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<H2 class=contentheading><FONT color=#ff0000>COLPITA NUOVAMENTE LA
COMUNITA' DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ</FONT></H2>
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<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=buttonheading><IMG
alt="Attenzione: apre in una nuova finestra."
src="http://www.nuovacolombia.net/Joomla/templates/beez/images/trans.gif">La
comunità di pace di San José de Apartadó è nuovamente vittima della
violenza paramilitare.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=buttonheading>Un processo di
sfollamento forzato delle aree occupate da numerose famiglie della
comunità, è in corso a causa delle minacce e degli atti di coazione
fortemente intimidatori che da due mesi la stanno colpendo, provenienti
dai mai smobilitati gruppi paramilitari che, cresciuti con il sostegno del
governo e utilizzati come strumento della politica di terrorismo di Stato
rivolta contro le organizzazioni popolari colombiane, continuano ad
infestare le aree rurali e quelle urbane. Questa comunità divenne celebre
qualche anno fa, dopo aver subito uno de tanti efferati eccidi di massa
che il popolo colombiano continua a patire, del quale si occuparono
osservatori internazionali facendone un caso simbolo. Il massacro venne
compiuto nel 2005 da gruppi paramilitari in collaborazione con unità
dell'esercito, secondo uno schema classico della guerra sporca in cui
esercito “regolare” e paramilitari si compenetrano nei piani repressivi,
condotti contro tutti quei soggetti non allineati alla politica del
governo e sospettati per questo di essere integranti o collaboratori della
guerriglia. Il narcopresidente Uribe tentò pubblicamente di coprire i
responsabili del crimine accusando le FARC di averlo commesso, secondo un
copione arcinoto in tutte le dittature latinoamericane ed in particolare
ormai un classico del regime colombiano. Grazie all'interessamento
internazionale, in questo caso si riuscì a realizzare un processo nel
quale emersero responsabilità anche di altissimi comandi militari, come
l'ex capo dell'esercito Mario Montoya poi nominato da Uribe ambasciatore
nella Repubblica Dominicana e distintosi in questo ruolo-premio per lo
sforzo, in piena continuità con il suo lugubre percorso, volto ad
eliminare il dirigente rivoluzionario dominicano Narciso Isa Conde. Ma
nella quasi totalità dei casi regna l'impunità, nonché l'oblio da parte
della cosiddetta comunità internazionale.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Particolarmente esposti di fronte alla
“Sicurezza democratica” risultano i soggetti civili, che sono inermi
e senza possibilità di difesa. In casi come questo, in cui la martoriata
comunità di pace, proprio perché disarmata, si mantiene ancor più nel
mirino della violenza statale e paramilitare nonostante sia diventata un
simbolo molto conosciuto, è evidente come gli aguzzini del popolo
colombiano si beffino tanto delle sentenze giuridiche quanto dei principi
morali. <BR>È nella storia del terrorismo di Stato in Colombia e nelle
migliaia di casi come questo, che non fanno quasi mai notizia, che si
trova la risposta al perché dell'esistenza della guerriglia più antica e
numerosa dell'America Latina. <BR>È solo ripartendo dal punto interrotto
nel 2002, con la rottura unilaterale da parte del governo Pastrana dei
dialoghi del Caguán, che potrà realizzarsi quel processo di pace con
giustizia sociale di cui hanno bisogno tanto la Colombia quanto il
continente latinoamericano.</P>
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<H2 class=contentheading>19/07 - NUOVI PROCESSI PER ESPONENTI DEL REGIME
COLOMBIANO</H2>
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<P><IMG alt="Attenzione: apre in una nuova finestra."
src="http://www.nuovacolombia.net/Joomla/templates/beez/images/trans.gif">Si
riapre il processo in Ecuador contro il generale Freddy Padilla, per il
bombardamento del territorio di questo paese effettuato dall'esercito
colombiano il 1 marzo 2008 con il supporto del Pentagono. In quella
occasione, oltre ad una ventina di guerriglieri ed al capo negoziatore
delle FARC-EP Raúl Reyes, morirono 4 studenti messicani ed un cittadino
ecuadoregno.<BR>Insieme a Padilla vengono processati dalla magistratura
dell'Ecuador, per lo stesso crimine, anche il nuovo presidente colombiano
Juan Manuel Santos (all’epoca ministro della Difesa) per il quale
all'inizio di luglio è stato emesso un mandato d'arresto, il capo della
polizia Oscar Naranjo (il cui fratello è detenuto in Germania per traffico
di stupefacenti) ed il generale Mario Montoya, attuale ambasciatore
colombiano nella Repubblica Dominicana e già coinvolto, tra l'altro, nel
massacro della comunità di San José de Apartadó. <BR>Freddy Padilla è
anche indagato in Colombia per le esecuzioni extragiudiziarie di civili da
parte dell'esercito, chiamate eufemisticamente da Santos “falsos
positivos”.<BR>Parallelamente, Mario Uribe Escobar, cugino sia del
narcopresidente uscente Alvaro Uribe che del defunto capo del cartello di
Medellín Pablo Escobar Gaviria, ha ammesso durante il processo a suo
carico, per vincoli con il paramilitarismo, di essersi incontrato in
alcune occasioni con Salvatore Mancuso, famigerato paramilitare delle AUC.
Mentre l'altro cugino di Pablo Escobar Gaviria e consigliere politico di
Uribe, José Obdulio Gaviria, è coinvolto nello scandalo dello spionaggio
illegale contro magistrati, giornalisti e oppositori politici condotto dal
servizio segreto DAS, alle dirette dipendenze del presidente. Vale la pena
ricordare che le informazioni illegalmente raccolte dal DAS su
sindacalisti ed oppositori politici, in Colombia ed all'estero, sono
spesso state utilizzate per fornire ai paramilitari le liste “nere” di
coloro che andavano fisicamente eliminati. <BR>Il fratello latifondista di
Alvaro Uribe, Santiago Uribe, è accusato da ex ufficiali della polizia
pentiti di aver creato e diretto un gruppo paramilitare chiamato “i dodici
apostoli”, che in collaborazione con esercito e polizia si occupava di
“pulizia sociale”, cioè di uccidere barbaramente coloro che nei dintorni
di Medellín svolgevano attività politiche e sociali contrarie agli
interessi della cricca mafiosa di cui gli Uribe sono esponenti. Inoltre,
il padre di Alvaro e Santiago è stato un latifondista amico intimo di
Pablo Escobar, dedito al narcotraffico dietro il paravento degli
allevamenti di cavalli purosangue. Lo stesso Alvaro, prima di diventare
presidente, da governatore del dipartimento di Antioquia ha patrocinato le
“cooperative Convivir”, che di fatto hanno legalizzato lo sviluppo del
paramilitarismo in tutta la Colombia. Mentre da direttore dell'areonautica
civile ha rilasciato autorizzazioni e licenze di volo a uomini di Pablo
Escobar, che utilizzavano la via aerea per il trasporto della cocaina
colombiana. Lo stesso Pablo Escobar non lesinò lodi nei confronti del
giovane Uribe per i servizi che questo gli stava prestando, mentre la DEA
statunitense lo segnalava come il n.82 di una lista dei 104
narcotrafficanti più pericolosi.<BR>La cricca narco-familiare oligarchica
colombiana, che si è impossessata dello Stato, emerge come la grande
protagonista del terrorismo statale-paramilitare ai danni del
popolo.<BR>Le inchieste giudiziarie ed i processi che si stanno svolgendo
contro i politicanti ed i quadri militari più vicini ad Uribe possono
portare a condannare alcuni esponenti della mafia narco-paramilitare per
fatti specifici, e contribuire alla ricostruzione di una verità storica
che ancora è negata dal regime, ma non possono dare alla Colombia
quel futuro di pace con giustizia sociale che solo la lotta organizzata
potrà materializzare, aprendo il cammino per un nuovo governo, popolare e
sovrano, a beneficio della Colombia e di tutto il continente
latinoamericano.<BR> </P>
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<H2 class=contentheading>21/07 - INDIGENI COLOMBIANI MANIFESTANO PER UNA
VERA LIBERAZIONE IN COLOMBIA</H2>
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<P class=buttonheading><IMG alt="Attenzione: apre in una nuova finestra."
src="http://www.nuovacolombia.net/Joomla/templates/beez/images/trans.gif">Migliaia
di indigeni, provenienti dai diversi dipartimenti del sud e dell'ovest
della Colombia, hanno realizzanto una marcia di protesta verso Bogotá per
denunciare l'ipocrisia delle manifestazioni ufficiali, realizzate in
occasione del bicentenario della liberazione dal colonialismo spagnolo.
Gli indigeni denunciano che i governi oligarchici che si sono succeduti in
questi 200 anni, dopo essersi insediati con la menzogna, l'intrigo ed il
tradimento ai danni del Libertador Simón Bolívar, non hanno portato
beneficio alcuno ai popoli originari. “Non abbiamo nulla da festeggiare,
in quanto non siamo veramente liberi, non abbiamo realmente autonomia ed i
nostri diritti sono calpestati” ha dichiarato Luís Calambás, promotore
della marcia.<BR>Le condizioni della popolazione indigena in Colombia sono
drammatiche, nelle loro comunità si raggiungono i più bassi indici di
sviluppo umano, in ogni indicatore, di tutta la popolazione rurale. Tale
condizione si realizza nel quadro di un progressivo deterioramento del già
infimo livello di vita nelle campagne, avvenuto negli ultimi anni nella
misura in cui è avanzato il terrorismo statale-paramilitare e le terre
coltivabili, prima lavorate dai piccoli contadini, sono state in grande
misura occupate con la violenza dai latifondisti e dalle agroindustrie
multinazionali. Mentre intere comunità si sono aggiunte al gigantesco
numero dei profughi interni, ingrossando le file del sottoproletariato
urbano.<BR>La protesta che le comunità indigene stanno realizzando
dimostra che la liberazione per il popolo colombiano deve ancora
realizzarsi. Tale liberazione esisterà solo con quella seconda e
definitiva indipendenza per la quale lottano tutte le organizzazioni
popolari e alla quale l'oligarchia pro-imperialista si oppone con
qualunque mezzo. <BR> </P>
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<H2 class=contentheading>22/07 - CERTIFICATA L'ESISTENZA DELLA FOSSA
COMUNE PIU' GRANDE D'AMERICA</H2>
<P class=buttonheading><IMG alt="Attenzione: apre in una nuova finestra."
src="http://www.nuovacolombia.net/Joomla/templates/beez/images/trans.gif">Una
delegazione europea, con sei eurodeputati, ha certificato durante una
udienza pubblica realizzata nella località della macarena, l'esistenza di
una fossa comune contenente circa duemila cadaveri.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Il rappresentante del centro di
investigazione ed educazione popolare-programma per la pace (cinep-ppp)
Javier Giraldo, ha affermato che la violazione dei diritti umani in
Colombia comprende la tortura e l'assassinio generalizzato, anticipando
che nel prossimo mese di settembre saranno presentati altri casi
documentati di sparizioni forzate ed omicidi in altre regioni del paese.
Durante l'incontro sono state ascoltate numerose testimonianze di
contadini sopravvissuti ai massacri, che hanno deciso di rompere il
silenzio denunciando come l'esercito colombiano usasse gli elicotteri per
gettare nelle fosse i corpi senza vita dei civili massacrati, cosa che
ricorda le pratiche più aberranti in uso durante il plan Condor,
evidenziando come la scuola militare nordamericana abbia prodotto gli
stessi risultati in ogni luogo in cui abbia operato. Le popolazioni dei
piani orientali, vittime della strategia criminale controguerrigliera, che
prevede l'impiego della brutalità più efferata contro i civili, nel
tentativo di svuotare fisicamente le basi d'appoggio dell'insorgenza
(seguendo la strategia di “togliere l'acqua al pesce”), hanno chiesto
l'aiuto internazionale di fronte alla enormità senza precedenti del
ritrovamento.<BR>All'incontro pubblico hanno partecipato circa 800
contadini delle regioni interessate da questo caso, accompagnati dalla
delegazione europea e dalla senatrice colombiana Piedad Cordoba, che ha
sottolineato come la gravissima crisi umanitaria che interessa le estese
regioni orientali sia la conseguenza diretta dell'applicazione del plan
Colombia e del plan Patriota, eseguiti dal governo colombiano e promosso
dagli Usa per combattere la guerriglia. La eurodeputata della commissione
per i diritti umani, Ana Gómez, ha sottolineato l'aberrazione
dell'assassinio di un popolo da parte di un esercito appartenente allo
stesso. <BR>Dopo anni di colpevole silenzio da parte europea, forse inizia
ad intaccarsi quell'omertà che ha permesso all'oligarchia mafiosa
colombiana di essere ben accolta a livello diplomatico e continuare in
quelle politiche repressive che hanno causato i peggiori crimini della
storia americana. L'emergere della verità storica, in merito alla Colombia
reale, deve contribuire a modificare la politica europea verso il paese
latinoamericano, che per puro interesse economico ha dato credito politico
ai veri terroristi, mentre ha criminalizzato il movimento popolare e
guerrigliero. Guerriglia con la quale, più prima che poi, sarà comunque
necessario tornare la tavolo dei dialoghi per trovare una soluzione
politica e pacifica del conflitto in corso.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center"> </P>
<P style="TEXT-ALIGN: center"> </P>
<P
style="TEXT-ALIGN: center"> </P></DIV></DIV></DIV></DIV></DIV></DIV></TD>
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