[Redditolavoro] Fw: poste milano

CobasSindacatodiClasse cobasta at libero.it
Wed Oct 7 09:43:05 CEST 2009


riteniamo utile far conoscere questa vicenda




COBAS,I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO ALLO SLAI.

Da:  infoslai at fastwebnet.it
Inviato il:  5-ott-2009 18.12
A:  <<Undisclosed-Recipient:>, <>>
Cc:
Oggetto:  Slai Cobas Poste

Sindacato Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale S.L.A.I.Cobas POSTE

Milano,3 ottobre 2009

Ai Cobas del coordinamento provinciale di Milano

Ai coordinatori provinciali

Brucia, Casamassima, Dell'Orfano,Lilliu, Milani, Negri, Parimbelli

Al coordinatore nazionale Delledonne

Oggetto: Richiesta convocazione coordinamento provinciale

Non avremmo voluto compiere questo atto formale, ma la realtà dei fatti ce 
lo
impone.

Con questa comunicazione rivolta ai cobas del coordinamento di Milano ed ai
coordinatori, vogliamo formalizzare la richiesta di convocazione del
coordinamento provinciale.

Non stiamo proponendo una convocazione straordinaria ma una semplice
convocazione ordinaria,secondo statuto da effettuarsi almeno ogni due mesi,
mentre dal congresso di aprile ad oggi c'è stata una sola riunione.

Vediamo poi le ragioni di questo atto, e le implicazioni politiche connesse;
cominciamo per ora ad esporre i fatti contingenti che ci spingono a questo
intervento.

La questione è quasi banale: Poste Italiane da sempre ricorre alle sanzioni
disciplinari con estrema facilità, sanzioni che nell'iter dell'art. 7 dello
Statuto dei lavoratori, vede Poste rifiutare il collegio di conciliazione e
avviare la causa per il riconoscimento di legittimità del provvedimento.

All'ordine del giorno (13 ottobre) c'è la convocazione della commissione di
conciliazione ex 410 che riguarda un nostro compagno, già più volte colpito.

L'argomento riguarda una complessa vicenda legata all'uso dei palmari nella
lavorazione delle raccomandate, un argomento quindi strettamente di 
categoria.

Abbiamo richiesto nelle scorse settimane ad alcuni dei coordinatori
provinciali, di fare la nomina per uno di noi per depositarla in tempo 
all'UPL.
Contattati in sede ci hanno rinviato al coordinamento provinciale; in quella
occasione si è aperta una inaspettata discussione sul coordinamento, sui 
tempi,
modi di convocazione o, meglio, di mancata convocazione ecc..

Abbiamo quindi presentato quattro righe, che qui riportiamo, prese in carico
da Delledonne che ci ha rinviato a venerdì 2 ottobre con la riunione del
“coordinamento provinciale”.

“Abbiamo la necessità come COBAS POSTE di avere un rappresentante 
autorizzato
a trattare le questioni all'UPL sia per il collegio ex art 7 legge 300/1970 
che
per la commissione di conciliazione ex art 410. Generalmente si tratta di
procedimenti disciplinari che Poste tramuta in cause. Il 13 ottobre abbiamo 
una
commissione ex 410 per una sospensione. Non siamo riusciti finora a 
contattare
nessuno o meglio nessuno si è sentito di assolvere a questo compito. Il
coordinamento del resto non c'è, né si comprende più quando ci sarà. La
questione è urgente.”

Venerdì, alla riunione dell'esecutivo provinciale, chè di quello si 
trattava,
dato che certamente non era il “coordinamento provinciale”, Delledonne e 
Lilliu
si sono espressi contro la nostra richiesta dicendo in sostanza che:”non è
detto che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL”.

Il coordinatore nazionale però è andato ben oltre, con altre motivazioni,
così espresse: “a voi delle poste non concediamo nessun delegato finchè non
avrete più tessere, finchè continuerete a pronunciarvi in modo pesante e
provocatorio nei nostri confronti (gruppo dirigente), perchè avete ancora a 
che
fare con Medina”.

Nessuno dei presenti ha obiettato a questa presa di posizione di Delledonne.

Nel merito delle risposte: può essere vero che non è assolutamente 
necessario
che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL.

Se si tratta di questioni di carattere generale, con cause che vedano in
gioco licenziamenti piuttosto che consistenti cifre di denaro o altro, è 
bene
che in queste sedi ci vada chi ha gli strumenti per garantire un esito 
positivo
per i lavoratori coinvolti e non uno qualsiasi.

E' però certo che, salvo che si voglia stravolgere il senso di un sindacato
autorganizzato, sarebbe in assoluto meglio che tutti, ogni singolo, fosse in
grado di assolvere a questi compiti e, nel nostro caso,nessuno può fino a 
prova
contraria dire che noi delle poste non siamo all'altezza di questo compito;
quindi la motivazione è evidentemente strumentale e lo si comprende dalle 
altre
parole di Delledonne.

Che significa la storia delle tessere, sono quelle ora a contare? Perchè, 
c'è
qualcosa da guadagnare o spartirsi per cui chi ha più tessere comanda e 
vince?
Funziona così ora lo SLAI?

Quale vergognosa colpa comporta inoltre “avere a che fare ancora con
Medina”?

Premesso che “l'avvocato Medina” per lo SLAI Cobas delle poste in senso
stretto, non ha in questi anni fatto alcuna causa, che la sola causa (RSU) 
che
vede formalmente coinvolto lo SLAI è tra le mani di Rizzoglio; Medina per
quanto ci riguarda non è né un bandito, né un traditore, né una persona da
evitare o disprezzare, né pensiamo che usufruire della sua competenza
professionale, come facciamo,seppure in modo assai relativo come abbiamo 
detto,
possa autorizzare chicchessia a discriminarci all'interno dello SLAI.

Che significa che noi delle poste facciamo interventi provocatori nei
confronti del gruppo dirigente,coordinatore nazionale in testa, per cui non
abbiamo diritto?

Quali sono stati i nostri interventi provocatori? Forse quelli legati alla
vicenda della scissione del 2005,nella quale di fatto ci chiamammo fuori 
dalla
follia delle accuse e degli insulti scambiati a più riprese con i 
fuoriusciti e
i legali “corrotti”? E poi dalla caccia alle streghe contro coloro che 
osavano
dichiararsi non totalmente d'accordo con quanto stava accadendo?

In quei giorni ci fu chi si scandalizzo del fatto che alcuni cobas avessero
fatto delle riunioni per discutere su quanto stava accadendo e quello fu, 
sin
da allora, un segnale allarmante che oggi si manifesta in tutto il suo
significato.

Su quelle vicende, evidentemente irrisolte, sarebbe opportuno che ognuno dei
protagonisti facesse un bilancio di quanto è accaduto, anche in relazione a
quanto sta accadendo oggi all'interno dello SLAI.

Oppure a disturbare è l'intervento sulla partecipazione di Delledonne al
congresso di RdB di giugno e sulle sue affermazioni in quella sede? Oppure è
quello sulla gestione del dopo Torino, quando abbiamo criticato, in forma
estremamente blanda e senza sbandierarlo ai quattro venti, le scelte fatte, 
le
parole gridate sul presunto filmato verità, che tutto faceva tranne che
smentire le tesi di Rinaldini e compagnia, e l'uso – oramai una moda – dei
filmati che hanno il solo effetto di mostrare tutti i limiti di chi si
esprime.

Oppure, come dice il coordinatore nazionale, è provocatoria la richiesta per
la nomina all'UPL, dove si dice che il coordinamento provinciale non c'è e 
non
si sa quando verrà convocato? E' questa la provocazione oppure è un semplice 
ed
incontestabile dato di fatto?

Ma poi, tanto per capirci, in quale parte dello statuto c'è scritto che è
vietato esprimersi, anche sulle scelte dei dirigenti, pena la ritorsione? Da
nessuna ovviamente e quindi questo episodio surreale è un nuovo pessimo 
segnale
che deve, a nostro parere - ma non solo si direbbe - allarmare sullo stato
delle cose e sul futuro dello SLAI.

Premesso che ci sentiamo parte integrante dello SLAI, che conosciamo bene i
limiti oggettivi che un sindacato come il nostro necessariamente sconta, che
comprendiamo e condividiamo in modo totale anche le difficoltà che la
situazione generale pone sul piano personale ad ogni compagno, compresi i
dirigenti, diciamo chiaramente che non vogliamo criticare e basta, o peggio
provocare, come qualcuno sostiene, ma invece dare il nostro contributo per
uscire da un momento critico.

E' dalla chiusura del congresso che la situazione sta procedendo per 
tendenze
inquietanti.

Limitandoci nelle argomentazioni, sono due gli aspetti, tra loro
complementari, di rilievo:

1. la gestione politica dello SLAI, gli obiettivi, le iniziative;

2. l'organizzazione e i suoi riflessi sulla democrazia interna.

Il congresso si chiuse all'unanimità - salvo sulla scelta di estendere la
durata dell'incarico del

coordinatore nazionale per ragioni di continuità politica, per la quale
abbiamo votato contro - con una valutazione della gravità della crisi e 
sulla
necessità per lo SLAI di fare un salto di qualità.

Da ciò, come conseguenza, venne posto l'accento sull'assetto organizzativo
(le commissioni, i

responsabili, ecc.).

Si chiuse anche con una sorta di affermazione di orgoglio da parte di 
alcuni,
che valutarono la presenza, non preventivata, di tutti i rappresentanti dei
sindacati di base, quale tributo alla nostra coerenza nel tempo e alla 
capacità
di tener fede ai principi.

Questa valutazione fece dire che lo SLAI poteva e doveva essere al centro
delle future azioni di difesa dagli effetti della crisi sui lavoratori e 
dalla
recrudescenza dell'intervento di padroni, governo e sindacati di regime.

Insomma il congresso disse che lo SLAI avrebbe dovuto in qualche modo
“egemonizzare” il


sindacalismo di base e indicarne i percorsi.

Magari fosse andata così; la realtà è ben diversa. Sul piano politico, oltre
alle infelici prese di posizione sul processo di unificazione in atto tra 
RdB,
Cobas e SDL, un dato è estremamente evidente: le scelte dello SLAI sono
affannosamente alla rincorsa di processi e iniziative che vedono altre
organizzazioni dettare tempi e contenuti.

Così è per la, seppur negata, condivisione del nuovo soggetto sindacale in
corso di costituzione nonché, fatto questo molto concreto, per la
partecipazione allo sciopero del 23 ottobre.

Su questa scadenza si può tentare di argomentare, come si è fatto col 
recente
documento SLAI,cercando di adeguarla alle nostre valutazioni; pur accennando 
al
fatto che non dovrebbe essere proprio così che si fanno le iniziative di 
lotta
generali, poi però di fatto ci si accoda a quello che CUB e altri decidono,
tagliandoci tranquillamente fuori da ogni ambito decisionale.

La stessa iniziativa di Napoli, che ci ha visti prima promotori e poi con
RdB, testimonia la nostra debolezza; la democrazia sindacale è certamente
argomento alto, ma sembra proprio che sia passato in secondo piano nel 
momento
in cui al centro viene posto, ancora, la necessità del nuovo soggetto
sindacale. Tra parentesi, non c'è traccia del dibattito, salvo 
l'introduzione
di Malavenda e quindi non è dato sapere esattamente dello sviluppo del
dibattito, per cui quanto espresso è il frutto solo di quanto è stato reso
noto.

Vi è poi, all'interno dei vari organismi dirigenti, il conflitto latente tra
i suoi componenti sulle scelte di gestione e le ipotesi politico-sindacali.
Come un fiume carsico non visibile in superficie per lunghi tratti, salvo 
poi
spuntare improvvisamente alla luce del sole, esiste una evidente frattura 
sulla
gestione del rapporto con gli altri sindacati di base, CUB e RdB per
intenderci.

Questo dato, manifestatosi con una fiammata nel giugno scorso, si è poi
“interrato” e scorre ora in profondità. La critica nei confronti della tesi 
che
regge il progetto del nuovo sindacato: il sindacato metropolitano, aleggia
nell'aria ma non ha visto finora un ambito pubblico di dibattito.

Paradossale è di certo la tesi che a far propendere lo SLAI verso RdB sia
stata la dichiarazione di solidarietà fattaci pervenire da questi nel dopo
Torino, al contrario della CUB che non si espresse.

Nel contempo alle accuse degli uni per l'avvicinamento pericoloso con RdB si
risponde con

l'affermazione di tifare per la CUB.

Su questo punto non c'è stato un dibattito chiaro, collettivo, esplicito; 
non
sappiamo se c'è negli organismi dirigenti, ma se così fosse di certo nessuno 
ne
è a conoscenza.

Si pone dunque il problema di chi decide, come e che cosa. E veniamo al
secondo punto:

l'organizzazione e i suoi effetti sulla democrazia interna.

Nelle poche occasioni pubbliche, al solo coordinamento provinciale per
capirci, è apparso evidente che l'accento sulla necessità 
dell'organizzazione
ha assunto connotati decisamente distorti. E' sembrato di sentire Berlusconi
quando dice che essendo lui stato eletto ora può decidere qualsiasi cosa.

Le reazioni alle critiche, ai dubbi su certi atti compiuti, hanno visto il
gruppo dirigente Alfa rispondere in modo stizzito. Lo SLAI è il cobas Alfa?
Certo nessuno ne può negare il ruolo determinante, la storia o il peso
specifico, salvo voler apparire ridicolo. Eppure, tra i principi fondanti
comuni dovrebbero esserci libertà di critica e discussione ma soprattutto
uguaglianza.

La democrazia formale non è certo un valore assoluto ma se l'alternativa è
che chi è più forte decide e gli altri stanno a guardare allora forse è 
meglio
rifarsi agli elementari principi di rappresentanza, per cui, quanto meno, 
prima
si discute e poi si decide a maggioranza.

Queste sono fantasie? Nello SLAI c'è assoluta democrazia? Non si direbbe e
l'episodio dell'UPL ne è la limpida, seppur minima, rappresentazione.

L'atteggiamento di arroccamento del gruppo dirigente è una manifestazione di
estrema debolezza. Se non si è in grado di riassumere in una sintesi
propositiva le idee di tutti, non si è in grado di fare il dirigenti e il
futuro è immediatamente a rischio per tutti.

Anche l'attuale latenza del coordinamento provinciale è un dato
sconcertante.

L'averne fissato ogni due mesi la cadenza è stato un evidente errore; ma gli
errori si possono

correggere a meno che non si voglia consapevolmente sostenere che il
coordinamento è quello che vede riunirsi i coordinatori provinciali, perchè
allora si è andati veramente fuori dalle righe.

Se, come si è detto, la crisi impone una salto di qualità nella
partecipazione collettiva, nell'impegno e nella responsabilità anche 
personale,
la strada presa va esattamente nella direzione opposta.

Gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono sulla organizzazione
concreta dello SLAI.

Le famose commissioni, i responsabili e tutta la prosopopea a seguire, i
fiumi di parole spesi e il gran tempo perso da tutti, non hanno portato a
nulla.

La ragione di ciò risiede proprio in quanto detto prima, se non c'è
condivisione, se ci sono conflitti latenti, se c'è chi dirige e chi deve
eseguire, non si va da nessuna parte.

La commissione organizzazione cosa ha organizzato? La posta elettronica? No.
L'archivio documenti?

Dov'è? Altro?

La commissione comunicazione/giornale cosa ha prodotto? Zero.

La commissione legale? E chi lo sa.

Sembra che esista un problema di sede, perchè non si rende esplicita la
necessità di ricercarne un'altra? O ci stanno pensando i dirigenti per cui è
inutile preoccuparsi? Boh.

Questa, per quanto ci riguarda, è a grandi linee la situazione attuale nello
SLAI, milanese certamente,ma per ovvie ragioni con effetti su tutte le altre
realtà.

Non si tratta di cercare i colpevoli o, quanto meno, non è sufficiente. Si
tratta di fare tutti uno sforzo per uscire dal vicolo cieco in cui ci si è
infilati.

Si vuole veramente far credere che bastano gli incontri dei coordinatori
provinciali (esecutivo) per mandare avanti lo SLAI?

A parte il fatto che neppure lo statuto lo prevede, attribuendo a questo
organo il compito di mettere in pratica ciò che il coordinamento decide, 
perchè
sprecare, in nome di una malintesa scelta organizzativa che di fatto ci sta
portando per derive pericolose, le energie, le capacità, il tempo dei 
compagni,
quando invece sappiamo tutti che questi elementi sono fin troppo limitati 
per
far fronte alla situazione generale che ci attanaglia?

Bisogna ripensare in altri termini la vita dello SLAI, ragionando per trarre
il maggior risultato possibile dalle nostre forze.

Il coordinamento provinciale deve avere una cadenza diversa, più adeguata
alle necessità di tutti.

Le scelte di rilievo non possono essere gestite in ambiti separati ed
esclusivi, ma devono trovare partecipazione e condivisione da parte di tutti 
i
cobas.

Ma soprattutto si deve fare un'azione di totale chiarezza su quelle che sono
le linee politico-sindacali che si vogliono seguire.

E' assurdo ipotizzare una discussione nazionale su quanto sta accadendo in
ambito sindacale di base e sulle posizioni dello SLAI?

Il congresso su questo terreno non si è espresso per ovvie ragioni 
temporali,
e quindi, oggi, chi decide quale sia la linea? Dobbiamo aspettare che 
qualcuno
decida di portarci tutti nel nuovo soggetto in fase di gestazione? O, per
contro, nella rinata e rigenerata CUB?

Ad esempio, sono certi, coloro che hanno preso la decisione di aderire allo
sciopero del 23, che ci sia tra tutti i cobas un'unità di vedute? Non era il
caso che se ne discutesse nel coordinamento provinciale? O si crede che 
basta
diramare un volantino perchè tutti si accodino disciplinatamente?

Ci fermiamo qui, speriamo sinceramente che venga compreso il senso di questa
presa di posizione e che possa servire per affrontare i problemi che
oggettivamente abbiamo di fronte.

Saluti.

COBAS POSTE

PS per quanto riguarda l'UPL in qualche modo si farà, certo non accetteremo
il dictat del coordinatore nazionale.


__._,_.___
Messaggi sullo stesso tema (1) Rispondi (post su web) | Crea nuovo
argomento
Messaggi | File | Foto | Link | Database | Sondaggi | Iscritti | Agenda
Per ritirare la sottoscrizione a questo gruppo, inviare un'e-mail a
-unsubscribe at it.egroups.com



Cambia le impostazioni tramite web (necessaria l'ID Yahoo!)
Cambia impostazioni via email: Scegli l'invio giornaliero | Scegli il 
formato
tradizionale
Visita il tuo gruppo | Condizioni generali di utilizzo del servizio Yahoo!
Gruppi | Annulla iscrizione Attività recenti
Visita il tuo gruppo
Mio Yahoo!
Passa a Mio Yahoo!

Tutti i tuoi feed

in una sola pagina

Yahoo! Gruppi
Crea un gruppo

In sole tre mosse

E condividilo!

Y! Toolbar
Scaricala gratis

Accedi ai Gruppi

in una sola mossa
.

__,_._,___


COBAS,I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO ALLO SLAI.

Da:  infoslai at fastwebnet.it
Inviato il:  5-ott-2009 18.12
A:  <<Undisclosed-Recipient:>, <>>
Cc:
Oggetto:  Slai Cobas Poste

Sindacato Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale S.L.A.I.Cobas POSTE

Milano,3 ottobre 2009

Ai Cobas del coordinamento provinciale di Milano

Ai coordinatori provinciali

Brucia, Casamassima, Dell'Orfano,Lilliu, Milani, Negri, Parimbelli

Al coordinatore nazionale Delledonne

Oggetto: Richiesta convocazione coordinamento provinciale

Non avremmo voluto compiere questo atto formale, ma la realtà dei fatti ce 
lo
impone.

Con questa comunicazione rivolta ai cobas del coordinamento di Milano ed ai
coordinatori, vogliamo formalizzare la richiesta di convocazione del
coordinamento provinciale.

Non stiamo proponendo una convocazione straordinaria ma una semplice
convocazione ordinaria,secondo statuto da effettuarsi almeno ogni due mesi,
mentre dal congresso di aprile ad oggi c'è stata una sola riunione.

Vediamo poi le ragioni di questo atto, e le implicazioni politiche connesse;
cominciamo per ora ad esporre i fatti contingenti che ci spingono a questo
intervento.

La questione è quasi banale: Poste Italiane da sempre ricorre alle sanzioni
disciplinari con estrema facilità, sanzioni che nell'iter dell'art. 7 dello
Statuto dei lavoratori, vede Poste rifiutare il collegio di conciliazione e
avviare la causa per il riconoscimento di legittimità del provvedimento.

All'ordine del giorno (13 ottobre) c'è la convocazione della commissione di
conciliazione ex 410 che riguarda un nostro compagno, già più volte colpito.

L'argomento riguarda una complessa vicenda legata all'uso dei palmari nella
lavorazione delle raccomandate, un argomento quindi strettamente di 
categoria.

Abbiamo richiesto nelle scorse settimane ad alcuni dei coordinatori
provinciali, di fare la nomina per uno di noi per depositarla in tempo 
all'UPL.
Contattati in sede ci hanno rinviato al coordinamento provinciale; in quella
occasione si è aperta una inaspettata discussione sul coordinamento, sui 
tempi,
modi di convocazione o, meglio, di mancata convocazione ecc..

Abbiamo quindi presentato quattro righe, che qui riportiamo, prese in carico
da Delledonne che ci ha rinviato a venerdì 2 ottobre con la riunione del
“coordinamento provinciale”.

“Abbiamo la necessità come COBAS POSTE di avere un rappresentante 
autorizzato
a trattare le questioni all'UPL sia per il collegio ex art 7 legge 300/1970 
che
per la commissione di conciliazione ex art 410. Generalmente si tratta di
procedimenti disciplinari che Poste tramuta in cause. Il 13 ottobre abbiamo 
una
commissione ex 410 per una sospensione. Non siamo riusciti finora a 
contattare
nessuno o meglio nessuno si è sentito di assolvere a questo compito. Il
coordinamento del resto non c'è, né si comprende più quando ci sarà. La
questione è urgente.”

Venerdì, alla riunione dell'esecutivo provinciale, chè di quello si 
trattava,
dato che certamente non era il “coordinamento provinciale”, Delledonne e 
Lilliu
si sono espressi contro la nostra richiesta dicendo in sostanza che:”non è
detto che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL”.

Il coordinatore nazionale però è andato ben oltre, con altre motivazioni,
così espresse: “a voi delle poste non concediamo nessun delegato finchè non
avrete più tessere, finchè continuerete a pronunciarvi in modo pesante e
provocatorio nei nostri confronti (gruppo dirigente), perchè avete ancora a 
che
fare con Medina”.

Nessuno dei presenti ha obiettato a questa presa di posizione di Delledonne.

Nel merito delle risposte: può essere vero che non è assolutamente 
necessario
che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL.

Se si tratta di questioni di carattere generale, con cause che vedano in
gioco licenziamenti piuttosto che consistenti cifre di denaro o altro, è 
bene
che in queste sedi ci vada chi ha gli strumenti per garantire un esito 
positivo
per i lavoratori coinvolti e non uno qualsiasi.

E' però certo che, salvo che si voglia stravolgere il senso di un sindacato
autorganizzato, sarebbe in assoluto meglio che tutti, ogni singolo, fosse in
grado di assolvere a questi compiti e, nel nostro caso,nessuno può fino a 
prova
contraria dire che noi delle poste non siamo all'altezza di questo compito;
quindi la motivazione è evidentemente strumentale e lo si comprende dalle 
altre
parole di Delledonne.

Che significa la storia delle tessere, sono quelle ora a contare? Perchè, 
c'è
qualcosa da guadagnare o spartirsi per cui chi ha più tessere comanda e 
vince?
Funziona così ora lo SLAI?

Quale vergognosa colpa comporta inoltre “avere a che fare ancora con
Medina”?

Premesso che “l'avvocato Medina” per lo SLAI Cobas delle poste in senso
stretto, non ha in questi anni fatto alcuna causa, che la sola causa (RSU) 
che
vede formalmente coinvolto lo SLAI è tra le mani di Rizzoglio; Medina per
quanto ci riguarda non è né un bandito, né un traditore, né una persona da
evitare o disprezzare, né pensiamo che usufruire della sua competenza
professionale, come facciamo,seppure in modo assai relativo come abbiamo 
detto,
possa autorizzare chicchessia a discriminarci all'interno dello SLAI.

Che significa che noi delle poste facciamo interventi provocatori nei
confronti del gruppo dirigente,coordinatore nazionale in testa, per cui non
abbiamo diritto?

Quali sono stati i nostri interventi provocatori? Forse quelli legati alla
vicenda della scissione del 2005,nella quale di fatto ci chiamammo fuori 
dalla
follia delle accuse e degli insulti scambiati a più riprese con i 
fuoriusciti e
i legali “corrotti”? E poi dalla caccia alle streghe contro coloro che 
osavano
dichiararsi non totalmente d'accordo con quanto stava accadendo?

In quei giorni ci fu chi si scandalizzo del fatto che alcuni cobas avessero
fatto delle riunioni per discutere su quanto stava accadendo e quello fu, 
sin
da allora, un segnale allarmante che oggi si manifesta in tutto il suo
significato.

Su quelle vicende, evidentemente irrisolte, sarebbe opportuno che ognuno dei
protagonisti facesse un bilancio di quanto è accaduto, anche in relazione a
quanto sta accadendo oggi all'interno dello SLAI.

Oppure a disturbare è l'intervento sulla partecipazione di Delledonne al
congresso di RdB di giugno e sulle sue affermazioni in quella sede? Oppure è
quello sulla gestione del dopo Torino, quando abbiamo criticato, in forma
estremamente blanda e senza sbandierarlo ai quattro venti, le scelte fatte, 
le
parole gridate sul presunto filmato verità, che tutto faceva tranne che
smentire le tesi di Rinaldini e compagnia, e l'uso – oramai una moda – dei
filmati che hanno il solo effetto di mostrare tutti i limiti di chi si
esprime.

Oppure, come dice il coordinatore nazionale, è provocatoria la richiesta per
la nomina all'UPL, dove si dice che il coordinamento provinciale non c'è e 
non
si sa quando verrà convocato? E' questa la provocazione oppure è un semplice 
ed
incontestabile dato di fatto?

Ma poi, tanto per capirci, in quale parte dello statuto c'è scritto che è
vietato esprimersi, anche sulle scelte dei dirigenti, pena la ritorsione? Da
nessuna ovviamente e quindi questo episodio surreale è un nuovo pessimo 
segnale
che deve, a nostro parere - ma non solo si direbbe - allarmare sullo stato
delle cose e sul futuro dello SLAI.

Premesso che ci sentiamo parte integrante dello SLAI, che conosciamo bene i
limiti oggettivi che un sindacato come il nostro necessariamente sconta, che
comprendiamo e condividiamo in modo totale anche le difficoltà che la
situazione generale pone sul piano personale ad ogni compagno, compresi i
dirigenti, diciamo chiaramente che non vogliamo criticare e basta, o peggio
provocare, come qualcuno sostiene, ma invece dare il nostro contributo per
uscire da un momento critico.

E' dalla chiusura del congresso che la situazione sta procedendo per 
tendenze
inquietanti.

Limitandoci nelle argomentazioni, sono due gli aspetti, tra loro
complementari, di rilievo:

1. la gestione politica dello SLAI, gli obiettivi, le iniziative;

2. l'organizzazione e i suoi riflessi sulla democrazia interna.

Il congresso si chiuse all'unanimità - salvo sulla scelta di estendere la
durata dell'incarico del

coordinatore nazionale per ragioni di continuità politica, per la quale
abbiamo votato contro - con una valutazione della gravità della crisi e 
sulla
necessità per lo SLAI di fare un salto di qualità.

Da ciò, come conseguenza, venne posto l'accento sull'assetto organizzativo
(le commissioni, i

responsabili, ecc.).

Si chiuse anche con una sorta di affermazione di orgoglio da parte di 
alcuni,
che valutarono la presenza, non preventivata, di tutti i rappresentanti dei
sindacati di base, quale tributo alla nostra coerenza nel tempo e alla 
capacità
di tener fede ai principi.

Questa valutazione fece dire che lo SLAI poteva e doveva essere al centro
delle future azioni di difesa dagli effetti della crisi sui lavoratori e 
dalla
recrudescenza dell'intervento di padroni, governo e sindacati di regime.

Insomma il congresso disse che lo SLAI avrebbe dovuto in qualche modo
“egemonizzare” il


sindacalismo di base e indicarne i percorsi.

Magari fosse andata così; la realtà è ben diversa. Sul piano politico, oltre
alle infelici prese di posizione sul processo di unificazione in atto tra 
RdB,
Cobas e SDL, un dato è estremamente evidente: le scelte dello SLAI sono
affannosamente alla rincorsa di processi e iniziative che vedono altre
organizzazioni dettare tempi e contenuti.

Così è per la, seppur negata, condivisione del nuovo soggetto sindacale in
corso di costituzione nonché, fatto questo molto concreto, per la
partecipazione allo sciopero del 23 ottobre.

Su questa scadenza si può tentare di argomentare, come si è fatto col 
recente
documento SLAI,cercando di adeguarla alle nostre valutazioni; pur accennando 
al
fatto che non dovrebbe essere proprio così che si fanno le iniziative di 
lotta
generali, poi però di fatto ci si accoda a quello che CUB e altri decidono,
tagliandoci tranquillamente fuori da ogni ambito decisionale.

La stessa iniziativa di Napoli, che ci ha visti prima promotori e poi con
RdB, testimonia la nostra debolezza; la democrazia sindacale è certamente
argomento alto, ma sembra proprio che sia passato in secondo piano nel 
momento
in cui al centro viene posto, ancora, la necessità del nuovo soggetto
sindacale. Tra parentesi, non c'è traccia del dibattito, salvo 
l'introduzione
di Malavenda e quindi non è dato sapere esattamente dello sviluppo del
dibattito, per cui quanto espresso è il frutto solo di quanto è stato reso
noto.

Vi è poi, all'interno dei vari organismi dirigenti, il conflitto latente tra
i suoi componenti sulle scelte di gestione e le ipotesi politico-sindacali.
Come un fiume carsico non visibile in superficie per lunghi tratti, salvo 
poi
spuntare improvvisamente alla luce del sole, esiste una evidente frattura 
sulla
gestione del rapporto con gli altri sindacati di base, CUB e RdB per
intenderci.

Questo dato, manifestatosi con una fiammata nel giugno scorso, si è poi
“interrato” e scorre ora in profondità. La critica nei confronti della tesi 
che
regge il progetto del nuovo sindacato: il sindacato metropolitano, aleggia
nell'aria ma non ha visto finora un ambito pubblico di dibattito.

Paradossale è di certo la tesi che a far propendere lo SLAI verso RdB sia
stata la dichiarazione di solidarietà fattaci pervenire da questi nel dopo
Torino, al contrario della CUB che non si espresse.

Nel contempo alle accuse degli uni per l'avvicinamento pericoloso con RdB si
risponde con

l'affermazione di tifare per la CUB.

Su questo punto non c'è stato un dibattito chiaro, collettivo, esplicito; 
non
sappiamo se c'è negli organismi dirigenti, ma se così fosse di certo nessuno 
ne
è a conoscenza.

Si pone dunque il problema di chi decide, come e che cosa. E veniamo al
secondo punto:

l'organizzazione e i suoi effetti sulla democrazia interna.

Nelle poche occasioni pubbliche, al solo coordinamento provinciale per
capirci, è apparso evidente che l'accento sulla necessità 
dell'organizzazione
ha assunto connotati decisamente distorti. E' sembrato di sentire Berlusconi
quando dice che essendo lui stato eletto ora può decidere qualsiasi cosa.

Le reazioni alle critiche, ai dubbi su certi atti compiuti, hanno visto il
gruppo dirigente Alfa rispondere in modo stizzito. Lo SLAI è il cobas Alfa?
Certo nessuno ne può negare il ruolo determinante, la storia o il peso
specifico, salvo voler apparire ridicolo. Eppure, tra i principi fondanti
comuni dovrebbero esserci libertà di critica e discussione ma soprattutto
uguaglianza.

La democrazia formale non è certo un valore assoluto ma se l'alternativa è
che chi è più forte decide e gli altri stanno a guardare allora forse è 
meglio
rifarsi agli elementari principi di rappresentanza, per cui, quanto meno, 
prima
si discute e poi si decide a maggioranza.

Queste sono fantasie? Nello SLAI c'è assoluta democrazia? Non si direbbe e
l'episodio dell'UPL ne è la limpida, seppur minima, rappresentazione.

L'atteggiamento di arroccamento del gruppo dirigente è una manifestazione di
estrema debolezza. Se non si è in grado di riassumere in una sintesi
propositiva le idee di tutti, non si è in grado di fare il dirigenti e il
futuro è immediatamente a rischio per tutti.

Anche l'attuale latenza del coordinamento provinciale è un dato
sconcertante.

L'averne fissato ogni due mesi la cadenza è stato un evidente errore; ma gli
errori si possono

correggere a meno che non si voglia consapevolmente sostenere che il
coordinamento è quello che vede riunirsi i coordinatori provinciali, perchè
allora si è andati veramente fuori dalle righe.

Se, come si è detto, la crisi impone una salto di qualità nella
partecipazione collettiva, nell'impegno e nella responsabilità anche 
personale,
la strada presa va esattamente nella direzione opposta.

Gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono sulla organizzazione
concreta dello SLAI.

Le famose commissioni, i responsabili e tutta la prosopopea a seguire, i
fiumi di parole spesi e il gran tempo perso da tutti, non hanno portato a
nulla.

La ragione di ciò risiede proprio in quanto detto prima, se non c'è
condivisione, se ci sono conflitti latenti, se c'è chi dirige e chi deve
eseguire, non si va da nessuna parte.

La commissione organizzazione cosa ha organizzato? La posta elettronica? No.
L'archivio documenti?

Dov'è? Altro?

La commissione comunicazione/giornale cosa ha prodotto? Zero.

La commissione legale? E chi lo sa.

Sembra che esista un problema di sede, perchè non si rende esplicita la
necessità di ricercarne un'altra? O ci stanno pensando i dirigenti per cui è
inutile preoccuparsi? Boh.

Questa, per quanto ci riguarda, è a grandi linee la situazione attuale nello
SLAI, milanese certamente,ma per ovvie ragioni con effetti su tutte le altre
realtà.

Non si tratta di cercare i colpevoli o, quanto meno, non è sufficiente. Si
tratta di fare tutti uno sforzo per uscire dal vicolo cieco in cui ci si è
infilati.

Si vuole veramente far credere che bastano gli incontri dei coordinatori
provinciali (esecutivo) per mandare avanti lo SLAI?

A parte il fatto che neppure lo statuto lo prevede, attribuendo a questo
organo il compito di mettere in pratica ciò che il coordinamento decide, 
perchè
sprecare, in nome di una malintesa scelta organizzativa che di fatto ci sta
portando per derive pericolose, le energie, le capacità, il tempo dei 
compagni,
quando invece sappiamo tutti che questi elementi sono fin troppo limitati 
per
far fronte alla situazione generale che ci attanaglia?

Bisogna ripensare in altri termini la vita dello SLAI, ragionando per trarre
il maggior risultato possibile dalle nostre forze.

Il coordinamento provinciale deve avere una cadenza diversa, più adeguata
alle necessità di tutti.

Le scelte di rilievo non possono essere gestite in ambiti separati ed
esclusivi, ma devono trovare partecipazione e condivisione da parte di tutti 
i
cobas.

Ma soprattutto si deve fare un'azione di totale chiarezza su quelle che sono
le linee politico-sindacali che si vogliono seguire.

E' assurdo ipotizzare una discussione nazionale su quanto sta accadendo in
ambito sindacale di base e sulle posizioni dello SLAI?

Il congresso su questo terreno non si è espresso per ovvie ragioni 
temporali,
e quindi, oggi, chi decide quale sia la linea? Dobbiamo aspettare che 
qualcuno
decida di portarci tutti nel nuovo soggetto in fase di gestazione? O, per
contro, nella rinata e rigenerata CUB?

Ad esempio, sono certi, coloro che hanno preso la decisione di aderire allo
sciopero del 23, che ci sia tra tutti i cobas un'unità di vedute? Non era il
caso che se ne discutesse nel coordinamento provinciale? O si crede che 
basta
diramare un volantino perchè tutti si accodino disciplinatamente?

Ci fermiamo qui, speriamo sinceramente che venga compreso il senso di questa
presa di posizione e che possa servire per affrontare i problemi che
oggettivamente abbiamo di fronte.

Saluti.

COBAS POSTE

PS per quanto riguarda l'UPL in qualche modo si farà, certo non accetteremo
il dictat del coordinatore nazionale.


__._,_.___
Messaggi sullo stesso tema (1) Rispondi (post su web) | Crea nuovo
argomento
Messaggi | File | Foto | Link | Database | Sondaggi | Iscritti | Agenda
Per ritirare la sottoscrizione a questo gruppo, inviare un'e-mail a
-unsubscribe at it.egroups.com



Cambia le impostazioni tramite web (necessaria l'ID Yahoo!)
Cambia impostazioni via email: Scegli l'invio giornaliero | Scegli il 
formato
tradizionale
Visita il tuo gruppo | Condizioni generali di utilizzo del servizio Yahoo!
Gruppi | Annulla iscrizione Attività recenti
Visita il tuo gruppo
Mio Yahoo!
Passa a Mio Yahoo!

Tutti i tuoi feed

in una sola pagina

Yahoo! Gruppi
Crea un gruppo

In sole tre mosse

E condividilo!

Y! Toolbar
Scaricala gratis

Accedi ai Gruppi

in una sola mossa
.

__,_._,___


COBAS,I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO ALLO SLAI.

Da:  infoslai at fastwebnet.it
Inviato il:  5-ott-2009 18.12
A:  <<Undisclosed-Recipient:>, <>>
Cc:
Oggetto:  Slai Cobas Poste

Sindacato Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale S.L.A.I.Cobas POSTE

Milano,3 ottobre 2009

Ai Cobas del coordinamento provinciale di Milano

Ai coordinatori provinciali

Brucia, Casamassima, Dell'Orfano,Lilliu, Milani, Negri, Parimbelli

Al coordinatore nazionale Delledonne

Oggetto: Richiesta convocazione coordinamento provinciale

Non avremmo voluto compiere questo atto formale, ma la realtà dei fatti ce 
lo
impone.

Con questa comunicazione rivolta ai cobas del coordinamento di Milano ed ai
coordinatori, vogliamo formalizzare la richiesta di convocazione del
coordinamento provinciale.

Non stiamo proponendo una convocazione straordinaria ma una semplice
convocazione ordinaria,secondo statuto da effettuarsi almeno ogni due mesi,
mentre dal congresso di aprile ad oggi c'è stata una sola riunione.

Vediamo poi le ragioni di questo atto, e le implicazioni politiche connesse;
cominciamo per ora ad esporre i fatti contingenti che ci spingono a questo
intervento.

La questione è quasi banale: Poste Italiane da sempre ricorre alle sanzioni
disciplinari con estrema facilità, sanzioni che nell'iter dell'art. 7 dello
Statuto dei lavoratori, vede Poste rifiutare il collegio di conciliazione e
avviare la causa per il riconoscimento di legittimità del provvedimento.

All'ordine del giorno (13 ottobre) c'è la convocazione della commissione di
conciliazione ex 410 che riguarda un nostro compagno, già più volte colpito.

L'argomento riguarda una complessa vicenda legata all'uso dei palmari nella
lavorazione delle raccomandate, un argomento quindi strettamente di 
categoria.

Abbiamo richiesto nelle scorse settimane ad alcuni dei coordinatori
provinciali, di fare la nomina per uno di noi per depositarla in tempo 
all'UPL.
Contattati in sede ci hanno rinviato al coordinamento provinciale; in quella
occasione si è aperta una inaspettata discussione sul coordinamento, sui 
tempi,
modi di convocazione o, meglio, di mancata convocazione ecc..

Abbiamo quindi presentato quattro righe, che qui riportiamo, prese in carico
da Delledonne che ci ha rinviato a venerdì 2 ottobre con la riunione del
“coordinamento provinciale”.

“Abbiamo la necessità come COBAS POSTE di avere un rappresentante 
autorizzato
a trattare le questioni all'UPL sia per il collegio ex art 7 legge 300/1970 
che
per la commissione di conciliazione ex art 410. Generalmente si tratta di
procedimenti disciplinari che Poste tramuta in cause. Il 13 ottobre abbiamo 
una
commissione ex 410 per una sospensione. Non siamo riusciti finora a 
contattare
nessuno o meglio nessuno si è sentito di assolvere a questo compito. Il
coordinamento del resto non c'è, né si comprende più quando ci sarà. La
questione è urgente.”

Venerdì, alla riunione dell'esecutivo provinciale, chè di quello si 
trattava,
dato che certamente non era il “coordinamento provinciale”, Delledonne e 
Lilliu
si sono espressi contro la nostra richiesta dicendo in sostanza che:”non è
detto che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL”.

Il coordinatore nazionale però è andato ben oltre, con altre motivazioni,
così espresse: “a voi delle poste non concediamo nessun delegato finchè non
avrete più tessere, finchè continuerete a pronunciarvi in modo pesante e
provocatorio nei nostri confronti (gruppo dirigente), perchè avete ancora a 
che
fare con Medina”.

Nessuno dei presenti ha obiettato a questa presa di posizione di Delledonne.

Nel merito delle risposte: può essere vero che non è assolutamente 
necessario
che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL.

Se si tratta di questioni di carattere generale, con cause che vedano in
gioco licenziamenti piuttosto che consistenti cifre di denaro o altro, è 
bene
che in queste sedi ci vada chi ha gli strumenti per garantire un esito 
positivo
per i lavoratori coinvolti e non uno qualsiasi.

E' però certo che, salvo che si voglia stravolgere il senso di un sindacato
autorganizzato, sarebbe in assoluto meglio che tutti, ogni singolo, fosse in
grado di assolvere a questi compiti e, nel nostro caso,nessuno può fino a 
prova
contraria dire che noi delle poste non siamo all'altezza di questo compito;
quindi la motivazione è evidentemente strumentale e lo si comprende dalle 
altre
parole di Delledonne.

Che significa la storia delle tessere, sono quelle ora a contare? Perchè, 
c'è
qualcosa da guadagnare o spartirsi per cui chi ha più tessere comanda e 
vince?
Funziona così ora lo SLAI?

Quale vergognosa colpa comporta inoltre “avere a che fare ancora con
Medina”?

Premesso che “l'avvocato Medina” per lo SLAI Cobas delle poste in senso
stretto, non ha in questi anni fatto alcuna causa, che la sola causa (RSU) 
che
vede formalmente coinvolto lo SLAI è tra le mani di Rizzoglio; Medina per
quanto ci riguarda non è né un bandito, né un traditore, né una persona da
evitare o disprezzare, né pensiamo che usufruire della sua competenza
professionale, come facciamo,seppure in modo assai relativo come abbiamo 
detto,
possa autorizzare chicchessia a discriminarci all'interno dello SLAI.

Che significa che noi delle poste facciamo interventi provocatori nei
confronti del gruppo dirigente,coordinatore nazionale in testa, per cui non
abbiamo diritto?

Quali sono stati i nostri interventi provocatori? Forse quelli legati alla
vicenda della scissione del 2005,nella quale di fatto ci chiamammo fuori 
dalla
follia delle accuse e degli insulti scambiati a più riprese con i 
fuoriusciti e
i legali “corrotti”? E poi dalla caccia alle streghe contro coloro che 
osavano
dichiararsi non totalmente d'accordo con quanto stava accadendo?

In quei giorni ci fu chi si scandalizzo del fatto che alcuni cobas avessero
fatto delle riunioni per discutere su quanto stava accadendo e quello fu, 
sin
da allora, un segnale allarmante che oggi si manifesta in tutto il suo
significato.

Su quelle vicende, evidentemente irrisolte, sarebbe opportuno che ognuno dei
protagonisti facesse un bilancio di quanto è accaduto, anche in relazione a
quanto sta accadendo oggi all'interno dello SLAI.

Oppure a disturbare è l'intervento sulla partecipazione di Delledonne al
congresso di RdB di giugno e sulle sue affermazioni in quella sede? Oppure è
quello sulla gestione del dopo Torino, quando abbiamo criticato, in forma
estremamente blanda e senza sbandierarlo ai quattro venti, le scelte fatte, 
le
parole gridate sul presunto filmato verità, che tutto faceva tranne che
smentire le tesi di Rinaldini e compagnia, e l'uso – oramai una moda – dei
filmati che hanno il solo effetto di mostrare tutti i limiti di chi si
esprime.

Oppure, come dice il coordinatore nazionale, è provocatoria la richiesta per
la nomina all'UPL, dove si dice che il coordinamento provinciale non c'è e 
non
si sa quando verrà convocato? E' questa la provocazione oppure è un semplice 
ed
incontestabile dato di fatto?

Ma poi, tanto per capirci, in quale parte dello statuto c'è scritto che è
vietato esprimersi, anche sulle scelte dei dirigenti, pena la ritorsione? Da
nessuna ovviamente e quindi questo episodio surreale è un nuovo pessimo 
segnale
che deve, a nostro parere - ma non solo si direbbe - allarmare sullo stato
delle cose e sul futuro dello SLAI.

Premesso che ci sentiamo parte integrante dello SLAI, che conosciamo bene i
limiti oggettivi che un sindacato come il nostro necessariamente sconta, che
comprendiamo e condividiamo in modo totale anche le difficoltà che la
situazione generale pone sul piano personale ad ogni compagno, compresi i
dirigenti, diciamo chiaramente che non vogliamo criticare e basta, o peggio
provocare, come qualcuno sostiene, ma invece dare il nostro contributo per
uscire da un momento critico.

E' dalla chiusura del congresso che la situazione sta procedendo per 
tendenze
inquietanti.

Limitandoci nelle argomentazioni, sono due gli aspetti, tra loro
complementari, di rilievo:

1. la gestione politica dello SLAI, gli obiettivi, le iniziative;

2. l'organizzazione e i suoi riflessi sulla democrazia interna.

Il congresso si chiuse all'unanimità - salvo sulla scelta di estendere la
durata dell'incarico del

coordinatore nazionale per ragioni di continuità politica, per la quale
abbiamo votato contro - con una valutazione della gravità della crisi e 
sulla
necessità per lo SLAI di fare un salto di qualità.

Da ciò, come conseguenza, venne posto l'accento sull'assetto organizzativo
(le commissioni, i

responsabili, ecc.).

Si chiuse anche con una sorta di affermazione di orgoglio da parte di 
alcuni,
che valutarono la presenza, non preventivata, di tutti i rappresentanti dei
sindacati di base, quale tributo alla nostra coerenza nel tempo e alla 
capacità
di tener fede ai principi.

Questa valutazione fece dire che lo SLAI poteva e doveva essere al centro
delle future azioni di difesa dagli effetti della crisi sui lavoratori e 
dalla
recrudescenza dell'intervento di padroni, governo e sindacati di regime.

Insomma il congresso disse che lo SLAI avrebbe dovuto in qualche modo
“egemonizzare” il


sindacalismo di base e indicarne i percorsi.

Magari fosse andata così; la realtà è ben diversa. Sul piano politico, oltre
alle infelici prese di posizione sul processo di unificazione in atto tra 
RdB,
Cobas e SDL, un dato è estremamente evidente: le scelte dello SLAI sono
affannosamente alla rincorsa di processi e iniziative che vedono altre
organizzazioni dettare tempi e contenuti.

Così è per la, seppur negata, condivisione del nuovo soggetto sindacale in
corso di costituzione nonché, fatto questo molto concreto, per la
partecipazione allo sciopero del 23 ottobre.

Su questa scadenza si può tentare di argomentare, come si è fatto col 
recente
documento SLAI,cercando di adeguarla alle nostre valutazioni; pur accennando 
al
fatto che non dovrebbe essere proprio così che si fanno le iniziative di 
lotta
generali, poi però di fatto ci si accoda a quello che CUB e altri decidono,
tagliandoci tranquillamente fuori da ogni ambito decisionale.

La stessa iniziativa di Napoli, che ci ha visti prima promotori e poi con
RdB, testimonia la nostra debolezza; la democrazia sindacale è certamente
argomento alto, ma sembra proprio che sia passato in secondo piano nel 
momento
in cui al centro viene posto, ancora, la necessità del nuovo soggetto
sindacale. Tra parentesi, non c'è traccia del dibattito, salvo 
l'introduzione
di Malavenda e quindi non è dato sapere esattamente dello sviluppo del
dibattito, per cui quanto espresso è il frutto solo di quanto è stato reso
noto.

Vi è poi, all'interno dei vari organismi dirigenti, il conflitto latente tra
i suoi componenti sulle scelte di gestione e le ipotesi politico-sindacali.
Come un fiume carsico non visibile in superficie per lunghi tratti, salvo 
poi
spuntare improvvisamente alla luce del sole, esiste una evidente frattura 
sulla
gestione del rapporto con gli altri sindacati di base, CUB e RdB per
intenderci.

Questo dato, manifestatosi con una fiammata nel giugno scorso, si è poi
“interrato” e scorre ora in profondità. La critica nei confronti della tesi 
che
regge il progetto del nuovo sindacato: il sindacato metropolitano, aleggia
nell'aria ma non ha visto finora un ambito pubblico di dibattito.

Paradossale è di certo la tesi che a far propendere lo SLAI verso RdB sia
stata la dichiarazione di solidarietà fattaci pervenire da questi nel dopo
Torino, al contrario della CUB che non si espresse.

Nel contempo alle accuse degli uni per l'avvicinamento pericoloso con RdB si
risponde con

l'affermazione di tifare per la CUB.

Su questo punto non c'è stato un dibattito chiaro, collettivo, esplicito; 
non
sappiamo se c'è negli organismi dirigenti, ma se così fosse di certo nessuno 
ne
è a conoscenza.

Si pone dunque il problema di chi decide, come e che cosa. E veniamo al
secondo punto:

l'organizzazione e i suoi effetti sulla democrazia interna.

Nelle poche occasioni pubbliche, al solo coordinamento provinciale per
capirci, è apparso evidente che l'accento sulla necessità 
dell'organizzazione
ha assunto connotati decisamente distorti. E' sembrato di sentire Berlusconi
quando dice che essendo lui stato eletto ora può decidere qualsiasi cosa.

Le reazioni alle critiche, ai dubbi su certi atti compiuti, hanno visto il
gruppo dirigente Alfa rispondere in modo stizzito. Lo SLAI è il cobas Alfa?
Certo nessuno ne può negare il ruolo determinante, la storia o il peso
specifico, salvo voler apparire ridicolo. Eppure, tra i principi fondanti
comuni dovrebbero esserci libertà di critica e discussione ma soprattutto
uguaglianza.

La democrazia formale non è certo un valore assoluto ma se l'alternativa è
che chi è più forte decide e gli altri stanno a guardare allora forse è 
meglio
rifarsi agli elementari principi di rappresentanza, per cui, quanto meno, 
prima
si discute e poi si decide a maggioranza.

Queste sono fantasie? Nello SLAI c'è assoluta democrazia? Non si direbbe e
l'episodio dell'UPL ne è la limpida, seppur minima, rappresentazione.

L'atteggiamento di arroccamento del gruppo dirigente è una manifestazione di
estrema debolezza. Se non si è in grado di riassumere in una sintesi
propositiva le idee di tutti, non si è in grado di fare il dirigenti e il
futuro è immediatamente a rischio per tutti.

Anche l'attuale latenza del coordinamento provinciale è un dato
sconcertante.

L'averne fissato ogni due mesi la cadenza è stato un evidente errore; ma gli
errori si possono

correggere a meno che non si voglia consapevolmente sostenere che il
coordinamento è quello che vede riunirsi i coordinatori provinciali, perchè
allora si è andati veramente fuori dalle righe.

Se, come si è detto, la crisi impone una salto di qualità nella
partecipazione collettiva, nell'impegno e nella responsabilità anche 
personale,
la strada presa va esattamente nella direzione opposta.

Gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono sulla organizzazione
concreta dello SLAI.

Le famose commissioni, i responsabili e tutta la prosopopea a seguire, i
fiumi di parole spesi e il gran tempo perso da tutti, non hanno portato a
nulla.

La ragione di ciò risiede proprio in quanto detto prima, se non c'è
condivisione, se ci sono conflitti latenti, se c'è chi dirige e chi deve
eseguire, non si va da nessuna parte.

La commissione organizzazione cosa ha organizzato? La posta elettronica? No.
L'archivio documenti?

Dov'è? Altro?

La commissione comunicazione/giornale cosa ha prodotto? Zero.

La commissione legale? E chi lo sa.

Sembra che esista un problema di sede, perchè non si rende esplicita la
necessità di ricercarne un'altra? O ci stanno pensando i dirigenti per cui è
inutile preoccuparsi? Boh.

Questa, per quanto ci riguarda, è a grandi linee la situazione attuale nello
SLAI, milanese certamente,ma per ovvie ragioni con effetti su tutte le altre
realtà.

Non si tratta di cercare i colpevoli o, quanto meno, non è sufficiente. Si
tratta di fare tutti uno sforzo per uscire dal vicolo cieco in cui ci si è
infilati.

Si vuole veramente far credere che bastano gli incontri dei coordinatori
provinciali (esecutivo) per mandare avanti lo SLAI?

A parte il fatto che neppure lo statuto lo prevede, attribuendo a questo
organo il compito di mettere in pratica ciò che il coordinamento decide, 
perchè
sprecare, in nome di una malintesa scelta organizzativa che di fatto ci sta
portando per derive pericolose, le energie, le capacità, il tempo dei 
compagni,
quando invece sappiamo tutti che questi elementi sono fin troppo limitati 
per
far fronte alla situazione generale che ci attanaglia?

Bisogna ripensare in altri termini la vita dello SLAI, ragionando per trarre
il maggior risultato possibile dalle nostre forze.

Il coordinamento provinciale deve avere una cadenza diversa, più adeguata
alle necessità di tutti.

Le scelte di rilievo non possono essere gestite in ambiti separati ed
esclusivi, ma devono trovare partecipazione e condivisione da parte di tutti 
i
cobas.

Ma soprattutto si deve fare un'azione di totale chiarezza su quelle che sono
le linee politico-sindacali che si vogliono seguire.

E' assurdo ipotizzare una discussione nazionale su quanto sta accadendo in
ambito sindacale di base e sulle posizioni dello SLAI?

Il congresso su questo terreno non si è espresso per ovvie ragioni 
temporali,
e quindi, oggi, chi decide quale sia la linea? Dobbiamo aspettare che 
qualcuno
decida di portarci tutti nel nuovo soggetto in fase di gestazione? O, per
contro, nella rinata e rigenerata CUB?

Ad esempio, sono certi, coloro che hanno preso la decisione di aderire allo
sciopero del 23, che ci sia tra tutti i cobas un'unità di vedute? Non era il
caso che se ne discutesse nel coordinamento provinciale? O si crede che 
basta
diramare un volantino perchè tutti si accodino disciplinatamente?

Ci fermiamo qui, speriamo sinceramente che venga compreso il senso di questa
presa di posizione e che possa servire per affrontare i problemi che
oggettivamente abbiamo di fronte.

Saluti.

COBAS POSTE

PS per quanto riguarda l'UPL in qualche modo si farà, certo non accetteremo
il dictat del coordinatore nazionale.


__._,_.___
Messaggi sullo stesso tema (1) Rispondi (post su web) | Crea nuovo
argomento
Messaggi | File | Foto | Link | Database | Sondaggi | Iscritti | Agenda
Per ritirare la sottoscrizione a questo gruppo, inviare un'e-mail a
-unsubscribe at it.egroups.com



Cambia le impostazioni tramite web (necessaria l'ID Yahoo!)
Cambia impostazioni via email: Scegli l'invio giornaliero | Scegli il 
formato
tradizionale
Visita il tuo gruppo | Condizioni generali di utilizzo del servizio Yahoo!
Gruppi | Annulla iscrizione Attività recenti
Visita il tuo gruppo
Mio Yahoo!
Passa a Mio Yahoo!

Tutti i tuoi feed

in una sola pagina

Yahoo! Gruppi
Crea un gruppo

In sole tre mosse

E condividilo!

Y! Toolbar
Scaricala gratis

Accedi ai Gruppi

in una sola mossa
.

__,_._,___

__________ Informazione NOD32 4485 (20091006) __________

Questo messaggio  � stato controllato dal Sistema Antivirus NOD32
http://www.nod32.it




More information about the Redditolavoro mailing list