[Redditolavoro] Assemblea 17/1/2010 ore 10,30 il COMITATO DI LOTTA nato alla Fiege Borruso di Brembio indice un’assemblea presso lo Spazio Popolare La Forgia

SLAI Cobas Cremona slaicobascremona at gmail.com
Thu Jan 14 17:58:13 CET 2010


*Rosarno-Brembio*

*Il proletariato non ha che da perdere le  catene di questo sistema che lo
sfrutta ed opprime*

La rivolta degli immigrati di Rosarno è l’ennesima dimostrazione che il
capitalismo italiano, come quello internazionale è in crisi, che i margini
di manovra si sono notevolmente ridotti, che il controllo della ‘drangheta e
,per altri versi, delle organizzazioni umanitarie e  caritatevoli non
bastano più, contro la rivolta degli sfruttati deve intervenire lo Stato con
tutto il suo armamentario repressivo e deportando migliaia di proletari nei
Centri di Crotone e Bari per poi  rimandarli nei loro paesi a rischio della
vita.

La malavita organizzata non basta più ad arginare la protesta di questo
proletariato sfruttato, con paghe da fame, moderno schiavo nelle attività
agricole calabresi, Campane e delle altre  regioni d’Italia.

Le minacce, le spranghe, i fucili dei caporali e malavitosi di ogni genere
non bastano a contenere la rabbia di migliaia di giovani africani che vivono
a Rosarno in condizioni disumane, lo Stato, espressione del dominio borghese
e istigatore dell’odio di classe (vedi le esternazioni di Maroni) si è
incaricato di riportare, con la repressione della polizia in assetto anti
sommossa, l’ordine per mantenere in funzione il suo sistema di sfruttamento.

*Lo Stato* con le sue leggi Turco-Napolitano, Bossi-Fini, cerca di
regolamentare, integrare e reprimere, ma non può contenere la sfida che
nasce dalle viscere del sottosuolo  su cui si erge il dominio della classsa
capitalista, sempre più l’ordine dovrà reggersi sulle parole d’ordine che la
‘drangheta urlava in questi giorni “ sparategli addosso a questi negri
“ e *sparerà
addosso ai tanti proletari quando si rivolteranno*.

La posta in gioco è la difesa di questo sistema di sfruttamento che per
perpetuarsi riduce alla fame e uccide milioni di persone nelle metropoli e
nella periferie capitaliste, porta avanti guerre di dominio e di rapina ai
danni di interi Paesi.

Il capitalismo imperialista impone questa legge in tutto il mondo, oggi come
ieri basa le sue fortune nelle metropoli sullo schiavismo “moderno” con i
suoi affiliati malavitosi ( in Italia si calcola che camorra, drangheta e
mafia muovono duecento miliardi l’anno ), industriali e finanzieri. Per
mantenere i loro affari utilizzeranno sempre di più la repressione statale,
poliziesca (con solerzia a difendere gli interessi reprimendo chi vi si
oppone), e i pennivendoli al servizio della  falsità e la mistificazione e,
sempre di più,  cercheranno di mettere i proletari gli uni contro gli altri
,  di dividerli e separarli, giocando sulle differenze di origine e di
nazionalità.

La crisi scaraventa sul terreno della lotta non solo i neri proletari  di
Rosarno o Volturno, ma l’intera classe lavoratrice, basta guardare alla
vicenda degli operai FIAT o girare nella ricca Lombardia per riconoscere
diverse facce del sistema di sfruttamento borghese.

Ma oltre a Rosarno c’è una novità che attraversa, finalmente, la penisola
italiana: *campagne, città, fabbriche, scuole, carceri speciali (CIE), tutti
i luoghi dove si consumano le nefandezze schiaviste di cui sopra, sono
sempre di più il teatro di battaglie accese, spesso cruenti, in ogni caso
sempre più decisive*.

Battaglie in cui il proletariato soprattutto immigrato si rende protagonista
di lotte che tracciano gli scenari presenti e futuri del conflitto di classe
e che aprono una breccia positiva all’interno di una società capitalista
ormai giunta alla frutta.

Non suoni allora presuntuoso, né strumentale, il nesso e il confronto che
vogliamo stabilire fra la rivolta di Rosarno e la recente vittoria a
Brembio.

Per capirlo basta guardare in faccia i protagonisti, il loro ruolo, *gli
interessi di classe che difendono*; a Brembio come a Rosarno, protetti dalle
leggi razziali, dalla polizia, e nel caso lodigiano anche dalle burocrazie
sindacali, vere e proprie organizzazioni integrate nello stato borghese che
si sono inserite nel tessuto produttivo, garantendo il massimo del profitto
e del controllo sociale ai grandi potentati economici e, ovviamente, a sé
stesse.

Se dietro la rabbia e l’indignazione degli immigrati di Rosarno c’è
evidentemente un’insopportabile condizione di sfruttamento quotidiano, gli
stessi ingredienti li abbiamo ritrovati a *Brembio dove la determinazione
degli operai ha permesso di piegare l’arroganza padronale della FIEGE, e
della cooperativa, sua alleata* .

A Brembio, come a Rosarno, abbiamo visto all’opera la disponibilità di tutte
le istituzioni ed organizzazioni borghesi ad utilizzare il ricatto e la
violenza contro i proletari che si organizzano. Sanno che ogni lotta e
rivolta segnala un inasprirsi dell’antagonismo di classe e questo non lascia
indifferenti e preoccupa i borghesi.

Tante similitudini, che ci permettono di comprendere meglio ciò che bolle in
pentola e i collegamenti fra le diverse questioni.

Ma anche una differenza fondamentale, che ci spinge ad andare avanti sulla
strada intrapresa: *a Rosarno la rivolta degli immigrati non poteva, dati i
rapporti di forza e la mancanza di organizzazione, che essere sconfitta, ma
è nella battaglia che si forgiano esperienze e uomini per una prospettiva
rivoluzionaria;* a Brembio gli operai hanno vinto la loro battaglia e tutti
i loro detrattori e aguzzini, hanno fatto marcia indietro.

Comprendere le ragioni di tale differenza è fondamentale. Noi le riassumiamo
così: mentre a Rosarno gli immigrati sono rimasti soli, circondati dallo
squadrismo razzista e poliziesco e dalle lacrime di coccodrillo di chi fino
a ieri ha fatto finta di non vedere (certo! Perché il modello di immigrato
da loro prediletto è quello dello zio Tom) a Brembio hanno incontrato
la *solidarietà
attiva* e *militante* di chi fa della lotta di classe la propria ragione di
esistere, rompendo quell’isolamento e moltiplicando la forza dei proletari
che sono entrati coraggiosamente in lotta.

E ancor più importante che comprendere le ragioni di sconfitte e vittorie è.
. .battere il ferro finchè è caldo. La vittoria di Brembio, che fa seguito e
si collega direttamente a quella di Origgio e Turate, non deve restare solo
un simbolo delle possibilità di riscatto per l’insieme degli oppressi e per
gli operai immigrati in particolare. Può e deve essere uno strumento reale
per allargare il fronte di chi sceglie coscientemente la strada della lotta
per difendere le proprie condizioni di vita e per prendere in mano il
proprio destino.

La discussione non è affatto scontata e tante sono le scelte possibili per
trovare la giusta direzione, quella che permetterà di unire i proletari di
ogni colore per affrontare battaglie che favoriranno la presa di coscienza
ed organizzazione della classe e nel caso delle cooperative di contrastare
apertamente quell’enorme apparato di intermediazione-sfruttamento-caporalato
che finora ha imperversato sovrano nei poli logistici della distribuzione .

*Questa volta l’assemblea, convocata dai diretti protagonisti delle lotte,
chiama tutti i lavoratori di innumerevoli lotte di resistenza sui territori,
i comitati o coordinamenti di lavoratori per decidere un percorso per
rafforzare un fronte di classe decisivo per affrontare i futuri scontri.   *

*Domenica 17-01-2010 ore 10.30 assemblea delle varie realtà di lotta,indetta
dal comitato sorto a sostegno dei lavoratori della Fiege di Brembio.
PARTECIPATE!!!!*

*L’assemblea *si svolgerà presso lo* Spazio Popolare La Forgia *Bagnolo
Cremasco via Mazzini 24 (CR)

Milano 14-01-2010

Per il *comitato di lotta* Fiege di Brembio                             Ermir
Gremi e Fulvio Di Giorgio

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