[Redditolavoro] Colombia update
clochard
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Fri Jul 30 12:05:45 CEST 2010
COLPITA NUOVAMENTE LA COMUNITA' DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ
La comunità di pace di San José de Apartadó è nuovamente vittima della violenza paramilitare.
Un processo di sfollamento forzato delle aree occupate da numerose famiglie della comunità, è in corso a causa delle minacce e degli atti di coazione fortemente intimidatori che da due mesi la stanno colpendo, provenienti dai mai smobilitati gruppi paramilitari che, cresciuti con il sostegno del governo e utilizzati come strumento della politica di terrorismo di Stato rivolta contro le organizzazioni popolari colombiane, continuano ad infestare le aree rurali e quelle urbane. Questa comunità divenne celebre qualche anno fa, dopo aver subito uno de tanti efferati eccidi di massa che il popolo colombiano continua a patire, del quale si occuparono osservatori internazionali facendone un caso simbolo. Il massacro venne compiuto nel 2005 da gruppi paramilitari in collaborazione con unità dell'esercito, secondo uno schema classico della guerra sporca in cui esercito “regolare” e paramilitari si compenetrano nei piani repressivi, condotti contro tutti quei soggetti non allineati alla politica del governo e sospettati per questo di essere integranti o collaboratori della guerriglia. Il narcopresidente Uribe tentò pubblicamente di coprire i responsabili del crimine accusando le FARC di averlo commesso, secondo un copione arcinoto in tutte le dittature latinoamericane ed in particolare ormai un classico del regime colombiano. Grazie all'interessamento internazionale, in questo caso si riuscì a realizzare un processo nel quale emersero responsabilità anche di altissimi comandi militari, come l'ex capo dell'esercito Mario Montoya poi nominato da Uribe ambasciatore nella Repubblica Dominicana e distintosi in questo ruolo-premio per lo sforzo, in piena continuità con il suo lugubre percorso, volto ad eliminare il dirigente rivoluzionario dominicano Narciso Isa Conde. Ma nella quasi totalità dei casi regna l'impunità, nonché l'oblio da parte della cosiddetta comunità internazionale.
Particolarmente esposti di fronte alla “Sicurezza democratica” risultano i soggetti civili, che sono inermi e senza possibilità di difesa. In casi come questo, in cui la martoriata comunità di pace, proprio perché disarmata, si mantiene ancor più nel mirino della violenza statale e paramilitare nonostante sia diventata un simbolo molto conosciuto, è evidente come gli aguzzini del popolo colombiano si beffino tanto delle sentenze giuridiche quanto dei principi morali.
È nella storia del terrorismo di Stato in Colombia e nelle migliaia di casi come questo, che non fanno quasi mai notizia, che si trova la risposta al perché dell'esistenza della guerriglia più antica e numerosa dell'America Latina.
È solo ripartendo dal punto interrotto nel 2002, con la rottura unilaterale da parte del governo Pastrana dei dialoghi del Caguán, che potrà realizzarsi quel processo di pace con giustizia sociale di cui hanno bisogno tanto la Colombia quanto il continente latinoamericano.
19/07 - NUOVI PROCESSI PER ESPONENTI DEL REGIME COLOMBIANO
Si riapre il processo in Ecuador contro il generale Freddy Padilla, per il bombardamento del territorio di questo paese effettuato dall'esercito colombiano il 1 marzo 2008 con il supporto del Pentagono. In quella occasione, oltre ad una ventina di guerriglieri ed al capo negoziatore delle FARC-EP Raúl Reyes, morirono 4 studenti messicani ed un cittadino ecuadoregno.
Insieme a Padilla vengono processati dalla magistratura dell'Ecuador, per lo stesso crimine, anche il nuovo presidente colombiano Juan Manuel Santos (all’epoca ministro della Difesa) per il quale all'inizio di luglio è stato emesso un mandato d'arresto, il capo della polizia Oscar Naranjo (il cui fratello è detenuto in Germania per traffico di stupefacenti) ed il generale Mario Montoya, attuale ambasciatore colombiano nella Repubblica Dominicana e già coinvolto, tra l'altro, nel massacro della comunità di San José de Apartadó.
Freddy Padilla è anche indagato in Colombia per le esecuzioni extragiudiziarie di civili da parte dell'esercito, chiamate eufemisticamente da Santos “falsos positivos”.
Parallelamente, Mario Uribe Escobar, cugino sia del narcopresidente uscente Alvaro Uribe che del defunto capo del cartello di Medellín Pablo Escobar Gaviria, ha ammesso durante il processo a suo carico, per vincoli con il paramilitarismo, di essersi incontrato in alcune occasioni con Salvatore Mancuso, famigerato paramilitare delle AUC. Mentre l'altro cugino di Pablo Escobar Gaviria e consigliere politico di Uribe, José Obdulio Gaviria, è coinvolto nello scandalo dello spionaggio illegale contro magistrati, giornalisti e oppositori politici condotto dal servizio segreto DAS, alle dirette dipendenze del presidente. Vale la pena ricordare che le informazioni illegalmente raccolte dal DAS su sindacalisti ed oppositori politici, in Colombia ed all'estero, sono spesso state utilizzate per fornire ai paramilitari le liste “nere” di coloro che andavano fisicamente eliminati.
Il fratello latifondista di Alvaro Uribe, Santiago Uribe, è accusato da ex ufficiali della polizia pentiti di aver creato e diretto un gruppo paramilitare chiamato “i dodici apostoli”, che in collaborazione con esercito e polizia si occupava di “pulizia sociale”, cioè di uccidere barbaramente coloro che nei dintorni di Medellín svolgevano attività politiche e sociali contrarie agli interessi della cricca mafiosa di cui gli Uribe sono esponenti. Inoltre, il padre di Alvaro e Santiago è stato un latifondista amico intimo di Pablo Escobar, dedito al narcotraffico dietro il paravento degli allevamenti di cavalli purosangue. Lo stesso Alvaro, prima di diventare presidente, da governatore del dipartimento di Antioquia ha patrocinato le “cooperative Convivir”, che di fatto hanno legalizzato lo sviluppo del paramilitarismo in tutta la Colombia. Mentre da direttore dell'areonautica civile ha rilasciato autorizzazioni e licenze di volo a uomini di Pablo Escobar, che utilizzavano la via aerea per il trasporto della cocaina colombiana. Lo stesso Pablo Escobar non lesinò lodi nei confronti del giovane Uribe per i servizi che questo gli stava prestando, mentre la DEA statunitense lo segnalava come il n.82 di una lista dei 104 narcotrafficanti più pericolosi.
La cricca narco-familiare oligarchica colombiana, che si è impossessata dello Stato, emerge come la grande protagonista del terrorismo statale-paramilitare ai danni del popolo.
Le inchieste giudiziarie ed i processi che si stanno svolgendo contro i politicanti ed i quadri militari più vicini ad Uribe possono portare a condannare alcuni esponenti della mafia narco-paramilitare per fatti specifici, e contribuire alla ricostruzione di una verità storica che ancora è negata dal regime, ma non possono dare alla Colombia quel futuro di pace con giustizia sociale che solo la lotta organizzata potrà materializzare, aprendo il cammino per un nuovo governo, popolare e sovrano, a beneficio della Colombia e di tutto il continente latinoamericano.
21/07 - INDIGENI COLOMBIANI MANIFESTANO PER UNA VERA LIBERAZIONE IN COLOMBIA
Migliaia di indigeni, provenienti dai diversi dipartimenti del sud e dell'ovest della Colombia, hanno realizzanto una marcia di protesta verso Bogotá per denunciare l'ipocrisia delle manifestazioni ufficiali, realizzate in occasione del bicentenario della liberazione dal colonialismo spagnolo. Gli indigeni denunciano che i governi oligarchici che si sono succeduti in questi 200 anni, dopo essersi insediati con la menzogna, l'intrigo ed il tradimento ai danni del Libertador Simón Bolívar, non hanno portato beneficio alcuno ai popoli originari. “Non abbiamo nulla da festeggiare, in quanto non siamo veramente liberi, non abbiamo realmente autonomia ed i nostri diritti sono calpestati” ha dichiarato Luís Calambás, promotore della marcia.
Le condizioni della popolazione indigena in Colombia sono drammatiche, nelle loro comunità si raggiungono i più bassi indici di sviluppo umano, in ogni indicatore, di tutta la popolazione rurale. Tale condizione si realizza nel quadro di un progressivo deterioramento del già infimo livello di vita nelle campagne, avvenuto negli ultimi anni nella misura in cui è avanzato il terrorismo statale-paramilitare e le terre coltivabili, prima lavorate dai piccoli contadini, sono state in grande misura occupate con la violenza dai latifondisti e dalle agroindustrie multinazionali. Mentre intere comunità si sono aggiunte al gigantesco numero dei profughi interni, ingrossando le file del sottoproletariato urbano.
La protesta che le comunità indigene stanno realizzando dimostra che la liberazione per il popolo colombiano deve ancora realizzarsi. Tale liberazione esisterà solo con quella seconda e definitiva indipendenza per la quale lottano tutte le organizzazioni popolari e alla quale l'oligarchia pro-imperialista si oppone con qualunque mezzo.
22/07 - CERTIFICATA L'ESISTENZA DELLA FOSSA COMUNE PIU' GRANDE D'AMERICA
Una delegazione europea, con sei eurodeputati, ha certificato durante una udienza pubblica realizzata nella località della macarena, l'esistenza di una fossa comune contenente circa duemila cadaveri.
Il rappresentante del centro di investigazione ed educazione popolare-programma per la pace (cinep-ppp) Javier Giraldo, ha affermato che la violazione dei diritti umani in Colombia comprende la tortura e l'assassinio generalizzato, anticipando che nel prossimo mese di settembre saranno presentati altri casi documentati di sparizioni forzate ed omicidi in altre regioni del paese. Durante l'incontro sono state ascoltate numerose testimonianze di contadini sopravvissuti ai massacri, che hanno deciso di rompere il silenzio denunciando come l'esercito colombiano usasse gli elicotteri per gettare nelle fosse i corpi senza vita dei civili massacrati, cosa che ricorda le pratiche più aberranti in uso durante il plan Condor, evidenziando come la scuola militare nordamericana abbia prodotto gli stessi risultati in ogni luogo in cui abbia operato. Le popolazioni dei piani orientali, vittime della strategia criminale controguerrigliera, che prevede l'impiego della brutalità più efferata contro i civili, nel tentativo di svuotare fisicamente le basi d'appoggio dell'insorgenza (seguendo la strategia di “togliere l'acqua al pesce”), hanno chiesto l'aiuto internazionale di fronte alla enormità senza precedenti del ritrovamento.
All'incontro pubblico hanno partecipato circa 800 contadini delle regioni interessate da questo caso, accompagnati dalla delegazione europea e dalla senatrice colombiana Piedad Cordoba, che ha sottolineato come la gravissima crisi umanitaria che interessa le estese regioni orientali sia la conseguenza diretta dell'applicazione del plan Colombia e del plan Patriota, eseguiti dal governo colombiano e promosso dagli Usa per combattere la guerriglia. La eurodeputata della commissione per i diritti umani, Ana Gómez, ha sottolineato l'aberrazione dell'assassinio di un popolo da parte di un esercito appartenente allo stesso.
Dopo anni di colpevole silenzio da parte europea, forse inizia ad intaccarsi quell'omertà che ha permesso all'oligarchia mafiosa colombiana di essere ben accolta a livello diplomatico e continuare in quelle politiche repressive che hanno causato i peggiori crimini della storia americana. L'emergere della verità storica, in merito alla Colombia reale, deve contribuire a modificare la politica europea verso il paese latinoamericano, che per puro interesse economico ha dato credito politico ai veri terroristi, mentre ha criminalizzato il movimento popolare e guerrigliero. Guerriglia con la quale, più prima che poi, sarà comunque necessario tornare la tavolo dei dialoghi per trovare una soluzione politica e pacifica del conflitto in corso.
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