[Redditolavoro] Slai Cobas: il 23 ottobre sciopero generale e manifestazione a Roma

SLAI Cobas Cremona slaicobascremona at gmail.com
Sat Oct 3 23:32:11 CEST 2009


*Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale  *
*S.L.A.I.** cobas*

LO SLAI COBAS PARTECIPA ALLO SCIOPERO ED ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A
ROMA DEL 23 OTTOBRE

* *I reparti-confino e il sequestro del voto RSU alla Fiat di Pomigliano
d’Arco concertati da azienda e FIOM-FIM-UILM anticipano il tentativo (messo
in atto da padronato, governo, sindacati collaborazionisti e forze politiche
collegate) di sospendere la democrazia in ogni luogo di lavoro - dal settore
privato a quello pubblico - tramite la blindatura ed il rafforzamento del
monopolio sindacale di CGIL-CISL-UIL e “l’azzeramento normativo” dei diritti
e delle libertà sindacali dei lavoratori e dell’intero sindacalismo di base.


L’ulteriore attacco che si prospetta alla democrazia sindacale ed al diritto
di sciopero è funzionale  al tentativo di scaricare i costi della crisi
sulla pelle dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli immigrati e
dei ceti popolari. Tentativo che vede unito, in una sorta di “unità
nazionale anticrisi”, il fronte padronale con l’insieme delle forze
politico-istituzionali di entrambi gli schieramenti (aldilà delle finte
differenziazioni di facciata) nell’esigenza di fare ‘piazza pulita’ - in
chiave autoritaria, ed una volta per tutte - di ogni opposizione  non
compatibile con la ‘gestione concertata’ della crisi  per controllare e
sviare il conflitto sindacale e quello sociale.

 Alla luce dei contenuti della straordinaria ed affollata assemblea
nazionale di Napoli dello scorso 26 settembre “per la difesa della
democrazia sindacale, della libertà di lotta e di organizzazione” promossa
da Slai Cobas e RdB-CUB,  lo Slai Cobas partecipa alla manifestazione di
Roma del 23 ottobre (ferme restanti le critiche in relazione alla
‘ritualità’ ed alle modalità di indizione), indice una coincidente giornata
di sciopero nel settore industriale  e aderisce, in pari data e per motivi
tecnici, alla sciopero dei servizi pubblici e del pubblico impiego. Ciò non
solo per il pressante bisogno “tattico e difensivo” (cosa comunque non da
poco) di unità dal basso delle lotte dei lavoratori, e di quelle sociali,
per far fronte al devastante attacco padronale in atto; ma anche in
relazione all’altrettanto non rimandabile necessità di ‘dare una prospettiva
futura al conflitto sociale’ con la ‘ragionata costruzione’, nei tempi
necessari, della prospettiva di un ‘sindacato di classe’,  ad oggi bloccata
dalla differenza di valutazioni e di vedute.

In questo senso, anche all’interno dello sciopero del 23 ottobre, la
questione sindacale diventa una vera e propria “emergenza democratica con
forte valenza politica”: dal reparto confino e il sequestro del voto RSU  alla
Fiat di Pomigliano all’analogo sequestro del voto prospettato nel settore
trasporti alla ristrutturazione dei comparti del pubblico impiego
all’ulteriore compressione del diritto di sciopero in ossequio all’esigenza
normalizzatrice, del padronato di far fuori l’insieme del sindacalismo di
base.

La questione ‘politica’ della lotta per le libertà sindacali e contro il
monopolio confederale della rappresentanza          - consegnato da governi
e padronato a CGIL-CISL-UIL - oggi si intreccia alla lotta dei lavoratori
che rifiutano di pagare i costi della crisi ed a quella contro i
licenziamenti politici e di massa  e per l’assunzione dei lavoratori precari
e ‘atipici’ e la tutela a parità di diritto dei lavoratori e dei cittadini
immigrati, per la reinternalizzazione  dei rami d’azienda, nel privato, e
nei servizi, l’abrogazione delle leggi razziste e del ‘pacchetto sicurezza,
nonché della ‘Bossi-Fini’, per la riduzione d’orario e il recupero del
potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni e il loro aggancio al reale
costo della vita, per il salario garantito ai disoccupati ed il recupero
‘per tutti’ del salario indiretto dato dai servizi e dai diritti sociali
(casa, istruzione, salute, assistenza, trasporti, acqua, energia ecc), la
tutela della salute e della vita nei luoghi di lavoro quella del territorio
(*basta ricordare il caso della Marlane-Marzotto, la ‘fabbrica dei morti’ di
Praia a Mare - ultimo in ordine di tempo - dove grazie allo Slai Cobas e
proprio in questi giorni si sta scoperchiando l’inquietante e criminale
intreccio-collusivo tra padronato, istituzioni, istituti di controllo,
sindacati confederali e intero quadro politico. Quegli stessi soggetti che
stanno depenalizzando le normative a tutela della salute e della vita dei
lavoratori e dei cittadini, fautori tra l’altro del rilancio del nucleare,
degli inceneritori a discapito delle energie rinnovabili, ecc*.), contro le
politiche di guerre commerciali e guerre reali per l’unità di classe ed
internazionale dei lavoratori.

Se capitalismo ha fatto crack e i sindacati di regime e i partiti di
entrambi gli schieramenti, tutti sostenitori di questo sistema, continuano a
predicare ai lavoratori la rassegnazione e la ‘speranza’ in un futuro
capitalismo riformato, oggi più che mai bisogna cominciare a porsi la
‘questione della svolta’,  necessaria a dare più forza e potere ai
lavoratori nelle fabbriche e nella società!


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