[Redditolavoro] Da San Precario: la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta

matilde matilde at inventati.org
Fri Nov 19 12:12:02 CET 2010


ottima analisi ma  chiedo:  e se un errore fosse anche l'aggrapparsi 
disperatamente a lavori odiati, o dove non si è desiderati, invece di 
lottare per un sistema di garantito e ben coperto passaggio da un lavoro 
all'altro?
laura
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To: "Precog" <precog at inventati.org>; "Neurogreen" 
<neurogreen at liste.comodino.org>; "Redditolavoro" 
<redditolavoro at lists.ecn.org>
Sent: Friday, November 19, 2010 11:49 AM
Subject: [Redditolavoro] Da San Precario: 
la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta


> http://www.precaria.org/la-coerenza-del-sindacato-nel-favorire-la-diffusione-della-precarieta.html
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>
> Sappiamo perfettamente  come certe idee, certe convinzioni, col passare
> del tempo, possano mutare;  cambia la realtà che ci circonda e perchè non
> dovremmo cambiare il nostro modo di agire e pensare in essa? La saggezza
> popolare ha immortalato questa semplice ma importante conclusione con il
> motto ” errare è umano, perseverare è diabolico”.  Sappiamo anche che in
> una grande organizzazione come ad esempio la Cgil vi sono infinite
> differenze comportamentali e attitudinali: in alcuni territori o settori 
> il
> sindacato è più combattivo, la base militante è ben diversa dai quadri
> burocratici e così via. Lo sappiamo bene noi che, pochi o tanti che siamo,
> abbiamo al nostro interno mille traiettorie sindacali diverse, molte delle
> quali fanno capo alla Cgil.
>
> Quindi la questione non è essere contro la Cgil a priori. Se domani il più
> grande sindacato italiano dovesse dire “ok, ci siamo sbagliati, d’ora in
> poi si cambia registro, uniamoci nella lotta contro la precarietà” noi ne
> saremmo solo felici. Non è una questione di pelle, bensì è una questione
> di dignità. Non possiamo farci prendere per il culo sempre. Non sono
> sufficienti una campagna di marketing virale sulla precarietà, due
> dichiarazioni alla stampa, tre vertenze giocate all’attacco, per
> convincerci che l’andazzo è cambiato, anzi.  Prendiamo la Fiom (sempre
> Cgil): siamo convinti che le aperture sulle questioni del reddito, dei 
> beni
> comuni, verso un impianto di diritti nuovo capace di tutelare chi non lo è
> mai stato, siano aperture vere.
>
> Abbiamo dei dubbi su un’impostazione che ha una centralità troppo
> sbilanciata su un lessico operaio, mentre noi pensiamo che il cambiamento
> si potrà avere solo attraverso l’adozione di “un punto di vista precario”
> con tutto quello che ciò implica. Su questo punto però ritorneremo, ora è
> poco rilevante. Ci basta dire, per concludere, che il percorso lanciato
> dalla Fiom ha un ragionamento alle spalle e la dignità per essere
> attraversato, e ad  esso guardiamo con interesse, seppur nelle differenze.
> La rete dei precari “non più disposti a tutto”, la manifestazione del 27,
> le roboanti dichiarazioni sul tema della produttività, sul piano
> industriale, sulla competitività, invece non ci interessano. Anzi
> aggiungiamo anche, il sucecsso del 27 verrebbe giocato dalla Cgil contro 
> la
> Fiom, e contro lo sciopero generale, sempre più lontano. Siamo sicuri di
> voler avallare tutto ciò?
>
> La coerenza di un sindacato: è una storia lunga, leggendaria, ma non è una
> favola a lieto fine
>
> Tutto cominciò con il Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che,
> durante il discorso alla Fiera del Levante di Bari, nel 1996 pronunciò la
> storica frase “Scordatevi il posto fisso!”.
> La dichiarazione d’intenti trova un immediata applicazione nella Legge
> n.196 del 27 luglio 1997, nota ai più come Legge Treu, che istituiva in
> Italia il lavoro interinale. Tale legge ha avuto l’avvallo dei sindacati e
> dei partiti della sinistra. Il voto favorevole era stato giustificato da
> due ragioni. Le forme di flessibilità  avrebbero interessato “le 
> qualifiche
> di elevato contenuto professionale” (art. 4). Il sindacato avrebbe 
> vigilato
> tramite i contratti collettivi e garantito contro gli abusi. Come mai
> allora il lavoro interinale, grazie alla firma di Cgil, Cisl e Uil nei
> contratti collettivi di cui sopra, è stato introdotto nel settore
> artigianale (1999), nel settore dell’edilizia (1999), nel settore
> metalmeccanico e nel settore pubblico (agosto 2000)? Dove sta in questi
> settori l’elevato contenuto professionale?
>
> Ma veniamo a tempi più recenti. Nel maggio 2004, vi è il rinnovo contratto
> tessili-abbigliamento. Vengono introdotte norme sul tempo determinato,  il
> job sharing e l’apprendistato che recepiscono interamente il decreto 
> 368/01
> che consente ai padroni di introdurre tali contratti atipici per un certo
> ammontare, non sempre verificabile. La stessa Cgil si era pronunciata
> contro tale decreto. Perché allora firma il contratto? L’abitudine di
> dichiararsi contro una legge ma poi firmare i contratti che ne consentono
> l’applicazione (soprattutto se si tratta di aumentare la precarietà)
> raggiungerà il parossismo dopo il varo della Legge (30), impropriamente
> nota come Legge Biagi.
>
> Negli anni recenti, occorre ricordare  il caso dell’accordo su Atesia, una
> firma che ancora oggi è una ferita aperta. Si tratta di una storia
> emblematica. In Atesia operavano più di 2000 precari, situazione simbolo
> della precarietà. In seguito all’intervento del Ministro Damiano e della
> Cgil, sulla base della distinzione tra inbound e outbound, alcune figure
> precarie vengono sottoposte a stabilizzazione del posto del lavoro. Una
> stabilizzazione che tuttavia richiede alcuni sacrifici in termini di
> orario, salario e perdita di contributi previdenziali. Di fronte al
> classico ricatto: o accetti queste condizioni peggiorative (rispetto a ciò
> che ti spetterebbe) oppure rischi il posto di lavoro, la maggior parte dei
> precari ha accettato.
>
> Oggi si trova a guadagnare poco più di 800 euro al mese in condizioni
> lavorative pessime e senza che gli anni con contratto precario siano stati
> riconosciuti come contribuzione previdenziali. Quei pochi che non hanno
> accettato obtorto collo la firma voluta dalla Cgil e hanno fatto causa,
> oggi, dopo le sentenze favorevoli della pretura del lavoro di Roma nel
> giugno del 2010, si trovano a poter scegliere se essere ammessi al tempo
> indeterminato con condizioni contrattuali migliori (se vogliono) o avere 
> un
> risarcimento che varia tra gli 80.000 e 100.000 euro. Un bel risultato, si
> direbbe.
>
> Il  caso Atesia non è isolato, ma paradigmatico e fa scuola  (vedi ad
> esempio Telecom). Numerosi sono gli esempi di come la Cgil pur di arrivare
> ad una firma più o meno concertativa spinge i propri aderenti a firmare
> contratti capestro. Ultimissimo caso è quello a noi vicino di Rho Fiera. 
> In
> una giungla di subfornitura e subappalti con condizioni lavorative più o
> meno di tipo feudale (senza neanche avere la certezza di essere pagato,
> come hanno amaramente constatato i dipendenti della Best Union),  la
> società Milano Fiera decide di sbarazzarsi di circa 85 dipendenti su 300.
> Immediatamente la Cgil inizia una trattativa che porta al non rinnovo di
> contratti per alcune figure precarie e alla Cassa Integrazione per gli 85
> dipendenti considerati in esubero, senza neanche la certezza ella
> riassunzione. Tutto ciò avviene ponendo i lavoratori di fronte all’aut/aut
> di dire sì o di rischiare la perdita del lavoro. A neanche pochi mesi 
> dalla
> firma dell’accordo, gli esuberi si sono già moltiplicati…… Chissà come 
> mai.
> Sul caso Fiera sta oggi intervenendo San Precario.
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