[Redditolavoro] India: Amnesty International chiede al governo di fermare le attività di scavi

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Mon Nov 15 14:44:36 CET 2010


India: Amnesty International chiede al governo di fermare le attività di 
scavi
minerari e di raffinazione nello stato dell'Orissa
CS012: 09/02/2010
In un rapporto presentato oggi a Delhi, Amnesty International ha accusato il 
governo indiano di
aver fornito informazioni insufficienti o fuorvianti sul possibile impatto 
di due attività portate avanti
da imprese sussidiarie della compagnia britannica Vedanta Resources: una 
raffineria di alluminio e i
lavori di scavo di una miniera di bauxite.
Il rapporto di Amnesty International, intitolato "Non minate la nostra 
esistenza: come la raffineria e
la miniera di bauxite devastano la vita in India", denuncia che la 
raffineria di alluminio della
Vedanta Resources sta inquinando l'aria e l'acqua nella zona di Lanjigarh, 
mettendo così a rischio la
salute delle popolazioni locali e il loro accesso all'acqua.
"Una gigantesca raffineria incombe sulla popolazione, che respira aria 
inquinata e vede ormai come
una minaccia il fiume che costituisce una delle principali fonti d'acqua 
della zona" - ha dichiarato
Ramesh Gopalakrishnan, ricercatore di Amnesty International sull'Asia 
meridionale. "La cosa
scandalosa è che le persone più colpite da questo progetto sono quelle che 
hanno ricevuto meno
informazioni".
Gli adivasi (le popolazioni native dell'India), i dalit (gli intoccabili), 
le donne e altre comunità
emarginate che vivono nella parte più remota dello stato dell'Orissa hanno 
raccontato ad Amnesty
International che le autorità locali avevano detto loro che la raffineria 
avrebbe trasformato la zona
in una nuova Mumbai o in una sorta di Dubai.
L'Organismo statale di controllo sull'inquinamento ha documentato, a sua 
volta, l'inquinamento
dell'aria e dell'acqua provocato dalla raffineria di alluminio, confermando 
i riscontri di Amnesty
International. Tuttavia non è stato ancora attivato alcun monitoraggio sulla 
salute della popolazione.
"Una volta ci lavavamo nel fiume ma ora ho paura di portarci i miei figli. 
Entrambi hanno avuto
vesciche e irritazioni cutanee" - ha raccontato una madre ad Amnesty 
International.
L'organizzazione per i diritti umani ha verificato molti altri racconti 
simili da parte di persone che
vivono nei pressi della raffineria.
Nonostante questo e il fatto che la raffineria sia sorta in un ambiente 
inadatto, nei pressi di un fiume
e di insediamenti abitati, il governo sta valutando un progetto che 
sestuplicherebbe la dimensione
della raffineria. Né le autorità indiane né la Vedanta Resources hanno 
informato le comunità locali
sull'aumento dell'inquinamento e sui suoi possibili effetti.
La Orissa Mining Corporation e un'altra sussidiaria della Vedanta Resources, 
a loro volta, stanno
valutando d'iniziare i lavori di scavo della miniera di bauxite sulle 
colline di Niyamgiri. Questo
progetto minaccia l'esistenza di una comunità di adivasi, i Dongria Kondh, 
8000 persone che vivono
da secoli sulla collina e che considerano quest'ultima sacra ed essenziale 
per la loro sopravvivenza
fisica, economica e culturale. Tuttavia, non è stato istituito alcun 
meccanismo per chiedere il
consenso informato della comunità.
"Abbiamo già visto cosa accade agli altri adivasi quando sono costretti a 
lasciare le loro terre
tradizionali: perdono tutto" - ha dichiarato un Dongria Kondh ad Amnesty 
International.
"Gli abitanti dello stato dell'Orissa sono tra i più poveri dell'India e la 
loro salute è minacciata dalla
raffineria. La loro voce è ignorata dalla Vedanta Resources, dai suoi 
partner e dal governo locale.
Sebbene le loro vite e il futuro siano la posta in gioco, sono stati 
consultati in modo inadeguato" -
ha commentato Gopalakrishnan.
Amnesty International chiede al governo indiano e alla Vendana Resources di 
assicurare che la
raffineria non sia ingrandita e i lavori di scavo della miniera non vadano 
avanti fino a quando gli
attuali problemi non saranno stati risolti. L'organizzazione sollecita 
inoltre l'avvio di consultazioni
con la popolazione locale e chiede in particolare al governo indiano di 
istituire un meccanismo per
chiedere il consenso libero, preventivo e informato dei Dongria Kondh.
Ulteriori informazioni
La raffineria di alluminio di Lanjigarh è diretta dalla Vedanta Aluminium 
Ltd, di proprietà della
Vedanta Resources per il 70,5 per cento e della Sterlite India Ltd per il 
restante 29,5 per cento.
Vedanta Resources possiede il 59,9 per cento della Sterlite India.
Il progetto minerario dovrebbe essere portato avanti da una joint venture, 
la South-west Orissa
Bauxite Mining Corporation, formata per il 74 per cento dalla Sterlite India 
e per il 26 per cento
dalla Orissa Mining Corporation, di proprietà statale.
I Dongria Kondh sono una comunità adivasi "in pericolo", secondo quanto 
stabilito da un comitato
istituito dalla Corte suprema indiana.
Secondo il diritto internazionale, il governo indiano ha l'obbligo di 
rispettare, proteggere e
rafforzare i diritti umani, tra cui quelli all'acqua e alla salute, nonché 
di proteggere i diritti delle
popolazioni native che vivono su terre e territori occupati per tradizione 
secolare. Gli obblighi di
protezione richiedono l'adozione, da parte dello stato, di misure tali da 
assicurare che altri attori
(come le imprese) non mettano a rischio o violino i diritti umani. Se un 
governo viene meno
all'obbligo di protezione, ciò non assolve le imprese dalla responsabilità 
per le loro attività e per
l'impatto di queste ultime sui diritti umani Le imprese, come minimo, devono 
rispettare tutti i diritti
umani.
Il rapporto "Non minate la nostra esistenza: come la raffineria e la miniera 
di bauxite devastano la
vita in India" viene pubblicato nell'ambito della campagna "Io pretendo 
dignità", lanciata nel
maggio 2009 da Amnesty International per porre fine alle violazioni dei 
diritti umani che creano e
acuiscono la povertà. La campagna sta mobilitando persone di ogni parte del 
mondo per pretendere
che i governi, le aziende e altri in posizione di potere ascoltino la voce 
di coloro che vivono in
povertà e rispettino i loro diritti.
Roma, 9 febbraio 2010 


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