[Redditolavoro] Fw: [BSF] BERSANI: UOMO VICINO A CONFINDUSTRIA
cybergodz
cybergodz at ecn.org
Tue Oct 27 15:23:53 CET 2009
Massimo Reggiani ha scritto:
...
> PIERLUIGI BERSANI :
> UN UOMO VICINO A CONFINDUSTRIA
> ALLA TESTA DI UN PARTITO LIBERALE. (26 Ottobre 2009)
> PIERLUIGI BERSANI : UN UOMO VICINO A CONFINDUSTRIA ALLA TESTA DI UN PARTITO
> LIBERALE.
...
se e' per questo, anche sponsorizzato dalla camorra ;-)
***
http://www.senzasoste.it/editoriali/ecco-bersani-arretratezza-liberismo-lega-coop-e-convivenza-con-la-ca.html
Ecco Bersani: arretratezza, liberismo, Lega Coop e convivenza con la
camorra
La vittoria di Bersani alle primarie del PD non va letta secondo
l'interpretazione diffusa da due riflessi condizionati. Il primo è
quello che vuole la fine della strategia bipolarista del partito
democratico, con un sistema all'inglese che avrebbe dovuto favorire una
sorta di New Labour di originaria matrice democristano-piccista, mentre
il secondo è quello che interpreta questo voto come una risposta "di
sinistra" al conflitto politico interno al PD.
Intendiamoci, entrambi i riflessi condizionati contengono un granello di
verità: prima di tutto infatti il PD adesso tenderà verso un genere di
alleanze simili ma non identiche al quelle dell'ulivo di Prodi sapendo
che per andare al governo è impensabile vampirizzare elettori e ceto
politico di altre aree culturali. Poi, e questo è altrettanto vero, la
mobilitazione dell'ex elettorato Ds è stata decisiva per spostare l'ago
delle preferenze nel PD verso Bersani. Si intravede infatti in questa
vittoria un desiderio di una politica di sinistra e persino, in
lontananza, del Pci che naturalmente è destinata a rimanere inevasa.
Ma chi è Pierluigi Bersani? E quale tipo di cartello elettorale
rappresenta? Per rispondere a queste domande non basta affermare la
verità e cioè che Bersani è stato eletto come espressione del notabilato
PD che fa capo a D'Alema. Andiamo più a fondo: dal punto di vista della
comprensione della morfologia della società italiana Bersani è un
convinto reazionario.
Basti dire che, con sicurezza e ostentato orgoglio, ha detto di capirci
poco di Internet e di usarla pochissimo. Chi fa politica, e si vuol
radicare nella società, nel 2010 con questo approccio cognitivo è
destinato ad essere un rudere che può fare solo danni a sè stesso e agli
altri. Dei danni che Bersani può fare a sè stesso francamente c'importa
poco, per non dire che li invochiamo tutti, ma di quelli che può fare
alla società italiana si: coesione e cooperazione sociale nelle nostre
società hanno bisogno di una politica avanzata delle tecnologie della
comunicazione che la stessa società utilizza quotidianamente. Non
aspettatele da Bersani e dalla banda D'Alema che, nel pieno della prima
rivoluzione di Internet, vendette Telecom a Colaninno privatizzando le
connessioni della rete creando le condizioni infrastrutturali e
culturali per il ritardo attuale dell'uso e della produzione di
ricchezza tramite questi strumenti.
La concezione dell'economia di Bersani è poi una sorta di liberismo
mistico espressa nel linguaggio della massaia. Da ministro dello
sviluppo economico, e prima ancora da presidente della regione Emilia,
Bersani ha espresso un'idea elementare ma difesa con l'ottusità tipica
dell'ex funzionario Pci che vuole privatizzazioni, "efficienza" e
produzione di ricchezza come un dogma indiscutibile e infallibile.
Insomma, la solita mano invisibile e provvidenziale che dovrebbe
trasferire ricchezza al privato per creare magicamente benessere per
tutti. Una concezione che ha prodotto distruzione di ricchezza, ed
evaporazione del benessere, in tutte le società occidentali e la cui eco
del fallimento non è giunta ancora agli orecchi degli ex-Pci.
Ma di sicuro di benessere per la Lega Coop, di cui è diretta
espressione, Bersani ne ha creato. I decreti sulle "liberalizzazioni"
dell'ultimo governo Prodi hanno permesso alle coop di operare in settori
prima scoperti (farmacie, telefonini) e di allargare il fatturato per le
grandi opere (la base di Vicenza per fare un esempio). Insomma, Bersani
non solo è espressione di un potere arretrato che non conosce le
esigenze della nuova società della comunicazione, che è ancora liberista
nonostante che il mondo sia cambiato, ma è anche diretta emazione del
mondo del mattone e della grande distribuzione "cooperativa" che ha
disintegrato la forma, e la vita, delle città del centro di questo
paese. Come risultato della mobilitazione "dal basso" degli elettori
della sinistra del PD a caccia di un feticcio di progressismo non c'è male.
Ma siccome al peggio non c'è fine guardiamo a chi sta esultando per
primo della vittoria di Bersani. La persona che è anche il logistico del
main sponsor dalemiano di Bersani: ovvero Nicola Latorre. Chi è questo
signore? Ci dice poco la sua appartenenza alla corrente dalemiana e il
fatto che sia stato sottosegretario ai lavori pubblici. Latorre è colui
che è stato intercettato telefonicamente mentre parlava con Ricucci, il
noto bancarottiere, per indirizzarlo sulla famosa operazione che doveva
portare la Bnl in area allora ds e il Corsera sotto il controllo di
Berlusconi. Che Latorre sia uomo di intese d'affari con il berlusconismo
ce lo dimostra anche la vicenda del "pizzino", passato in televisione a
quello che avrebbe dovuto essere il suo avversario, che conteneva
informazioni di aiuto per il proprio interlocutore del centrodestra.
Già, ma sapete cosa dice Dell'Utri del bersaniano Latorre? "è tra quelli
che stimo di più". E il bersaniano Latorre di Dell'Utri? "La mia
impressione su di lui è estremamente positiva". Tutto certificato dal
Corriere della Sera, naturalmente: il logistico bersaniano-dalemiamo
Latorre scambia affettuose parole di stima con il condannato per mafia
Dell'Utri, autore di progammi televisivi paragolpisti con Gelli.
E di qui ci si addentra nella zona grigia di Bersani, quella che è stata
decisiva nell'eleggerlo al congresso lanciandolo come capofila per le
primarie. Quella che conta all'interno del partito, quella che
l'elettore PD o non vede o se la vede la rimuove. La candidatura di
Bersani è stata infatti lanciata in un partito che ha più iscritti
(10.000) in una provincia ad altissima densità camorristica ovvero
Caserta, la terra dei casalesi, che nell'intera provincia di Milano.
Complessivamente il peso del tesseramento, quello che Bersani e D'Alema
dicono di considerare come rapporto di potere primario all'interno del
PD, della Campania è quasi il doppio di quello toscano (120.000 contro
73000). Dicono niente queste cifre nella terra degli scandali dei
rifiuti, di Gomorra, di Mastella, della cementificazione selvaggia del
territorio? Dice niente il confronto di questo "radicamento"
territoriale con le parole di intesa diplomatica di Latorre verso
Dell'Utri? E l'accettazione di Bersani di Bassolino nella propria
corrente non suggerisce nulla?
Per noi parlano le cifre: se Bersani e D'Alema valorizzano il partito
degli iscritti piuttosto che quello degli elettori, come da loro più
volte dichiarato, le due regioni che pesano nel PD sono Emilia-Romagna e
Campania (140000 iscritti la prima e 20000 in meno la seconda). E così
non è difficile capire Bersani: arretratezza culturale ammantata di buon
senso emiliano, liberismo, Lega Coop (espressione della prima regione
che conta nel PD), convivenza con la camorra (espressione della seconda
regione che conta nel PD). E che il PD con la camorra ci conviva, per
usare eufemismi, lo dimostra l'episodio di quel consigliere comunale del
partito democratico ucciso per vicende di camorra da un altro iscritto
al PD. Come la vogliamo chiamare questa storia, un incidente di frontiera?
Bersani è infine convinto di rappresentare in video l'immagine del
buonsenso e della politica "del fare" rispetto al teatrino della
politica. Indubbiamente con questa immagine, e con questa strategia, ha
vinto le primarie. Ma, vista la capacità del centrodestra di fare
marketing politico, corre seriamente il rischio che quelle all'interno
del PD siano le uniche elezioni in cui si può proclamare vincitore.
per Senza Soste, Nique la police
26 ottobre 2009
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