[Redditolavoro] la domanda del secolo
Laboratorio Eudemonia
eulab at hyperlinker.com
Thu Sep 24 10:23:27 CEST 2009
evaluna wrote:
> Caro Laboratorio,
> prima rispondo alla domanda del secolo: si', sono una statale.
Cara Silvana,
innanzitutto, non ricordo se l'ho già detto qui, sono figlio di statali: una maestra ed un questurino. Questo per presentarmi e dire che probabilmente quasi nessuno si può tirare fuori da una situazione così radicata e diffusa, tantomeno io. Ciònondimeno dovremmo ora, sempre che ci interessi una evoluzione sociale nell'interesse di tutti, andare avanti.
> Guarda che la tua proposta e' bellissima!!
...
> Va da se' che se il posto in attivita' economiche non e' di mio gradimento,
> se c'e' troppo sfruttamento, troppa fatica ecc mi licenziero' subito, magari
> subito dopo aver preso a pernacchie e sputi in faccia (botte mai, sono non
> violenta) il mio datore di lavoro sfruttatore. Ti assicuro che lo faro' solo
> se se lo merita e non per scansare il lavoro. Pero' se se la cerca, dovro'
> farlo. Te la prendi tanto con gli statali fidelizzati ai superiori, non
> vorrai mica vedermi fidelizzata ad un pezzo di merda, solo perche' e' un
> padrone del settore privato?!!!?
Silvana, scusa, siccome con l'email è difficile capire cosa ci stia davvero dicendo, così tanto per essere sicuri che stiamo capendoci, riporto i link a queste due sintesi:
http://www.hyperlinker.com/ars/fil.htm
http://public-work-2.0.hyperlinker.org
> - in che modo un fedele alla Collettivita' che occupa temporaneamente il
> posto di - chesso' - impiegato alla sportello dell'anagrafe - impedira' ai
> politici di fare leggi di merda sull'immigrazione?
E' semplice. Oggi vi sono delle situazioni sclerotizzate, dovute, non prendertela, al cerchio protettivo che non solo in Italia ma in tutti i Paesi del mondo gli statali formano intorno ai loro rispettivi governi. Si tratta di situazioni che non sono in grado di affrontare correttamente i problemi perché sono drogate dall'ingerenza di forti poteri usati indebitamente per i loro propri interessi. Produttori di armi, multinazionali, istituzioni superstiziose, decine di potenti lobby ... Potremmo essere in accordo fin qui?
Rimuovendo la statica, immobile ed immobilizzante situazione dell'assunzione a vita, tutto però si sblocca e si mette in moto: pensa solo in RAI, dove l'informazione è sospinta di quà e di là dalle varie lobby. In RAI come in tutti gli altri Enti pubblici vi sono persone che stanno lì perfino da cinquant'anni. E' chiaro che in tutti questi anni si sono formate delle concrezioni di potere che fanno passare solo certe persone, idee e notizie. Ma se le persone fossero tenute a spostarsi dopo un certo periodo di tempo, se la struttura della RAI da granitica divenisse fluida, potrebbero affermarsi nuove persone, idee e notizie. Ognuno potrebbe finalmente dare il suo proprio genuino contributo ed il complessivo risultato che ne verrebbe fuori sarebbe molto più corrispondente alle reali necessità e non invece drogato com'è oggi.
Ora capisco che parlando di "movimento" del personale possono sorgere tante paure. Ma non dobbiamo vedere la cosa come un fatto burocratico bensì naturale, ricamato sulle esigenze delle persone e delle situazioni. Inoltre Public Work 2.0 potrebbe giusto iniziare ad essere sperimentato in RAI e nella scuola ed università, perché il cambiamento dovrebbe appunto cominciare col permettere alla cultura non di rinnovarsi semplicemente bensì di farsi rispondente al vero. Da queste prime sperimentazioni Public Work 2.0 potrebbe man mano decollare ed estendersi alle altre attività pubbliche.
> - mi viene poi un altro dubbio: non e' che poi tutti questi fedeli alla
> Collettivita' che ruotano qua e la' e percepiscono basic income alla fine si
> fidelizzano moltissimo ai politici che gli garantiscono questo sistema?
In verità se Public Work 2.0 dovesse mai veder la luce, alla fine del suo sviluppo giungerebbe ad eliminare anche il presente mondo politico. Infatti le nuove guide della società potrebbero sortir fuori proprio da coloro che più si sono distinti all'interno del sistema pubblico, venendo selezionate da raffinati sistemi di punteggi derivanti da quelli che, ad esempio, vengono usati oggi su Ebay per qualificare l'affidabilità dei venditori.
> Ti faccio, infine, una domanda. ma a te, proprio a te: sei tu un cittadino
> fedele alla Collettivita'?
> Perche' vedi, siccome mi sembra di capire di si', sarebbe bello sapere quali
> sono i requisiti per appartenere al Clan.
Non c'è nessun clan. Il clan, la casta, l'elite, ci sono solo quando alcuni non solo si differenziano da altri ma impediscono pure a questi ultimi, con monopòli d'intervento come ad esempio quello giuridico/politico, di dare un proprio contributo.
Di una cosa possiamo essere sicuri: non si tratta di migliorare semplicemente la società d'oggi ma di permettere invece a quella perfezione, che proviene da un sincero desiderio ed una obiettiva volontà tesa di persone non influenzate da forti poteri ad un costante miglioramento, di farsi spazio ed affermarsi stabilmente.
Pensa alla differenza tra i primi computer e quelli di oggi. L'evoluzione della nostra società non ha mai brillato ed in più si è pure bloccata una quarantina d'anni fa. Si tratta ora di far ripartire l'evoluzione.
Ciao!
Danilo
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