[Redditolavoro] OCCUPARE GLI UFFICI TELECOM

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Tue Jul 13 23:02:31 CEST 2010


OCCUPARE GLI  UFFICI TELECOM. PER UNA SVOLTA UNITARIA E RADICALE DELLE
SINISTRE SINDACALI E POLITICHE.

(12 Luglio 2010)

Articolo per il Manifesto

Dopo Marchionne, Bernabè. La Fiat promuove l’azione di sfondamento,
Telecom si muove a rimorchio. In entrambi i casi, i campioni della
borghesia buona, tanto cari al centrosinistra, scaricano sui
lavoratori i costi di ristrutturazioni e scalate sospinte dalla crisi.
 Manager con stipendi da 5 milioni (Marchionne) o 4 milioni (
Bernabè); imprese che in piena crisi, grazie ai sostegni di banche e
governi, continuano a realizzare sontuosi profitti e dividendi per i
propri azionisti ( Telecom quasi 2 miliardi nel 2009) presentano il
conto a chi guadagna poco più di mille euro al mese e a precari
supersfruttati da 700 euro. C’è un calcolo cosciente: usare la crisi
come arma estrema di ricatto sociale e il governo Berlusconi come
strumento di sfondamento politico. I 3700 licenziamenti Telecom, dopo
l’attacco di Pomigliano, sono l’annuncio del salto di qualità
dell’offensiva padronale.

Questa offensiva richiede una risposta di pari radicalità. Il PCL
chiede a tutte le sinistre politiche e sindacali di battersi per
l’occupazione degli uffici Telecom da parte dei lavoratori, sino al
ritiro di tutti i licenziamenti. Non c’è nulla da “trattare” in fatto
di licenziamenti. Anni di trattative a perdere sui programmi padronali
hanno condotto milioni di lavoratori in un vicolo cieco. Ora è il
momento di mettere in campo la propria forza ad un livello di scontro
qualitativamente nuovo. Il fatto che Telecom abbia annunciato migliaia
di licenziamenti il giorno stesso dello sciopero aziendale, dimostra
che forme di lotta rituali e tradizionali sono ormai insufficienti. I
padroni capiscono solo il linguaggio della forza, tanto più in tempo
di crisi. Per questo, solo l’occupazione degli uffici Telecom può
segnare una svolta reale nella vicenda.

Un’occupazione degli uffici Telecom, congiunta ad una generalizzazione
della lotta Fiat, può essere un segnale prezioso per centinaia di
vertenze in corso a difesa del lavoro, in direzione della
generalizzazione dell’occupazione operaia delle  aziende che
licenziano. Prima la vicenda Inse, poi la vicenda Alcoa dimostrano che
solo la lotta dura paga: solo la lotta che infrange le regole del
gioco, che viola la “legge” della proprietà, che sfida minacce e
intimidazioni dello Stato. Se i lavoratori procedessero in tutta
Italia all’occupazione delle aziende che licenziano, unendo finalmente
le proprie forze, potrebbero segnare l’intero scenario sociale e
politico. Non a caso l’unico reale timore di padronato e governo è
l’esplosione ingovernabile del conflitto sociale. Il risultato del No
a Pomigliano, merito della Fiom e dei Cobas, rivela non solo un
dissenso sindacale ma un potenziale di ribellione sociale. Occorre
dare riferimento e sbocco a questo segnale.

Per questo ci rivolgiamo a tutte le sinistre politiche, sindacali,
sociali. Con la consapevolezza di essere noi un piccolo partito. Ma
facendoci carico di una responsabilità che è o dovrebbe essere comune.
L’”unità” della sinistra è una parola malata se prescinde dalla
concretezza di un’azione comune, al livello imposto dallo scontro in
atto. Di più: diventa, al di là di ogni intenzione, la copertura
retorica di un impotenza, o la commemorazione funebre di una
sconfitta. Per questo, avendo sostenuto e partecipato come partito a
tutte le azioni di lotta di questi anni, da chiunque convocate- fuori
da ogni riflesso auto conservativo e settario- ci sentiamo abilitati a
rivolgerci a tutti i soggetti dell’opposizione di classe per chiedere
una svolta unitaria e radicale d’azione. A questo scopo proponiamo la
convocazione di un incontro unitario nazionale, di carattere pubblico,
aperto a tutte le rappresentanze politiche e sindacali del movimento
operaio, a partire dalle aziende in lotta, e precluso naturalmente
agli amici di Marchionne e Bernabè ( PD): un incontro che, dopo i casi
Pomigliano e Telecom, abbia una finalità d’azione e di svolta in vista
dell’autunno.

Marco Ferrando

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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Sez. di Bologna
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