[Redditolavoro] Cara - Bari - invece che permessi, repressione !
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Sat Aug 6 02:33:01 CEST 2011
Una delegazione di Proletari comunisti di Taranto è stata ieri a Bari
al presidio alle 16 sotto la Prefettura e si è recata al Cara,
partecipando poi alla fase iniziale della manifestazione antirazzista
serale.
resoconto-indicazioni
L'attesa degli immigrati di Bari, rinchiusi e assediati nel Cara
protagonisti della ribellione del 1° agosto, del vertice di
mercoledì pomeriggio presieduto da Mantovano, ha avuto come
risultato, come purtroppo era facile attendersi, un non accoglimento
delle reali richieste collettive degli immigrati e anche di una onorevole
mediazione rispetto ad esse, come suggerita dall'Ass. Fratoianni che domanda
una soluzione d'emergenza nelle forme del permesso temporaneo (tipo
Manduria) o della 'protezione umanitaria', unica corrispondente
all'effettivo stato delle cose degli immigrati rinchiusi nel Cara di Bari
come negli altri centri simili, Mineo, Crotone, ecc.
Il vertice ha promesso solo un'accelerazione dell'esame delle pratiche
individuali, con l'insediamento di una Commissione aggiuntiva e una maggiore
attenzione al criterio geografico del paese di provenienza, con la
disponibilità di riconoscere la natura di profugo agli immigrati pur
delle più diverse nazionalità presenti in Libia per motivi di
lavoro.
Promesse che vanno peraltro tutte verificate alla luce dei fatti e alla luce
delle dichiarazioni ostili, o burocratico-dilatorie che vengono dagli stessi
soggetti componenti queste Commissioni.
Infine vi è una sorta di riconoscimento di fatto delle condizioni di
“detenzione” degli immigrati, dato che il vertice crea una nuova
struttura organizzativa e uno sportello che si deve occupare di pulizia,
cibo, mobilità, ascolto
Ma le ragioni vere e collettive della rivolta vengono eluse e in un certo
senso questo stesso vertice conferma che gli immigrati hanno fatto bene a
ribellarsi e che la loro lotta deve continuare ed essere sostenuta.
Dove invece il vertice, ma non solo il vertice, ha agito subito in forme
emergenziali, tempestive è nella repressione/rappresaglia della
rivolta.
Ai 28 immigrati arrestati, di cui si è chiesta la conferma
dell'arresto, si aggiungono almeno altri 10 sicuramente denunciati e
un'inchiesta che punta ad allargare sempre di più il raggio dei
migranti da incarcerare e perseguire.
Un ruolo di punta viene assunto dai luridi personaggi della Digos di Bari,
autonomamente o guidate dal Ministero degli Interni, che hanno costruito un
dossier del 1° agosto fondato su menzogne, montature:
“L'obiettivo dei migranti in rivolta era uccidere. Lo dimostrerebbe la
violenza cieca ed efferata. I migranti hanno raccolto e lanciato con vere e
proprie fionde artigianali grossi massi e soprattutto hanno scagliato i
sassi puntando alla testa di agenti e militari in servizio. Solo per un puro
caso non c'è stato il morto, ma l'obiettivo era proprio quello.
I migranti hanno colpito con ferocia sia poliziotti sia civili. E'
stata un'azione di guerriglia militare pensata in ogni dettaglio, dietro
c'era una strategia ben precisa: colpire.”.
Un rapporto caricato allo scopo di inserire nelle accuse il 'tentato
omicidio' che si va ad aggiungere alle otto accuse già formulate
verso i 28 immigrati in carcere: “resistenza a pubblico ufficiale
aggravata dall'uso di armi improprie, come pietre e spranghe di ferro,
minacce e interruzione di pubblico servizio per il blocco stradale della
statale 16, danneggiamento seguito da incendio di cassonetti e sterpaglie,
danneggiamento aggravato di beni della Pubblica amministrazione, tra cui 10
automobili della Polizia e un pulmann dell'Amtab, violenza privata nei
confronti degli automobilisti bloccati e delle donne sequestrate
nell'autobus, lesioni personali aggravate verso gli agenti e i militari,
furto e blocco ferroviario”.
Se questo rapporto rende ragione alla forza della rivolta, alle
capacità di resistenza, organizzazione messe in campo dagli
immigrati, è chiaramente, però, fondato su una caricatura
criminalizzante che scambia gli aggressori per le vittime. Chi ha tentato
l'omicidio sono stati gli sbirri che hanno utilizzato i gas illegali,
tossici, cancerogeni CS, come in Val Susa. Sono state le forze repressive
che hanno cercato nel corso della rivolta di trasformare ogni rivoltoso in
un criminale da incarcerare; così come ieri hanno trasformato la
giornata in una sorta di assedio militare per impedire che gli immigrati
potessero uscire dal Cara e presidiare la Prefettura nel corso del vertice,
come era loro diritto. Così come è un diritto totalmente da
sostenere e tutelare quello di rispondere ai risultati del vertice e poter
proseguire in tutte le forme necessarie la loro lotta affinchè i veri
obiettivi della rivolta siano raggiunti.
Ma la Magistratura sta cercando anche di andare oltre, utilizzando questi
rapporti mirati, cercando di trasformare la repressione verso gli immigrati
ribelli in operazione repressiva generale, in giro di vite, anche a
carattere preventivo verso tutte le lotte degli immigrati ribelli degli
altri luoghi di detenzione (tendopoli, Cara, Cie) e verso tutte le forze che
coerentemente sostengono e contribuiscono alla loro lotta.La Magistratura
intenderebbe fare un'indagine generale contro una strategia della violenza
che vede i migranti dei vari centri in contatto e in rete, usando il
risibile argomento inquisitorio che vi sarebbe una contestualità
delle rivolte nei centri di Mineo, Bari e Crotone, per le
“modalità con cui si sono svolte, il blocco delle sede statali,
Sicilia, Puglia e Calabria, ecc. ecc.”.
A parte che questo è naturale data l'esistenza della stessa
drammatica situazione negli centri, è giusto e necessario che si crei
una rete di lotta interna ed esterna in questi centri per farne una lotta
nazionale efficace al raggiungimento degli obiettivi.
La rivolta del 1° agosto costituisce un nuovo spartiacque, quindi, del
movimento su scala nazionale e domanda a tutti noi un impegno adeguato che
faccia della Puglia una sorta di teatro globale: dalla tendopoli di Manduria
al Cara, passando per il Cie e le tante altre realtà in cui sono
“rinchiusi” gli immigrati, sparsi ormai in tutto il territorio
pugliese; impegno che si fonde e va fuso con la lotta contro lo schiavismo e
lo sfruttamento dei lavoratori immigrati – contro cui proprio in
questi giorni è in atto lo sciopero dei braccianti di
Tuturano-Nardò.
Ognuno deve fare la sua parte per costruire la mobilitazione necessaria sui
diversi fronti.
Bisogna in questi giorni portare ovunque gli effettivi contenuti della
rivolta, chiamare tutti a solidarizzare con essa, e a denunciare la
repressione. Condividiamo l'esigenza di una manifestazione regionale che
chiami a raccolta tutte le forze disponibili.
Ma alcune indicazioni specifiche vanno date. In Puglia, a Bari, bisogna
chiamare la Regione a mantenere le indicazioni che vengono espresse
dall'Ass. Fratoianni in relazione al permesso di soggiorno temporaneo per
tutti gli immigrati del Cara, alla chiusura della tendopoli di Manduria e,
in attesa della stessa, all'apertura e alla libera circolazione degli
immigrati in essa rinchiusi.
Gli immigrati incarcerati devono essere liberati. Occorre costruire una
difesa legale efficace collettiva, facendo appello anche a legali nazionali
per smontare accuse e montature e salvaguardare i diritti degli immigrati
arrestati e repressi, la loro pari condizione nell'accoglimento del diritto
d'asilo, contro l'ignobile affermazione che chi si è ribellato ed
è stato arrestato perde per questo il diritto di asilo per cui ha
lottato.
Bisogna isolare a Bari e nella Regione, oltre che a livello nazionale, Digos
e magistrati di Bari che vogliono giocare un ruolo anche in proprio in
termini razzisti e fascisti. La Questura, non solo la Prefettura, vanno
considerati obiettivi di mobilitazione.
Bisogna rompere l'assedio del Cara, costruendo non appena ci sono le
condizioni forme di pressione/presidio, difendendo rigorosamente il diritto
degli immigrati ad uscire liberamente e delle strutture associative
(organizzazioni sindacale, associazioni antirazziste, ecc.) ad entrarvi.
Insieme a queste forme di intervento immediato, noi faremo la nostra parte
come è stato per Manduria per lavorare per una manifestazione
nazionale che guardi come unico fronte il Cara, il Cie, la tendopoli, le
lotte contro lo schiavismo. Sin da adesso, Proletari comunisti e lo Slai
cobas per il sindacato di classe si costituiscono come punto di riferimento
informativo e controinformativo, di raccolta di contatti e adesioni per
costruire questo appuntamento.
Rispetto alla mobilitazione già in corso in Regione, un presidio di
50 compagni vi è stato già nella serata di ieri. Qui, va
distinta la necessità di un fronte comune che tenga dentro le diverse
anime e le diverse energie che si possono mobilitare, da alcuni antirazzisti
iperlegalitari, sempre più o meno ostili alle rivolte degli immigrati
considerate dannose rispetto all'”assistenza”, che fanno danno
al movimento e sono meno utili, anche sulle rivendicazioni immediate, del
ruolo, questo sì, necessario come fronte secondario di pezzi delle
istituzioni che devono essere costrette a prendere e rispettare i loro
impegni.
Infine, a Bari e sulla stampa è in corso una campagna che utilizza la
forza della rivolta per seminare paure e razzismo sia nel quartiere contiguo
alla zona della rivolta sia più in generale in città. E di
questa si fanno poi interpreti i gruppi fascisti presenti a Bari.
Serve quindi la controinformazione cittadina che deve raggiungere il
quartiere contiguo al Cara, ma anche l'antifascismo militante per impedire
che luridi topi di fogna, come Casa Pound alimentino questa situazione.
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