[Redditolavoro] THYSSENKRUPP: “ PROVE TECNICHE DI RIDIMENSIONAMENTO”

clochard spartacok at alice.it
Mon Jul 12 22:59:49 CEST 2010


COMUNICATO STAMPA
THYSSENKRUPP: “ PROVE TECNICHE DI RIDIMENSIONAMENTO”
DO YOU REMEMBER IL MAGNETICO?






Il 5 luglio 2010 la Thyssenkrupp AST ha annunciato ai sindacati concertativi la fermata degli impianti di produzione ternani per i mesi di agosto e settembre 2010. La superfermata è stata resa nota subito dopo che il board tedesco di ThyssenKrupp AG (la multinazionale che controlla TK-AST) è ritornato in Germania dopo due giorni di visita in viale Brin. 
Lo stop di produzione riguarderà i vari reparti:

L’area a caldo: acciaieria e servizi collegati (trasporti, laboratori,…) fermerà la produzione dalle ore 6 dell’8 agosto alle ore 6 del 4 settembre;
area a freddo: fino a metà settembre, le linee rimarranno ferme per due settimane a turno (compresi servizi collegati);
centro finitura: bloccato dal 14 al 16 agosto ma, per tutto il mese di agosto, gli impianti lavoreranno al 50%.
Solo il 21 maggio scorso l’A.D. Harald Espenhan dichiarava: “Dobbiamo a tutti i costi recuperare 60 milioni di euro, per chiudere in pari l’anno economico: fino a settembre 2010 dovremmo lavorare a testa bassa…”. Ne sarebbe derivato che il PIX avrebbe dovuto essere in funzione anche a Ferragosto! E quelle 1.300.000 tonnellate di acciaio fuso all’anno (108.333 al mese, 3.207 al giorno, 133 all’ora,…) poste come obiettivo per far “quadrare” i loro conti, che fine faranno?


Sempre a maggio c’era stato un primo pessimo segnale, quando la Thyssenkrupp si era rifiutata di rispettare i patti e non aveva pagato il PPS, il premio di produttività trimestrale. Ora purtroppo pensiamo che lo scenario che si sta disegnando sia a fosche tinte per la più importante e storica fabbrica ternana, scenari che ricordano la sconfitta operaia della chiusura del magnetico. Ma c’è di più: la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (spesso usata per far quadrare i bilanci delle aziende questi anni, anche prima della crisi) a fine luglio scade; niente di più facile che venga allungata di un altro mese. E si sa, guardando il panorama nazionale, che di CIG in CIG si va verso le chiusure future.
Ma i lavoratori si rendono conto di quel che significa? Come possono convivere CIG e turnazioni attuali (e probabili future) sempre più pesanti, non fosse altro perché fatte con minor numero di persone per volta? E, collegata a tutto questo, la sicurezza sul posto di lavoro che conseguenze ne ricava? A Terni ci sono state già due morti in sei mesi e svariati infortuni, non bastano? E per i lavoratori flessibili-precari-interinali-a tempo determinato,ecc…… “figli” della “legge Biagi” e “nipoti”del “pacchetto Treu” che fine si sta preparando? 


La confederazione Cobas ritiene che i lavoratori si debbono rendere conto di ciò che sta accadendo non solo a Terni, non solo in AST, basta guardare verso Pomigliano. A questo proposito ci sembra gravissimo l’attacco al diritto di sciopero che la Thyssenkrupp sta attuando da mesi. Oltre all’attacco agli scioperi Cobas, con minacce e tentativi di intimidazione di capiturno e della direzione del personale, il 25 giugno durante uno sciopero nazionale, nel reparto LAC (laminatoio a caldo) in carenza di personale è stata effettuata ugualmente la produzione richiesta, alla faccia della sicurezza e del crumiraggio. Alla ILSERV è stato proclamato dalle RSU uno sciopero di due ore a fine turno contro il mancato rinnovo dei contratti a termine, la mancata manutenzione dei carroponti e dei mezzi di trasporto e per la riorganizzazione del lavoro nei reparti. Ci risulta che il capo del personale sig. Ferrucci Arturo abbia chiamato i vertici dell’ILSERV dichiarando che i lavoratori non potevano scioperare in quanto azienda di servizio. Forse il capo del personale non sa che lo sciopero è un diritto del singolo lavoratore sancito dalla Costituzione e non elargito dai padroni. Questi esempi spiegano ulteriormente la gravità della situazione e l’attacco ai lavoratori, alla sicurezza ed ai loro diritti, realizzato da quella azienda il cui AD è stato rinviato a giudizio a Torino per omicidio volontario dopo la strage del 6 dicembre 2008. 
L’unica risposta deve essere l’intensificazione delle lotta. Se all’orizzonte si annuncia “grandine” - e non siamo noi a dirlo, lo esprimono chiaramente i comportamenti ed il linguaggio dell’azienda- poi, non si cerchi riparo e scampo presso qualcuno che non potrà offrirlo per la semplice ragione che la situazione sarà irrecuperabile. 



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