[Redditolavoro] Riflessioni sulla guerra in Libia

Fulvio fuldigior at gmail.com
Fri Apr 1 14:51:49 CEST 2011


*Ricevo, condivido e inoltro.
Fulvio*

*RIFLESSIONI SULLA GUERRA IMPERIALISTA DI AGGRESSIONE ALLA LIBIA*

* *

*Le premesse della guerra in corso erano già evidenti nella sostanza, nei
modi e nei toni con cui i media riproducevano le veline che venivano passate
dai governi e dai servizi delle grandi potenze imperialiste.*

*Massacri della popolazione civile, bombardamenti delle città, fosse comuni,
morti nell’ordine delle decine di migliaia, l’esercito che spara sulla folla
di giovani disarmati, il dittatore che incarna Satana che deve essere
fermato.*

*Un film già visto: Timisoara, Sebrenica, il Kosovo, le armi di distruzione
di massa di Saddam. Dall’altra parte i “democratici”, genuini rappresentanti
del popolo, oppositori fuoriusciti in USA, Francia, e Gran Bretagna,
organizzazioni “democratiche” come l’UCK.*

*Il “movimento”, forse condizionato dalle grandi lotte di Egitto e Tunisia,
si è entusiasmato prendendo per buona la tesi che si trattava dello stesso
fenomeno: un popolo che si ribella contro un feroce dittatore, quindi una
lotta che doveva essere sostenuta senza indugi.*

*La bandiera Salafita innalzata dai “ribelli” di Bengasi, cioè la bandiera
del re fantoccio incoronato dagli inglesi che aveva regalato i pozzi di
petrolio alle grandi compagnie Inglesi, Usa, francesi e italiane, avrebbe
dovuto allarmare il movimento, era come se una ribellione popolare in Italia
innalzasse i simboli del fascio littorio.*

*Che i “giovani disarmati” operassero con tuta mimetica e avessero a
disposizione carri armati, missili terra-aria, oltre che armi leggere, è
apparso ai più come un aspetto secondario, e si sono bevuti anche la
frottola che si trattasse di armi sottratte all’esercito regolare e di
reparti guidati da ufficiali “democratici” passati dalla parte degli
insorti.*

*Il “ movimento”, privo delle informazioni e di un’analisi su quanto stava
accadendo, si è preoccupato di puntualizzare quanto Gheddafi avesse
“tradito” la sua fede antimperialista, senza cogliere la natura reazionaria
e restauratrice dei suoi oppositori, senza capire i disegni
dell’imperialismo, disegni di tipo economico e strategico-militare, senza
aver chiaro che si preparava un’aggressione imperialista, di fronte alla
quale ogni forma di equidistanza corrisponde in realtà ad un regalo
all’imperialismo.*

*Altro fattore da considerare è il condizionamento, tutto italiano, di
vivere il personaggio Gheddafi come l’amico di Berlusconi e quindi
giudicarlo partendo da un’ottica provincialista e non internazionalista (chi
è contro Berlusconi è contro Gheddafi)*

*Altro fattore inoltre, è quello di considerare il personaggio Gheddafi
condizionati dalle contrapposizioni interne al mondo arabo.*

* *

*Che Gheddafi non fosse più un campione dell’antimperialismo è indubbio. La
rivoluzione libica del ’69 si è imposta con un colpo di stato guidato da
giovani ufficiali democratici, di ispirazione nasseriana che, dopo anni di
lotte popolari, abbattendo un regime monarchico asservito alle potenze
imperialiste, Gran Bretagna e Usa in testa, si collocava in un contesto di
rinascita araba e africana e di sviluppo della lotta antimperialista nel
terzo mondo.*

*Il mondo arabo era diviso in due aree politiche: quella progressista,
antimperialista e socialisteggiante, guidato dall’Egitto di Nasser,
protagonista del Movimento dei Non Allineati e schierato con l’Unione
Sovietica nella politica internazionale (Egitto, Algeria, Libia, Somalia,
Siria, OLP, Iraq, Sudan, Yemen del Nord e Yemen del Sud) e quello feudale,
monarchico e filo-occidentale (Marocco, Arabia Saudita ed emirati e
sultanati del Golfo e dell’ sud Arabia).*

*Gheddafi era figlio di quel contesto e quindi si collocava in una posizione
oggettivamente antimperialista.*

*La morte di Nasser e il passaggio dell’Egitto al servizio
dell’imperialismo, la guerra fra Iraq e Iran, che ha diviso i fronte
progressista arabo, l’aggressione USA alla Libia del 1986, la prima
aggressione imperialista all’Iraq, il disfacimento dell’Unione Sovietica, il
passaggio dell’Europa orientale sotto l’egemonia degli USA, l’azzeramento
del ruolo del Movimento dei non Allineati, hanno modificato radicalmente il
contesto in cui la Libia di Gheddafi si trovava a sopravvivere. L’errore di
Gheddafi non è stato quello di vendere il petrolio libico all’Italia e alla
Germania (un paese che produce solo petrolio non può permettersi di non
venderlo), ma quello di credere che i buoni rapporti con questi paesi
potessero metterlo al riparo dalle mire imperialiste di USA, Francia e Gran
Bretagna, che dal 1969 tramavano per riprendersi il petrolio libico. Il
trattato di amicizia con l’Italia e la rinuncia a pezzi della sovranità
nazionale libica sta dentro questa illusione. Come pure dentro questa
illusione sta l’accordo con cui la Libia si poneva quale poliziotto per
fermare l’immigrazione africana in Europa. Scelte per noi inaccettabili dal
punto di vista politico e umano, ma che non c’entrano in alcun modo con i
motivi che hanno portato all’aggressione imperialista alla Libia.*

* *

*I “ribelli” di Bengasi non hanno nulla a che vedere con le masse arabe in
rivolta. Non che non abbiano dietro di loro anche consensi popolari, ma le
manifestazioni delle masse popolari libiche represse dai fucili della
polizia non le ha viste nessuno. Possibile che neppure un cellulare sia
riuscito a riprendere quelle immagini?*

*La Cirenaica è una regione con forti tendenze separatistiche, monarchiche e
integraliste.*

*L’assalto al consolato italiano di Bengasi, dopo la provocazione di
Calderoni di cinque anni fa, è stata rivendicata dai “Fratelli Musulmani” e
il governo italiano non ha più riaperto il consolato perché non lo riteneva
sicuro. I Fratelli Musulmani, sia in Egitto che in Siria e in Libia, tolto
una breve fase della lotta antimonarchica, all’inizio degli anni cinquanta
in Egitto, non si sono mai schierati con il fronte progressista e
antimperialista, a differenza di Hamas e di Hezbollah non possono essere
annoverati fra le forze disponibili per collaborare, in funzione
anti-sionista e anti-imperialista, con le forze del progresso. Rappresentano
la base interna delle forze che hanno sempre combattuto nei tre paesi citati
contro i governi anti-imperialisti e laici.*

*I safarditi sono monarchici e secessionisti anche se, probabilmente, se i
loro protettori euro-statunitensi li porteranno a conquistare Tripoli,
saranno disponibili a prendersi tutta la Libia. Sono esplicitamente
razzisti, con la complicità dei media occidentali hanno inventato la panzana
degli africani mercenari di Gheddafi, e si sono messi a massacrare i neri,
ex immigrati ormai da anni cittadini libici.*

*L’alleanza fra l’imperialismo e i “ribelli” non è nata nel corso della
rivolta. E’ probabile, anche se difficilmente dimostrabile, che da tempo *le
forze dell’opposizione “democratica”* libica fossero istruite e foraggiate,
come d’altronde quelle cubane, venezuelane, iraniane, birmane, siriane,
bielorusse, tibetane …ecc. dai servizi occidentali e dalle multinazionali.*

*Il controllo e la campagna dei media, le armi e la logistica di tipo
militare avanzato, la prontezza con cui è stato invocato e realizzato
l’intervento militare, la compattezza con cui la “sinistra” italiana ed
europea si è schierata a favore della guerra, ci dicono che la trappola per
la Libia era pronta da tempo e che i “ribelli” ne erano il principale e
consapevole strumento.*

*I “ribelli” non si sono fatti accogliere a corte dalle potenze coloniali,
sono stati cresciuti e alimentati a quella corte. Sono i principali nemici
del popolo libico.*

* *

*La guerra di Libia è una aggressione imperialista e, nello stesso tempo una
guerra inter-imperialista.*

*Sulla caratteristica imperialista tornerò più avanti,*

*La caratteristica interimperialista di questa guerra non è di tipo militare
ma squisitamente economico e politico. La Libia di Gheddafi ha favorito le
grandi compagnie italiane e tedesche: il 40% del petrolio veniva in Italia e
il 10% in Germania. Italiane erano le grandi imprese che gestivano la
costruzione delle grandi infrastrutture libiche. Alla Germania era stato
affidata la realizzazione delle infrastrutture destinate allo sfruttamento
degli immensi giacimenti di acqua dolce esistenti nel sottosuolo libico.*

*Italia e Germania erano quindi interessate alla stabilità della Libia,
fosse governata da Satana in persona.*

*La Francia, che con Sarkosy aveva spostato la tradizionale amicizia
Franco-tedesca a favore di USA e Gran Bretagna, aveva da tempo una netta
contrapposizione con la Libia per la modifica del confine fra Libia e Ciad
nella zona delle colline del Tibesti (ricche di Uranio) e sui rapporti fra
Libia e Ciad (ex colonia francese), e più in generale sulla politica
africana della Libia che si scontrava con gli interessi imperialistici
francesi sul continente.*

*Stati Uniti e Gran Bretagna, oltre ad essere stati fra i più danneggiati
dalla nazionalizzazione del petrolio libico nel 1969, lo sono stati anche
dal punto di vista strategico militare, con la chiusura delle loro basi
navali e l’espulsione del relativo personale. Nel presente USA e Gran
Bretagna sono stati i più feroci nemici della normalizzazione dei rapporti
fra occidente e Libia, ricavandone l’esclusione dai rapporti economici
quando, venute meno le sanzioni, la Libia ha aperto ai nuovi contratti con
le compagnie straniere. Le multinazionali anglo-americane hanno dovuto
accontentarsi delle briciole.*

*Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna erano interessati alla
destabilizzazione della Libia, fosse anche governata da Gesù Cristo in
persona.*

*La guerra alla Libia è quindi una guerra fra gli imperialismi, non perché
questi si combattono fra loro armi alla mano, infatti, dopo un primo
smarcamento della Germania, con il voto all’ONU e con la dichiarazione di
non belligeranza, una volta riportato il comando bellico nelle mani della
NATO, questa torna ad essere la centrale militare unica dei paesi
imperialisti.*

*E’ una guerra fra imperialismi i quali, tutti assieme, combattono contro la
Libia e fanno a gara fra loro per spartirsi le ricchezze le ricchezze di
quel paese a guerra finita.*

*Come in Ruanda e i Burundi la guerra armata l’hanno delegata a Tugsi e
Bantù, in Congo ai Katanghesi, in Iugoslavia a Croati e Kosovari, in Irak a
Sciiti e Curdi etc… anche in questo caso tentano, e riescono a trasferire
alle vittime il compito di ammazzarsi fra di loro*

* *

*Dal punto di vista strategico-militare, la guerra è solo una guerra
imperialista, rivolta contro le popolazioni dell’Asia Centro-occidentale e
contro l’intera Africa.*

*Il nuovo Medio Oriente, che presuppone la realizzazione di ampie zone di
mercato basate su forme di capitalismo ultra avanzato e di limitata o nulla
sovranità nazionale, necessita di un nuovo ordine che spazzi via ogni forma
di resistenza sia di classe che nazionalista.*

*Tutti i movimenti e i governi che in Medio Oriente e nei paesi arabi
possono opporsi, o solo dare fastidio, ai progetti imperialisti e sionisti
che si muovono nell’area devono essere spazzati via.*

*Non è un caso che i Mubarak e Ben Alì, sono stati convinti ad andarsene in
pochi giorni, la loro permanenza al potere poteva essere motivo perché
proteste e rivolte sfociassero in vere e proprie “rivoluzioni”, capaci di
portare al governo forze o personaggi ostili all’occidente, fossero islamici
o progressisti. Quindi dovevano essere immediatamente sostituiti da persone
più credibili o comunque più forti.*

*Non è un caso che le proteste e le “rivolte” si siano subito spostate in
Siria, e che sia iniziata la campagna mediatica tesa a dipingere Assad come
il feroce dittatore, nemico del suo popolo, da fermare subito.*

*La Siria è ormai il più importante paese arabo che si contrappone a
Israele, è l’unico che continua ad essere laico, è alleato dell’Iran e
Hezbollah, ospita ormai tutti i movimenti palestinesi non subalterni
all’ANP. Se salta la Siria la strada è aperta verso l’Iran… e oltre.*

* *

*La Libia è uno dei paesi che si oppongono alla penetrazione di Africom in
Africa, un organismo creato da Bush, confermato e rafforzato da Obama, che
si propone di sostenere anche militarmente con eserciti privati, il
rafforzamento delle “democrazie” in Africa.*

*I paesi africani a cui era stato richiesto, si sono fin’ora rifiutati di
ospitare questo organismo che sembra sia già presente nelle operazioni
militari in Libia.*

*E’ evidente che nelle finalità strategico-militari rivolte al Medio Oriente
e all’Africa, insite nell’intervento militare in Libia, la guida e la
responsabilità maggiore sono negli stati uniti che nella prima fase della
questione libica sono apparsi un po’ defilati, non perché non c’entrassero
nulla, ma solo perché Obama e la Clinton sono ugualmente perfidi ma,
certamente, meno scemi di Bush. *

*Non sto evocando il complotto. Non si tratta di un complotto, si tratta di
un disegno strategico ben definito, su cui l’amministrazione nordamericana e
i grandi monopoli che fanno riferimento ad essa stanno lavorando da tempo.*

*Obama è stato fatto presidente non solo dai voti degli afroamericani e
degli ispanici che hanno creduto che potesse e volesse cambiare la storia,
ma anche e soprattutto dalla volontà della grande borghesia finanziaria e
monopolistica, non solo nordamericana, che non poteva affidarsi alla banda
di Bush per portare avanti la sua strategia globale.*

*Non è un caso che con Obama la CIA e il Dipartimento di Stato abbiano
ripreso apertamente la politica di intervento attivo in America Latina con
il colpo di stato ad Haiti, l’intervento finanziario nelle campagne
elettorali come a Panama, la presenza militare massiccia come ad Haiti.*

* *

*Due ultime note:*

* *

   - *Non solo i “ribelli” di Bengasi hanno chiesto l’interveto dei
   bombardieri occidentali contro il popolo libico, anche gran parte della ex
   sinistra italiana, a partire da Radio Popolare (Cosa deve fare la “comunità
   internazionale” per fermare le stragi compiute da Gheddafi?) e, in parte, Il
   Manifesto. Quello che è più grave che questa responsabilità ce l’abbia anche
   il FPLP. Non c’è giustificazione che tenga, neppure la dura contrapposizione
   di Gheddafi ai palestinesi. E’ lo stesso tragico errore della Siria che ai
   tempi della prima guerra del golfo si era schierata contro l’Iraq al fianco
   degli occidentali e, indirettamente dei sionisti, è lo stesso errore degli
   iracheni che hanno fatto guerra all’Iran.*

* *

   - *Al Jazira, alle prime avvisaglie della crisi libica si è schierata al
   “fianco della protesta dei democratici libici”, ha contribuito alla campagna
   mediatica contro Gheddafi, ha invocato e oggi sostiene attivamente
   l’intervento militare, cioè la guerra. Al Jazira è ascoltata dagli arabi in
   tutto il mondo, anche in Italia e fa opinione fra gli arabi, in particolar
   modo quelli progressisti. Il proprietario di al Jazira è l’emiro del Qatar,
   l’unico paese arabo che ha accettato di entrare attivamente nella coalizione
   che sta bombardando Tripoli.  L’imperialismo non fa complotti ma non si
   muove neppure a caso. Si dà delle strategie e muove le sue   pedine.*

* *

* **Ivo Batà*





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