[Redditolavoro] Lettera aperta degli operai licenziati dall'azienda Linea Legno di Baragiano, distribuita presso la loro Chiesa di Baragiano.
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Thu Oct 1 20:50:12 CEST 2009
Lettera aperta degli operai licenziati dall'azienda Linea Legno di
Baragiano, distribuita presso la loro Chiesa di Baragiano.
UCCIDIAMO L'INDIFFERENZA
A poche centinaia di metri da qui, da due settimane, noi operai licenziati
dall' azienda Linea Legno stiamo presidiando i cancelli della fabbrica.
La nostra storia forse è come tante altre dove lo sfondo è sempre lo stesso:
gli operai dopo essere stati sfruttati da un uomo che si chiama padrone
vengono buttati ingiustamente sul lastrico.
Appena abbiamo iniziato a lavorare nello stabilimento Linea Legno, siamo
stati assegnati a diverse mansioni, c'è chi è stato assegnato in fabbrica
alla costruzione degli infissi, c'è chi faceva l'autista.
Il nostro lavoro lo facevamo bene, abbiamo lavorato per tanti anni senza
dire mai nulla, non abbiamo mai protestato e tanta è la polvere che abbiamo
mangiato.
Uno di noi operai licenziati, assunto come autista ha portato gli infissi
dappertutto.
Solo, senza badare alle ore che faceva, guidava un camion per tanti
chilometri e molte volte dopo avere aiutato a scaricare gli infissi anche
quando diluviava ha dovuto dormire sul camion bagnato fradicio.
Fino a quando abbiamo abbassato la testa e accettato i soprusi non è
successo mai nulla.
Poi un giorno abbiamo deciso che bisognava organizzarci sindacalmente.
Non per fare chi sa che cosa, ma per rivendicare alcune cose più elementari.
Abbiamo eletto i nostri rappresentanti operai che dovevano parlare a nome
anche degli altri operai. L'operaio Vincenzo Labella anche lui licenziato
dalla Linea Legno è stato designato RSU-RLS, cioè rappresentante della
sicurezza in fabbrica.
Abbiamo invitato il padrone, tramite il delegato sindacale e il sindacato
CUB Edili a fare degli interventi in fabbrica. Abbiamo incominciato a
rivendicare maggiore tutela per la nostra salute.
Apriti cielo. Ci è stato detto: il padrone sono io a chi non va bene può
andare via.
Siamo stati costretti in assenza di risposte, con il delegato RSU-RLS e il
sindacato, fare arrivare l'ASL di Potenza in fabbrica per alcune verifiche.
Ci hanno accusato che in questo modo facevamo chiudere la fabbrica. Hanno
convinto anche alcuni compagni di lavoro.
L'ipocrisia non ha frontiere. Mentre muoiono tanti operai e si dice che è
necessario la prevenzione della sicurezza in fabbrica, se si fa una semplice
richiesta di verifica tramite gli organi competenti, non va più bene.
Alla vigilia delle ferie, il padrone ci ha fatto recapitare la lettera di
preavviso di licenziamento.
Il padrone normalmente poteva farci fruire della cassa integrazione, invece
il segnale doveva apparire chiaro anche agli altri operai: ci ha licenziati
senza pensarci due volte e ci ha buttati direttamente fuori dalla fabbrica.
Il padrone sta tentando di nascondere i licenziamenti dietro la fantomatica
chiusura del reparto carteggiatura, dove, guarda caso, eravamo stati
assegnati dopo avere lavorato in altri reparti.
In verità non dice che il lavoro svolto in quell'area, adesso viene fatto
ugualmente in fabbrica, durante il ciclo di lavoro dagli altri operai.
Abbiamo tentato di chiedere il ritiro dei licenziamenti e abbiamo invitato
il padrone alla riunione presso l'Ufficio Provinciale del lavoro. Il padrone
non si è presentato e ha chiesto il rinvio.
Tenteremo nuovamente di incontrarlo il 1° Ottobre sempre presso l'ufficio
del lavoro.
Nel frattempo rimarremo al presidio presso la fabbrica, continueremo a
protestare contro i licenziamenti e a guardare le centinaia di vetture che
passano ma che non si fermano.
Le stesse vetture guidate forse da tanti di voi che probabilmente pensano
che sia sufficiente durante la messa stringersi la mano in segno di pace e
che poi di fronte alle ingiustizie, come quella che si sta consumando a
poche centinaia di metri da qui, pensano che è meglio farsi gli affari
propri.
Oggi siamo voluti essere presenti nella chiesa del nostro paese
diversamente.
Abbiamo voluto lanciare un sasso nello stagno dell'indifferenza.
Non abbiamo voglia di nasconderci dietro l'ipocrisia del vogliamoci tutti
bene.
Non saremo oggi fra i banchi della chiesa, magari ritrovandoci a fianco,
nello stesso banco con il padrone Linea Legno che mentre predica bene,
razzola male e senza pensarci due volte ci ha buttati sul lastrico a noi e
alle nostre famiglie.
Baragiano 27-09-2009
Gli operai licenziati
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