[Redditolavoro] APPELLO PER UN 4 NOVEMBRE ANTIMILITARISTA

clochard spartacok at alice.it
Thu Oct 7 21:14:00 CEST 2010


APPELLO PER UN 4 NOVEMBRE ANTIMILITARISTA.

      LA GUERRA È FINITA?

      Il nostro paese ha espresso per decenni livelli di coscienza, capacità 
di reazione e mobilitazione intorno ai temi del no alla guerra e 
all'intervento militare in Iraq e Afghanistan, al militarismo ed al riarmo 
unici in tutto il mondo occidentale.
      Sino a pochi anni fa le piazze si riempivano per dire  NO alle guerre 
di aggressione ed ai suoi sponsor, inchiodando alle proprie responsabilità 
governi di diverso posizionamento nell'emiciclo parlamentare.

      A vedere l'Italia di oggi sembra siano passati anni luce da quelle 
grandi mobilitazioni.
      Il tema della guerra viene costantemente distorto o espulso dal 
dibattito politico nazionale.
      Quasi tutte le nuove espressioni del dissenso antiberlusconiano non 
annoverano tra le proprie parole d'ordine il no alla guerra ed alle missioni 
all'estero.  Le vertenze a difesa dei posti di lavoro e dei servizi sociali 
non evidenziano la stridente contraddizione tra i tagli al salario diretto 
ed indiretto e aumento esponenziale della spesa militare.
      Una rimozione collettiva di tale portata troverebbe giustificazione in 
una effettiva diminuzione dei pericoli di conflitto nel mondo, quantomeno 
nell'area geografica prossima al nostro paese. Potrebbe essere giustificata 
da una diminuzione dei processi di militarizzazione dei territori e della 
vita sociale e culturale interna.

      La realtà che ci circonda, le scelte politiche interne ed 
internazionali ci raccontano una realtà ben diversa. Ci dicono che

      LA GUERRA È TRA NOI.

      I dati macroscopici evidenziati dalle grandi agenzie internazionali di 
calcolo economico ci parlano delle industrie armiere come uniche capaci di 
chiudere con attivi di bilancio annuali astronomici. Finmeccanica, holding 
italiana al 37% pubblica è tra i colossi mondiali di questo commercio di 
morte.
      Le missioni militari all'estero continuano a produrre debito pubblico 
(3 milioni di euro al giorno per l'erario italiano) e guadagni privati per i 
soliti noti, morte e distruzione per i paesi aggrediti.
      La società nel suo complesso sta subendo un processo di 
militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa - Gelmini per i 
corsi paramilitari nelle scuole, ad investire direttamente la formazione 
delle future generazioni.

      La rimozione di questa realtà dipende quindi dal venir meno di una 
critica politica, sociale e culturale al meccanismo bellico come ingranaggio 
centrale dell'attuale sistema di produzione, specie in una fase di crisi 
sistemica come l'attuale.
      In forme diverse si stanno velocemente ricreando le condizioni 
dell'allucinante meccanismo - ben rodato durante il secolo scorso - del 
"distruggere per ricostruire, per ricreare le ragioni della produzione di 
merci e di profitto".

      LA GUERRA TRASFORMA I NOSTRI TERRITORI.

      Le basi della guerra sono essenziali per proiettare queste politiche 
sui territori circostanti, vicini e lontani. Così procedono i lavori al Dal 
Molin di Vicenza, crescono le basi di camp Darby e si ipotizza di costruire 
il più grande Hub militare d'Italia nel limitrofo aeroporto di Pisa, 
continuano i lavori di potenziamento di Sigonella e delle basi radar a 
Niscemi, si potenzia la produzione degli F35 a Cameri (Novara).
      Territori che cambiano di segno, divenendo nei fatti grandi aree a 
stretta sorveglianza militare. Una immensa seconda linea organizzata per 
distruggere e depredare i paesi limitrofi.

      SENZA UN NO ALLE POLITICHE DI GUERRA NON ESISTONO ALTERNATIVE 
POSSIBILI ALLO STATO DI COSE PRESENTI

      Il nostro paese sarà progressivamente investito da una crisi economica 
sempre più pesante, che già ha ridotto milioni di lavoratori, giovani e 
pensionati in condizioni economiche molto critiche. Uomini e donne che 
cercheranno di rispondere ad una realtà senza futuro con lotte, 
rivendicazioni, istanze di legittima affermazione esistenziale.
      L'assenza attuale della tematica antimilitarista, del no alla guerra 
ed alle sue proiezioni rischia di contribuire al sorgere di pulsioni 
nazionaliste e reazionarie all'interno dei futuri movimenti di massa.

      È urgente che tutte le realtà sociali, culturali, sindacali e 
politiche che si muovono sul terreno di una alternativa radicale al modello 
sociale dominante rimettano al centro delle proprie piattaforme i temi del
      NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA 
SOCIETA' E DELLA CULTURA.
      PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL'AFGHANISTAN E DA TUTTI I CONFLITTI 
BELLICI.

      Su questi grandi temi proponiamo a tutte le realtà pacifiste e 
antiguerra presenti sul territorio nazionale di impegnarsi in una scadenza 
comune di mobilitazione, attraverso cortei, presidi, manifestazioni, 
iniziative. Indichiamo la settimana del 4 novembre prossimo, per ribaltare i 
contenuti di una giornata che invece galvanizza le forze armate.

      DA VICENZA A SIGONELLA, DA NOVARA A PISA E LIVORNO, DA ROMA A MILANO, 
DA CAGLIARI A TRIESTE, DA COLLEFERRO A GHEDI,  SI ALZI DI NUOVO FORTE E 
CHIARA LA VOCE DI CHI SI OPPONE ALLE PRODUZIONI DI ARMI, ALLE POLITICHE DI 
MORTE ED ALLE SUE BASI.

      Chiediamo a tutte le realtà che decideranno di promuovere una 
iniziativa nella prima settimana di novembre di darcene notizia, in modo da 
poter rafforzare e socializzare la mobilitazione.

      La Rete nazionale Disarmiamoli!




    http://www.disarmiamoli.org

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