[Redditolavoro] milano donne e cie

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Mon Feb 8 09:42:21 CET 2010





milan o mfpr


 

 12 febbraio: accogliamo Joy ed Hellen al momento della loro scarcerazione, impediamo che vengano rimandate nei Cie
Il 12 febbraio Joy ed Hellen verranno rilasciate dal carcere dove stanno scontando la condanna per aver preso parte alla rivolta scoppiata nel cie di Corelli a Milano la scorsa estate. Durante il processo Joy  ha avuto il coraggio di denunciare il tentativo di stupro dell'ispettore-capo del cie, evitato per l'aiuto della sua compagna di reclusione Hellen.
Per un perverso meccanismo carcere-Cie rischiano di essere riportate in un Cie o, peggio, di essere rimandate nel loro paese. 
Come femministe, lavoratrici abbiamo da subito-nella grandiosa manifestazione del 24 novembre 2007- denunciato l'uso strumentale che si voleva fare delle violenze contro le donne per far passare il pacchetto sicurezza, le politiche securitarie e razziste -NON IN NOSTRO NOME; in diverse città quest'anno, nella giornata-simbolo della violenza contro le donne, sono state denunciate le violenze subite dalle donne nei Cie.
Il 12 febbraio occorre una forte mobilitazione delle donne, delle femministe che ci si schieri al fianco ed in difesa di Joy ed Hellen, esprimere concreta e fattiva solidarietà: se per le donne che denunciano mariti, fidanzati violenti si dispone l'allontanamento dell'uomo, come si può consegnare nelle mani di chi è stato denunciato Joy ed Hellen? Richiediamo a gran voce il  permesso di soggiorno per Joy ed Hellen, perchè possano portare avanti la denuncia, difendersi a loro volta dalla denuncia di calunnia: che sia un permesso per motivi umanitari o per il diritto a seguire le vicende processuali poco importa! Contrastare concretamente e sul campo sessismo, razzismo!
mfpr- Milano
Di seguito il comunicato prodotto dalle compagne, femministe di Milano che già il 25 novembre ci siamo mobilitate al fianco di Joy ed Hellen  e che  continuano la mobilitazione  perchè ...ci riguarda tutte.
 
A CHE SERVE LA MEMORIA?




Giustamente si ricorda l'orrore dei lager nazisti, ma si continua a tacere sull'orrore dei Centri di identificazione ed espulsione




joy ed hellen non devono tornare nelle mani degli aguzzini!







Nei giorni della memoria in Lombardia si sono moltiplicate le iniziative per ricordare gli atroci lager che il nazismo costruì per annientare e cancellare dal mondo gli ebrei, i rom, gli omosessuali, i dissidenti politici, considerati alla stregua di "nonpersone".




A Milano allora vi fu complicità e indifferenza di fronte alla deportazione di uomini, donne e bambini, sospinti a pugni e schiaffi verso i treni che li avrebbero condotti allo sterminio. Oggi si condanna quell'indifferenza che giustamente appare come una barbarie peggiore dell'odio, qualcosa di impensabile, impossibile da replicare.




Ma tale barbarie si sta ripetendo: la detenzione nei lager chiamati Cie (Centri di identificazione ed espulsione), la deportazione nei paesi di origine, il respingimento di massa e la reclusione nei campi di concentramento in Libia come in Marocco, sono la risposta che l'Europa di Schengen ha scelto di dare alla questione della migrazione.




In Italia il pacchetto sicurezza ha sancito la clandestinità come reato. Oggi esistono lager dove donne e uomini, costretti a emigrare dal proprio Paese per sfuggire alla fame o alle guerre, vengono detenuti e privati dei diritti umani fondamentali. 




Nei Cie, di cui Milano finge di ignorare l'esistenza nonostante i ripetuti suicidi e i frequentissimi atti di autolesionismo provocati dalla disperazione di chi si trova ingiustamente chiuso in trappola, soprusi e violenze sono all'ordine del giorno. Ma alle donne, spesso giovanissime vittime di racket internazionali specializzati nella tratta di esseri umani, tocca subire in più l'odioso crimine della violenza sessuale.




Quarant'anni fa le femministe riuscirono a smascherare e rovesciare l'ipocrisia di una società maschilista che considerava gli stupri "atti contro la morale" invece che delitti contro la persona. Oggi, a distanza di tanti anni, si deve riprendere la lotta non soltanto contro il persistere di una cultura ancora profondamente maschilista cui si devono ripetuti casi di violenza e femminicidio, ma anche in difesa delle migranti rinchiuse nei Cie, considerate come "nonpersone" senza diritti e sottoposte a continui ricatti sessuali.




Joy ed Hellen, due delle cinque donne arrestate a seguito della rivolta di quest'estate in via Corelli, hanno avuto il coraggio di denunciare in aula l'ispettore-capo Vittorio Addesso per un tentativo di stupro.




Non si può fingere di non vedere e non sapere, non si può essere complici. Joy ed Hellen saranno scarcerate il 12 febbraio. Sono in attesa di processo, ma rischiano di essere nuovamente deportate nei Cie, in mano agli stessi aguzzini da cui si sono dovute difendere, con gravissimo rischio per la loro incolumità fisica e psichica, oppure rimandate in Nigeria dove incorrerebbero in altri, gravissimi pericoli. 




Il patriarcato ha sempre diviso le donne tra buone e cattive, tra puttane e madonne: non accettiamo che oggi cerchi di dividerci tra "legali" e "illegali". La violenza contro le donne è sempre e comunque un crimine inaccettabile.




Scendiamo dunque in campo contro i nuovi lager e i meccanismi di potere che li legittimano nell'indifferenza generale. Dopo il nazismo è stato detto: mai più! Eppure oggi in Italia e in Europa abbiamo leggi che privano altri esseri umani dei diritti fondamentali. A cosa serve allora la memoria? 




Facciamo sentire a chi è prigionier* dietro quelle sbarre la solidarietà di tutt* coloro che non sono più dispost* a tollerare l'esistenza di questi lager, nè le torture e gli omicidi di stato che si vorrebbero occultare al loro interno.




Le donne che si sono incontrate al presidio del 25 novembre in piazza Cadorna e che vogliono rompere il silenzio di Milano sulle violenze nei Cie 









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