[Redditolavoro] POMIGLIANO: L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA!

clochard spartacok at alice.it
Tue Jun 22 19:04:20 CEST 2010


Piaggio: operai in sciopero

per Pomigliano d’Arco



In più di mille per il corteo e la manifestazione davanti alla direzione dell’azienda delle due ruote

Pontedera (da: La Nazione), 22 giugno 2010 -

Oltre 1.000 operai della Piaggio, il 48% secondo fonti 'ufficiali', hanno scioperato ieri per due ore in solidarietà al fronte del no, sostenuto dalla Fiom, all’accordo di Pomigliano d’Arco.

 Dove la Fiat chiede più lavoro, dunque e meno assenze e più turni, come requisito essenziale, ha detto l’amministratore delegato Marchionne, per portare in Campania la produzione della Panda oggi effettuata in Polonia.

 Già era stata effettuata un’ora di sciopero la settimana scorsa, ma questa manifestazione è stata più partecipata e più visibile perché attuata con mini corteo, presidio e comizio davanti la direzione, sul viale Piaggio. Non sono mancate critiche all’azienda della Vespa.

 E visto il muro contro muro tra Fiom e gli altri sindacati (ma con problemi anche all’interno della Cgil) nella manifestazione di ieri non sono mancate critiche alla Uilm, che a Pomigliano è il primo sindacato, e alle alle sigle.



Ma la Uilm controbatte con una nota in cui 'invita' la Fiom "a fare più sindacato e meno politica" registrando invece un atteggiamento che alla Uilm appare contrario. "Con la preoccupazione che Fiom possa aiutare i padroni a rigurgiti di lotta contro il proletariato".





----Messaggio originale----
Da: dino erba
Data: 22/06/2010 11.30
A: circ.pro.g.landonio at tiscali.it
Ogg: POMIGLIANO : L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA!

lun, 21 giu @ 22:59 OPERAIO CONTRO 



SEI CONSIGLI PRATICI PER UNA GIORNATA CHE FA STORIA


PUBBLICHIAMO IL TESTO DEL VOLANTINO CHE SARA' DISTRIBUITO IL 22 GIUGNO ALLA FIAT DI POMIGLIANO1 Marchionne è isterico ed ha ragione di esserlo. La FIOM, il sindacato che organizza la maggioranza degli operai ha detto NO all’accordo. Qualunque sia il risultato del referendum gli operai iscritti alla FIOM e i loro sostenitori sono liberi di organizzare gli scioperi e le proteste necessarie per difendere i loro diritti conquistati con più di cento anni di lotta. 2 La scelta più conseguente di fronte a questo referendum, che è una truffa, è quella di non andare a votare. Con meno della metà di votanti perde anche formalmente qualunque valore. La Fiat lo sa ed ha imposto a tutti la presenza. I tabulati dei voti andranno nelle mani della direzione e sarà facile individuare “i non interessati” che verranno condannati al licenziamento.3 La presenza massiccia di tutti gli operai in fabbrica può diventare un’occasione buona per organizzare dall’interno il boicottaggio del voto. Uno sciopero al momento di andare alle urne con un corteo che abbandona lo stabilimento diventa un evidente rifiuto collettivo . Difficile da realizzare ma non impossibile.4 Spinti a partecipare con la paura di rappresaglie, impossibilitati ad una protesta collettiva ci rimane una sola scelta: votare e votare NO. Qui sta il punto, Marchionne vuole un SI unanime sul suo piano e se lo deve sognare.Se i NO assieme alle astensioni ed alle schede bianche e nulle superano il 50% il referendum è comunque fallito. Tutti dicono che vinceranno i SI ma il problema è con quali percentuali? Se i SI non raggiungeranno il 70% degli aventi diritto al voto la FIAT ha perso la partita del famoso coinvolgimento. Un 30% degli operai che non ci stanno sarà un bel problema.Truccheranno le schede? Se i SI non saranno sufficienti è possibile, hanno in mano il controllo totale dei seggi. Ma devono stare attenti, i conti li sappiamo fare anche noi.5 Marchionne ha già fregato gli operai polacchi; gli ha imposto le sue condizionicapestro; quelli hanno accettato e oggi finiscono in mezzo ad una strada. Votando SI,se mai Pomigliano ripartiràsarà sempre in pericolo, basterà trovare da qualche parte operai disposti a scenderepiù in basso e la fine sarà segnata. Votare SI vuol dire esporre la fabbrica alpericolo di chiusura, chi potrà opporsi se i conti del mercato non tornano? Forse glioperai che si sono piegati senza resistere al ricatto del padrone? Forse i capisempre pronti a capire le necessità della direzione? Forse i chiacchieroni politiciche stanno facendo chiudere Termini Imerese nel più assoluto silenzio. 6 Meno saranno i SI al piano Fiat, più saremo forti come operai, più la fabbrica saràdifesa. Se ci è permesso usare gli stessi sistemi della FIAT mettiamo Marchionne difronte ad un legittimo ricatto o ci riporta al lavoro rispettando i nostri diritti ele leggi che li regolano oppure sarà il diretto responsabile delle tensioni socialiche il tentativo di chiudere Pomigliano scatenerà in tutta la regione. Marchionne non ha rispetto per gli operai, tantomeno per la FIOM e nemmeno per isindacalisti che gli hanno fatto da tappeto. A Pomigliano deveabbassare la cresta.(IN ALLEGATO IL VOLANTINO DA STAMPARE)POMIGLIANO : L’ ARROGANZA, L’ INFAMIA, LA VERGOGNA! Fiat di Pomigliano d’Arco (NA). Firmato l’accordo che segna lo spartiacque delle “nuove relazioni industriali”. D’ora in avanti ogni impresa potrà arrogarsi il diritto di ricattare i propri lavoratori (quelli rimasti): o accettate le mie piattaforme o chiudo.Dopo aver ricevuto, da governi di ogni colore, sovvenzioni pubbliche a iosa, appoggi politici di ogni tipo, incentivi, ruffianismi sindacali di ogni provenienza, la Fiat mette una pietra tombale ai Contratti Collettivi di Lavoro ed al diritto di sciopero.Più turni di lavoro, meno pause, più straordinari obbligatori, limitazione del diritto di sciopero e del pagamento della malattia. Un pacchetto da prendere tutto insieme o da lasciare. Operai coinvolti: 5200 come dipendenti diretti, 10.000 dell’indotto.Il tutto in nome della “competitività”, facendo arrivare dalla Polonia la Nuova Panda (250.000 auto annue da produrre, contro le attuali 45.000 di altre gamme).Se vuoi lavorare devi essere un robot  (vedi WCM, o “Nuova Metrica del lavoro”) e  devi produrre “come un orologio svizzero”, secondo Sergio Marchionne, AD Fiat.Per Governo ed Industriali, parola di Tremonti, “è finito il conflitto tra capitale e lavoro “.Sarebbe invece il caso di dire che il capitale schiaccia sempre di più il lavoro; ma non pretendiamo che parlino tanto chiaro da  Associazioni  di Sfruttatori  e da politici che sono da sempre sul loro libro paga. Per i sindacati firmatari dell’ennesimo accordo infame ai danni dei lavoratori che dicono di rappresentare (CISL, UIL, UGL, FISMIC), si tratta di “un accordo sensato ed innovativo”. Parola di Raffaele Bonanni, segretario nazionale CISL. Ormai sono decenni che queste sigle sono le capofila della svendita premeditata di tutte le conquiste operaie di fine anni ’60-inizio anni ’70. Fosse dipeso da loro, e dagli accordi che ci hanno fatto ingoiare, l’ Italia non dovrebbe avere praticamente disoccupazione. Sono stati regalati infatti ai padroni salari, licenziamenti, straordinari, flessibilità selvaggia del lavoro, produttività…e chi più ne ha ne metta…In cambio di cosa? Di una massa crescente di disoccupati e precari, in ogni settore.Ma anche i “sinistri” devono essere totalmente chiamati a rispondere del loro collaborazionismo. Altro che CGIL “sindacato d’opposizione” ! Opposizione a cosa? Epifani, dall’inizio di questa vicenda, ha detto chiaramente che prima di tutto vengono gli investimenti… mettendo così nei guai la FIOM, la quale, pur disposta ad ingoiare la cosiddetta “riorganizzazione del lavoro” (= + sfruttamento), dovrà ora prendere atto dell’esito scontato del referendum tra i lavoratori ricattati, e limitarsi a salvarsi l’anima con la mancata apposizione della  firma all’accordo. La CGIL è ormai anch’essa un carrozzone parlamentare che non può difendere in nulla i lavoratori dal forsennato attacco padronale nella crisi.I lavoratori possono risalire la china contando solo sulle proprie forze; collegandosi tra realtà di lotta, formando comitati di sciopero nelle aziende, coordinando iniziative comuni coi loro compagni di classe e d’impresa, in Europa e nel mondo. Nel caso della Fiat, coi lavoratori polacchi, innanzitutto. Nella lettera che riportiamo nel retro un gruppo di lavoratori della FIAT di Tichy denuncia l’opera di divisione e ricatto della FIAT sui lavoratori polacchi e italiani. E concludono:“E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c’è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere.”L’unione e la lotta internazionale dei lavoratori è l’unica soluzione per non farsi schiacciare dai padroni, dai politicanti borghesi di ogni colore, dai burocrati dei sindacati collaborazionisti e statali, per preparare il futuro della nostra classe.Combat – Commissione Lavoro“ Un episodio di meravigliosa sussidiarietà “ (M. Sacconi)Il ministro Sacconi, inebriato dal sole di Santa Margherita Ligure e non sopportandopiù di tanto il vino frizzante, ha parlato in relazione alla proposta Fiat di Pomiglianodi “meravigliosa sussidiarietà”, ignorando che il termine, in senso etimologico,significa “portare aiuto” (sussidium afferre) e che la sussidiarietà può essere“verticale” (il rapporto Stato Regione Provincia Comune) oppure “orizzontale”(riguardante il rapporto pubblico privato nei servizi) ma che non c’entra un cazzo nelle relazioni industriali. In ogni caso c’entri o meno la sussidiarietà e il vinellofrizzante confindustriale, il caso Pomigliano va inquadrato in quella che ormai sipalesa come una mondializzazione senza veli e senza copertura ideologica: cessionedi diritti in cambio di lavoro, di questo si tratta e poiché in cambio di quello si cedonodiritti acquisiti con fatica in passato quel lavoro (salariato) assume di fatto vestigiaservili. Del resto politici, analisti, industriali e giornalisti compiacenti non hannoormai più remore nel dire apertamente che il problema non è quello (non lo è maistato) di far crescere i salari e le condizioni di lavoro nei paesi “emergenti”, maquello di far scendere i nostri al loro livello. L’obiettivo dichiarato è dunque allineareprogressivamente salari e condizione di lavoro nei paesi europei a quelli. E’ quiquindi, in questo snodo di storia contemporanea, che la vertenza di Pomiglianoassume un valore simbolico e non solo di svolta: o si accettano le condizioni imposteda Fiat - che va ricordato è indisponibile a qualsiasi forma di trattativa - erodendofinanche il margine “riformistico” posto dalla Fiom e dunque si ridisegnano irapporti di forza a vantaggio del padronato, più di quanto non lo siano già oggi,oppure si scende in lotta e ci si ribella aprendo una strada che nessuno può saperedove potrebbe portare. Va ammesso che davanti alla prospettiva di restare senzalavoro in una città e in una regione in cui la disoccupazione, soprattutto quellagiovanile, è molto alta, la maggioranza dei lavoratori di Pomigliano saràprobabilmente orientata ad accettare le condizione imposte da Fiat, condizioni chevorremmo ricordare sono durissime e in deroga al contratto nazionale. Tra le altre,allo scopo di utilizzare gli impianti 24 ore su 24 e 6 giorni alla settimana, sabatocompreso, i lavoratori dovranno lavorare su tre turni giornalieri di otto ore. L’ultimamezz’ora sarà dedicata alla refezione (il che significa non toccare cibo per almenootto ore) l’azienda potrà richiedere 80 ore di straordinario a testa (due settimane inpiù di lavoro l’anno) senza accordo sindacale. Le pause saranno ridotte da 40 a 30minuti, ma soprattutto, è questo uno degli aspetti più odiosi richiesti da Fiat, leeventuali perdite di produzione a causa di interruzione delle forniture (casoabbastanza frequente quando la componentistica proviene da tutt’altre aziende achilometri di distanza) dovranno essere recuperate o nella mezz’ora di fine turno(giusto quello della refezione) o nei giorni di riposo individuale, in deroga alcontratto nazionale. Una parte poi del documento Fiat è dedicata alla cosiddetta“metrica lavorativa”, ovvero al metodo di determinare i movimenti che un operaiodeve compiere per effettuare una certa operazione e i tempi in cui la deve fare,insomma un sistema computerizzato e meccanizzato atto a spremere fino all’ultimagoccia il lavoro vivo perché nulla di ciò che produce valore vada sprecato. Inoltre, neldocumento, con un atto gravissimo di arroganza, si chiede alla componente sindacaleche non ha ancora accettato la proposta di accordo di istruire i lavoratori nellarinuncia allo sciopero, togliendogli così di fatto l’unica modalità di resistenza enegando sul piano formale un diritto costituzionale. Siamo dunque, come si diceva,ad una svolta: se in Polonia o in qualunque altro luogo un operaio lavora accettandocondizioni di sfruttamento durissime, non si capisce perché le case automobilistichein concorrenza fra loro debbano rinunciare ad imporre queste condizioni. Le stessemodalità sono portate avanti dalla Volkswagen, dalla Toyota o dalla General Motors.Ne più né meno.Che fare ? Effettivamente sembra non ci siano alternative.Per ora le notizie che ci giungono dicono di una resistenza della Fiom , ma isolatapoliticamente e dalla stessa C.G.I.L . Per quanto e come potranno resistere?Autorevoli commentatori in nome della “responsabilità” dicono che “realisticamente”non ci sono alternative, che l’accordo deve essere accettato, pena la responsabilitàche non ci siano gli investimenti da parte di Fiat. I lavoratori incalzati da unagiornalista sul che cosa faranno nel caso in cui la Fiat dovesse rimanere in Polonia aprodurre, hanno, del tutto comprensibilmente, “balbettato”. A domanda rispondevanocon domanda, elusivi, chiedevano senso di responsabilità all’azienda, si appellavanoall’etica, facevano “tenerezza”, una scena straziante, però del tutto comprensibile perchi sa bene che il lavoro (salariato) è maledizione ma anche fonte di sopravvivenza,(“pochi maledetti e subito”), e comprensibile a chi arriva da quel mondo, un mondofatto di gente che spesso non ha coscienza della propria forza, del fatto che ilcapitalismo potrebbe scomparire dall’oggi al domani se solo i lavoratori, tutti ilavoratori lo volessero e visto quello che il capitalismo, da decenni, ha ormai daoffrire a tutte le latitudini: briciole di lavoro salariato da accettare a qualunquecondizione.Forse però è giunto il momento di dire a quei lavoratori, con tutto il rispetto da partedi chi un lavoro ce l’ha, che non rimane loro che lottare, con le modalità e le formeche loro e solo loro riterranno più opportune, senza chiedere niente a nessuno erivolgendosi solo a chi si trova nelle loro stesse condizioni (i loro compagni polacchinella fattispecie).Si tratta di uno scontro più avanzato rispetto al caso della Inse a Milano e piùdrammatico: lì hanno trovato un padrone interessato a rilevare l’azienda. APomigliano nessuno farà l’investimento se non la Fiat a quelle condizioni.Prendere o lasciare. In questo caso i lavoratori non hanno che da perdere le lorocatene. E allora diciamo con rispetto a quei lavoratori “prendetevela la fabbrica,occupatela” altro che il campo da calcio che il dott. Marchionne ci vorrebbecostruire!Alfio Colombo
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