[Redditolavoro] Fw: LE TANTE CONTRADDIZIONI DELLA MANIFESTAZIONE DEL 16 OTTOBRE ED I MOTIVI DELLA NOSTRA NON PARTECIPAZIONE

clochard spartacok at alice.it
Thu Oct 14 18:31:19 CEST 2010


Non mi immedesimo in questo documento, né nei suoi concetti primo-novecenteschi. Tuttavia ritengo utile la circolazione di un punto di vista assolutamente legittimo e di sacrosante osservazioni sulla Fiom.

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To: newsletter casa rossa 
Sent: Thursday, October 14, 2010 5:47 PM
Subject: LE TANTE CONTRADDIZIONI DELLA MANIFESTAZIONE DEL 16 OTTOBRE ED I MOTIVI DELLA NOSTRA NON PARTECIPAZIONE





LE TANTE CONTRADDIZIONI DELLA MANIFESTAZIONE DEL 16 OTTOBRE ED I MOTIVI DELLA NOSTRA NON PARTECIPAZIONE







Slai Cobas Trentino


Non è sufficiente rilevare come la manifestazione di Roma del 16 ottobre sia una possibilità che oggi si presenta ai lavoratori per esprimere in modo collettivo una volontà di opposizione nei confronti di un attacco sempre più pesante e complessivo alle condizioni di vita e di lavoro ed ai diritti. Ugualmente non è sufficiente rilevare come possa essere consideraro un dato negativo il fatto della partecipazione dei lavoratori alla manifestazione del 16.

Tutto questo infatti non è sufficiente per caratterizzare la manifestazione nazionale della FIOM come un effettivo momento di lotta e di opposizione di classe.

Innanzittutto oggi andare a Roma significa farlo sotto l’egemonia politica e sindacale della FIOM. Il fatto che molte organizzazioni e gruppi di compagni che sostengono di non identificarsi con la FIOM partecipino alla manifestazione per poter esporre il proprio punto di vista ai lavoratori non indica minimamente che vari il carattere complessivo dell’iniziativa del 16 ottobre. Chi va a Roma, con posizioni anche critiche sotto il profilo della propaganda nei confronti della FIOM va di fatto comunque a manifestare sotto l’egemonia politica e sindacale di quest’ultima.

La realtà che emerge rispetto alle diverse forze della ‘sinistra’ ed alle differenti organizzazioni "comuniste e rivoluzionarie" è però addirittura più problematica. Oggi il codismo nei confronti della FIOM continua ad essere dilagante cosa questa che attesta, ancora una volta, come tutta una serie di organizzazioni e di gruppi spesso anche "ultra-rivoluzionari" operi tra l’altro come una sorta di ala di estrema sinistra della cosiddetta ‘borghesia liberale’.

Oggi la FIOM non solo non vuole rompere con la CGIL, e quindi in ultima analisi nemmeno con CISL e UIL, ma nemmeno può farlo senza rinunciare alla propria identità, linea politica e tenuta organizzativa. Ciò non significa che non vi siano contraddizioni e che queste non vadano sempre valutate e seguite con attenzione. Occorre anche analizzare la loro natura politica, considerare la prospettiva in cui si muovono le varie forze ed i diversi schieramenti e, quindi, in ultima analisi, chiarire cosa si vuole fare e dove e con chi si vuole andare. Occorre chiarire se si vuole lavorare alla costruzione delle organizzazioni di classe dei lavoratori e ad una fuori-uscita proletaria e rivoluzionaria dalla crisi, oppure se, viceversa, si sta di fatto operando all’interno dei meccanismi della riproduzione dell’egemonia e del dominio del capitale.

Con la globalizzazione, la crisi e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, le società ed i sistemi politici come quelli che caratterizzano un paese occidentale come l’Italia, si muovono con una crescente complessità e frammentazione in una direzione sempre più reazionaria attraverso un continuo susseguirsi di "riforme" politiche, economiche, sociali e culturali, che invece di stabilizzare la situazione ne accentuano ad ogni livello le contraddizioni, finendo così per alimentare ulteriormente la tendenza al fascismo, alle guerre imperialiste, alla devastazione dell’ambiente, al drastico peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, ecc.

Ora oggi tutto questo riesce ancora a funzionare in quanto le contraddizioni tra le varie frazioni del capitale, tra i vari schieramenti politici e sindacali e tra varie forze della cosiddetta società civile, sono nel loro complesso un sistema ancora capace di esercitare egemonia, questo nonostante la crescente crisi egemonica di varie forze politiche e sindacali. Se, in linea con un modello di fascismo come quello classico di stampo nazista, mussoliniano, golpista, ecc. non potesse esprimersi un certo livello di contraddizione tra le varie forze politiche e sindacali, non ci sarebbe oggi una tenuta ancora così rilevante sotto il profilo egemonico da parte dell’avversario di classe.

Una conflittualità inter-borghese che, per es. all’interno dei posti di lavoro ed in particolare nelle fabbriche, nella forma particolare della contraddizione tra padroni e sindacati confederali, consente ancora il "governo interno" su/contro i lavoratori.

Da questo punto di vista la FIOM non si colloca all’esterno di questo sistema di esercizio dell’egemonia della borghesia il quale appunto prevede che le varie forze che appartengono a tale sistema entrino in contraddizione ed in competizione per l’esercizio del ‘potere’. 

Una manifestazione come quella del 16 ottobre esprime un momento che, per quanto conflittuale, viene voluto, pensato, progettato ed organizzato, in funzione del mantenimento di spazi di potere e di manovra all’interno del sistema egemonico borghese contro i tentativi volti a penalizzare e marginalizzare la FIOM all’interno di tale sistema. Tentativi messi oggi in atto dalle destre, dai padroni, dalla CISL, dalla UIL, e persino da parte di certe componenti della CGIL. 

Il fatto che la FIOM oggi sia sotto tiro non significa affatto che la FIOM abbia cessato di essere parte della CGIL e di voler o poter rendersi indipendente da essa, non significa affatto che la FIOM non abbia sempre contribuito direttamente a rimettere in gioco la CGIL tra i lavoratori, ed indirettamente attraverso la CGIL, a rimettere in gioco, senza magari nemmeno volerlo, persino CISL e UIL. Non significa ancora che la FIOM, come in genere la "sinistra sindacale", in questi decenni non abbia efficacemente spianato la strada all’attuale offensiva della FIAT, della Confindustria e dell’attuale governo delle destre. 

La FIOM sotto questo profilo ha operato come la ‘sinistra’ istituzionale, come i vari PRC, PdCI ecc., e spesso in modo organicamente congiunto con essi.

Il dato di fatto, per quanto relativo, della contraddizione che si è aperta con la FIOM apre la strada ad un’eventuale politica di fronte nei confronti dei lavoratori che ancora si sentono organicamente rappresentati da quest’organizzazione sindacale. 

Va considerato comunque il fatto che attualmente una "politica di fronte" la sta facendo efficacemente e dal suo punto di vista solo la FIOM trascinandosi dietro una nutrita carovana formata dai partiti della ‘sinistra’ e da sciocchi gruppi dell’ ‘estrema sinistra’. 

In alcun modo esistono oggi le condizioni per realizzare il 16 a Roma un fronte con la FIOM utile alla costruzione di un’indipendenza operaia e proletaria. 

Soltanto un reale sindacato di classe con un’effettiva capacità di mobilitazione combattiva di rappresentanze di una pluralità di settori di operai e di lavoratori può oggi eventualmente andare a costruire, quando effettivamente necessario e con accortezza e flessibilità, un fronte con la FIOM.

Senza andare a costruire un sindacato di classe in grado di scendere in campo con una propria iniziativa di classe ed una propria effettiva capacità di mobilitazione parlare di "fronte di lotta" con la FIOM significa solo chiacchierare e contribuire ad imbrogliare i lavoratori. 

Ancora una volta è necessaria una delimitazione tra chi vuole costruire il sindacato di classe ed il partito rivoluzionario dei proletari e dei lavoratori, e chi invece sembra ostacolare tutto questo, inseguendo la FIOM e presentandola come una forza sindacale che vuole, e che può, scendere realmente in campo contro l’attacco reazionario e padronale in atto portato avanti dalle varie frazioni del capitale, dai governi delle destre, dal PD e dai sindacati confederali.

Oggi è anche necessario dire che la stessa scadenza del 16 ottobre evidenzia comunque la passività ed il conservatorismo di alcuni sindacati di base che hanno scelto di andare a costituirsi con logiche che vedono la prospettiva del sindacato di classe come un pericolo per la salvaguardia di un unità al ribasso costituita da un equilibrio di/tra "interessi confederati". Questi sindacati di base o inizieranno ad intraprendere realmente la strada del sindacato di classe o sono comunque destinati a disgregarsi, ad arretrare e capitolare, nel momento in cui si accelera la dissoluzione di quella cornice giuridica ed istituzionale su cui hanno voluto fondare il proprio progetto sindacale confederativo di tutela degli interessi particolari di settori di lavoratori delle varie categorie.


SLAI COBAS DEL TRENTINO

 slaicobastrentino at gmail.com

www.slaicobastrentino.wordpress.com


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