[Redditolavoro] Fw: lecce 3 nov ass antirazzista kater processo

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Mon Nov 1 07:34:22 CET 2010


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From: "osservatorio sui balcani di brindisi" <ossbalcanibrindisi at alice.it>
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Sent: Monday, November 01, 2010 12:19 AM
Subject: lecce 3 nov ass antirazzista kater processo


Il 9 novembre alle ore 0900, presso il tribunale di Lecce udienza del 
processo sulla  Kater I Rades,  una nave dei veleni affondata nel canale 
d'Otranto, carica di rifiuti molto speciali: esseri umani

Il 3 novembre  a Lecce, alla libreria Ergot (P.tta Falconieri Lecce, nei 
pressi di Porta Napoli), alle ore 18.00,  Assemblea Antirazzista per 
discutere su una iniziativa per impedire il silenzio sulla vicenda.

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/kater_appello.htm



Ricordiamo gli antefatti :



Fu nella sera del venerdì Santo , il 28 marzo 1997 che nella acque del 
canale d'Otranto si consumò l'ennesima tragedia ecologica ai danni del 
nostro mare ( se non alle nostre coscienze) ed oggi siamo giunti alle fase 
finale di un processo di appello  al tribunale di Lecce che rischia una 
sentenza clamorosa e tale  da creare un precedente pericoloso per il 
ripetersi di altre catastrofi simili.

Ricordiamo gli antefatti:

In quei giorni di marzo l'Albania  era in grave crisi sociale  e politica 
con  il Sud in rivolta contro il premier Berisha accusato di aver protetto 
speculatori finanziari che avevano derubato i risparmi degli albanesi,

Per reprimere il Sud ribelle furono inviati carri armati e aerei da guerra 
mentre po' di "scorie"  avanzate da una crescita demografica poco 
occidentale,  cercarono di fuggire,  la  maggior parte in gruppi familiari.

In effetti dal 1991 al 1997 gli albanesi,  popolo in gran parte contadino e 
molto prolifico,  avevano continuato a produrre  "scorie tossiche"  di basso 
valore aggiunto sotto forma di bambini e bambine, giovani coppie 
intenzionate a rendere il loro tenore di vita migliore e circa ventimila 
contenitori tossici,  esseri umani di tutte le età,  in quei giorni di 
marzo,  furono caricati sul navi e barconi, definiti carrette  della 
speranza e diretti verso la Puglia.

Sappiamo tutti che questa  regione riesce a nascondere nelle sue discariche 
legali e non,  rifiuti tossici, radioattivi  di ben altro genere, 
provenienti da tutta Italia,  come decine di inchieste giudiziarie  lo hanno 
dimostrato ma sembrò all'opinione pubblica che quei ventimila bidoni e 
bidoncini albanesi, con braccia e gambe, bocche da sfamare, fossero più 
pericolosi di mercurio, cromo, arsenico, piombo , diossine  e come potessero 
essere l'avanguardia di un epidemia contagiosa, una vera invasione di 
rifiuti umani provenienti dall'altra sponda dell'Adriatico.

 Fu così che l'Italia intera , i media e la classe politica furono colpiti 
da una smaniosa febbre ambientalista e naturista: salviamo la Puglia 
dall'invasione della "monnezza" albanese e salveremo l'Italia e l'Europa dal 
cancro dei migranti!

La cattolicissima Irene Pivetti richiese che le navi cariche di scorie 
albanesi fossero affondate nell'Adriatico, di fronte alle coste del Paese 
delle aquile.

Il governo di centrosinistra ,di allora,  preferì dare l'ordine alla Marina 
militare italiana di "fermare ad ogni costo " le navi dei veleni.

Un 'ossequiosa corvetta della Marina, la Sibilla,  facendo il girotondo 
intorno ad una vecchia motosilurante, la Kater I Rades,   stracarica di 
bidoni  e bidoncini tossici affratellati tra loro da vincoli di parentela , 
la speronò,  affondandola,  con un centinaio di pericolosi container.

Purtroppo alcuni bidoni , padri e madri dei bidoncini affondati non vollero 
andare a fondo e, presi a bordo e giunti in Italia,  incominciarono a 
sostenere che la nave Italiana  avesse affondati  i loro figli-bidoni, le 
loro mogli-container .

La Marina immediatamente parlò di un piccolo incidente,  in cui al massimo 
vi era stato uno sversamento di qualche bidoncino ma , cosa da poco  al 
confronto di certi disastri,  come l'affondamento della nave Kavtat,  anni 
prima, nel canale d'Otranto carica di centinaia di pericolosissimi fusti al 
tetrametile di piombo.

Inoltre la Marina italiana addossò la colpa alla volontà suicida degli 
albanesi che avevano cercato a tutti i costi di farsi affondare accanto ai 
fusti della Kavtat

Gli albanesi naufraghi invece replicarono, sino allo sfinimento, che la loro 
intenzione era di arrivare in Italia  per raggiungere qualche città, pardon 
, qualche discarica  locale o  qualche industria, , qualche impianto 
inquinante del Nord e  che  non essendo dei Kamikaze, mai volevano fare la 
fine dei bidoni di mercurio, piombo , uranio che ben altre navi dei veleni 
avevano affondato nell'Adriatico. A Brindisi furono pochi antirazzisti a 
credergli e sostenerli nella battaglia perché fossero ripescati i bidoni, 
pardon,  i corpi delle vittime e la nave. Nello stupore generale  la 
versione degli albanesi fu confermata da quanto affiorò dal mare sei mesi 
dopo.



Il primo processo, portò ad una sentenza salomonica: condannati a un paio di 
anni entrambi i comandanti delle navi, usciti di scena tutti gli alti gradi 
politici e militari che avevano dato gli ordini per fare l'opera di 
disinquinamento in mare , riducendo quella catastrofe ecologica alla stregua 
di un incidente automobilistico.



In questi giorni di autunno del 2010, al processo di appello a Lecce, 
abbiamo assistito ad una requisitoria del Procuratore Generale che ci ha 
lasciato stupefatti, con la richiesta dell'assoluzione del comandante 
Laudadio il comandante della nave italiana Sibilla e la condanna del pilota 
della nave albanese, riportando indietro le lancette di questa storia  :

1) si   ritengono colpevoli i bidoni tossici albanesi superstiti della 
strage di inaffidabilità, essendo parte in causa e quindi incattiviti nei 
confronti dei militari italiani,

2)si  deve dare credito a quanto detto dalla Marina sin dal primo momento , 
ovvero che gli albanesi quel giorno avevano deciso di suicidarsi , 
facendosi affondare nella parte più profonda del Canale d'Otranto, dove 
nessuno avrebbe potuto recuperarli.

Una teoria confermata da tante storie di ecomafie e di navi dei veleni 
scomparse nei nostri mari!

Prendendo per buono questo ragionamento,  dovremmo ritenere che nonostante 
che la nave albanese  fosse dieci volte più piccola della corvetta Italiana 
, pur viaggiando  sovraccarica a pelo d'acqua, a neanche dieci chilometri 
all'ora, riuscisse  a zigzagare aumentando la velocità grazie all'aiuto di 
cento braccia e braccine ,  fuoriuscenti dagli oblò, da una parte e 
dall'altra,  che ne aumentarono la velocità e la spinsero contro la Sibilla.

Se questa versione di fatti sarà presa per buona dalla corte di Appello di 
Lecce,  avremo un precedente  che renderà assolutamente immune da giudizio 
chiunque cerchi di fermare la valanga di rifiuti  ( migranti) che  dal Sud 
del mondo , spingono ai confini della nostra Europa.

 A questo punto  se la sentenza di appello di Lecce assolverà gli 
"affondatori" ,  che i migranti "tossici" muoiano in mare senza che le 
richieste di aiuto siano esaudite, che siano ripresi e riaccompagnati nei 
lager libici o in quelli dei paesi di origine, o che siano giustiziati sul 
posto  non farà differenza poiché su di loro ricade la colpa di "essere 
animati" da volontà suicida, quindi di che lamentarsi?



Ad opporsi a questa norma di ecologia estremista ci siamo  solo noi 
,antirazzisti quelli sempre pronti a difendere la "monnezza degli uomini", 
quella che non riesce a star ferma nel proprio paese perchè morirebbe di 
fame  o per guerra: la "Monnezza Migrante".

Far sentire la nostra voce , la nostra presenza in queste ultime fasi del 
processo in tutti i modi possibili,  forse potrebbe evitare che in fondo a 
quel mare, nel canale d'Otranto non rischino di affondare anche le nostre 
coscienze..

Per questo motivo invitiamo tutti gli antirazzisti pugliesi a contattarci 
per organizzare iniziative di sostegno e di denuncia a partire 
dall'assemblea antirazzista a Lecce del 3 novembre 2010



Antonio Camuso  osservatoriobrindisi at libero.it

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Roberto Aprile boboaprile at tiscali.it



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