[Redditolavoro] DAI COMPAGNI DI MILANO

Vittoria OLIVA huambos at virgilio.it
Mon Nov 16 15:48:19 CET 2009


UNA SETTIMANA A MILANO: 7-14 NOVEMBRE 2009
SOPRUSI E RIBELLIONI, CHE GIORNALI E TV NON DICONO...

Sabato 7 novembre, al CIE di via Corelli, la situazione intollerabile suscita le proteste dei detenuti. Seguono i soliti pestaggi da parte dei guardiani. La Croce Rossa, che non vede e non sente, distribuisce sedativi. La polizia entra, prende a caso quattro ragazzi giovanissimi (da poco internati), li fa uscire camminando gattoni per umiliarli e poi li porta in Commissariato in stato di arresto.

Domenica 8, appena la notizia si diffonde, un gruppo di solidali si recano in via Corelli e inscenano una protesta. Dal Centro, i reclusi rispondono: urlano, battono sulle sbarre, tutti insieme gridano «Libertà! Libertà!».

Lunedì 9, il Tribunale di Milano conferma l'arresto dei giovani prelevati in via Corelli. Sono internati nel carcere di San Vittore con l'accusa di resistenza e lesioni.

Martedì 10, un gruppo di solidali si raduna sotto il CIE via Corelli e riprende battitura, botti e fuochi d'artificio. Da dentro, la risposta è forte come sempre. Dopo solo 15 minuti, esce la polizia in assetto antisommossa e si schiera a fianco alla jeep militare che presidia l'ingresso. 

Venerdì 13, alla sei del mattino, un forte spiegamento di forze dell'ordine (circa 90 agenti tra carabinieri e polizia di Stato, guidati da Digos e nucleo informativo) circonda lo stabile di Ripa di Porta Ticinese 83. Gli agenti irrompono nell'edificio e arrestano tre giovani (altri due sono prelevati in abitazioni diverse), con l'accusa di rapina e lesioni. Sono sospettati di aver stampato senza pagare qualche centinaio di volantini presso la libreria universitaria CUSL, gestita da Comunione e Liberazione. Uno di loro viene portato a San Vittore, gli altri sono sottoposti agli arresti domiciliari. In base all'accusa, rischiano da 4 a 10 anni di galera.
La sera, un centinaio di persone si ritrova presso le case popolari occupate (e non), in cui abitavano due degli arrestati. Nasce un'assemblea a cielo aperto. Spontaneamente si forma un corteo, che si muove verso San Vittore, spigando uno striscione fresco di pittura con la scritta: «Sid, Paolino, Celo, Tia liberi subito! Sbirri infami!». Il corteo passa per porta Genova, viale Papiniano e poi raggiunge le mura del carcere. Qui scritte, slogan, saluti, botti.... I detenuti rispondono con battiture e urla di saluto. Poi il corteo prosegue: imbocca via Coni Zugna, arriva in piazza 24 Maggio, devia in corso San Gottardo. Alcuni cassonetti vengono rovesciati... Slogan contro la polizia, contro i secondini, contro i CIE e in solidarietà con tutti gli arrestati accompagnano il corteo fino alla circonvallazione di viale Liguria, per poi proseguire verso la casa occupata alla Ripa, dove si scioglie.

Sabato 14: dalle 14 il presidio sotto il carcere di San Vittore raduna circa 200 persone per manifestare solidarietà agli arrestati di via Corelli, nonché agli studenti, e in adesione alla giornata europea contro i campi di espulsione per immigrati. Musica, interventi e saluti in più lingue attraversano le mura del carcere. Il presidio invade la carreggiata e blocca il traffico. Alle 17, si forma spontaneamente un corteo, che decide il percorso di incrocio in incrocio, senza trattare con le forze di polizia presenti (in maniera massiccia ma sempre a distanza). Lungo il percorso: scritte, slogan, canti. Il raggiunge le case occupate di via Ripa Ticinese, dove si ferma per un aperitivo di autofinanziamento a favore di un gruppo di donne che si batte contro i CIE.
La manifestazione percorre le vie decidendo il percorso di incrocio in incrocio senza trattare con forze di polizia presenti (in maniera massiccia ma sempre a distanza). Seminata la celere in due o tre occasioni il corteo ha poi raggiunto le case occupate di via ripa ticinese. Qui aperitivo di autofinanziamento di un gruppo di donne che si batte contro i CIE.
Più tardi, una carovana di macchine fa un giro di saluti sotto le case degli studenti agli arresti domiciliari, per poi recarsi sotto il CIE di via Corelli, dove inizia uno sciopero della fame in tutte le cinque sezioni.

Di tutti questi episodi, giornali e televisione non hanno parlato, se non per calunniare e criminalizzare persone, luoghi occupati, iniziative di lotta. A Milano, il silenzio deve avvolgere ogni nota stonata. Eppure qualcosa si muove. Sta a te saperlo ascoltare, sta a te iniziare a muoverti.

Martedì: ore 9, appuntamento  in Tribunale prima udienza del processo agli arrestati di via Corelli.

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Inizia domani l'ennesimo processo al Palazzo di "Giustizia" di Milano 
contro gli immigrati in lotta all'interno della struttura di via 
Corelli. In realtà, nota di cronaca giudiziaria, i quattro nuovi 
imputati per i quali lunedì scorso, in sede di convalida, è stata 
confermata la misura cautelare, non hanno preso parte a nessuna 
protesta. I fatti in questione riguardano la sera del 7 novembre quando 
un'intera sezione (la "C", si sollevò contro la chiusura anticipata 
dello spazio serale d'aria comune. Come al solito la polizia diede ampia 
prova della sua attitudine, prima con un'irruzione nella sezione B visto 
che la "C" era baricata, poi scegliendo i primi quattro malcapitati (non 
a caso tutti giovanissimi, addirittura un minorenne) per sottoporli 
prima alla tortura e all'umiliazione (picchiati e costretti a camminare 
a quattro zampe per i corridoi) e poi arrestandoli

Anche stavolta la presenza antirazzista non ha mancato di farsi sentire 
più volte i giorni successivi
sia sotto Corelli che davanti a S.Vittore (quasi duecento partecipanti 
al presidio di sabato in concomitanza con le iniziative a fianco degli 
studenti di Ripa arrestati venerdì mattina).
Ma soprattutto non si è fatta attendere la risposta di via Corelli, dove 
i prigionieri si sono mostrati completamente solidali con gli arrestati 
tanto che, attualmente tutte e cionque le sezioni sono in sciopero della 
fame. E la lotta non è solo a Milano. Le notizie terribili che giungono 
da Ponte Galeria, dove c'è satato l'ennesimo morto per incuria medica 
(leggi assassinio di stato) parlano anche là, di uno uno sciopero esteso.

Insomma questi CIE non sembrano per nulla controllabili. Cresce al loro 
interno la percezione di non essere semplicemente vittime di un 
meccanismo di espulsione ma, piuttosto, di progetti repressivo e di 
annichilimento, pienamente funzionali al comnpleto controllo 
dell'immemsa forza lavoro proveniente da varie aree del pianeta. Questa 
crecentre consapevolezza, testimoniata dal moltiplicarsi delle rivolte e 
dalla crescita della loro capacità di comunicazione e organizzazione 
interna rappresenta la critica più concreta ai vari Pacchetti Sicurezza 
che i governi nostrani hanno varato negli ultimi anni
Speriamo che, all'esterno, vi sia altrettanta convinzione che queste 
leggi razziste e securitarie  si combattono solo a partire da lotte 
concrete dando loro un sotegno che non è nè è un lusso nè tantomeno 
questione di parrocchie.
E quindi deve essere il massimo possibile
Confidiamo nella presenza in aula di tutti i sinceri antirazzisti

Appuntamento dalle ore 9
Aula I, direttissime
Ing. da via S.Barnaba

COMITATO ANTIRAZZISTA MILANESE


 
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