<b><span style="color: rgb(153, 0, 0);">Ricevo, condivido e inoltro</span>.<br style="color: rgb(153, 0, 0);"><span style="color: rgb(153, 0, 0);">Fulvio</span></b><br><div class="gmail_quote"><br><p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0pt">
<b><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">RIFLESSIONI SULLA GUERRA IMPERIALISTA DI AGGRESSIONE ALLA LIBIA</span></i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0pt"><b><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Le premesse della guerra in corso erano già evidenti nella sostanza, nei modi e nei toni con cui i media riproducevano le veline che venivano passate dai governi e dai servizi delle grandi potenze imperialiste.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Massacri della popolazione civile, bombardamenti delle città, fosse comuni, morti nell’ordine delle decine di migliaia, l’esercito che spara sulla folla di giovani disarmati, il dittatore che incarna Satana che deve essere fermato.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Un film già visto: Timisoara, Sebrenica, il Kosovo, le armi di distruzione di massa di Saddam. Dall’altra parte i “democratici”, genuini rappresentanti del popolo, oppositori fuoriusciti in USA, Francia, e Gran Bretagna, organizzazioni “democratiche” come l’UCK.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Il “movimento”, forse condizionato dalle grandi lotte di Egitto e Tunisia, si è entusiasmato prendendo per buona la tesi che si trattava dello stesso fenomeno: un popolo che si ribella contro un feroce dittatore, quindi una lotta che doveva essere sostenuta senza indugi.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La bandiera Salafita innalzata dai “ribelli” di Bengasi, cioè la bandiera del re fantoccio incoronato dagli inglesi che aveva regalato i pozzi di petrolio alle grandi compagnie Inglesi, Usa, francesi e italiane, avrebbe dovuto allarmare il movimento, era come se una ribellione popolare in Italia innalzasse i simboli del fascio littorio.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Che i “giovani disarmati” operassero con tuta mimetica e avessero a disposizione carri armati, missili terra-aria, oltre che armi leggere, è apparso ai più come un aspetto secondario, e si sono bevuti anche la frottola che si trattasse di armi sottratte all’esercito regolare e di reparti guidati da ufficiali “democratici” passati dalla parte degli insorti.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Il “ movimento”, privo delle informazioni e di un’analisi su quanto stava accadendo, si è preoccupato di puntualizzare quanto Gheddafi avesse “tradito” la sua fede antimperialista, senza cogliere la natura reazionaria e restauratrice dei suoi oppositori, senza capire i disegni dell’imperialismo, disegni di tipo economico e strategico-militare, senza aver chiaro che si preparava un’aggressione imperialista, di fronte alla quale ogni forma di equidistanza corrisponde in realtà ad un regalo all’imperialismo.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Altro fattore da considerare è il condizionamento, tutto italiano, di vivere il personaggio Gheddafi come l’amico di Berlusconi e quindi giudicarlo partendo da un’ottica provincialista e non internazionalista (chi è contro Berlusconi è contro Gheddafi)</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Altro fattore inoltre, è quello di considerare il personaggio Gheddafi condizionati dalle contrapposizioni interne al mondo arabo.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Che Gheddafi non fosse più un campione dell’antimperialismo è indubbio. La rivoluzione libica del ’69 si è imposta con un colpo di stato guidato da giovani ufficiali democratici, di ispirazione nasseriana che, dopo anni di lotte popolari, abbattendo un regime monarchico asservito alle potenze imperialiste, Gran Bretagna e Usa in testa, si collocava in un contesto di rinascita araba e africana e di sviluppo della lotta antimperialista nel terzo mondo.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Il mondo arabo era diviso in due aree politiche: quella progressista, antimperialista e socialisteggiante, guidato dall’Egitto di Nasser, protagonista del Movimento dei Non Allineati e schierato con l’Unione Sovietica nella politica internazionale (Egitto, Algeria, Libia, Somalia, Siria, OLP, Iraq, Sudan, Yemen del Nord e Yemen del Sud) e quello feudale, monarchico e filo-occidentale (Marocco, Arabia Saudita ed emirati e sultanati del Golfo e dell’ sud Arabia).</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Gheddafi era figlio di quel contesto e quindi si collocava in una posizione oggettivamente antimperialista.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La morte di Nasser e il passaggio dell’Egitto al servizio dell’imperialismo, la guerra fra Iraq e Iran, che ha diviso i fronte progressista arabo, l’aggressione USA alla Libia del 1986, la prima aggressione imperialista all’Iraq, il disfacimento dell’Unione Sovietica, il passaggio dell’Europa orientale sotto l’egemonia degli USA, l’azzeramento del ruolo del Movimento dei non Allineati, hanno modificato radicalmente il contesto in cui la Libia di Gheddafi si trovava a sopravvivere. L’errore di Gheddafi non è stato quello di vendere il petrolio libico all’Italia e alla Germania (un paese che produce solo petrolio non può permettersi di non venderlo), ma quello di credere che i buoni rapporti con questi paesi potessero metterlo al riparo dalle mire imperialiste di USA, Francia e Gran Bretagna, che dal 1969 tramavano per riprendersi il petrolio libico. Il trattato di amicizia con l’Italia e la rinuncia a pezzi della sovranità nazionale libica sta dentro questa illusione. Come pure dentro questa illusione sta l’accordo con cui la Libia si poneva quale poliziotto per fermare l’immigrazione africana in Europa. Scelte per noi inaccettabili dal punto di vista politico e umano, ma che non c’entrano in alcun modo con i motivi che hanno portato all’aggressione imperialista alla Libia.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">I “ribelli” di Bengasi non hanno nulla a che vedere con le masse arabe in rivolta. Non che non abbiano dietro di loro anche consensi popolari, ma le manifestazioni delle masse popolari libiche represse dai fucili della polizia non le ha viste nessuno. Possibile che neppure un cellulare sia riuscito a riprendere quelle immagini?</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La Cirenaica è una regione con forti tendenze separatistiche, monarchiche e integraliste.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">L’assalto al consolato italiano di Bengasi, dopo la provocazione di Calderoni di cinque anni fa, è stata rivendicata dai “Fratelli Musulmani” e il governo italiano non ha più riaperto il consolato perché non lo riteneva sicuro. I Fratelli Musulmani, sia in Egitto che in Siria e in Libia, tolto una breve fase della lotta antimonarchica, all’inizio degli anni cinquanta in Egitto, non si sono mai schierati con il fronte progressista e antimperialista, a differenza di Hamas e di Hezbollah non possono essere annoverati fra le forze disponibili per collaborare, in funzione anti-sionista e anti-imperialista, con le forze del progresso. Rappresentano la base interna delle forze che hanno sempre combattuto nei tre paesi citati contro i governi anti-imperialisti e laici.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">I safarditi sono monarchici e secessionisti anche se, probabilmente, se i loro protettori euro-statunitensi li porteranno a conquistare Tripoli, saranno disponibili a prendersi tutta la Libia. Sono esplicitamente razzisti, con la complicità dei media occidentali hanno inventato la panzana degli africani mercenari di Gheddafi, e si sono messi a massacrare i neri, ex immigrati ormai da anni cittadini libici.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">L’alleanza fra l’imperialismo e i “ribelli” non è nata nel corso della rivolta. E’ probabile, anche se difficilmente dimostrabile, che da tempo </span></i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">le forze dell’opposizione “democratica”<i> libica fossero istruite e foraggiate, come d’altronde quelle cubane, venezuelane, iraniane, birmane, siriane, bielorusse, tibetane …ecc. dai servizi occidentali e dalle multinazionali.</i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Il controllo e la campagna dei media, le armi e la logistica di tipo militare avanzato, la prontezza con cui è stato invocato e realizzato l’intervento militare, la compattezza con cui la “sinistra” italiana ed europea si è schierata a favore della guerra, ci dicono che la trappola per la Libia era pronta da tempo e che i “ribelli” ne erano il principale e consapevole strumento.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">I “ribelli” non si sono fatti accogliere a corte dalle potenze coloniali, sono stati cresciuti e alimentati a quella corte. Sono i principali nemici del popolo libico.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La guerra di Libia è una aggressione imperialista e, nello stesso tempo una guerra inter-imperialista.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Sulla caratteristica imperialista tornerò più avanti,</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La caratteristica interimperialista di questa guerra non è di tipo militare ma squisitamente economico e politico. La Libia di Gheddafi ha favorito le grandi compagnie italiane e tedesche: il 40% del petrolio veniva in Italia e il 10% in Germania. Italiane erano le grandi imprese che gestivano la costruzione delle grandi infrastrutture libiche. Alla Germania era stato affidata la realizzazione delle infrastrutture destinate allo sfruttamento degli immensi giacimenti di acqua dolce esistenti nel sottosuolo libico.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Italia e Germania erano quindi interessate alla stabilità della Libia, fosse governata da Satana in persona.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La Francia, che con Sarkosy aveva spostato la tradizionale amicizia Franco-tedesca a favore di USA e Gran Bretagna, aveva da tempo una netta contrapposizione con la Libia per la modifica del confine fra Libia e Ciad nella zona delle colline del Tibesti (ricche di Uranio) e sui rapporti fra Libia e Ciad (ex colonia francese), e più in generale sulla politica africana della Libia che si scontrava con gli interessi imperialistici francesi sul continente.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Stati Uniti e Gran Bretagna, oltre ad essere stati fra i più danneggiati dalla nazionalizzazione del petrolio libico nel 1969, lo sono stati anche dal punto di vista strategico militare, con la chiusura delle loro basi navali e l’espulsione del relativo personale. Nel presente USA e Gran Bretagna sono stati i più feroci nemici della normalizzazione dei rapporti fra occidente e Libia, ricavandone l’esclusione dai rapporti economici quando, venute meno le sanzioni, la Libia ha aperto ai nuovi contratti con le compagnie straniere. Le multinazionali anglo-americane hanno dovuto accontentarsi delle briciole.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna erano interessati alla destabilizzazione della Libia, fosse anche governata da Gesù Cristo in persona.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La guerra alla Libia è quindi una guerra fra gli imperialismi, non perché questi si combattono fra loro armi alla mano, infatti, dopo un primo smarcamento della Germania, con il voto all’ONU e con la dichiarazione di non belligeranza, una volta riportato il comando bellico nelle mani della NATO, questa torna ad essere la centrale militare unica dei paesi imperialisti.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">E’ una guerra fra imperialismi i quali, tutti assieme, combattono contro la Libia e fanno a gara fra loro per spartirsi le ricchezze le ricchezze di quel paese a guerra finita.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Come in Ruanda e i Burundi la guerra armata l’hanno delegata a Tugsi e Bantù, in Congo ai Katanghesi, in Iugoslavia a Croati e Kosovari, in Irak a Sciiti e Curdi etc… anche in questo caso tentano, e riescono a trasferire alle vittime il compito di ammazzarsi fra di loro</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Dal punto di vista strategico-militare, la guerra è solo una guerra imperialista, rivolta contro le popolazioni dell’Asia Centro-occidentale e contro l’intera Africa.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Il nuovo Medio Oriente, che presuppone la realizzazione di ampie zone di mercato basate su forme di capitalismo ultra avanzato e di limitata o nulla sovranità nazionale, necessita di un nuovo ordine che spazzi via ogni forma di resistenza sia di classe che nazionalista.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Tutti i movimenti e i governi che in Medio Oriente e nei paesi arabi possono opporsi, o solo dare fastidio, ai progetti imperialisti e sionisti che si muovono nell’area devono essere spazzati via.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Non è un caso che i Mubarak e Ben Alì, sono stati convinti ad andarsene in pochi giorni, la loro permanenza al potere poteva essere motivo perché proteste e rivolte sfociassero in vere e proprie “rivoluzioni”, capaci di portare al governo forze o personaggi ostili all’occidente, fossero islamici o progressisti. Quindi dovevano essere immediatamente sostituiti da persone più credibili o comunque più forti.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Non è un caso che le proteste e le “rivolte” si siano subito spostate in Siria, e che sia iniziata la campagna mediatica tesa a dipingere Assad come il feroce dittatore, nemico del suo popolo, da fermare subito.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La Siria è ormai il più importante paese arabo che si contrappone a Israele, è l’unico che continua ad essere laico, è alleato dell’Iran e Hezbollah, ospita ormai tutti i movimenti palestinesi non subalterni all’ANP. Se salta la Siria la strada è aperta verso l’Iran… e oltre.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">La Libia è uno dei paesi che si oppongono alla penetrazione di Africom in Africa, un organismo creato da Bush, confermato e rafforzato da Obama, che si propone di sostenere anche militarmente con eserciti privati, il rafforzamento delle “democrazie” in Africa.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">I paesi africani a cui era stato richiesto, si sono fin’ora rifiutati di ospitare questo organismo che sembra sia già presente nelle operazioni militari in Libia.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">E’ evidente che nelle finalità strategico-militari rivolte al Medio Oriente e all’Africa, insite nell’intervento militare in Libia, la guida e la responsabilità maggiore sono negli stati uniti che nella prima fase della questione libica sono apparsi un po’ defilati, non perché non c’entrassero nulla, ma solo perché Obama e la Clinton sono ugualmente perfidi ma, certamente, meno scemi di Bush. </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Non sto evocando il complotto. Non si tratta di un complotto, si tratta di un disegno strategico ben definito, su cui l’amministrazione nordamericana e i grandi monopoli che fanno riferimento ad essa stanno lavorando da tempo.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Obama è stato fatto presidente non solo dai voti degli afroamericani e degli ispanici che hanno creduto che potesse e volesse cambiare la storia, ma anche e soprattutto dalla volontà della grande borghesia finanziaria e monopolistica, non solo nordamericana, che non poteva affidarsi alla banda di Bush per portare avanti la sua strategia globale.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Non è un caso che con Obama la CIA e il Dipartimento di Stato abbiano ripreso apertamente la politica di intervento attivo in America Latina con il colpo di stato ad Haiti, l’intervento finanziario nelle campagne elettorali come a Panama, la presenza militare massiccia come ad Haiti.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Due ultime note:</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<ul style="margin-top:0cm" type="circle">
<li class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Non solo i “ribelli” di Bengasi hanno chiesto l’interveto dei bombardieri occidentali contro il popolo libico, anche gran parte della ex sinistra italiana, a partire da Radio Popolare (Cosa deve fare la “comunità internazionale” per fermare le stragi compiute da Gheddafi?) e, in parte, Il Manifesto. Quello che è più grave che questa responsabilità ce l’abbia anche il FPLP. Non c’è giustificazione che tenga, neppure la dura contrapposizione di Gheddafi ai palestinesi. E’ lo stesso tragico errore della Siria che ai tempi della prima guerra del golfo si era schierata contro l’Iraq al fianco degli occidentali e, indirettamente dei sionisti, è lo stesso errore degli iracheni che hanno fatto guerra all’Iran.</span></i></li>
</ul>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p>
<ul style="margin-top:0cm" type="circle">
<li class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Al Jazira, alle prime avvisaglie della crisi libica si è schierata al “fianco della protesta dei democratici libici”, ha contribuito alla campagna mediatica contro Gheddafi, ha invocato e oggi sostiene attivamente l’intervento militare, cioè la guerra. Al Jazira è ascoltata dagli arabi in tutto il mondo, anche in Italia e fa opinione fra gli arabi, in particolar modo quelli progressisti. Il proprietario di al Jazira è l’emiro del Qatar, l’unico paese arabo che ha accettato di entrare attivamente nella coalizione che sta bombardando Tripoli.<span> </span>L’imperialismo non fa complotti ma non si muove neppure a caso. Si dà delle strategie e muove le sue <span> </span>pedine.</span></i></li>
</ul>
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i></p><font color="#888888">
<p class="MsoNormal" style="text-justify:inter-ideograph;margin:0cm 0cm 0pt;text-align:justify"><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia"> </span></i><i><span style="font-size:11pt;font-family:Georgia">Ivo Batà</span></i></p>
<p> </p>
</font></div><br><br clear="all"><br>-- <br>-------------------------------------------------------------------<br>Questa mail ti arriva perchè ti sei iscritto oppure hai avuto una corrispondenza personale e/o attraverso altri con i gestore della mail. I tuoi dati non saranno in alcun modo resi pubblici o ceduti a terze persone. Serviranno solo ed esclusivamente per l'invio di NewsLetter e/o comunicati di interesse politico e/o sindacale nel pieno rispetto delle vigenti leggi sul diritto alla privacy. Se non sei più interessato a ricevere mail da questo indirizzo, o in realtà non lo sei mai stato - anche se ciò è sintomo di arida non curanza - ti preghiamo di risponderci con una mail di insulti. Sempre meglio l'odio che l'indifferenza. Oppure puoi farlo direttamente rispondendo a questa mail con la parola CANCELLAMI. ;-)<br>