[Redditolavoro] fia sata licenziamentiLa strategia Fiat era farli fuori?

CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Tue Jan 18 07:10:13 CET 2011


La strategia Fiat era farli fuori?
I licenziamneti in Sata forse premeditati: nuovi elementi dei legali della 
Fiom in Procura. Al vaglio le dichiarazioni di alcuni delegati: «Attento, 
vogliono farti la festa».


MELFI - Ci sono dei nuovi elementi nella vicenda dei tre operai licenziati 
alla Fiat di Melfi. Elementi che, se confermati, aiuterebbero a leggere 
meglio quello che per molti è "il ricatto di Marchionne", che a pochi giorni 
dal voto di Mirafiori ha minacciato, in caso di sconfitta al referendum, di 
andare a produrre altrove.
Elementi alla luce dei quali il provvedimento assunto nei confronti di 
Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, nella notte tra il 6 
e il 7 luglio scorso, sfociato poi nel licenziamento dei tre operai Sata, 
non sarebbe arrivato a caso. Si sarebbe trattato, invece, di un' 
 "espulsione" premeditata. L'azienda avrebbe deliberatamente voluto e 
cercato la testa di tre lavoratori della Sata.
«Come avete fatto a fare la vasca (fare la festa ndr) a quei tre?».
E' questo quello che avrebbe chiesto un inscritto della Fismic - lo stesso 
sindacato a distanza di qualche mese ha accusato dalle colonne del 
settimanale Panorama i tre operai di aver cercato volontariamente il blocco 
della produzione, quella notte - a un suo delegato di fabbrica dopo i 
licenziamenti.
Lo stesso operaio che avrebbe parlato anche della necessità di fare un pò di 
"pulizia etnica".
Un altro delegato, appartenente a un altro sindacato, (che quella famosa 
notte ha anche firmato il documento di solidarietà a favore dei tre 
licenziati) avrebbe avvisato Barozzino di «fare attenzione al delegato della 
Fismic, perché pericoloso e male intenzionato».
Così come ci sarebbero delle testimonianze in base alle quali si proverebbe 
che i carrelli, dopo l'incidente di quella notte, erano pieni e pronti a 
ripartire se solo l'azienda avesse voluto veramente riattivare la 
produzione.
E poi ancora un sms inviato a uno dei tre licenziati quaranta giorni prima 
del sei luglio da parte di un collega che avvisa: "attento a Tartaglia. E' 
uno pericoloso". Francesco Tartaglia è il gestore operativo che nel corso di 
quel corteo interno si era messo contro i tre operai, relazionando poi all'azienda 
su quanto accaduto, parlando di tentativo di sabotaggio.
Tutti elementi che i legali di Barozzino, Lamorte e Pignatelli hanno già 
raccolto e presentato alla Procura della Repubblica di Melfi e al giudice 
del lavoro, Amerigo Palma, che dovrà esprimersi sulla legittimità dei 
licenziamenti. E che potrebbero essere presi in considerazione già nella 
prossima udienza civile fissata per il 18 gennaio.
«Fatti gravi che se dovessero trovare conferma - dice oggi Giovanni 
Barozzino - mostrerebbero come intorno a noi era stata costruita una rete. L'intento 
era farci cadere per sbatterci fuori».
Nel frattempo gli stessi elementi sono stati raccolti e inviati anche alla 
redazione di "Annozero".
Nel programma di Michele Santoro andato in onda qualche settimana fa, che 
proponeva un'inchiesta sul caso di Melfi, si era parlato anche dello stesso 
gestore operativo Francesco Tartaglia.
Di lui era stato detto che «arriverebbe a guadagnare un bel pò di soldi per 
un licenziamento».
«Altro che sabotaggio», aggiunge Barozzino. «Si spiegherebbe così perché 
"casualmente" sono stati licenziati proprio tre operai della Fiom, mentre 
altri provvedimenti simili venivano adottati negli altri stabilimenti del 
gruppo».
Il legale della Fiom, Paolo Pesacane, aggiunge: «Se questi nuovi elementi 
venissero confermati, riavvolgendo il nastro degli eventi che hanno segnato 
questi ultimi mesi, se ne potrebbe trarre un'unica conclusione: Melfi, 
Pomigliano e Mirafiori fanno parte di un'unica strategia».
m.labanca at luedi.it


comunicato

I 3 operai licenziati della Fiat Sata devono rientrare effettivamente al 
lavoro, giustizia deve essere fatta, a difesa del diritto di sciopero, a 
difesa dei rappresentanti sindacali effettivi dei lavoratori, a difesa dello 
Statuto dei lavoratori e della Costituzione.

Non si possono spegnere i riflettori sul processo alla Fiat Sata perchè 
questi licenziamenti sono la sostanza pratica del piano Fiat, degli accordi 
di Pomigliano e di Mirafiori e del contenuto di essi in materia di diritto 
di sciopero e diritti sindacali.
Per questo è una lotta che deve riguardare tutto il gruppo Fiat, tutta la 
classe operaia e tutti coloro che sono dalla parte della classe operaia e 
delle libertà democratiche.

Con le testimonianza in Tribunale a sostegno dei 3 licenziamenti, con gli 
articoli infami di Panorama, il sindacalismo dei padroni ha mostrato la sua 
vera faccia.
Se questo passa alla Sata, sarà la pratica quotidiana in tutti gli 
stabilimenti Fiat e in tutte le fabbriche italiane.

Per questo siamo qui da Taranto, in rappresentanza di Proletari comunisti e 
dello Slai cobas per il sindacato di classe. Per solidarietà, oltre la 
solidarietà. Serve ancora una iniziativa nazionale di sostegno a Giovanni 
Barozzino, ad Antonio Lamorte e a Marco Pignatelli.

Proletari comunisti circolo di Taranto
ro.red at libero.it
slai cobas per il sindacato di classe puglia basilicata
cobasta at libero.it
18-1-2011





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