[Redditolavoro] MARCHIONNE E GOVERNO METTONO IN ATTO UN NUOVO MASSACRO SOCIALE!
Partito Comunista dei Lavoratori
pclavoratoribologna at gmail.com
Thu Jun 24 15:34:24 CEST 2010
(testo del volantino distribuito dal PCL allo sciopero generale del 25 giugno)
COSTRUIAMO
UNA VERA VERTENZA GENERALE! UN VERO SCIOPERO GENERALE!
Padronato e governi europei scaricano la crisi capitalistica sui lavoratori
In tutta Europa la crisi capitalistica, i finanziamenti alle banche e
alle imprese, le spese per la guerra e gli armamenti, l'evasione
fiscale hanno accentuato la crisi fiscale statale. La Commissione
europea, la Bce e il Fmi hanno varato un fondo di garanzia di 750
miliardi di euro finalizzati a salvaguardare gli interessi delle
banche, soprattutto tedesche, francesi e svizzeri. Nello stesso tempo
la Commissione europea ha deciso di rendere più stringente il Patto di
Stabilità e controllare preventivamente le politiche nazionali di
bilancio. A partire dalla Grecia, tutti i governi di centrodestra e di
centrosinistra hanno messo in atto finanziarie di “lacrime e sangue”
che mirano a destrutturare il mercato del lavoro, tagliare salari e
pensioni, aumentare la precarietà e la disoccupazione, ridurre la
spesa pubblica e per questa via privatizzare i settori sanitario,
previdenziale, scolastico e sociale. In questo quadro si inserisce la
manovra di 25 miliardi di euro varata dal governo Berlusconi, una
operazione di macelleria sociale contro i lavoratori e le masse
popolari, così come l’attacco della Fiat a Pomigliano prefigura la
distruzione del Contratto nazionale e dei diritti all’interno dei
luoghi di lavoro per l’insieme dei lavoratori del Paese.
La Finanziaria “lacrime e sangue” del governo Berlusconi
Una Finanziaria che mentre dal lato padronale concede l'ennesimo
condono edilizio e fiscale, dal lato dei lavoratori pubblici blocca i
contratti, taglia gli stipendi, blocca il turn over, innalza l’età di
pensionamento a 65 anni per le donne e di sei mesi per tutti. Inoltre
aumenta il tasso di invalidità all'85% per il trattamento
pensionistico, taglia 10 miliardi di euro in due anni alle Regioni,
cioè alla sanità, e 4 miliardi ai Comuni, cioè ai servizi sociali,
rende inapplicabile il Testo unico per la sicurezza sul lavoro nelle
strutture della pubblica amministrazione (scuola, sanità, ecc).
L’effetto immediato sarà il licenziamento di centinaia di migliaia di
lavoratori precari: 400 mila posti di lavoro nei servizi pubblici e
nella scuola, una perdita che si andrà a sommare ai 200 mila posti di
lavoro a rischio nel settore privato. Una manovra che farà aumentare
il tasso di disoccupazione, soprattutto tra i giovani.
Il plebiscito di Marchionne
La Fiat di Elkann e Marchionne ha ritenuto giunto il momento di
imporre anche in Italia, a partire dallo stabilimento di Pomigliano,
il modello imposto un anno fa alla Chrysler. Marchionne e Marcegaglia
coscienti della forza acquisita con la destrutturazione in atto del
diritto del lavoro (nuovo modello contrattuale, arbitrato, enti
bilaterali, licenziamento a voce, contratti di produttività e statuto
dei lavori), sostenuti da tutta la stampa borghese, dal governo e
dall’opposizione liberale del Partito democratico, dai sindacati
corporativi (Cisl, Uil, Ugl) e anche dalla CGIL di Epifani e Camusso,
hanno sferrato un colpo di maglio al Contratto nazionale e ai diritti.
La Fiat ha utilizzato il ricatto, le minacce, le schedature e il
terrore per far votare in un plebiscito illegittimo il loro Piano
aziendale (A, B o C). Un Piano che mentre mette gli operai polacchi e
italiani gli uni contro gli altri, vuole introdurre nello stabilimento
i 18 turni, ridurre le pause, aumentare i ritmi e le ore di
straordinario, negare il diritto di sciopero e, in caso di contesa,
prevedere il licenziamento. Questo clima da caserma viola il Contratto
nazionale e le stesse leggi vigenti. In sintesi il padronato vuole
distruggere il sindacato conflittuale ed estendere poi il modello
Marchionne ad altri stabilimenti del Paese. La lotta intrapresa dalla
Fiom-Cgil, sostenuta solo dalla sinistra sindacale in CGIL, e l’azione
degli altri sindacati più combattivi, come lo Slai Cobas, hanno
permesso l’attivarsi della solidarietà operaia che si è manifestata
con scioperi in tutto il gruppo Fiat e alla Piaggio. Lo stesso
plebiscito si è risolto in una sconfitta della Fiat e del padronato:
il NO a Pomigliano ha raggiunto il 40%, mentre con il 73% il NO ha
prevalso nello stabilimento di Polo di Nola. Questo risultato rinsalda
la resistenza della classe operaia.L’opposizione alla politica
economica e sociale del governo, la salvaguardia dei diritti
democratici e la difesa della natura pubblica dei beni comuni deve
congiungersi con la lotta per la difesa del salario e dei diritti nei
luoghi di lavoro. Le sinistre sindacali hanno criticato la manovra
economica ed effettuato diverse manifestazioni e scioperi, adesso a
partire dalla resistenza di Pomigliano si tratta di dare continuità,
unificare, concentrare, estendere e radicalizzare queste iniziative di
mobilitazione e di lotta: lo sciopero generale proclamato dalla Cgil è
insufficiente, così come le iniziative autoreferenziali.
Il Partito Comunista dei Lavoratori ha partecipato a tutte le
iniziative di lotta ed è stato al fianco dei lavoratori di Pomigliano,
per questo rivolge un appello alle sinistre sindacali e politiche per
la convocazione urgente di un'assemblea nazionale dei delegati dei
posti di lavoro e dei coordinamenti di lotta, per armare i lavoratori,
nativi e migranti, di un proprio programma di rivendicazioni
unificanti e transitorie su cui costruire la vertenza generale e
preparare lo sciopero generale prolungato, contro il governo e il
padronato. Uno sciopero vero che blocchi l’arroganza governativa di
Berlusconi e padronale di Marchionne e faccia pagare la crisi ai veri
responsabili: le imprese e le banche.
Partito Comunista dei Lavoratori
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Sez. prov. di Bologna
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