[Redditolavoro] DUE NOTE DAL PCL

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Mon Apr 11 10:09:36 CEST 2011


 BORGHESIA IPOCRITA E ASSASSINA

(8 Aprile 2011)

Il cartello “Maroni assassino” esibito da un deputato IDV in Parlamento -e
subito censurato da “democratici” e Di Pietro con tanto di scuse pietose a
Maroni- è sbagliato solo per difetto. Non è solo un singolo ministro, per
quanto reazionario, il responsabile della tragica morte in mare di 250
migranti, ma le politiche securitarie che da 20 anni tutte le forze di
governo hanno promosso, quale che fosse il loro colore politico, tanto in
Italia quanto in Europa.

Da 20 anni tutti i partiti dominanti hanno sventolato la bandiera della
xenofobia. Da 20 anni milioni di uomini e di donne in fuga dalla fame o
dalla morte, o comunque alla ricerca di una vita migliore, sono stati
presentati come inaccettabili invasori o come ospiti indesiderati: al solo
fine di lucrare sulla loro  emarginazione coll'uso del ricatto sociale e
dell'umiliazione quotidiana; di fomentare disperate guerre tra poveri a
tutto vantaggio delle classi dominanti, dirottando sui bersagli più facili
la crescente frustrazione sociale di ampie fasce popolari colpite dalla
crisi; di costruire a basso costo le fortune elettorali ( e i seggi dorati)
di partiti xenofobi, o recuperi di consenso “drogato” da parte di cinici
governi in calo di credibilità.

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 LO SPETTRO DELLA “RIVOLTA” AGITA LA BORGHESIA ITALIANA.
IL PCL IL 5 APRILE DAVANTI A MONTECITORIO :
LE LEZIONI DI UN'ESPERIENZA

(9 Aprile 2011)

Ecco come il giornale Libero riporta un passaggio della manifestazione del 5
Aprile, convocata dal Popolo Viola, davanti a Montecitorio:
“..Dopo MubaraK, Berlusconi! Egitto, Tunisia, questa è la via!” E ancora
“morte al tiranno”. A fare il parallelo poco prima con le rivolte del
Magrheb era stato Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori:” Non
si dica che è stato possibile in Tunisia e non in Italia. Il governo
Berlusconi non è più forte del trentennale governo di Mubarak o di quello di
Ben Alì”. Ne è convinto anche Antonio Di Pietro che uscito da Montecitorio
per unirsi al presidio mette in guardia dal sottovalutare la protesta: “
Prima che si passi dalla manifestazione alla rivolta vera e propria, invito
i cittadini a dare seguito al referendum..”La piazza però vuole qualcosa
adesso...L'esasperazione cresce.” ( Libero 6 Aprile)

Questo commento inorridito di un giornale reazionario di fronte a un piccolo
episodio di radicalizzazione del sentimento popolare davanti al Palazzo, non
è né casuale né isolato. La verità è che prima le monetine a La Russa, poi
le “dissacranti” manifestazioni democratiche di fronte a Montecitorio, hanno
materializzato confusamente agli occhi dei politici borghesi e dei loro
giornalisti lo spettro della “rivolta”.
“Contino le Aule non le Piazze” tuona preoccupato Sergio Romano sul
Corriere. “L'appello alla rivolta sociale è una deriva eversiva” grida
Giuliano Ferrara su Il Foglio. Mentre il Dalemiano “Il Riformista” giunge a
lodare la “saggezza” dell'odiato Di Pietro contro “l'invocazione a “fare
come in Egitto” del Partito Comunista dei Lavoratori”.

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