[Redditolavoro] sciopero generale 11 marzo - rassegna foto e video

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Mon Mar 14 11:44:54 CET 2011


 

 

Sciopero generale e generalizzato, OLTRE 50 MILA IN PIAZZA A ROMA

Roma, 11/03/2011

 

Dai primi dati oltre 1 milione e 200 mila i lavoratori che hanno incrociato
le braccia

 

Una straordinaria adesione che testimonia la rabbia del mondo del lavoro e
del non lavoro.- dichiara Pierpaolo Leonardi dell'Esecutivo USB - "Sono
stati decine di migliaia i lavoratori, le donne, i precari, i migranti, i
senza reddito, i cassintegrati, i senza casa, che hanno bloccato
completamente il centro della capitale arrivando, nonostante i divieti, fin
sotto le finestre del Senato".

 

"'UNIAMO LE LOTTE, METTIAMOLI IN CRISI' così lo striscione che apriva il
corteo, dietro cui hanno sfilato insieme le maestre d'asilo con gli operai
Fiat, gli autoferrotranvieri di tutta Italia con i lavoratori socialmente
utili, gli insegnanti con i lavoratori del trasporto aereo, i lavoratori
pubblici e i disoccupati; - prosegue Leonardi - la richiesta della piazza è
di un profondo cambiamento di politica economica, proprio mentre a Bruxelles
si riuniva l'Eurogruppo per decidere nuovi e pesanti provvedimenti contro i
lavoratori e i cittadini europei".

 

"Siamo stati il 'convitato di pietra' e da oggi le mobilitazioni avranno
anche come obiettivo proprio le politiche antipopolari dell'Unione Europea;
questa bella giornata di mobilitazioni ci conferma quanto abbiamo scritto
nei manifesti dello sciopero: 'bentornata, lotta di classe'." conclude
Leonardi.

 

 

 

- GALLERIE FOTOGRAFICHE

 
<http://www.sciopero11marzo.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews%5btt_news%5d=28
815&cHash=318bb9c508&MP=63-1306>
http://www.sciopero11marzo.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=28815&c
Hash=318bb9c508&MP=63-1306

 

- 'RASSEGNA USB' TUTTE LE NOTIZIE

 
<http://www.sciopero11marzo.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews%5Btt_news%5D=28
822&cHash=6843b36d66&MP=63-1306>
http://www.sciopero11marzo.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews%5Btt_news%5D=288
22&cHash=6843b36d66&MP=63-1306

 

- VIDEO

 <http://www.youtube.com/usbsindacato> http://www.youtube.com/usbsindacato

 

 

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12 marzo 2011 - Il Manifesto

 

IN PIAZZA Usb, Snater, Uni e Slai Cobas: i «non confederali» contro il
governo

Sciopero di base blocca tutto

Operai e impiegati: «Basta contrattini, no al Marchionne style»

di Rocco Di Michele

 

Tanto vale riconoscerlo: c'è in campo un soggetto sindacale che non è stato
azzerato nemmeno dopo 18 anni di «concertazione», imperniata su quella
clausola - «chi non firma i contratti non ha l'agibilità sul posto di
lavoro» - che oggi viene impugnata da Marchionne, Cisl, Uil e Sacconi contro
la Fiom e molte categorie Cgil. Conviene riconoscerlo perché altrimenti si
rende un pessimo servizio a tutti i lettori, sorpresi come tanti - ieri
mattina - dal blocco pressoché totale dei mezzi pubblici a Roma, Venezia,
Milano e in molte altre città minori; o dalla chiusura di un'infinità di
uffici pubblici in tutta Italia.

Merito dello sciopero generale indetto da quattro sindacati di base (Usb,
Snater, Slai Cobas e Unicobas), anche se la prima organizzazione - nel
corteo che ha attraversato Roma - è sembrata di gran lunga la più
rappresentativa (l'unica peraltro che venga fuori da un processo di
unificazione). Quattro sigle, a ricordare che ognuna ha un suo perché nel
passato, anche se diventa sempre meno chiara la ragione - in questo futuro
già iniziato - della persistente differenziazione. Comunque sia, la
mobilitazione ha dato risultati inattesi. Nemmeno il fatto che la Cgil
avesse all'ultimo momento revocato lo sciopero ha impedito che i trasporti
si fermassero; le metro, soprattutto. Persino all'Atac di Roma, di recente
inzeppata di centinaia di «parenti e amici» degli ex An («ma li hanno messi
tutti in ufficio, mica a guidare un autobus», spiegavano ridendo gli autisti
in piazza).

Il trasporto pubblico è del resto il settore dove il successo o meno di uno
sciopero può esser misurato senza troppe incertezze o guerre dei numeri; più
complicato è farlo nel pubblico impiego, nei servizi dove bisogna mantenere
comunque «livelli minimi» spesso vicini alla normale operatività (come la
sanità, per esempio), o tra i «lavoratori socialmente utili» che ormai
vengono tenuti ogni anno sull'orlo del baratro a causa dei continui tagli
alla spesa. Si potrebbe dire che in fondo è normale, proprio questi sono i
settori dove i sindacati di base hanno scavato la propria nicchia o elevato
una trincea abbandonata dai «confederali» (i cui dirigenti sono spesso
diventati - dalla sera alla mattina - manager di aziende municipalizzate).

Ma significativa e visibile era comunque anche la presenza operaia
(delegazioni Fiat sono arrivate da Mirafiori, Pomigliano, Cassino). Mentre
donne e uomini dei servizi più dimenticati facevano di tutto per ricordare
la propria condizione innalzando scope, camici, palette. I vigili del fuoco
hanno costituito come sempre il lato «inattaccabile» del corteo, mantenendo
un ordine di sfilata spesso estraneo ad altre categorie. Importante la
presenza dei lavoratori Alitalia - in carica o cassintegrati - i primi a
sperimentare sulla propria pelle quel trucco infame delle newco che poi ha
tracimato nel «modello Marchionne».

Un corteo fatto solo di lavoratori; «stabili» o precari, qui non si fa
differenza. Gli studenti del movimento, infatti, saranno impegnati oggi in
altre manifestazioni. Altre figure sociali sono quelle che vengono
faticosamente organizzate dai «blocchi metropolitani» - senza casa, precari,
immigrati in via di regolarizzazione, ecc - una sorta di «sindacato
metropolitano» che va prendendo forma e consistenza là dove le modalità
classiche del fare sindacato mostrano la corda.

Un tratto che unisce tutte queste diversità però esiste e viene rivendicato
con forza: «non abbiamo e non vogliamo avere niente a che spartire con i
maneggioni della politica o dei sindacati ufficiali; qui non si scambiano i
diritti di tutti con i privilegi di una burocrazia ristretta». È un altro
mondo. Quello delle periferie e dei capannoni, degli uffici o dei servizi,
spesso precarissimo. Girano quasi di forza sulla strada che porta al Senato.
I poliziotti in borghese si ritirano dietro i blindati chiusi a testuggine,
più intelligenti dei politici che li comandano, ormai. Lo sfogo è molto
simbolico: tende da campeggio vengono tirate o issate sopra i furgoni della
polizia, a simboleggiare quelle in piazza Tahrir, al Cairo, simbolo della
rivolta di questi mesi nei paesi arabi. Qualche petardo «per farsi sentire
da quelli lì dentro» e poi via, per chiudere una bella giornata nel teatro
senza eguali di Piazza Navona. I tempi cambiano, i soggetti in campo pure.

 

I PRECARI METROPOLITANI

«Noi, insindacalizzabili contro tutti i poteri» Tende e lanci di rosso

di Ylenia Sina

 

Ad animare la giornata dello sciopero generale dei sindacati di base ieri
per le strade di Roma non c'erano solo migliaia di lavoratori. Dietro allo
striscione dei Blocchi Precari Metropolitani centinaia di
«insindacalizzabili»: precari, attivisti dei movimenti per il diritto
all'abitare, migranti, senza reddito, rom che hanno portato in piazza «la
rabbia contro una precarietà che ormai non è più solo lavorativa ma di vita»
denunciano dal Bpm. «Per rovesciare questa quotidianità e generalizzare il
più possibile lo sciopero» hanno voluto essere presenti a fianco del
sindacato tradizionale per rivendicare reddito, casa, welfare, per opporsi
alle privatizzazioni e alla rendita, per difendere i beni comuni.

All'urlo di Kifaya, il «basta» che ha dato forza alle rivolte egiziane,
mentre la coda del corteo si allontanava da Termini, a essere colpiti dalle
uova colorate di rosso dei Blocchi Precari Metropolitani sono stati proprio
i simboli dei poteri forti, sui posti di lavoro così come nelle città, che
si trovano lungo via Cavour. Prima le sedi di Cisl e Uil «che stringono
accordi con Confindustria sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici di
questo Paese», poi una filiale dell'agenzia immobiliare Pirelli Re. Quindi
Tecnocasa. Infine «un saluto anche alla rendita immobiliare» e la facciata
di un enorme palazzo vuoto, prima di proprietà pubblica, poi della Fimit e
ora in mani private pronte a «valorizzarlo».

«Quella che è scesa in piazza oggi è una parte di città arrabbiata e stanca
della crisi e della precarietà alla quale ci hanno condannato, stanca della
svendita del patrimonio pubblico e della privatizzazione dei beni comuni,
stanca di essere senza casa a fronte di migliaia di palazzi vuoti», spiega
Paolo Di Vetta del Bpm mentre, nei pressi del Senato, venivano aperte una
ventina di tende da campeggio, simbolo con il quale la piazza arrabbiata e
meticcia dei sindacati di base ha assaltato i blindati a difesa dei palazzi
del potere. Tende che hanno ricordato la grave emergenza abitativa che
colpisce l'Italia, in primis la Capitale, ma hanno anche voluto affermare
come «il percorso verso la nostra piazza Tahrir è un orizzonte e uno spazio
politico che può accendersi con rabbie diverse e plurali». «Non un passaggio
estetico - continua Paolo Di Vetta - ma una gesto di rottura con il modello
di sviluppo con il quale vogliono governare questo paese».

Un vero e proprio dies irae, giorno della rabbia, come l'ha chiamato il Bpm,
sfociato in una piazza Navona piena di gente e di bandiere dei sindacati di
base. Una giornata che per il «sindacato metropolitano» «è una tappa
importante di un percorso di lotta che non si fermerà qui» perché una piazza
come quella di ieri «conflittuale, senza governi amici e che oggi, e non nel
futuro, rivendica quei diritti che ci vengono negati nel presente è anche la
nostra piazza».

 

 

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