[Redditolavoro] no alla manifestazione della cgil del 27

procomta ro.red at libero.it
Thu Nov 18 13:25:21 CET 2010


la cgil partito della conciliazione con i padroni e con la cisl uil
cgil partito dell'isolamento della fiom
no alla manifestazione cgil del 27
si allo sciopero generale
gruppi edi falsa sinistra come carc-npci alla coda della cgil e del 
riformismo

proletari comunisti



La scelta della Fiom di chiedere alla Cgil di interrompere il confronto con
la Confindustria sulla produttivit? ha il pregio straordinario di restituire
chiarezza (...) La scelta della Fiom di chiedere alla Cgil di interrompere
il confronto con la Confindustria sulla produttivit? ha il pregio
straordinario di restituire chiarezza, in una fase in cui il pantano ? la
misura concreta del degrado del paese, ad una discussione a volte persino
incomprensibile agli addetti ai lavori e, ovviamente, distante anni luce
dagli interessi concreti degli uomini e delle donne che lavorano.
Non ? necessario fare dietrologia o pensar male sul senso e il segno del
tavolo aperto sulla produttivit?. Non ? necessario interpretare, se c'? una
cosa che Confindustria sa fare bene ? quella di parlare con chiarezza ai
suoi imprenditori. Lor signori sono persone concrete e perseguono gli
obbiettivi con grande determinazione, la lotta di classe la declamano e la
fanno.
Quel tavolo si gioca esplicitamente ed esclusivamente sul grado di
sfruttamento intensivo e di subordinazione da imporre ai lavoratori ed alle
lavoratrici per i prossimi anni.
D'altronde ci? ? facilmente comprensibile visto che Confindustria ? forte di
tutta la legislazione contro il lavoro del Governo e della sequela di
accordi separati che hanno cancellato i contratti nazionali.
Che il padronato italiano sia oggi disponibile a rivedere le sue posizioni ?
parte di una suggestione tanto affascinante quanto del tutto infondata.
A meno che qualcuno consideri decisiva la presa di distanza della
Marcegaglia, peraltro da destra, rispetto al moribondo governo Berlusconi...
Se a ci? si aggiunge che la Cgil partecipa a quel confronto senza aver
costruito una sua posizione definita sia nel rapporto con i lavoratori che
al suo interno ? del tutto evidente che il rischio che la situazione
precipiti ? nelle cose.
Per queste ragioni quel tavolo andrebbe interrotto e si dovrebbe aprire una
fase di mobilitazione generale e straordinaria dei lavoratori e delle
lavoratrici per rispondere alle tante domande che hanno attraversato la
grande manifestazione del 16 ottobre e che attendono ancora risposte
concrete.
La risposta immediata e negativa della Cgil alla richiesta Fiom ? il segno
della volont? crescente di stringere il confronto, forse non a caso sono
stati gi? convocati due direttivi nazionali prenatalizi. I sindacalisti
fautori estremi del tavolo a prescindere contestano che un sindacato non
puo' abbandonare i tavoli... Sarebbe persino ridicolo, se non fosse grave,
ricordare che il sindacato e' nato per rivendicare l'emancipazione dei
lavoratori, la giustizia e l'eguaglianza sociale. La contrattazione e'
sempre stato lo strumento per perseguire questi obbiettivi e il tavolo il
luogo simbolico per il suo esercizio concreto. Ora, non parliamo di
giustizia sociale, n? tanto meno di eguaglianza, tema sempre poco unitario,
non c'e' una contrattazione perche' sono francamente poco chiari i diversi
punti di vista, resta quindi il tavolo. . .
Forse, a breve, dovremmo nuovamente fare i conti con la riesumazione della
categoria della "responsabilita'". Quella amara medicina che periodicamente
viene somministrata ai lavoratori per consentire un ulteriore ingiustizia.
Medicina misconosciuta alle nostri classi dominanti forse perche' mentre noi
eravamo impegnati a essere ?responsabili? loro erano troppo impegnati ad
accumulare rendite e profitti lasciandosi dietro
precarieta',sfruttamento,salari polacchi e una devastazione sociale
ambientale e persino etica senza precedenti.
Nel passato l'amara medicina veniva somministrata con l'illusoria promessa
che un giorno ci sarebbe stato un benessere diffuso, oggi le classi
dominanti, consapevoli di non poter pi? dispensare la stessa tragica favola,
hanno sostituito le promesse alle minacce.
Se non si accetta di precipitare nella precariet?, se non si accettano sotto
salari e condizioni di lavoro pesantissime si minaccia l'ecatombe sociale ed
economica.
Ma il Sindacato pu? ancora sostenere questa tesi? Si pensa ancora possibile
sostenere la bont? di ulteriori pesanti sacrifici dopo che il lavoro ha
perso quasi tutte le tutele e i diritti che esistevano alla fine degli anni
80?
Cosa resta da eliminare dopo aver cancellato la scala mobile, una pensione
pubblica decorosa, grossa parte dello stato sociale e il sistema salariale
basato sulla libera contrattazione? Forse restano solo sul campo la totale
libera gestione del mercato del lavoro da parte dell'impresa ,qui ci sta
pensando il ministro Sacconi con il collegato lavoro e la cancellazione
dello statuto dei lavoratori, e come spremere per pi? tempo e con maggiore
intensit? il lavoro umano limitando al contempo, come ?garanzia? per gli
investimenti, il diritto dei lavoratori di poter lottare per migliorare la
propria condizione.
Qui ha iniziato a pensarci Marchionne con il modello Pomigliano, ma non ha
finito. Non vorremmo che il tavolo sulla produttivit? sia destinato proprio
a risolvere quest'ultimo problema.
*Sergio Bellavita - segretario nazionale Fiom-Cgil*

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