[Redditolavoro] Fw: Morti sul lavoro, allarme da Torino lo stato smantella i pool specializzati

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Mon Dec 26 12:49:54 CET 2011



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Magistratura
Morti sul lavoro, allarme da Torino
Lo Stato smantella i pool specializzati
La normativa sulle rotazioni decennali obbliga i sostituti più esperti in
materia a cambiare settore o sede. Decimato il gruppo che ha ottenuto
risultati importanti nei casi Thyssen e Eternit. La richiesta di una Procura
nazionale ad hoc. Oltre mille vittime nel 2011
di MASSIMO RAZZI


ROMA  -  Lo Stato sembra abdicare nella difficilissima battaglia per la
sicurezza sui posti di lavoro. Non lo dice esplicitamente, ma, di fatto,
agisce "come se" nel momento in cui, l'applicazione delle sue stesse norme
porta praticamente a smantellare pool di provata esperienza come quello di
Torino impegnato nelle delicatissime questioni della Thyssen 1e della
Eternit 2. La norma in questione è quella cosiddetta della "decennalità" (dl
160/2006) in base alla quale i magistrati, ogni dieci anni devono "ruotare"
e cambiare settore d'impegno. Norma che, ovviamente, ha una sua ratio e
dovrebbe impedire il "fossilizzarsi" dei magistrati in un campo d'attività e
far affluire forze nuove nei settori di maggiore specializzazione. Tutto
bene salvo il fatto che, a Torino, entro la fine dell'anno, sei sostituti
procuratori su nove che fanno parte del pool che si occupa di sicurezza sul
lavoro saranno costretti a cambiare attività o sede (in totale gli
spostamenti sono 13), a Milano sono 17, a Roma 11, a Padova 9, a Reggio
Emilia 7. Ad essi subentreranno, tutti in una volta, colleghi  che,
evidentemente, non hanno conoscenza adeguata della materia e impiegherebbero
mesi per formarsi una certa esperienza. Il tutto a scapito di tecniche e
procedure consolidate che hanno permesso

al gruppo torinese che si è raccolto intorno al procuratore Raffaelle
Guariniello di ottenere brillanti successi portando a sentenza con rapidità
ed efficacia casi di estrema delicatezza e di grande rilevanza come,
appunto, la Thyssen e la Eternit.

Da qui la protesta del pool (che più di ogni altro, in Italia, ha lavorato
nella logica della squadra specializzata), la richiesta di una modifica
della legge e la proposta di una Procura Nazionale per la Sicurezza sui
luoghi di Lavoro per fronteggiare un'emergenza che, ormai, non è seconda a
quella della malavita organizzata. Per rendersene conto bastano i numeri
forniti dall'Osservatorio indipendente di Bologna diretto da Carlo Soricelli
che ha "censito", nell'anno che sta per concludersi, oltre 1.100 vittime di
cui il 15% almeno lavoravano in nero o erano pensionati. Per risolvere la
questione basterebbero poche righe di modifica all'articolo all'articolo 19
del dl 160 che potrebbero recitare così: "le disposizioni dei commi 1,2 e
2-bis del presente articolo non si applicano ai magistrati che esercitano
funzioni giudicanti e requirenti di primo e secondo grado addetti alle
sezioni e ai gruppi di lavoro specializzati nella trattazione dei
procedimenti penali aventi per oggetto reati commessi con violazione delle
norme sulla tutela della salute e sicurezza durante l'attività lavorativa".
In materia esistono anche iniziative parlamentari come quella dell'on.
Giuseppe Giulietti.

Scrivono i magistrati torinesi:  "Le leggi italiane offrono strumenti
potenzialmente efficaci a tutela della sicurezza e della salute nei luoghi
di lavoro. Perché allora tanti infortuni sul lavoro e tante malattie
professionali? Il fenomeno che più caratterizza è la concreta
disapplicazione delle leggi. Una causa è la carenza nei controlli. Sotto
questo angolo visuale, occorre, in particolare, porre in risalto senza falsi
pudori le lacune che minano l'intervento della magistratura nel settore
della sicurezza del lavoro.  In alcune parti del nostro Paese, i processi in
materia di sicurezza del lavoro proprio non si celebrano; in altre, si
celebrano, ma spesso con tale lentezza da arrivare alla prescrizione del
reato. La conseguenza è devastante: si sviluppa l'idea che le regole
esistono, ma possono essere violate senza incorrere in effettive
responsabilità. Pressante è l'esigenza di dare finalmente una concreta
risposta alle istanze di giustizia che provengono dal mondo del lavoro, e, a
questo scopo, di pensare una nuova organizzazione giudiziaria che valga a
garantire interventi sistematici e coerenti su tutto il territorio nazionale
a protezione anche in fase preventiva della sicurezza sul lavoro. Una
organizzazione altamente specializzata, e non quindi frammentata nelle tante
procure della repubblica (sovente di ridotte dimensioni) attualmente
istituite in Italia". In sostanza, secondo il pool torinese, la differenza
tra un contrasto efficace al fenomeno delle vittime del lavoro e l'attuale
"tirare a campare" che sembra caratterizzare la maggior parte delle
situazioni, sta proprio nella formazione di una Procura Nazionale che
vorrebbe dire: applicazione delle tecniche migliori e più avanzate su tutto
il territorio, centralizzazione e facile utilizzo delle esperienze raccolte,
dei materiali esistenti, delle tecniche d'indagine consolidate, censimento
dei fenomeni che si ripetono e osservazione dei reati più comuni in materia.
Insomma, un patrimonio inestimabile che, come dimostra l'esperienza di
Torino può portare a buoni risultati e a tempi finalmente accettabili
dell'iter processuale.

Tutto questo senza contare la necessità di profonde modifiche all'attuale
legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, soprattutto per quanto
riguarda i decreeti attuativi dell'ex ministro Sacconi alla legge 81 (uno
degli ultimi atti del governo Prodi). I decreti sacconiani, infatti, hanno
decisamente allargato gli spazi discrezionali a disposizione dei datori di
lavoro, reso molto più complicato l'accertamento delle responsabilità e
aumentata la sensazione dei datori di lavoro che violare le regole sia
abbastanza facile e che, anzi, certe norme sembrano quasi un invito a farlo.
Il risultato è il numero delle vittime che non riesce a scendere sotto il
migliaio all'anno e il numero sempre altissimo degli infortuni meno gravi ma
che, spesso, lasciano conseguenze gravissime per molti lavoratori e costi
sociali altissimi.
(26 dicembre 2011)



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