempesta economica europea e mondiale.
<br>Le banche italiane sono colpite dalla crisi di credibilità dei
titoli di stato tricolori in cui hanno investito a mani basse. L'azione
di strozzinaggio degli interessi sul debito si è rivoltata contro gli
strozzini.
<br>
<br>La U.E. si trova di fronte al dissesto finanziario dell'Italia,
senza disporre di risorse adeguate per un eventuale “soccorso”. Mentre
la gigantesca ricapitalizzazione delle banche continentali si trasforma
inevitabilmente in un nuovo appesantimento dei debiti pubblici.
<br>
<br>L'unico punto fermo del caos finanziario europeo e mondiale è il
programma comune dei governi di ogni colore: salvare i banchieri e i
capitalisti facendo pagare la loro crisi ai lavoratori.
<br>
<br>Questo attacco si aggrava in particolare in Italia, anello debole
della catena capitalistica internazionale, sotto la frusta della BCE. Il
precipitare della crisi finanziaria- sullo sfondo della crisi politica
di Berlusconi- determina un nuovo salto drammatico dell'attacco alle
condizioni sociali delle masse. Il progetto Europlus prescrive, di per
sé, la riduzione ogni anno di 45 miliardi di debito pubblico italiano,
al netto del pagamento degli interessi: ciò che segnerebbe una autentica
regressione storica della già miserabile condizione di milioni di
lavoratori, giovani, pensionati. E oggi i “commissari” europei chiedono
una stretta ulteriore della morsa per conto delle banche.
<br>
<br>La rivolta sociale contro tutto questo è la condizione necessaria
per salvarsi. Ma la rivolta deve impugnare un programma d'azione
alternativo contro la crisi che recida finalmente la sua radice: la
dittatura del capitale finanziario sulla vita della società.
<br>
<br>
<br>
<br>CINQUE MISURE RADICALI PER AFFRONTARE LA “CATASTROFE"
<br>
<br>
<br>"C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi” strillano
all'unisono tutti i giornali borghesi e i banchieri che li finanziano,
mentre invocano la spoliazione dei salariati. “ C'è bisogno di un
programma d'emergenza contro la crisi”, diciamo noi: ma un programma
che colpisca il potere delle banche e dei capitalisti, liberando milioni
di lavoratori dal loro giogo. Un programma tanto radicale quanto è
radicale il programma della BCE.
<br>
<br>1) Si rifiuti il pagamento del debito pubblico alle banche
strozzine. Il debito non è stato prodotto dai lavoratori, ma dalla
rapina delle banche contro i lavoratori. Non si vede perchè debbano
essere i lavoratori a pagarlo. Per di più.. ai banchieri. I 90 miliardi
di interessi che lo Stato paga ogni anno alle banche- grandi acquirenti
dei titoli di Stato- vanno semplicemente cancellati. E cosi' i 70
miliardi versati annualmente dagli enti locali. I piccoli risparmiatori
saranno integralmente tutelati. Non i banchieri usurai. La loro rapina
deve finire. E le risorse così liberate debbono andare al lavoro, alla
sanità, alla scuola..
<br>
<br>2) Le banche e le assicurazioni vanno nazionalizzate, senza
indennizzo per i grandi azionisti, e sotto controllo dei lavoratori,
creando un'unica banca pubblica. Non è solo una misura imposta
dall'annullamento del debito pubblico verso le banche. E' una misura
indispensabile per abbattere i mutui che gravano sulle famiglie. Per
portare alla luce la scandalosa evasione fiscale del grande capitale, di
cui le banche sono canale e strumento. Per colpire i santuari della
grande criminalità. Per acquisire la leva decisiva per una
riorganizzazione radicale dell'economia e della società in funzione dei
bisogni collettivi, e non del profitto di pochi. Senza la
nazionalizzazione delle banche, vero verminaio della società borghese,
ogni rivendicazione dell'“alternativa” si riduce ad una frase vuota.
<br>
<br>3) Va istituito il controllo operaio sulla produzione a partire
dall'abolizione del segreto commerciale e dall'apertura dei libri
contabili delle aziende. Il segreto commerciale tanto difeso dai custodi
della proprietà non vale più da molto tempo nel rapporto tra i grandi
capitalisti, che hanno ben pochi segreti tra loro. Vale invece come
paravento dei capitalisti nei confronti dei lavoratori e della società,
cui debbono nascondere frodi, truffe, raggiri di ogni tipo. Inclusi i
costi della pubblica corruzione. Non basta che i conti siano accessibili
di tanto in tanto a qualche compiacente istituto borghese di
“vigilanza” o alla Agenzia delle Entrate. E' necessario che siano i
lavoratori e le loro organizzazioni a mettere il naso nei “segreti”
delle proprie aziende. Per quale ragione dev'essere considerato
“naturale” che i capitalisti e i loro governi facciano i raggi x agli
stipendi, ai risparmi, alla vita dei lavoratori, e invece uno “scandalo”
se i lavoratori vogliono controllare i capitalisti , i loro conti, le
loro ruberie?
<br>
<br>4) Vanno nazionalizzati i grandi gruppi capitalistici
dell'industria, senza indennizzo e sotto controllo operaio, a partire
dalle aziende che licenziano o colpiscono i diritti sindacali. Quindi a
partire dalla Fiat. E' una misura indotta dalla nazionalizzazione delle
banche, dato lo stretto intreccio fra capitale industriale e capitale
bancario. Ma è soprattutto un provvedimento indispensabile per bloccare i
licenziamenti, riorganizzare la produzione, ripartire il lavoro fra
tutti, avviare una riconversione dell'economia a fini ecologici e
sociali, secondo un piano democraticamente definito. E sarebbe
oltretutto un provvedimento di risparmio straordinario per l'intera
società: perchè annullerebbe la montagna di 40 miliardi annui di
trasferimenti pubblici a quelle stesse imprese private che distruggono
posti di lavoro. E che dunque sono già state “comprate” dai lavoratori,
in quanto principali contribuenti. A proposito di “lotta agli sprechi”.
<br>
<br>5) Va varato un grande piano di opere sociali di pubblica utilità
che dia lavoro e risani le condizione di larga parte della società
italiana. E' assurdo registrare da un lato la disoccupazione del 30% dei
giovani e il licenziamento dei lavoratori, e dall'altro la
straordinaria penuria (e distruzione) di beni e servizi sociali. Il
lavoro che c'è va ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia
privato, con la riduzione generale dell'orario a parità di paga. Ma non
basta. E' necessario un grande piano di nuovo lavoro. La
nazionalizzazione delle banche e della grande industria, la fine della
dipendenza dal debito, possono liberare un piano di investimenti
pubblici, sotto controllo sociale, in fatto di risanamento ambientale,
energie alternative, riparazione della rete idrica, sviluppo della rete
ferroviaria, messa in sicurezza dell'edilizia scolastica e residenziale,
estensione della rete ospedaliera e di assistenza agli anziani..:
investimenti capaci di utilizzare a pieno le capacità lavorative e le
professionalità di milioni di disoccupati, di dare lavoro ai migranti,di
cambiare volto all'ambiente di vita. Impedendo oltretutto crimini
sociali come quelli compiuti nei nubifragi di Genova e Liguria.
<br>
<br>
<br>SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.
<br>
<br>Nessuna di queste misure è derogabile, ai fini di una vera svolta.
Senza queste misure non solo non vi è alcuna possibile via d'uscita
dalla crisi, ma la crisi continuerà ad abbattersi con intensità sempre
maggiore sulle condizioni dei lavoratori e del popolo. Al tempo stesso
nessuna di queste misure è compatibile col capitalismo. Nessuna di
queste misure è realizzabile da parte dei governi borghesi, tutti legati
a doppio filo agli interessi dell'industria e delle banche. Solo un
governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro
forza, può realizzarle. E solo una sollevazione operaia e popolare può
imporre un governo dei lavoratori.
<br>
<br>La crisi politica del berlusconismo, dentro il precipitare della
crisi capitalista, è un occasione preziosa per il movimento operaio: ma
alla sola condizione di imporre la propria agenda per la soluzione della
crisi politica e sociale. Senza questa azione indipendente, senza un
autonomo programma, tutto è destinato a risolversi contro i lavoratori.
Come prima e peggio di prima. O per mano di un governo Monti, o per mano
di un resuscitato centrosinistra. Prima delle elezioni, o dopo le
elezioni.
<br>
<br>Il momento di agire è ora. Il PCL fa appello a tutte le sinistre
politiche, sindacali, di movimento, a tutte le organizzazioni popolari e
di massa, per un fronte unico d'azione attorno a questo programma di
svolta. E' ora di porre fine una volta per tutte a compromissioni senza
futuro col PD ,coi partiti borghesi, con la Confindustria. E' l'ora di
assumersi una responsabilità indipendente. All'altezza della
straordinarietà del momento. </p>
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<p class="firma_newsletter"><b style="color: rgb(255, 0, 0);">PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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<b>SEZ. PROV. DI BOLOGNA</b></p><p class="firma_newsletter"><a href="http://sites.google.com/site/pclbologna">http://sites.google.com/site/pclbologna</a> - <a href="mailto:pcl.bologna@virgilio.it">pcl.bologna@virgilio.it</a><br>
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