[Redditolavoro] OGGI IL VALORE ASSOLUTO IN QUESTA SOCIETA' E' IL DIO PROFITTO E NON LA VITA UMAN
bastamortesullavoro@domeus.it
cobasta at libero.it
Wed Jul 27 05:31:57 CEST 2011
testimonianza di un familiare
Andrea aveva solo 23 anni, amava la vita e il lavoro. Un ragazzo bello come
il sole, calmo come il mare d' estate, d' indole fin troppo buona, aveva
sempre un sorriso per tutti e cercava di aiutare i più deboli.
Andrea lavorava nello stabilimento Asoplast di Ortezzano (AP), azienda dell'
indotto Merloni con un centinaio di operai, florida e moderna come poche,
specializzata nello stampaggio di materiali in propilene, PVC e tampografia.
Peccato che Andrea in quello stabilimento così moderno è morto a soli 23
anni il 20/06/06 mentre stava lavorando alla Mag 1000, una macchina
tampografica che imprime icone colorate sui frontalini di elettrodomestici,
la testa colpita da due tamponi capaci di spezzargli l' osso del collo nello
schianto minimo di pochi secondi. L' hanno trovato così, sgomenti, gli altri
operai, in una pozza di sangue che usciva copioso da un orecchio.
Un lavoro da operaio semplice, un ragazzo senza troppi grilli per la testa,
indomito suonatore di chitarra, leader del gruppo Nervous Breakdown.
Un lavoro eseguito per un misero stipendio e la sicurezza un optional;
quella macchina tampografica era una macchina killer, non aveva i giusti
sistemi di sicurezza e l' unico presente era stato rimosso per velocizzare
la produzione.
Vengono definite "Morti Bianche" e non si capisce il perché. Queste morti
hanno variegati colori: rosso, come il sangue che sgorga dalle ferite
profonde, nero come il buio e il dolore in cui piombano i familiari che
restano e oro, come il denaro accumulato dagli imprenditori che giocano con
la vita della classe più debole.
Queste morti non sono mai incidenti, sono frutto dell' avidità di chi
rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza e sono frutto del disprezzo
per la vita, la vita degli operai naturalmente, la vita di chi è costretto a
lavorare anche 10-12 ore al giorno su di una impalcatura senza protezione o
di chi deve manovrare macchinari con sistemi di sicurezza disabilitati per
aumentare la produzione.
Oggi il valore assoluto in questa società è il DIO PROFITTO e non la VITA
UMANA in quanto un operaio è considerato solo un numero che può essere
facilmente sostituibile.
Mi hanno strappato un figlio nel fiore degli anni e per una mamma è il
dolore più atroce che possa provare nella vita.
In casa ora regnano il vuoto, un silenzio assordante e, ogni tanto, guardo
la porta d' ingresso sperando che si apra e Andrea torni a casa come sempre.
Ma la realtà è cruda e capisci che tutto ciò non sarà mai più possibile
perché quel figlio che hai tanto amato e cresciuto, se ne è andato per
sempre.
Quando si prende coscienza di questo il cuore si lacera sempre di più!
Spero vivamente che questa guerra termini perché la statistica dice che
muore un operaio ogni sette ore. E' inaccettabile che una persona parta al
mattino per andare a lavorare e non faccia più ritorno a casa.
L' INAIL, come ogni anno, dirama il suo Rapporto Annuale sugli infortuni e
le morti sul lavoro e, per l' anno 2010, ci comunica, che per la prima volta
le morti sul lavoro sono scese a 980, quindi sotto quota mille, con un calo
del 6,9% rispetto alle 1053 del 2009: quindi i commenti da più parti sono
positivi, ma nessuno si rende conto che i dati sono sottostimati perché
molti infortuni non vengono denunciati perché lavorano in nero e quindi non
sapremmo mai il nome di questi sconosciuti.
Quindi per valutare i veri dati statistici bisogna far riferimento all'
Osservatorio Indipendente di Bologna dove la situazione è completamente
diversa da quella che ci prospetta l' INAIL.
Tutto ciò è possibile grazie a Carlo Soricelli che gestisce con molta
dedizione l' Osservatorio Indipendente di Bologna.
Vorrei inoltre ricordare che i nostri cari non sono numeri ma persone con i
loro affetti, la voglia di vivere e soprattutto hanno una famiglia che cade
nella disperazione più profonda e nessuno si preoccupa di dare un sostegno,
un aiuto: si cade nel baratro più profonda della disperazione!!!
Per questi motivi, chiedo ai familiari di tutte le vittime sul lavoro di
unirci e collaborare per poter dare voce ai nostri cari e per far sì che
tutto questo sangue non scorra più!
L' unione fa la forza quindi cerchiamo di formare questa rete on-line per
poter ottenere anche dei piccoli risultati. Insieme ce la possiamo fare!
Portiamo avanti questa battaglia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
affinché tragedie come le nostre non si ripetano più!!!
Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni.
More information about the Redditolavoro
mailing list