[Redditolavoro] la puglia degli immigrati in lotta
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Fri Apr 1 13:42:12 CEST 2011
Schiavi» del fotovoltaico
in piazza per
una lezione di civiltà
Risorse correlate
. «Peggio che nei campi di cotone. Abbiamo una dignità»
. La sindacalista: «Un settore ormai del tutto fuori controllo»
di STEFANO LOPETRONE
Hanno invaso pacificamente il centro di Lecce, svegliando una città rimasta
troppo sonnacchiosa di fronte al loro dramma. Gli operai di Tecnova hanno
urlato, ma con compostezza, la loro indignazione e rivendicato la propria
dignità di lavoratori. Affinché tutti sappiano che all'ombra del «miracolo
fotovoltaico» si consumano sfruttamento e schiavitù. Al limite della
sopportazione, con stipendi arretrati e le famiglie nei rispettivi Paesi d'origine
in attesa di un aiuto, circa duecento extracomunitari ieri mattina si sono
riversati in piazza Sant'Oronzo.
Una manifestazione, la loro, per molti versi diversa da quelle cui siamo
abituati: c'erano gli striscioni, è vero, mai però momenti di tensione o
insulti; c'è stato il sit-in sotto la Prefettura, però con una compostezza
ed una dignità che fa onore a questi lavoratori malpagati. E la città ha
risposto con lo spirito di solidarietà che la contraddistingue. Decine di
passanti hanno ascoltato le loro ragioni ed hanno annuito, probabilmente
riflettendo su che cosa avrebbero fatto al loro posto o in che condizioni si
sarebbero trovati i loro figli se il datore di lavoro non avesse pagato tre
(o più) mensilità.
La pacifica protesta, partita verso le 9 e proseguita fino a mezzogiorno, ha
poi idealmente coinvolto anche le centinaia di studenti in gita che ieri
affollavano il centro: una foto affianco al «fratello» manifestante con in
mano uno slogan da esporre, in posa ai piedi della colonna del Santo o sotto
il rosone di Santa Croce. Un cerchio intorno alla lupa, musica del djembe,
dread (treccine rasta) e abiti tradizionali africani, confusi tra operai in
giacca e cravatta o con indosso elmetto e pettorina di Tecnova: la babele di
lingue e facce, composta da uomini provenienti da ogni continente, era
tenuta insieme dall'attivismo dei sindacalisti (soprattutto Ugl) sotto lo
sguardo vigile delle forze dell'ordine.
Il primo faccia a faccia con un rappresentante istituzionale arriva intorno
alle 10, quando da Palazzo Carafa scende il vicesindaco Gianni Garrisi: «L'amministrazione
comunale è attenta al tema dello sfruttamento nei parchi fotovoltaici», ha
garantito. «Rivogliamo la nostra dignità»: lo striscione campeggia in piazza
anche quando il corteo si sposta davanti a Palazzo dei Celestini. I
manifestanti si portano dietro i cartelli scritti a mano: «Our money must be
paid now» («I nostri soldi vanno pagati subito», la traduzione dall'inglese),
«Contro ogni schiavitù», «Divisi nella lingua, uguali nei diritti». Forse
non si aspettavano lo spostamento dell'incontro col prefetto a lunedì:
trovano chiuso il portone del palazzo del governo. E allora si siedono, con
ordine, aspettando che la delegazione guidata dall'Ugl convinca il
presidente della Provincia, Antonio Gabellone, a scendere in piazza ad
ascoltarli.
L'appuntamento si concretizza alle 11.30: il dialogo è serrato. Due incontri
con i politici locali nel giro di un'ora: il movimento conquista una prima
vittoria ad una settimana dall'inizio della protesta. Ora l'appuntamento più
importante: dal prossimo incontro con il sottosegretario Alfredo Mantovano i
lavoratori si aspettano risposte concrete. Sul tavolo prefettizio, convocato
per lunedì alle 10, pende però l'inco gnita delle dimissioni del
sottosegretario.
31 Marzo 2011
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