[Redditolavoro] BERNOCCHI IN PENSIONE! (ANZI, E' GIA' IN PENSIONE DA MOLTI ANNI)
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Sun Nov 6 11:30:32 CET 2011
BERNOCCHI IN PENSIONE! (ANZI, E' GIA' IN PENSIONE DA MOLTI ANNI)
Submitted by anonimo on Fri, 04/11/2011 - 19:24 15 ottobre 201115
ottobreapprofondimenti/analisibernocchicobasinfoautitaliaTorino
Apprendisti stregoni, devastatori, sfasciacarrozze, folli, gruppettari...
A proposito di un documento della Confederazione Cobas.
Sono ormai passati diversi giorni dagli eventi accaduti il 15 ottobre a
Roma. Il dibattito che si è in seguito sviluppato all'interno del movimento
sul corteo degli indignados, soprattutto in rete attraverso una serie di
comunicati e testimonianze, è stato senza dubbio interessante. Fra le molte
cose che abbiamo letto, di ogni tipo e colore, ci ha colpito negativamente
il documento della confederazione COBAS. Complessivamente, le 7 cartelle (!)
intitolate "UN IGNOBILE ATTACCO AI COBAS, L'ANALISI DEL 15 OTTOBRE E COME
CONTINUARE" rappresentano dal nostro punto di vista più che l'analisi
politica di un evento di piazza, una sorta di sfogo, tanto sguaiato quanto
isterico, che davvero poco aiuta alla comprensione di quanto avvenuto. L'assunto
di base, che il testo vorrebbe dimostrare, appare frutto di una lettura
dietrologica degli accadimenti, che come sempre avviene in questi casi,
rovescia le cause con gli effetti. Secondo i COBAS il 15 ottobre qualche
mente diabolica avrebbe ordito un piano scellerato atto a distruggere il
corteo degli indignados e quindi di impedire di parlare dai palchi in piazza
San Giovanni, tanto per fargli "pagare" il presunto accordo elettorale con
SEL. Aldilà della evidente infondatezza dell'assunto, vorremmo qui porre
l'accento su alcuni passaggi del suddetto documento. A pagina 3 viene così
scritto:
"Letteralmente agghiacciante, infine, la motivazione venuta da alcuni (tipo
il comunicato su Info-Aut di una ben nota area, "Volevano fare un comizio. E
invece.", che irride agli organizzatori, considerati venduti al
centrosinistra e che inneggia ai distruttori che avrebbero impedito il
subdolo piano) secondo la quale il corteo sarebbe stato demolito giustamente
perché nascondeva un patto scellerato con SEL da parte di alcuni dei
promotori (Uniti per l'Alternativa)."
Fa comodo evidentemente fare finta di non capire. Intanto, il titolo dell'editoriale
viene citato in modo distorto, piegato alle esigenze di una lettura forzata;
quello corretto recita "Doveva finire con qualche comizio.", e solo ai più
superficiali può sembrare che non vi sia differenza. In secondo luogo, il
contenuto non è riassumibile nei termini in cui viene fatto dai COBAS. Il
nostro editoriale, molto semplicemente, vorremmo dire materialisticamente,
si limita a leggere quanto appena avvenuto e fornisce una prima impressione
e alcune chiavi di lettura. Nessuno afferma che "il corteo è stato demolito
giustamente", né che la causa di ciò sia dovuta al "patto scellerato con SEL
da parte dei promotori". Quello che diciamo, lo ripetiamo per i duri d'orecchio,
è che l'avere scelto di non passare con il corteo vicino ai palazzi del
potere non poteva fare altro che lasciare mano libera alla spontaneità e all'improvvisazione.
Il punto è questo, e ancora oggi non abbiamo letto da nessuna parte, COBAS
compresi, perché sia stato scelto per il corteo un percorso che
accuratamente evitasse l'incrocio con un qualsiasi luogo simbolo del potere.
Gli organizzatori hanno promosso il solito rituale corteo da piazza della
Repubblica a San Giovanni, prefetto e questore hanno tirato un bel sospiro
di sollievo e di gioia quando ne sono venuti a conoscenza. Noi, pensavamo e
continuiamo a pensare che un corteo come quello di Roma avesse il dovere
quantomeno di provare ad avvicinarsi ad essi. E continuiamo a pensare che se
così fosse stato, probabilmente oggi parleremmo di un altro 15 ottobre. Ma l'assenza
di risposte su questo punto (o la ridicola scusa che piazza Navona sarebbe
stata troppo piccola per contenere 2-300 mila persone, come se il corteo
avesse dovuto concludersi per forza lì) non poteva che alimentare le voci
che da tempo giravano sui presunti accordi sottobanco con SEL e ARCI ,voci
che certamente non abbiamo messo in giro noi, e che oltretutto non è che
suscitino chissà quale sorpresa.
C'è poi un altro elemento che vorremmo sottolineare. Ed è il linguaggio
utilizzato dai COBAS nel comunicato. Siamo abituati da tempo immemore a
leggere sulla stampa mainstream (una volta si sarebbe detto "borghese")
giudizi, formule e terminologie che più che raccontare e spiegare,
definiscono e giudicano i movimenti e le lotte secondo una morale
perbenista, quando non forcaiola. Ritrovare però quello stesso linguaggio
dentro a un comunicato di un sindacato di classe, non concertativo, aut
organizzato, di sinistra come i COBAS ci lascia appunto interdetti.
Sorvoliamo ancora sulle numerose e pesanti allusioni che una mente nemmeno
troppo sveglia leggerebbe come volgari giudizi sprezzanti verso di noi, e ci
limitiamo a riportare alcune dei termini utilizzati: i soggetti sociali
protagonisti degli scontri di Roma e coloro che in seguito si sono permessi
di non condannarli al rogo, vengono definiti di volta in volta devastatori,
sfasciavetrine, sfasciacarrozze, folli, sciagurati, "compagneria",
apprendisti stregoni, gruppettari politicanti, degradati, sedicenti
antagonisti, distruttori ecc. Se questo è il linguaggio dei COBAS, ci
chiediamo davvero cosa differenzi i suoi maitre à penser da quelli di
Repubblica, Corriere e Libero.
Ma poiché conosciamo tante compagne e compagni dei COBAS, ci chiediamo se
quello riportato nel comunicato sia davvero il pensiero e il linguaggio
degli iscritti e dei militanti del sindacato. I tanti con i quali in passato
abbiamo condiviso lotte e battaglie, alcune anche eroiche, e tutte vissute
con partecipazione e trasporto non crediamo, e non vogliamo credere che
possano riconoscersi in quel testo. Come non vi si riconoscono le tante
nostre compagne e nostri compagni iscritti ai COBAS. Non vi si riconoscono
alcune compagne del centro Italia che hanno partecipato al recente Feminist
Blog Camp, che imbarazzate, ci hanno tenuto a nel loro intervento a
prenderne le distanze (per quanto non fossero presenti in vesti sindacali).
Non vi si riconoscono compagne e compagni che conosciamo e che insegnano
nelle scuole a Torino, in provincia, in Valle di Susa. Gli esempi potrebbero
moltiplicarsi.
Tra il serio e il faceto sorge quindi, per concludere, un interrogativo. Chi
ha scritto quel comunicato, rappresenta davvero gli iscritti e i militanti
dei COBAS? Siccome a parlare, nei comizi e in tv, è sempre e solo Piero
Bernocchi, potrebbe sembrare di sì. Ma abbiamo appena visto che la realtà
che conosciamo è un'altra. Sorge quindi un'ulteriore domanda. Se in un
apparato elefantiaco come la CGIL , negli ultimi 10 anni abbiamo visto
avvicendarsi alla sua guida prima Cofferati, poi Epifani e ora la Camusso;
nella CISL D'Antoni, Pezzotta e Bonanni, come mai nei COBAS continua a
dominare ininterrottamente da quasi 15 anni la figura di Piero Bernocchi?
Nemmeno vivessimo nella Bulgaria di Zivkov! Speriamo che questa eterna
leadership abbia garantito un costante e progressivo aumento delle tessere
sindacali. Potremmo sbagliarci. Ci risulta invece, e qui certamente non
sbagliamo, che il buon Bernocchi sia da anni un pensionato. Non sarebbe il
caso, per il bene di tutti e tutte, che passasse la mano a qualcuno più
giovane e coraggioso, e concludesse la sua carriera come leader della
categoria alla quale appartiene?
La redazione di Infoaut.org
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