[Redditolavoro] conoscre i..barbari meglio 1 e 2
Vittoria OLIVA
huambos at virgilio.it
Mon Jan 11 16:44:04 CET 2010
Rosa GALLI PELLEGRINI
Conoscete il romanzo beur?
Il panorama del romanzo francese dell'ultimo ventennio del XX secolo (a partire dalle ultime avanguardie che furono il Nouveau roman e l'azione di "Tel Quel"), si presenta abbastanza complesso e confuso se si pensa ai processi di "decostruzione" ai quali è andato incontro (fra cui, l'éclatement del personaggio, del narratore, della cronologia), alla "deriva dei generi" (varietà delle scritture che oscillano fra l'autobiografico, il poetico, il descrittivo e il narrativo, il tutto contemporaneamente), infine e specialmente, all'assenza di un modello di riferimento. A questo stato di confusione strutturale e tematico fa da contrappunto un fenomeno che spicca nel romanzo contemporaneo francese, a partire dagli anni 1980, circa. Si tratta del cosiddetto "roman beur" o "littérature beure", cioè i romanzi scritti dai figli di emigrati, in gran parte algerini, ma anche marocchini, nati in Francia da genitori arabi. Si tratta di autori che appartengono alla seconda generazione di emigrati, i cui padri sono giunti in Francia alla ricerca di lavoro, e i cui figli, nati in Francia, hanno studiato nelle scuole francesi.
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Bisogna capire che tanti altri paesi europei hanno da anni una letteratura di immigrazione come la Francia e l'Inghilterra, ma sono paesi che hanno avuto una grande storia coloniale. In tanti paesi del terzo mondo, si continua ad usare il francese e l'inglese come lingua d'élite, mentre con la lingua italiana questo non succede.
Questi scrittori al contrario di quelli delle ex-colonie inglesi o francesi, non sono venuti in Italia per realizzare una sorta di sogno di una élite coloniale. Questi scrittori sono venuti perché hanno scelto l'Italia, è una scelta molto libera.
Io ho scelto di venire in Italia perché avevo conosciuto una donna italiana che mi piaceva e l'ho seguita, è stata una scelta del cuore. Tutti questi scrittori che vengono dal Sudamerica, dall'Africa, dal Medioriente, dall'Asia, dall'Europa dell'Est, hanno fatto una scelta del cuore per l'Italia e per la lingua italiana.
Il fenomeno della migrazione letteraria e artistica attira una grande attenzione perché è il più importante effetto collaterale della globalizzazione economica. Una volta che il mondo si è globalizzato anche gli uomini hanno acquisito le informazioni e le libertà necessarie, il desiderio e la capacità di muoversi, cosa che in passato era diversa. Un fenomeno quando è mondiale risveglia un grande interesse, però credo personalmente che risvegli un grande interesse come metafora, come il titolo di un libro di Susan Sontag L'Aids come metafora, ovvero oltre ad essere una malattia, l'Aids è anche una metafora. Il migrante, lo straniero, lo spaesato è un fenomeno sociologico, demografico, ma anche una metafora di tutti noi, anche di tutti quelli che non sono mai usciti dal loro paese d'origine. Perché in un senso o nell'altro siamo tutti migranti, migranti dentro la vita, nel tempo, anche l'infanzia è un paese
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