[Redditolavoro] sullo sciopero dell'11 dicembre
usiait1 at virgilio.it
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Sat Nov 21 17:04:28 CET 2009
COMUNICATO RADIO STAMPA da Usi Ait nazionale
SULLO SCIOPERO DELL'11 DICEMBRE e Assemblea del 20 novembre
Ci sarebbe piaciuto intervenire come USI all’Assemblea nazionale del 20 novembre a scienze politiche all'Università "La Sapienza" a Roma, purtroppo i soliti giochetti della presidenza romana ci hanno di fatto impedito di parlare; nonostante ci fossimo iscritti tra i primi, per ben 3 volte siamo scomparsi dalle liste di interventi …. Per poi riapparire, dopo le nostre proteste, sempre più in fondo e …. dopo 4 ore di interventi ce ne siamo andati. Eppure quanti interventi a favore della democrazia, quante parole spese per l’autorganizzazione …. si sa di parole sono lastricate le strade dell’inferno ….ma non si doveva costruire un altro modello sociale?
Torniamo allo sciopero dell’11 dicembre. Purtroppo, nonostante i nostri inviti, siamo l’unico sindacato alternativo ed autorganizzato che ha proclamato lo sciopero già l’11 novembre, venendo incontro alle esigenze prospettate dai comitati di precari e precarie, dai comitati genitori e da collettivi universitari. Nella scuola (dove avevamo già fatto il tentativo di conciliazione per lo sciopero del 23 ottobre) abbiamo deciso, insieme al S.I.S.A., di farlo anche per il 12 dicembre; rendendo così possibile una protesta più forte; così come abbiamo esteso lo sciopero dell’11 dicembre a tutti i settori esternalizzati … cioè ai vari servizi che sono già stati privatizzati, dandoli in affidamento o in appalto a ditte esterne, contrastando la stessa logica che si vuole far prevalere nei nuovi modelli di scuola e università previsti da questo Governo. Tutto questo non lo abbiamo potuto spiegare … anche se siamo riusciti a volantinarlo.
Abbiamo potuto ascoltare buoni interventi, anche se alcuni forse un pò demagogici e tutti incentrati sulla centralità della lotta universitaria, come se i limiti dell’Onda dello scorso anno, pur se movimento spiazzante per la ripresa di un sopito conflitto sociale, non avessero dimostrato la necessità di collegamento con altri settori di lavoratori e lavoratrici, con un bisogno di trasversalità anche nella costruzione di Piattaforme complessive.
E’ ormai evidente, ma lo diciamo da anni, che l’attacco che è portato a tutto il settore dell’istruzione, della formazione e della ricerca è un attacco complessivo al movimento dei lavoratori. Riuscire a selezionare e controllare la forza lavoro, specie quella "in formazione", è sempre stato il sogno del padronato, una forza lavoro ubbidiente e flessibile e se possibile tutta precaria e altamente ricattabile.
E’ anche vero che nonostante lo slogan che attraversa anche oggi i nostri scioperi: NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO, slogan vincente del movimento dell’Onda, la crisi la stiamo pagando come cittadini e come lavoratori-trici. L’opposizione, le mobilitazioni, le lotte sono ancora a macchia di leopardo e sono per lo più, lotte di resistenza, incapaci ancora di saldarsi su alcuni punti comuni di Piattaforma per una estensione del conflitto sociale, se non assumono la natura di vere e proprie lotte "di sopravvivenza"; per cambiare i rapporti di forza è necessario mettere all’angolo padroni, capitale e governi o almeno averne la consapevolezza.
In più interventi è stato evidenziato come la lotta oggi sia necessariamente globale, non circoscritta cioè ad un solo punto (l’istruzione), coinvolgendo ambiente, razzismo, sessismo … Una lotta che ha al centro la precarietà di tutti i soggetti, una precarietà di vita potremmo dire, perché sottoposti a condizioni di precarietà non solo lavorativa, ma sociale, dal mancato diritto all’istruzione al mancato diritto all’abitare. Una lotta che ci porta a chiedere nuovo welfare, reddito garantito, maggiori diritti per tutti e tutte, che deve portare alla costruzione di una Piattaforma sociale che racchiuda tutti gli elementi che si sono discussi in quest’ultimo anno.
Un percorso di mobilitazione che deve trovare nello sciopero dell’11 e per la scuola anche del 12 dicembre (data per noi importante perché ricorda il quarantennale della strage di Piazza Fontana e il tentativo di reprimere, ancora una volta, il forte movimento operaio dell’epoca) un momento di ripartenza, dopo le forti manifestazioni del 3 e del 23 ottobre, per costruire altri grossi momenti di mobilitazione a partire da quando verrà posto in discussione in Parlamento il Disegno di Legge della Gelmini di contro/riforma dell’Università.
L’USI ha incontrato i dirigenti del Ministero, sia per la scuola sia per l’Università, in occasione del previsto tentativo di conciliazione dello sciopero, il 10 novembre e ha potuto constatare la loro difficoltà di dare risposte se non quella di accusare di tutto il "peggio" le scelte di Tremonti di tagliare i fondi a scuola e università.
Come si fa a fare riforme a costo zero, sperando di riuscire ad ottenere fondi dai privati con il sistema delle fondazioni o con l’entrata del 40% di esterni nei Consigli di Amministrazione che gestiranno/distruggeranno l’istruzione pubblica. Alle nostre proteste, al mancato diritto all’istruzione, alla continuata precarietà di lavoratori e lavoratrici abbiamo avuto la sola risposta, "siamo in crisi e non abbiamo i soldi".
Qualcuno però in tutti questi anni si è arricchito … ed ora deve pagare … occorre una nuova distribuzione della ricchezza che la classe lavoratrice produce.
Né pensiamo che l’entrata degli esterni serva a qualcosa e lo abbiamo dimostrato anche al Comune di Roma con le varie aziende municipalizzate che rappresentano un costo ben superiore alla possibile internalizzazione di molti servizi (e su cui come USI stiamo dando battaglia in questi ultimi anni).
Certo, ci riconosciamo nel documento approvato anche se forse è carente in relazione allo sviluppo di alleanze con gli altri soggetti in lotta, con la necessità di lavorare da subito per costruire una rete nazionale di comitati territoriali contro la crisi, con l'impegno per elaborare una Piattaforma sociale complessiva condivisa, sulla quale far convergere tutte le forze di opposizione in occasione della manifestazione nazionale prevista a marzo.
Certamente tutto questo vuol dire lavorare, con forza e con scadenze intermedie (d’accordo per la proposta di una giornata di lotta per il 2 dicembre), per far scendere tutti e tutte in piazza in occasione dello sciopero dell’11 dicembre, che dev’essere generalizzato, facendo si che si "circondi" il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca responsabile di questa grave situazione, come esecutore di volontà governative e padronali.
Non si può pensare di andare verso Piazza del Popolo come preannuncia la CGIL per ascoltare il discorso di Epifani, non servirebbe alla lotta e renderebbe invisibile come è accaduto il 3 ottobre tutto il movimento di studenti, ricercatori, lavoratori e lavoratrici che si sta nuovamente rimettendo in marcia.
Riteniamo oggi centrale questa battaglia in difesa della scuola, dell’università e della ricerca, perchè ci coinvolgere tutti-e, se crediamo che un’altra società sia possibile.
E poi ricordiamolo: "l’unica lotta persa è quella che non si fa".
Resistere oggi, per arrivare "alla vittoria" nel prossimo futuro.
trasmette Unione Sindacale Italiana usiait1 at virgilio.it
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