[Redditolavoro] notizie dal cie di palazzo s.gervasio

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Mon Jun 13 11:12:56 CEST 2011


13/06/2011 Cie, tra rabbia e mobilitazione Politica lucana scatenata dopo lo
scoop de "L'Espresso" su Palazzo San Gervasio E' BASTATO un reportage di un
noto settimanale italiano per far aprire gli occhi alla politica locale. La
denuncia dell'Espresso è forte. Ha colpito dritta al cuore di chi, magari,
pensava che l'emergenza dei primi giorni si fosse risolta. Invece il centro
di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio, stando alla
ricostruzione della giornalista è un pugno nello stomaco. Se n'è accorto il
governatore che pretende subito «chiarezza» sulla questione. Ci hanno
pensato i politici di centrosinistra - dall'altra parte forse non conviene -
che ieri si sono scatenati dimostrando tutto il loro "disappunto" sulla
questione. Il senatore Egidio Digilio non risparmia sfrecciatine al
Presidente della Giunta. Ritiene infatti «tardiva» «La richiesta di
un'indagine» «e non può in alcun modo tacitare la coscienza da
responsabilità perché è semplicemente impensabile che a distanza di oltre
due mesi la Regione ignori come sia gestito il Campo e quindi quali siano le
condizioni di vita dei migranti». Di «Costituzione sospesa a Palazzo San
Gervasio» parla l'assessore provinciale alle Politiche sociali Paolo
Pesacane, da sempre e in tempi non sospetti, in prima linea su questo
fronte. «Purtroppo - ha continuato - siamo stati facili profeti di sventura
quando abbiamo richiesto un intervento del Presidente della Repubblica,
atteso che la Costituzione ci sembrava essere sospesa a Palazzo San
Gervasio. Era il 5 aprile e in quel momento discutevamo di un campo che non
era stato ancora trasformato in CIE e che doveva essere un centro di
accoglienza e identificazione. Già allora avevamo denunciato lo stato di
sostanziale detenzione dei profughi al di là e oltre ogni legge del nostro
Paese. Tutto ciò con la sostanziale estromissione delle istituzioni
regionale e provinciale che non sono state assolutamente coinvolte dal
Governo nazionale in qualsiasi decisione riguardante il campo: dall'idea di
allestirlo e dove alla sua realizzazione". Di chiusura immediata del centro
ha parlato invece il segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro. «Il
sindacato che, unitariamente, ha fortemente voluto festeggiare il primo
maggio a Palazzo San Gervasio per un segnale concreto di vicinanza con i
migranti e di rinnovato impegno sui temi dei diritti dei cittadini
extracomunitari non ha alcuna intenzione di tollerare quanto sta accadendo
al Centro e sostiene la proposta di un'iniziativa immediata e sinergica tra
Regione, Comune di Palazzo, Provincia di Potenza, sindacati ed associazioni
di volontariato finalizzata ad accertare sicuramente responsabilità ma, dopo
il video-inchiesta, finalizzata prioritariamente alla chiusura immediata del
Centro stesso». Il consigliere regionale Giannino Romaniello vuole invece
«chiarezza» «Anch'io in occasione della visita, insieme a dirigenti ed
amministratori locali di SEL, fuori dai cancelli del campo, ho espresso
valutazioni fortemente negative e chiesto invano spiegazioni. Ho espresso
subito la preoccupazione che il centro di accoglienza, così concepito,
potesse diventare una struttura, come ancora purtroppo ce ne sono nel Paese,
dalle quali i migranti non possano uscire prima della identificazione e dei
conseguenti provvedimenti di organi di polizia. Preoccupazioni avvalorate
durante i casi di fuga che sono avvenuti a ripetizione». «La responsabilità
ricade sul Ministro dell'Interno Maroni e su Governo Berlusconi». E Rocco
Vita, capogruppo del Psi in Regione sostiene in una nota che «le immagini e
le notizie circolate e diffuse nelle ultime ore sulle condizioni di
autentica detenzione dei migranti nel CIE di Palazzo San Gervasio sono
intollerabili. Condividiamo l'iniziativa del Presidente De Filippo perché il
Ministro dell'Interno Maroni e il Governo forniscano tutti i dovuti
chiarimenti e tutte le doverose spiegazioni sino a decretare la chiusura del
Campo». Chi invece è sempre stato al fianco degli extracomunitari è
l'Osservatorio Migranti. «Sono giorni - spiegano in una nota - che gli
avvocati, che collaborano con l'Osservatorio Migranti Basilicata, nominati
da dodici dei reclusi nel Ciet di Palazzo San Gervasio aspettano di poter
incontrare i propri assistiti. Sono da circa trenta giorni che questi
ragazzi protagonisti della "Rivoluzione dei Gelsomini" non riescono ad
incontrare nessuno dall'esterno che non sia gli operatori della Connectin
Pepol e i gendarmi deputati alla sicurezza». «Ad oggi quello di Palazzo San
Gervasio sembra essere il Ciet più isolato di tutta Italia non solo per la
distanza che corre dai centri di potere romani e regionali ma anche per
l'assenza completa di qualsiasi ente o partito vicino alla comunità e ai
reclusi». I membri dell'associazione denunciano una cosa gravissima. «Ci
giungono voci di azioni di autolesionismo, sottrazione repentina della
correte elettrica anche di notte all'interno delle tende che creano problemi
oltre che di sicurezza per i migranti anche quelli di riuscire a caricare i
cellulari per poter comunicare con le famiglie. Diversi sono i reclusi che
hanno bisogno di cure mediche, oltre all'uomo con l'arto fratturato altre
sono le patologie e i traumi che affliggono gli ospiti e per il quale si
chiede assistenza». E di «impegno comune» parla invece Pietro Simonetti.
«Occorre - dice - una mobilitazione di massa anche per mettere a punto le
iniziative loicali per una diversa accoglienza,anche in vista dei prossimi
lavori stagionali».





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